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Autore: Kat Chan    02/11/2010    3 recensioni
[AGGIORNAMENTO del 05/07/2011 circa lo stato della storia, nel profilo.]
L x Misa. Un momento nel tempo. Un incontro avvenuto per caso. Il fato capovolto.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: L, Misa Amane
Note: Traduzione, What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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Rewrite




Theme 28: Wada Calcium CD3 ~ Le Wada Calcium CD3

A volte, il mondo si muove. Non nel senso scientifico, ma in quello metafisico. Come se l’aura delle persone e degli oggetti mutasse colore, sfumatura. Un cambiamento talmente sottile che solo un occhio allenato potrebbe notare la differenza, e preoccuparsene.

Rem aveva un occhio molto allenato. Perciò, quando Misa ricevette una telefonata da Light che la invitava al cinema e a fare due passi dopo il film, la shinigami avvertì la Terra spostarsi di pochi millimetri dal proprio asse. Vide lo spazio rosso sangue attorno alla ragazza scurirsi impercettibilmente. E allora capì.

Le circostanze stavano per cambiare drasticamente.



Misa si risistemò la bombetta sulla parrucca perché le scivolava un po’ troppo in avanti, bloccandole la vista. Si era rapidamente e spudoratamente affezionata a quel cappello, e sebbene Misa-Misa non potesse fare un’uscita pubblica con indosso una cosa simile, per Hikari non c’erano problemi.

Anche se, con suo gran rammarico, Light le era parso spaesato e scontento di vederlo. Almeno non le aveva fatto domande in merito.

Con imbarazzo ancora maggiore, scoprì che il film scelto da lui era un’opera piuttosto intellettuale e introspettiva, che andava molto al di là delle sue capacità. Immaginava che avrebbe potuto capirlo se avesse voluto – beh, forse – ma era così noioso. Troppi dialoghi, zero azione, e neanche un attore carino a distrarla dal letargo ingrato in cui minacciava di trascinarla il film.

Light lo aveva classificato come geniale non appena avevano lasciato la sala. Misa aveva concordato con zelo.

E Rem, che aveva obbedientemente seguito la coppia, aveva trovato l’intera scena ridicola. L’intrattenimento umano era solitamente di gran lunga superiore a uno qualunque dei modi in cui gli shinigami sperperavano il proprio tempo con i giochi d’azzardo e gli omicidi, ma non era riuscita a godersi la serata. Era impossibile quando era costretta a controllarsi per non impugnare la penna che usava per il Death Note, trasformarla in un pugnale improvvisato e accoltellare quel Yagami ogni volta che allungava la mano per toccare quella di Misa. Praticamente soffocava dalla rabbia quando osava cingerle le spalle con il braccio.

Naturalmente, Ryuuk aveva trovato esilaranti le loro tribolazioni.

Di solito, le loro chiacchierate ruotavano attorno a lei e alla sua carriera. Misa ne era lieta, perché significava che non si sarebbero mai avventurati in un territorio che non poteva comprendere, come temeva fossero gli argomenti che interessavano a Light. Non si era mai considerata una persona stupida, ma non aveva neanche mai pensato di essere un genio. Certamente non era intelligente quanto Light, con i suoi lineamenti perfetti, e i modi perfetti, e i voti perfetti. Una vita perfettamente impacchettata. Era opprimente, pur senza volerlo.

Quindi si sentì un po’ a disagio quando Light cominciò a discutere delle lezioni recenti che aveva seguito ai corsi di diritto. Per la maggior parte del tempo, sorrise e annuì, facendo del suo meglio per dirsi d’accordo con lui quando credeva che fosse questo quello che voleva.

“… E poi siamo passati alle giurie, e lì tutta la classe si è scatenata,” sospirò. “È veramente un peccato. Se le giurie venissero usate più spesso, si potrebbero processare più criminali.”

Questa frase riuscì a suscitare l’interesse di Misa, che si sporse verso di lui. “Perché?”

Per un istante, la fissò con un’espressione incredula, come se non riuscisse a credere di doversi spiegare. Ma la sostituì rapidamente con un sorriso, e si strinse nelle spalle. “Perché i processi tenuti soltanto dai giudici sono molto diretti. Se non si ha a che fare con un caso di semplice risoluzione, gli avvocati non ci provano nemmeno ad arrivare al processo. Se non ottengono la condanna ci fanno brutta figura, perciò evitano i casi più intricati. Con una giuria c’è una maggiore possibilità di arrivare a una condanna, e i procuratori sarebbero più propensi ad occuparsi di casi basati su prove indiziarie.”

Lei ricordò i discorsi che aveva fatto Mamori riguardo al caso dei loro genitori. Che non era stata affatto colpa di Ryuuzaki se non si era arrivati al processo; era stato per mancanza di prove schiaccianti. Era a causa del loro sistema giudiziario fallace. Si chiese per un attimo se il vero motivo per cui il loro avvocato non aveva mai cercato di far processare l’assassino dei loro genitori era che semplicemente non voleva esporsi.

“A Misa non piacciono molto gli avvocati,” ammise amaramente. “Codardi.”

“Davvero?” Lui sembrava imbarazzato. “Allora non ti piacerei più se lo diventassi?”

“No, no! A Misa Light continuerebbe a piacere!” fece retromarcia, avvampando. “Saresti un avvocato fantastico! È solo che io… io non ho avuto una grande fortuna con la legge.”

“Sì, ho letto.” disse, con delicatezza. “Mi spiace, Misa. Cose del genere non dovrebbero mai accadere.”

Lei sorrise mestamente, grata della piccola manifestazione di solidarietà. Rem non aveva capito niente di Light. “Tranquillo. È successo un anno fa.” Eppure era ancora freschissimo nella sua mente.

“Però preferirei diventare un detective più che un avvocato. Mi sentirei più realizzato. È una delle ragioni per cui ho scelto la Toh-Oh. Ha una reputazione notevole per il suo dipartimento giuridico.”

“Vuoi davvero tanto seguire le orme di tuo padre, eh?” incalzò, curiosa.

I suoi occhi si illuminarono un po’ di raro ma autentico entusiasmo. “Lui è uno dei motivi per cui ho fatto molte delle cose che ho fatto nella mia vita. La mia fonte di ispirazione, per così dire.”

Fece un largo sorriso. “Ti capisco. Anche i genitori di Misa erano davvero speciali. Credo che a Light sarebbero piaciuti.”

“Ne sono sicuro,” confermò lui. Si guardò attorno per un momento, accorgendosi silenziosamente che non c’erano persone in strada, e si fermò. “Ehi, Misa? Ho una domanda da farti.”

Si voltò verso di lui. “Hm? A me?”

“Sì, ma prima devo sapere una cosa. Una cosa importante.” Il suo volto era serio, le labbra tirate in una linea solenne. “Tu ti fidi di me, giusto?”

Lei rimase a bocca aperta e spalancò gli occhi. “Cosa?”

“Misa, per favore,” Si abbassò verso di lei, afferrandole le braccia e fissandola dritto negli occhi. “Ho bisogno di sapere che ti fidi di me.”

Riuscì a sentire il cuore saltare qualche battito, le gambe tremare sotto il suo peso. Glielo stava chiedendo sul serio? Sperava da lei la stessa cosa che stava ancora aspettando di ricevere da Ryuuzaki? Era abbastanza da commuoverla.

“C-certo, Misa si fida di Light.” annuì, con fervore. “Tantissimo.”

Lui sorrise, chiudendo gli occhi per un attimo. “Bene. Non hai idea di cosa significhi per me, Misa. Era un po’ che volevo dirtelo, ma dovevo esserne sicuro.”

“Volevi sapere se mi fidavo di te?”

“Beh, sì, ma non è questo quello che volevo dire. Vedi, io credo che… forse dovremmo smettere di vederci.”

Il suo cuore si fermò. Non poteva aver sentito bene. “C-che cosa?”

Dietro di lei, Rem li scrutava attentamente, sospettosa. Era fin troppo bello per essere vero.

“Ti prego di capire, non è come credi,” giurò lui, l’espressione seria sempre sul viso. “Non è perché io lo voglia. Mi piace molto stare con te. Ma è troppo pericoloso per te, in questo momento.”

Lei sbatté le ciglia, confusa. “Pericoloso? Come potrebbe essere pericoloso per Misa?”

Light scosse la testa, e indietreggiò un po’. “Non avrei dovuto dirtelo.”

“Per favore, mi spieghi il perché? Perché è troppo pericoloso?”

“No, dimentica che l’ho detto,” liquidò la sua domanda, prima di tentare debolmente di superarla. Lei lo intercettò con facilità. “Mi dispiace, Misa. Non posso-”

“No!” gridò, aggrottando la fronte. La frustrazione riaffiorò, e la stretta sul suo braccio si saldò così tanto che entrambi trasalirono, sorpresi. “Ne ho fin sopra i capelli di gente che mi dice cosa fare. Misa dà la sua fiducia a tutte le persone a cui vuole bene. Sarebbe ora che anche gli altri cominciassero a fidarsi di me.” Lo fissò con sguardo truce, d’accusa. “Per favore, dimmi cosa sta succedendo.”

Lui le restituì un’espressione dura, prima di sospirare e soccombere alla sua richiesta. “Sto solo cercando di proteggerti.”

Rem sbuffò. “Ne dubito.”

Lei inclinò il capo di lato. “Da cosa?”

Gli occhi di Light dardeggiarono avanti e indietro, e quando parve adeguatamente soddisfatto dall’assenza di persone abbastanza vicine da poterli ascoltare, la guardò e sussurrò, “Io lavoro nella squadra investigativa per catturare Kira.”

La voce di Misa si alzò di un’ottava. “Tu cosa?

Lui si affrettò a tapparle la bocca con una mano. “Shh! Non è esattamente una cosa che voglio far sapere a tutti.”

Lentamente, lei annuì, e lui la lasciò andare.

Light continuò. “Sono entrato grazie a mio padre, capisci.”

Gli occhi di Misa si allargarono fino a diventare due circonferenze. “Anche il padre di Light lavora nella squadra?”

Lui, per un attimo, sorrise. “Sì. Ha pensato che avrei potuto dare un prezioso contributo alla squadra, visto che l’ho già aiutato altre volte. Intendiamoci, non è ufficiale, e non vado lì tanto spesso quanto i ‘veri’ membri. Ma resto comunque un bersaglio. E non voglio che tu venga coinvolta più di quanto lo sia già. Perciò, credo che sarebbe meglio se ci separassimo.
“Solo che non sapevo se potevo dirtelo, prima,” confessò, a mo’ di scusa. “Io mi fido di te, Misa. È solo che meno sai, più sarai al sicuro.”

Lei riusciva a sentire le lacrime agli angoli degli occhi. Certo, sapeva che doveva esserci un secondo fine a questo discorso. Era Kira, dopotutto. Se era il bersaglio di qualcuno, quel qualcuno era L. Però Light aveva fatto una cosa che perfino Ryuuzaki non aveva ancora fatto. Le aveva detto la verità – anche se parziale – e le stava dando la possibilità di farne ciò che desiderava.

“Ma, ma questo non conta per Misa. Correrò con piacere i rischi necessari se questo significa poter stare con Light!”

Lui si rabbuiò. “Misa, è ridicolo! Non puoi rischiare la tua vita in modo così frivolo. Non è una decisione che puoi prendere alla leggera.”

Per una volta, Rem era d’accordo con lui. “Misa, ti sta offrendo una via d’uscita. Per favore, non fartela scappare.”

“Sì che posso,” insistette lei, ignorando la sua partner. “Posso prenderla alla leggera, perché per quel che mi riguarda non devo prendere nessuna decisione. Voglio passare del tempo con te, e lo farò.”

Per un istante, lui sembrò sinceramente sorpreso dalla sua ostinata determinazione. Quasi infastidito, ma quell’ombra svanì e lui tornò a guardarla con critica apprensione. “Misa, capisco che tu sia arrabbiata, ma io sto solo facendo ciò che credo sia meglio per te. Voglio dire, ora sto solo dando una mano, ma c’è la possibilità che io diventi un membro permanente della squadra. Se dovesse succedere, non solo sarò un bersaglio molto più a rischio, ma avrò molto meno tempo libero. Ci vedremmo pochissimo.”

“Misa ci è abituata.” sbottò lei.

La ferocia dell’affermazione lo colse di sorpresa. “Come, scusa?”

Lei si morse il labbro inferiore, la mente che correva. Una parte di lei pensava che fosse tutto un po’ troppo facile, in un certo senso, ma per quanto si sforzasse non capiva né come né perché. Come avrebbe potuto sfruttare la sua confessione per usare Misa in un secondo momento? Rem le aveva fatto notare molto tempo prima che Light era a conoscenza del suo legame con L. Non aveva comunque idea di quanto fosse profondo, né aveva indizi per supporre o escludere che lei conoscesse la vera identità di L. Come poteva riuscire a capire se la sua rivelazione era una specie di stratagemma per estorcerle informazioni o no?

Se voleva raggirarla, Misa avrebbe potuto rivoltare la situazione a suo vantaggio. Sapeva adescare un uomo come tutte le donne. Era solo questione di capire quale esca funzionasse meglio. E lei sapeva esattamente ciò che faceva gola a Kira. Se questo era il caso, avrebbe potuto fargli penzolare davanti al naso qualche informazione senza rovinarsi. E, se questa non era altro che un’accorata confessione, allora avrebbe fatto la figura della ragazza ignara di tutto ancora più di prima. Poco ma sicuro, ne sarebbe uscita con il coltello dalla parte del manico.

E così, fece ciò che faceva sempre nelle situazioni che richiedevano mano ferma e sangue freddo: seguì l’impulso e giocò d’azzardo.

“Misa conosce già qualcun altro della squadra investigativa contro Kira,” mormorò.

“Misa!” urlò Rem, sconvolta e atterrita dall’annuncio sconsiderato. “Che stai facendo?”

Un barlume di inconfondibile fuoco balenò negli occhi di Light, gli si mossero leggermente gli angoli della bocca. Riuscì comunque a simulare uno shock convincente. “Che cos’hai detto?”

“Misa conosce qualcuno della squadra,” ripeté, sentendosi fin troppo testarda per rimpiangere la propria dichiarazione. “Ormai ci conosciamo da molto tempo.”

Lui le mostrò una smorfia incredula. “Chi?”

Lei vacillò. Per qualche ragione, dire ad alta voce il suo nome sembrava una cosa da non fare, anche se Light già conosceva la risposta. Forse avrebbe fatto meglio a tacere. “Beh, io…”

Light la interruppe con una risata soffocata, e scosse il capo. “Avrei dovuto immaginarlo. Ci sono quasi cascato.”

“Hm?”

“Misa,” riprese con un sospiro. “Capisco che sei arrabbiata, sul serio, ma non c’è motivo di mentirmi per cercare di farmi cambiare idea.”

“Non sto mentendo!” La sua furia tornò all’improvviso, inarrestabile. “Perché le persone non si fidano di me? Quando dico una cosa, la dico sul serio.”

Lui sbatté le palpebre. “Misa-”

“Ryuuzaki.”

Il volto di Light perse espressione. “Cosa?”

“Il suo nome,” disse lei, sollevando il mento. “Il suo nome è Ryuuzaki.”

“Oh, Misa,” Rem accasciò la testa, sconfitta. “Misa, perché?”

“Ryuuzaki…” La sua voce s’incupì considerevolmente. “Sì, questo spiegherebbe perché eri alla To-Oh quel giorno. Era lì per incontrare Ryuuzaki, vero?”

“Beh, sì,” mentì lei, sentendosi in colpa. Era troppo presto per dirgli la vera ragione.

“Avrei dovuto capirlo. Mi pareva di averti sentito dire il suo nome prima che svenissi,” Si grattò il mento. “Questo spiega tutto. Ma Ryuuzaki non ha mai parlato di te.”

Lei fece una smorfia. Certo, era ovvio, ma faceva comunque male. “Siamo solo amici.” Un’altra bugia, che la ferì un po’ più dell’altra. “Comunque Misa conosce lui, quindi più in pericolo di così non può essere.”

“Sì, me ne rendo conto,” concesse, suo malgrado. “Forse dovrei parlarne con Ryuuzaki.”

“No!” Lo agguantò per un braccio. “Per favore, non dire a Ryuuzaki-san che te l’ho detto. Si arrabbierebbe tanto con Misa.”

“Beh-”

“Per favore, Light! Se mi prometti di non dirglielo, Misa promette di mantenere il segreto di Light.”

Lui la guardò a lungo, severamente, prima di scrollare le spalle, apparentemente battuto. “Okay. Ma se dovessi mai pensare che sei in pericolo, fine dei giochi. Intesi, Misa?”

Lei fece un sorriso radioso, e lo abbracciò con impeto. “Sì, sì. Grazie, Light!”

Tra le sue braccia, si rilassò. Sapeva di aver tirato il dado in maniera piuttosto azzardata questa volta, ma era sicura che la sua posizione non fosse peggiorata.

Rem, tuttavia, aveva un’opinione molto più tetra. Aveva sperato che se Misa avesse semplicemente accettato di non vedersi più, Light ne avrebbe concluso che davvero non sapeva nulla di Ryuuzaki e del suo ruolo nella squadra. Poi l’avrebbe lasciata perdere perché non gli era utile. Ma ora che gli aveva praticamente brandito il suo rapporto con L su un piatto d’argento, la shinigami sapeva che Light non avrebbe avuto più alcuna intenzione di lasciarla andare. E, a giudicare dallo sguardo rapace che aveva in viso al momento, dubitava che l’avrebbe semplicemente lasciata andare anche dopo aver vinto la battaglia contro L.



Qualche giorno dopo quell’incontro così importante con Light, Misa stava pulendo l’appartamento. Sapeva di aver fatto arrabbiare Rem, perché da un giorno all’altro le aveva riservato il trattamento del silenzio o l’aveva completamente evitata. Lei sorrise, compiaciuta della sua reazione. Evidentemente, Rem stava diventando molto più umana di quanto non si rendesse conto.

Ad ogni modo, capì che la sua partner col tempo l’avrebbe perdonata. Doveva solo capire che Misa sapeva quello che stava facendo, e che alla fine tutto si sarebbe risolto per il meglio. Rem aveva solo bisogno di avere un po’ di speranza.

Quando il telefono squillò, rispose quasi di riflesso. Ultimamente aveva ricevuto talmente tante telefonate dalla sua agente per parlare di servizi fotografici e apparizioni televisive che aveva perso il conto. “Pronto, pronto. Sono Misa-Misa!” Non ne poteva francamente più, e sperava che fosse Mamori.

Non era nessuna delle due. “Salve, Misa-san.”

Per poco non le cadde il telefono di mano. “Ryuuzaki-san!”

“Sembri sorpresa.”

Per un momento smise di pulire la vetrinetta, portandosi sul fianco la mano con cui reggeva lo strofinaccio. “Certo che sono sorpresa! Non chiami e non vieni qui dal nostro appuntamento.”

“Chiedo scusa,” disse lui, senza che dal suo tono trapelasse un briciolo di rammarico. “Ho dovuto lavorare.”

“Ryuuzaki-san deve sempre lavorare. È la sua scusa preferita.”

“È la verità.”

Lei espirò lentamente. La verità era una cosa che le veniva concessa veramente col contagocce negli ultimi tempi. Doveva ammettere che questo era però uno di quei rari momenti. “Ryuuzaki-san è veramente un fidanzato molto frustrante.”

“Sono davvero questo per te?” chiese lui.

“Frustrante? Sì, eccome. Ma vabbè, non fa niente.”

“No, non quello.”

“Hm?”

“Fidanzato,” chiarì. “Pensi a me come al tuo fidanzato?”

Era sparito da tempo l’imbarazzo nervoso con cui aveva reagito la prima volta che lei aveva pronunciato quella parola. Ora sembrava piuttosto a suo agio, forse persino un po’ curioso. Supponeva che non ci fosse nulla di cui meravigliarsi. Ryuuzaki sapeva adattarsi alle circostanze più strampalate. O quantomeno sapeva fingere di trovarsi talmente bene da non notare la differenza. Ma una domanda così diretta la lasciava comunque un po’ scossa.

“Beh, sì.” bofonchiò. “Perché?”

“Così, davvero. Non sono mai stato il fidanzato di nessuno prima d’ora, quindi immagino di essere incuriosito da queste dinamiche.”

“Oh.” Rilassandosi, lei si mise a pulire lo scaffale più alto della vetrinetta, rimuovendo con cura i piatti e le tazze uno alla volta. “Non hai mai avuto una ragazza?”

“No.”

“Non c’è da stupirsi. Ryuuzaki-san sa essere molto strano. Alle ragazze normali non piacciono i tipi strani.”

“Stai dicendo che tu sei anormale, Misa-san?” domandò lui, un velo di divertimento nel tono.

“No.” Si accigliò. “Io sono speciale. È diverso.”

“Veramente, no.”

“Sai, i fidanzati dovrebbero essere sempre d’accordo con le loro fidanzate.” grugnì.

“Mi dispiace da morire, Misa-san,” replicò, fingendosi contrito. “Ma in fondo sono nuovo a queste cose.”

“Beh, almeno sei già bravo a fingere di essere dispiaciuto.” ribatté maliziosamente. Trascinò una sedia sul posto per poterci salire sopra e riuscire a pulire anche il retro dello scaffale. “Volendo, sei uno che impara in fretta.”

Lui allora rise sotto i baffi, e Misa traballò sul suo trespolo. Non riusciva a ricordare l’ultima volta che l’aveva sentito ridere, se mai era successo. Aveva una risata piacevole, bassa. Voleva ascoltarla di più.

“C’è altro che dovrei sapere?”

“Hmm,” Finse di concentrarsi. “Probabile, ma Misa dovrà comunque scriverti una lista per essere sicura di ricordare tutte le regole.”

“Una lista? Esiste una lista?”

“Certo che c’è una lista.” Ridacchiò. “Ci sono molte cose che i fidanzati dovrebbero e non dovrebbero fare. Per esempio, dovrebbero telefonare più di una o due volte al mese. E dovrebbero dare il proprio numero di telefono alle loro fidanzate.”

“… Temo che sarò costretto a infrangere alcune delle regole.”

Lei sospirò. “Ma dai. Oh, ehi! Misa pensa che questa la troverai divertente.” Allungò una mano nel primo ripiano già pulito e prese una bottiglietta. “La manager di Misa ha chiamato un paio di giorni fa per parlare di una nuova pubblicità.”

“Pensavo che ne avessi fatte molte negli ultimi mesi.”

“Infatti, ma questa è diversa. Generalmente, faccio pubblicità di trucco o di vestiti. Ma indovina un po’ di cos’è questa qui.”

“Misa-san, devo ammettere che non mi piace tirare a indovinare.”

Lei smise di riporre le stoviglie nel secondo ripiano tirato ora a lucido. “Allora ti do un indizio.” Riprese la bottiglietta e la sbatacchiò accanto al ricevitore. “Su, hai capito?”

“Sembrava una bottiglietta di pillole?” indagò lui, confuso.

“Esatto!” esultò, mettendo a posto altri piatti. “Vitamine, per la precisione. Vogliono che Misa-Misa faccia una pubblicità di vitamine! Ma ci pensi?”

“Cos’hanno di male le pubblicità di vitamine?”

“Beh, tecnicamente nulla, okay. E la mia manager ha detto che pensano che grazie alla mia popolarità molti giovani le comprerebbero. È bello sentirselo dire, ma…” Si imbronciò. “Non credo che la gente mi prenderebbe più sul serio se lo facessi. Insomma, stiamo parlando di vitamine! Quale idol fa la pubblicità delle vitamine?”

“Hanno fatto di peggio.”

Avendo ormai finito di riempire lo scaffale, si dedicò alla pulizia del bancone. “Questo Misa lo sa,” convenne, facendo spallucce. “Ma Misa non vuole essere così. Non vuole fare una cosa che poi dovrà rimpiangere.”

“Sta’ tutto a te, Misa-san. Se non ti va, non farla.”

“Sì, hai ragione-” La voce di Misa si spense, la sua mano indaffarata a pulire si pietrificò.

Stava strofinando nel punto in cui il bancone e il muro della cucina si incontravano. Lentamente, tolse lo strofinaccio, e si chinò. Nascosta nell’angolo, in un foretto che qualcuno doveva aver intagliato con cura, c’era una minuscola lente. Una telecamera.

Misa indietreggiò, e gridò.

“Misa-san?” disse Ryuuzaki, preoccupato.

Lei cadde a terra e si raggomitolò prontamente. “Ryuuzaki-san,” piagnucolò, gli occhi colmi di lacrime. “Aiuta Misa!”

“Cos’è successo?”

Lui sapeva esattamente cosa fosse successo, ci poteva scommettere. Ma era giunta l’ora di recitare la sua parte. Non aveva aspettato così a lungo una sua telefonata al momento giusto per non seguire fino in fondo il piano che aveva architettato. “C’è una telecamera nella cucina di Misa!” sussurrò con voce scossa dal panico.

“Una telecamera?” ripeté lui, esitante.

“E se fosse uno stalker? Misa non vuole più essere minacciata! Vado dalla polizia.”

“Resta lì.”

Lei sbatté le palpebre. “Cosa?”

“Non andartene,” ordinò, il tono improvvisamente calmo e perentorio. “Se è davvero uno stalker, allora sa già che tu hai trovato la telecamera. Saprà anche che stai uscendo, e ora che la sua copertura è saltata non avrebbe motivo di non aggredirti immediatamente.”

Anche se sapeva da dove venisse in realtà la telecamera, la visione che Ryuuzaki era riuscito a evocare la fece rabbrividire. “Allora che dovrei fare?”

“Resta lì. Vengo io da te.”

“Ma-”

“Andrà tutto bene, Misa-san,” le assicurò. “Devi solo fidarti di me, va bene?”

Fiducia. Poteva davvero fidarsi più di qualcuno? Era una sensazione a cui aveva detto addio da tempo, anche se aspettava ancora con ansia il suo ritorno. Per poco non scoppiò a ridere. Ma si abbracciò più forte a se stessa e annuì. “Va bene. Ryuuzaki-san viene subito, vero?”

“Seduta stante.” E attaccò.

Con un brivido, Misa rimase avvolta tra le proprie braccia, sul pavimento, tremante come una foglia, in attesa del suo arrivo. Se fosse andato tutto secondo i suoi piani non avrebbe più dovuto preoccuparsi di un paio di cosette. Non riusciva però a non trovare un po’ triste il fatto che parte della sua paura delle telecamere fosse autentica. Si augurò che Ryuuzaki arrivasse presto.



NdT: Uh uh, siamo già a questo punto. Light fa il viscido, Misa spegne il cervello, e L non si capisce cosa diamine faccia o pensi. Praticamente siamo nel manga Dx
Ragazzi! Il prossimo lo posterò verso metà dicembre. Credo. Abbiate fede. Come Misa.
Per ripagarvi dell’attesa extra che vi attende, vi regalo un’altra vitale chicca dell’angolo delle curiosità inutili di Rewrite!

La storia si ispira ai temi della community dei 30 kisses di Livejournal. Per la verità, le regole della community imporrebbero la presenza di almeno un bacio a prompt, anche se “l’interpretazione di ciò che costituisce un bacio […] sta tutta a voi [autori]”.
Kat-chan è riuscita in qualche modo a farsi approvare la richiesta nonostante di baci non è che se ne vedano tanti neanche metaforicamente, ma ha perso il claim tra il capitolo 27 e il 28, credo per via del ritardo nell’aggiornamento. Peccato :|

So che ora la vostra vita è cambiata, lo so.
P.S.: le vitamine dovrebbero essere le Wada Calcium CD3 del titolo :D
   
 
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