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Autore: Dean Lucas    02/11/2010    3 recensioni
Ian riabbraccia Isabeau ma scopre il prezzo del perdono di Ponthieu: i ragazzi si vedono costretti a ritornare con Isabeau nel presente in cerca dell'unico manufatto che può convincere Guillaume. Nel passato, una donna mette alla luce una bambina, senza sapere che avrebbe scritto alcune delle pagine più importanti della storia di Francia. Il suo destino si intreccerà con quello di Ian, Daniel, Isabeau e Ty, tra guerre e assedi, sconfitte e vittorie e soprattutto un nuovo amore più forte di ogni cosa. E quando tutto sembrerà ormai perduto, e la vita della misteriosa ragazza e il segreto stesso di Hyperversum saranno in grave pericolo, una donna dovrà prendere la decisione forse più importante nella storia dell'umanità. Chi c'è dietro Hyperversum? I ragazzi forse l'hanno sempre saputo, ma quando arrriverà finalmente il momento di conoscere la risposta, questa li sorprenderà più ancora delle loro incredibili avventure.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era stato un giorno memorabile, il più bello della sua vita, il compimento finale del suo sogno.

I Pari del Regno avevano finalmente posato la corona sul regio capo del suo dolce Delfino, mentre lei, imperterrita ed orgogliosa, rimaneva al suo fianco, sventolando il suo bianco vessillo.

Erano già trascorse alcune notti da quell’evento indimenticabile, senza che i suoi sogni non le mostrassero altro che gioia e sollievo.

E pace, mentre ogni altra voce taceva.

E lei aveva segretamente cominciato a sperare che il Signore considerasse finalmente conclusa la sua missione e che la Sua volontà si fosse compiuta liberando Orléans.

Thierry.

Pur nascondendolo a tutti, persino a se stessa, era lui che aveva sognato ogni notte, dopo la cerimonia dell’incoronazione a Reims.

Poeti illustri consacravano le sue gesta in poemi, Christine de Pizan le aveva persino dedicato versi, nei quali la immaginava già alla conquista della Terrasanta, dopo aver ristabilito la pace in Europa. A lei tutto questo non importava.

Thierry.

E c’erano voci preoccupanti, che gli inglesi stessero preparando con cura una nuova offensiva. Tremilacinquecento tra cavalieri ed arcieri, nonostante fossero stati mobilitati per la crociata in Boemia, contro gli eretici hussiti, erano stati invece richiamati. E per la prima volta, un’armata crociata sarebbe stata impiegata contro altri cristiani.

E poi c’era Thierry.

E i suoi sogni, per molte notti, erano stati popolati soltanto dalle sue carezze e da quel bacio strappato nel bosco. E con lui, c’era la promessa di un amore diverso da quello finora nutrito per il Padre dei cieli.

C’era, soprattutto, la promessa che si erano scambiati a Orléans e che lei ricordava sussurrandola tra sé ogni notte, prima di addormentarsi.

E che ripeteva ogni giorno, non appena si svegliava, ricordando perfettamente le parole pronunciate dall’uno e dall’altro:

Quando quel giorno arriverà, se mi amerete ancora, sarò vostra e voi sarete quell’uomo.

Quando quel giorno arriverà, se mi amerete ancora, sarò vostro e voi sarete la mia donna. E sorrideva da sola, mentre bisbigliava quelle parole, ringraziando subito dopo il Signore per quella gioia.

E sentiva le guance in fiamme, mentre vagava con la fantasia, fantasticando come sarebbe stata la sua vita, se un giorno il conte avesse chiesto la sua mano.

Percepiva che i sentimenti di Thierry erano sinceri quanto i suoi e confidava che il suo dolce Delfino, dopo tutti i servigi che gli aveva reso, avrebbe favorito la loro unione, nonostante le differenze sociali.  

Dopo l’incoronazione, re Carlo aveva promesso che avrebbe nobilitato la sua famiglia e affrancato dalle tasse il paese dov’era nata. Che brav’uomo era il re e lei lo sapeva, l’aveva sempre saputo!

Unirsi in matrimonio col dolce Thierry… 

Quella era la volontà del Signore, non vi era alcun dubbio! Per quale altro scopo, altrimenti, li aveva fatti incontrare?

"Figlia di Dio”, le avevano intimato le voci all’inizio del suo viaggio, “recati da Robert di Baudricourt, nella città di Vaucouleurs, perché ti dia delle persone che ti accompagnino lungo il tuo cammino". E aveva trovato lui.

 Thierry non solo gli appariva bello come un angelo, ma possedeva un animo così puro e così nobile, rimuginava, com’era possibile che amasse proprio lei, una povera pastorella lorenese?

E cullava l’idea che quell’amore era la ricompensa che il Signore aveva concepito apposta per lei, per la sua fedeltà e devozione.

E poi era giunta quella notte.

E nei suoi sogni erano ricomparse le voci che la spronavano ad andare avanti, perché la guerra non era ancora conclusa e Dio aveva ancora bisogno della sua leale soldatessa.

“Per quanto è in tuo potere, Jeanne, cerca di fare la volontà del Signore che ti è trasmessa da queste Voci. Noi non diciamo niente che non discenda dal volere di Dio!

 Jeanne la riconobbe: era la voce e il parlare degli angeli. Lei credeva fermamente che erano angeli e mentre la luce sprigionata da quegli esseri celestiali l’abbagliava, lei pianse.

“Parti, figlia di Dio! Và, è necessario. Salva la Francia! Non basta aver liberato Orléans, bisogna cacciare gli inglesi da tutte altre città occupate!"Soldatessa di Dio, và, và, và! Il Signore sarà il tuo aiuto. Ora và, salva la Francia, libera Parigi!”

Quelle parole l’ossessionarono fino a restarle nella testa e quando si svegliò di soprassalto, piangeva e udiva ancora le voci che le ripetevano lo stesso ritornello. Parigi doveva essere liberata.

Il Signore aveva ascoltato i suoi dubbi e le aveva indicato la strada. Doveva parlarne immediatamente al conte Thierry.

 

 

***

 

 

“Ecco i due alimentatori, esattamente dove li avevo lasciati”, esclamò Jodie.

Mónika annuì e mentre percepiva il battito del cuore che già accelerava, volle sapere:

“Quanto ci metterà a...“, poi non sapendo cos’altro dire, aggiunse solo, “a funzionare?”

“Di là, il tempo non scorre allo stesso modo del nostro, potrebbero volerci molte ore o soltanto qualche minuto, non si può prevedere con precisione”.

Giunto il momento, anche John cominciava a dare segni di nervosismo, nell’ansia di sapere se la storia di Jodie era vera e se fosse davvero possibile rintracciare suo figlio.

“Accendiamo questi maledetti computer”.

 

***

 

 

Probabilmente, era solo un’inutile ruotine che ripeteva da cinque mesi e dodici giorni – Daniel li contava con precisione – eppure non aveva mai saltato un solo tentativo.

Ogni volta, si svegliava nel cuore della notte, quando era sicuro che tutti intorno dormissero, e allora, pregando che potesse essere la volta buona, scendeva dal letto e al riparo nell’ombra, pronunciava le parole che avrebbero richiamato la mela rossa luminosa del menu del gioco.

Quella notte, Daniel non nutriva nessuna speranza particolare, si apprestava ad eseguire quel gesto, sapendo che doveva farlo e basta. Da tempo, non ne parlava più nemmeno con Ian.

Si accucciò sul pavimento dietro il suo giaciglio e in maniera appena percettibile, scandì la parola help. Come al solito, gli sembrò che non accadesse nulla.

Era ancora troppo insonnolito, per accorgersi subito della luce che illuminò debolmente la scena, gettando dall’angolo in cui era rannicchiato, lunghe ombre dai piedi del letto e dei mobili.

Strabuzzò gli occhi, sbattendo le palpebre per acquistare maggiore sensibilità.

Quando riuscì nuovamente a mettere a fuoco, fu sorpreso di vedere Ian, anche lui sveglio, seduto sul letto di fronte a lui.

Aveva gli occhi sbarrati e guardava sgomento qualcosa che si trovava davanti ai suoi occhi, sopra la testa di Daniel.

Alzò subito lo sguardo, seguendo quello di Ian, con la testa che gli scoppiava, tanto era l’urgenza di guardare e tanti erano i pensieri che si accalcavano, nello stesso istante, dentro la sua mente.

E alla fine era successo. La mela rossa fosforescente fluttuava pigramente proprio sopra il suo letto, Hyperversum aveva ripreso a funzionare.

Fu in quel momento che sentirono bussare.

E un istante dopo assistevano, terrorizzati e impotenti, al ripetersi di un incubo, mentre la maniglia scattava verso il basso e l’uscio si apriva lentamente.

 

 

  
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