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Autore: Amerginverdistelle    03/11/2010    0 recensioni
E' insolito che un quarantenne fanatico di Tolkien abituato a scrivere in versi si ritrovi catapultato nel mondo delle fanfictions.
A me è successo con la saga di Harry Potter. In cinque mesi ho letteralmente divorato i sette libri, e quando mi sono trovato a leggere l'ultimo capitolo dei Doni della Morte ho detto "Cavolo.. no! Come diciannove anni dopo? E tutto quello che è successo in quei diciannove anni dov'è? Perduto nel limbo?" E mentre dicevo questo avevo messo via il libro e preso il mio bel blocco ad anelli e già stavo scrivendo...
Questa è una quadrilogia che abbraccia nelle prime tre parti l'intero periodo di questi diciannove anni "perduti", mentre l'ultima parte è molto successiva all'epilogo dei Doni della Morte.
E' stata la prima fanfic che ho scritto, e i limiti si vedono.. ma mi piacque tantissimo farla, e non me ne sono mai pentito. Tanto è vero che poi ho continuato arrivando appunto alle quattro parti che compongono "Nuovi Doni".
Spero piaccia anche a voi.
Genere: Azione, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo, Più contesti
Capitoli:
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1 Capitolo: JAMES

 

Un vento teso da Ovest gonfiava le onde che cavalcavano l’Oceano Atlantico in quell’alba limpida di novembre, sulla spiaggia di Inch.

Ad Harry il mare era sempre piaciuto; gli ricordava il fuoco in un caminetto, si poteva restare ore a fissarlo e lo spettacolo rimaneva sospeso tra la semplicità di un ciocco ardente e l’irrequieta mutevolezza delle fiamme lingueggianti.

Seduto tra le dune, il giovane Auror si beava di quell’ansito salso, quel respiro possente come fiato di drago…i suoi sensi sempre all’erta gli preannunciavano un evento imminente.

Mentre continuava a fissare l’incessante teoria di frangenti che andavano a scaricare la loro rabbia lungo l’immensa spiaggia, sussurrò con voce chiara; - Ronald, vieni a sederti.-

Da una macchia di arbusti distante un centinaio di metri si levò un sospiro di delusione, ed il più giovane dei fratelli Weasley sgattaiolò chino fino a raggiungere l’amico.

-Accidenti Harry, ma come fai? Mi sono Materializzato ad un miglio da qui, sono sicuro di non aver fatto rumore, ho strisciato in mezzo alle dune come un dannato Basilisco..come hai fatto a capire che ero dietro di te?- brontolò Ron sedendosi vicino a lui; erano in Irlanda da quasi tre mesi, impegnati a rincorrere dubbi e false piste riguardo alle nuove, contradditorie attività intraprese da gruppi di Folletti, ed ogni giorno di più scopriva quanto fosse difficile stare al passo di Harry, quanto egli fosse capace nel cogliere intorno a sé i segnali di un cambiamento, piccoli o grandi che fossero.

-Ron.. tre grouse sono volate via dieci minuti fa, dirigendosi dalle dune verso la scogliera, e quegli uccelli non volano mai incontro al vento a meno che non siano state spaventate da qualcuno. E poi,-soggiunse mentre con un colpetto distratto di bacchetta si ripuliva gli occhiali dalle goccioline di pulviscolo salato- ti stavo aspettando e quindi sapevo che avresti cercato di cogliermi in fallo.- Si girò verso di lui un attimo, e con un mezzo sorriso continuò:- Inoltre, ho sentito l’odore di biancheria pulita che hai addosso.. non so come faccia Hermione a farti arrivare cambi freschi di bucato sin qua. Comunque sia, che novità da casa?-

-Nulla di che,- rispose Ronald intento a sua volta a scrutare la riva, un ciuffo di capelli svolazzante sotto il cappuccio; il resto sembrava scolpito nella pietra – Hermione e mamma ti salutano, Ginny ha mandato una lettera per te ed ha aggiunto altri due Boccini alla collezione.. ancora uno e batterà Viktor Krum nella classifica Cercatori della Lega Europea.-

Harry indugiò un attimo al pensiero di Ginny… con i capelli immersi in quel vento sarebbe stata splendida.. e mentre finiva di pensarlo estrasse la bacchetta, imitato da Ron.

Da un frangente particolarmente possente era emersa sulla spiaggia una creatura bizzarra; assomigliava ad un grande cavallo nero, ma la sua criniera era fatta d’alghe, come pure la sua coda: aveva occhi rossi, senz’iride, e la bocca irta di denti aguzzi.

-Ma..- sussurrò Ron, interrotto da una decisa stretta di Harry sul braccio; poi il Mantello dell’Invisibilità li celò alla vista dei due Folletti sclivolati fuori da una grossa bolla fissata sul dorso della loro cavalcatura, che riguadagnò prontamente i flutti mentre i suoi passeggeri s’incamminavano guardinghi verso la corona di dune e la sua relativa protezione dal vento sempre più forte e gelido.

Giunti ad una cinquantina di metri dalla barriera di sabbia, uno dei Folletti s’arrestò bruscamente, grugnendo un’imprecazione in Goblinese e cercando di afferrare qualcosa che portava in un voluminoso involto; ma sia lui che il compagno crollarono a terra completamente paralizzati, mentre i due Auror uscivano da sotto il Mantello e si avvicinavano a loro.

-Incarceramus- scandì Ron, avviluppando i Folletti in solidi legami, mentre Harry esaminava l’involto che i due trasportavano. Lo controllò per qualche secondo, prima di passarlo a Ron e far levitare i due prigionieri fino alle dune, ove li depositò con garbo prima di avvolgerli in una rete iridescente come vetro e robusta come acciaio: occorreva portarli subito al Quartier Generale, senza perdere altro tempo.

-Harry.. questo è un brutto affare, bruttissimo,- borbottò Ron, mentre si preparavano ad una Smaterializzazione Congiunta – non sono Folletti di qui, i Leprecauni li detestano, eppure sono venuti allo scoperto in pieno giorno, solo in due, e avevano modificato un Incantesimo Testabolla in un modo che non avevo mai visto prima, per poter viaggiare su quel.. quel.. che cavolo di creatura era quella?- chiese preoccupato all’amico che stava riponendo il fagotto sequestrato ai Folletti in una capace tasca del suo abito.

-Quella cavolo di creatura era un Kelpie, Ron, un demone delle acque. Non so come abbiano fatto a corromperlo, di solito sono creature piuttosto scontrose, tendono a cercare di sedurre giovani donne per condurle nel loro regno d’acqua mentre con gli uomini, beh, diciamo che il loro appetito è un argomento di cui mi preoccuperei. Ed ora andiamo. – ed in un istante si ritrovarono al Quartier Generale degli Auror d’Irlanda, sito nella Hammertower di Dun Laoghaire, vicino a Dublino; il bastione aveva un piano magico, inaccessibile ai Babbani ma fondamentale punto di riferimento per i Cacciatori di Maghi Oscuri del Ministero.

Il Sovrintendente Malcom Swordfish li accolse soddisfatto e preoccupato allo stesso tempo; la fiducia che aveva riposto nei due giovani veniva costantemente premiata, ma quella cattura portava in sé la certezza che quella dei Folletti non era una banale protesta di un gruppo di arrabbiati, tanto più dopo aver esaminato il contenuto del fardello sequestrato ai prigionieri.

-Potter, Weasley.. vorrei congratularmi con voi ma temo che queste trenta bacchette costituiscano un argomento più urgente da trattare. Dicevi che prima di Schiantarli hai visto uno di loro cercare di afferrarne una, esatto? – continuò pensieroso il corpulento Auror, esaminando una delle bacchette sequestrate, di fattura rozza ma comunque funzionale.

- Sicuro, Signore, -rispose prontamente Harry- e comunque, c’è anche il fatto che.. beh, nell’ultima settimana ho trovato decine di pecore morte, tutte presentanti tracce di Magia Oscura. Penso.. almeno una deve essere stata soppressa dall’Anatema che uccide, Signore.-concluse torvo in viso. Si preparavano guai. Guai seri.

Swordfish riflettè per un minuto buono; un’eternità, per maghi guerrieri chiamati di solito ad agire quasi senza preavviso.

Poi tornò a rivolgersi ai due;- Potter, prenda un paio di queste bacchette. Lei parte tra.. sedici minuti da ora con la Passaporta Diplomatica, riferirà direttamente al Ministro. Penso di non sbagliare se dico che è già in atto una violazione del Trattato di Non Belligeranza tra Creature Magiche.. una guerra, signori. Quanto a lei, Weasley, -proseguì il Supervisore – effettuerà una perlustrazione accurata delle venti miglia attorno alla spiaggia; prenda con lei quattro colleghi e due Obliviatori, di questi tempi la zona è piena di turisti Babbani. Cerchi tracce di attività magiche e.. oh si, si procuri un Nanobassotto di York, sono fenomenali per fiutare i Kelpie; entro ventiquattro ore mi aspetto un rapporto dettagliato. Ora vada, Weasley, e anche lei, Potter.. ha rimasto tredici minuti e si deve rimettere in ordine, Shacklebolt sarà anche un suo caro amico ma non apprezzerebbe un Auror coperto di sabbia e con il mantello infangato. La aspetto di ritorno tra massimo trentasei ore. E’ tutto signori, arrivederci.- ed il loro superiore li congedò, cominciando a dettare dispacci urgenti per il Quartier Generale di Londra.

Harry e Ron uscirono dall’ufficio, affrettandosi verso i loro alloggi; il giovane Weasley era incredulo, lo avevano messo a capo di una pattuglia, ma mentre si voltava verso l’amico per condividere quella situazione lo vide cupo, come arrabbiato.

-Harry.. accidenti, capo pattuglia.. e che devo fare? Io.. tu lo hai già fatto, insomma non è difficile, no? Basta stare ad occhi aperti e ah, vigilanza costante.. insomma, che hai, non mi dici niente? – disse Ron con il tono querulo che gli veniva spontaneo quando era agitato, il che avveniva spesso in quei giorni.

Harry si stava ripulendo e cambiando d’abito; terminò di sistemarsi e rispose a Ron con tono fermo e pacato.- Tu sai cosa fare, Ron. Tieni sempre la bacchetta pronta , tu e gli altri, e certo, vigilanza costante. Costante, Ronald: questi le bacchette le sanno usare fin troppo bene, anche con le Maledizioni senza perdono. Fatti trovare in forma quando torno.. ti saluto i tuoi. – e si avviò verso un boccale da birra vuoto piazzato su di un tavolino in mezzo al salone centrale della Torre.

-Harry? Aspetta un secondo.. perché non dovrei essere in forma? I Folletti non sanno usare la bacchetta, ce l’hanno insegnato a scuola, la loro magia prende altre direzioni.. guarda che hai dimenticato la lettera di Ginny.. Harry accidenti vuoi rispondermi? – ma l’unica risposta che ottenne dall’amico che andava scomparendo nel brillìo della Passaporta che si apriva fu uno sguardo fin troppo eloquente..Ad Hogwarts era ora di aggiornare i testi.

Dopo un batter di ciglia, a Londra, un sorridente Kingsley Shacklebolt accolse il giovane Auror e mutò immediatamente espressione alla vista delle due bacchette. Le esaminò con cura, poi ne puntò una contro un cioccolatino appoggiato alla scrivania, mormorando “Engorgio”: il dolcetto si gonfiò da un un lato, come una bolla impazzita, salvo poi esplodere in mille pezzetti.

-Fattura rozza, Harry, non ci vedo certo la mano dei nostri artigiani, ma questo non vuol dire che non siano efficaci… Malcom fa bene a stare all’erta, però temo che sia giunto il momento di fare qualcosa di più. Ovviamente sei sicuro che quegli animali di cui mi parla nel rapporto siano morti a causa di Maledizioni senza perdono, vero? – fu la domanda formulata da un pensieroso Ministro della Magia. – Oh, certo, ora sottoporremo questi attrezzi alla Prior Incantatio, sapremo gli ultimi incantesimi che ne sono scaturiti; ma preferisco le impressioni di un esperto, e tu ne sai più di gente con cinquant’anni di esperienza. Quindi? – soggiunse il Ministro continuando a fissare Harry.

-Ministro.. Kingsley, un gregge di pecore non si scapicolla tutto insieme giù dalla muretta di un ponte, e non ci sono lupi che possano straziarne una peggio di un hamburger in offerta, e poi è vero.. si, sento il puzzo dell’Anatema che Uccide, lo conosco da quando avevo un anno, sono decisamente un veterano in materia. Questi Folletti si allenavano insieme ad altri. Stanno preparandosi ad uccidere.. ad una rivolta-

La nota inquieta nella voce di Harry non sfuggì al suo interlocutore, che continuò:- Harry, questa non è una rivolta. Temo sia una guerra; ho da giorni contatti con i Saggi della Gringott, dalle notizie che mi hanno dato si ricava che questi sbandati hanno trovato molti, troppi discepoli disposti ad ascoltarli ed a seguirli. Pertanto il mio consiglio è di andare a casa a riposarti, temo che per un po’ faticherai a trovare il tempo per rivedere tua moglie.. questi pazzi sarà dura fermarli, molto dura. – concluse il Ministro scrollando impercettibilmente la testa. – A proposito,- riprese poi mentre Harry si accingeva a salutarlo – ho avvisato Malcom che non rientrerai domani, occorreranno almeno tre giorni per radunare il contingente necessario ed ottenere il benestare all’azione dal Consiglio Ristretto del Wizengamot; inoltre ti occorrerà almeno una giornata per familiarizzare con i tuoi nuovi assistenti, prima di rientrare sul campo. Quindi.. dopodomani vi ritroverete al comando degli Auror, il vecchio Dawlish sarà lieto di organizzare il tutto e.. ehm.. Harry, come mai quell’espressione stupita? – domandò Shacklebolt fissando incuriosito il giovane mago.

-Ecco Signore, io.. non capisco, di quali assistenti parla? E poi Malcom.. voglio dire, il Sovrintendente Swordfish mi ha detto di rientrare entro trentasei ore, ed inoltre se occorrono tre giorni per recuperare qualche collega stiamo freschi, quei Folletti ora che sanno di essere stati scoperti saranno in subbuglio e noi dobbiamo scoprire cosa stanno architettando, insomma dobbiamo .. muoverci.. Ministro, - chiese poi Harry disorientato dal sorriso di Kingsley che si era seduto alla sua scrivania – io mi debbo esser perso qualcosa. Da quando in qua un Auror di pattuglia ha degli assistenti? –

Il Ministro della Magia rise brevemente; reggeva in mano una pergamena. – Decisamente sto invecchiando, Harry.. questa doveva essere sulla scrivania di Malcom da due giorni, immagino gli accidenti che mi manderà. Ad ogni buon conto, ho il privilegio di informarti che su proposta del Sovritendente Swordfish ti è stata assegnata la guida di ottanta Auror che costituiranno la nostra forza di pronto intervento in Irlanda. Purtroppo ho scordato di trasmettergli tempestivamente il mio benestare, -proseguì sigillando la pergamena ed affidandola ad un solerte gufo reale che spiccò immediatamente il volo- per cui ti prego, Harry, la nomina ufficiale a Sovrintendente la riceverai da lui, mostrati incredulo ed entusiasta.. quel vecchio pancione stravede per te, ci tiene ad essere lui a renderti edotto dei nuovi, numerosi doveri e dei pochi privilegi che il tuo nuovo ruolo ti riserva. –

Harry Potter deglutì rumorosamente. – Kingsley.. signor Ministro.. io ho venticinque anni, il Sovrintendente più giovane che conosco ne ha quaranta.. ho fatto in tutto tre volte il capo pattuglia, e in due occasioni eravamo in due.. che ci faccio con ottanta Auror? – chiese visibilmente a disagio.

-E’ semplice, Harry: ci risolvi il problema dei Folletti, o almeno ci provi, dato che dubito si tratterà di un affare semplice. Quanto ai tuoi venticinque anni,- continuò Shacklebolt compiaciuto, accompagnandolo verso un camino della Metropolvere- rappresentano indubbiamente un record. Non finisci mai di stupirci, mio giovane amico. E comunque non è un regalo che ti è stato fatto, Harry.. ma questo lo sai sin troppo bene. Ora vai a casa, la tua splendida signora ti aspetta; portale i miei saluti e dille di non strapazzare tanto i Cannoni di Chudley, la prossima volta che ci gioca contro.-

Mentre le fiamme verdi l’avvolgevano, e la sua voce mormorava –Grimmaud Place, 12- Harry rimase incredulo. Sovrintendente, ottanta Auror da schierare sul territorio, Folletti ribelli.. le sue idee vorticavano quanto lui quando un premuroso Kreacher ricevette il suo mantello e lo invitò ad accomodarsi in cucina. –Padron Harry, che lieta sorpresa.. la padrona è un attimo alla toilette, è arrivato un Gufo dal Ministero poco fa che avvisava del suo rientro.. vado ad accendere il fuoco in salotto.- disse il vecchio Elfo Domestico allontanandosi dopo aver servito ad Harry una Burrobirra fresca e un paio di grossi tramezzini che lui, affamato, aggredì a grandi morsi, sporcandosi di salsa. Stava masticando compiaciuto quando Ginny entrò in cucina, piuttosto pallida in volto.

I due si fissarono, lui con il tramezzino in mano e una goccia di salsa sul mento; poi lei mormorò – Scusami – e si fiondò verso il bagno.

Passarono dieci minuti buoni, che Harry trascorse trangugiando l’altro tramezzino e bevendosi di gusto la sua Burrobirra, indi si ripulì con cura il volto dai residui del fiero spuntino e raggiunse la porta della toilette, che era aperta, e vuota; dalla loro stanza da letto proveniva una luce, e lui si affrettò in quella direzione.

Ginny era seduta in poltrona; stava sorseggiando un infuso violetto ed il suo colorito non era migliorato. Sul letto, una comoda veste da casa. Harry si liberò soddisfatto degli abiti eclissandosi poi per una rapida doccia, godendosi immensamente l’idea dei due giorni interi che aveva davanti a sé, insieme a Ginny.. la prima cosa che aveva fatto uscendo dal camino era stato rimettersi al dito la fede, dato che in missione la portava appesa al collo per timore di perderla.

Mentre indossava i comodi abiti, rimase esposto allo sguardo torvo di Ginny, che continuava a sorseggiare l’infuso di Mirtillo Patagonico preparatole dal solerte Kreacher, e che quando si chinò a baciarla gli sfiorò appena le labbra, prima di rituffarsi disgustata nella sua fumante tisana.

-Ugh..odio la tua maledetta abitudine di mettere cipolla cruda nei tramezzini, puzzi come i calzini sudati di un troll… e smettila di sorridere, sto uno schifo- borbottò la signora Potter sotto lo sguardo divertito del marito, che replicò – Ginevra, inutile che ti arrabbi con me se ieri sera hai fatto baldoria con le ragazze della squadra.. immagino ci fosse scritto quello nella lettera che mi avevi mandato, perdonami, ma sono partito talmente di corsa; e comunque so tutto, altre due partite vinte , prima nella classifica dei Cercatori.. senza dubbio un valido motivo per sbronzarti orrendamente e poi tenermi il muso.- concluse allungandosi sul letto.

Lei lo fissò perplessa, quasi interdetta, prima di terminare di bere la tisana e di raggiungerlo, sistemandosi accanto a lui e posandogli il capo sul petto; dalla cucina si udiva il tramestio ed il parlottio affaccendato di Kreacher, intento ad approntare la cena.

Rimasero in silenzio per un po’, quindi Harry , accarezzandole i capelli, le disse:- Immagino che le tue fonti del Ministero ti abbiano già informato sull’avvenuto, mia cara.. e prima del gufo di stasera, se non sbaglio.-

-Naturale,- soggiunse lei- papà me ne ha parlato stamattina; a quanto pare sono la moglie del più giovane Supervisore Auror di tutti i tempi, pronto a partire per una nobile missione che rischia di rendermi la più giovane vedova di Supervisore che si ricordi dai tempi di Merlino.. una lieta prospettiva, davvero. – concluse borbottando e sisemandosi più comodamente nel letto.

-Avanti, Ginevra, non ricominciamo con questa storia.. non ho nessuna intenzione di renderti vedova, questa situazione è imparagonabile a quello che abbiamo passato, sarà solo una questione di qualche mese; le acque si calmeranno presto, lo scontro aperto non conviene a nessuno. – Poi Harry l’abbracciò con forza, prima di mormorarle.- Non credi che potremmo lasciare queste amenità per il dopocena? Adesso preferirei mi raccontassi come hai fatto a stracciare il vecchio Viktor.. poveretto, dovrà rassegnarsi, in fondo l’età avanza e gli impegni crescono, ormai ha due marmocchi a cui pensare.. altro che Quidditch..-

Ginny scattò a sedere sul letto, fissandolo inviperita. Poi, mangiucchiandosi un’unghia, gli chiese con tono aspro:- Non hai letto la mia lettera, eh? Però devi aver chiaccherato con qualcuno, magari con Hermione, eh? Io che le ho detto di stare zitta, zitta, - proseguì alzandosi e passeggiando irrequieta per la stanza – ma lei niente.. Oppure è stato Ron? Il mio riservato fratellino? No.. impossibile, non può avergliene già parlato..- Il suo nervoso incedere fu bloccato dalla stretta ferma del marito che la fissò dritta negli occhi prima di domandarle :- Ginevra, che ti prende? Non ho letto la tua lettera, non vedo Hermione da mesi, e Ron ha ricevuto sue notizie ieri mattina.. cos’è che non avrebbe dovuto dirmi, cosa c’è che non va, ci sono problemi? –

Lei non si accorse subito di quanto fosse teso suo marito, sino a quando non sentì le sue mani tremare; a quel punto prese un bel respiro e disse:- E’ che.. insomma, la mia stagione di Quidditch è finita, tutto qui, sono in congedo adesso. Peccato.. ero in gran forma. – sospirò guardando la fila di Boccini che decorava una mensola lungo tutta la parete della camera.

Harry la fissò ancora più interdetto.. che accidenti era successo? – Ginny, tesoro, hai litigato con Gwenog? Oppure è stato un infortunio, un incidente… spiegati, anche perché non capisco che c’entri Hermione.. e comunque, che è successo di tanto grave perché ti riducessi così? Posso sapere che diamine c’è che non va? – le chiese con tono decisamente esasperato.

Lei gli elargì un sorriso radioso. – Harry.. sei un marito magnifico, ma babbeo come tutti gli uomini. Un infortunio, dici? Beh, mettiamola così.. sarà un infortunio piuttosto lungo, sui sette mesi se non ho fatto male i conti, e credo che dovrai spostare il tuo studio in soffitta, caro, avremo bisogno della stanza qui di sotto. – Poi gli diede un bacio e lo prese per mano , avviandosi verso la sala da pranzo.- L’infuso di mirtillo fa miracoli per la nausea, stasera dovrei riuscire a tenere qualcosa nello stomaco; me l’ha consigliato Gwenog, anche lei ha avuto gli stessi problemi nei primi mesi. –

Per l’ora che seguì cenarono tranquillamente, con Ginny che raccontava gli strilli di gioia di Hermione, la festicciola improvvisata dalle compagne di squadra che l’avevano fatta piangere come una fontana, le molteplici idee per arredare la cameretta.. Harry la guardava trasognato, ingurgitando meccanicamente ciò che gli veniva messo nel piatto e bevendo sicuramente più vino del lecito, il tutto senza riuscire a spiccicar parola. Solo prima del dessert riuscì a mormorare:- Che ha detto tua madre? – per poi risprofondare in un silenzio imbarazzante alla notizia che il lieto annuncio sarebbe stato fatto l’indomani , dato che la signora Weasley li aveva invitati a pranzo alla Tana.

Toccò di nuovo alla giovane maga prendere l’iniziativa; si avvicinò al marito, gli sedette sulle ginocchia e dopo avergli preso la mano se la poggiò sul ventre, guardandolo a lungo, con un sorriso sconfinatamente compiaciuto in volto, prima di dirgli:- Harry.. guarda che non sta succedendo nulla di strano. Semplicemente, non sarò mai più sola ad aspettarti, e tu avrai un motivo in più per tornare da me.. da noi.- concluse decorandogli il naso con un ciuffo di panna.

-Sai Ginny.. è un po’ come prendersi un Bolide in testa,- mormorò lui, ripulendosi il naso, un sorriso sempre più largo sul volto – ma è innegabile, hai ragione, non sta succedendo nulla di strano, nulla che non desiderassimo, che non sognassi da quel giorno in riva al lago. – La felicità gli montava dentro a vampe, non sapeva se piangere o mettersi a ballare; era come se da quella mano che teneva in grembo a sua moglie qualcuno gli pompasse dentro un flusso di ebbrezza. –A questo punto, signora Potter, sarà il caso di pensare ad un nome o due. – disse accarezzandole i capelli, con un tono formale e sussiegoso che la fece ridere di gusto, tanto assomigliava a Percy. – Mio caro, - rispose lei divertita – abbiamo ancora molto tempo per ragionarci, anche se qualche idea ce l’avrei, ad esempio..-

Ma l’apparizione di una lontra d’argento sul tavolo della cucina li fece ammutolire. Il Patronus di Hermione scandì, con voce alterata. – Venite al San Mungo. Ron è ferito. Genitori avvisati. – e svanì.

Si fissarono un istante, increduli. Poi una corsa affannosa a vestirsi, una fiammata verde nel camino della Metropolvere, e nel giro di dieci minuti furono accolti da Molly Weasley che conducendoli lungo i corridoi dell’ospedale li rassicurò un po’; Ron non era in pericolo, ma i tagli di cui era coperto risultavano recalcitranti ai comuni incantesimi di guarigione. Quando arrivarono vicino alla stanza, trovarono la sala d’aspetto invasa da una trentina di persone, tra le quali spiccava il Sovrintendente Swordfish; Arthur e George Weasley uscirono dall’ambulatorio in quel momento, salutarono Harry e Ginny e cofabularono un attimo con Malcom.

Il corpulento Auror si avviò verso la stanza, seguito da Harry e Ginny; all’interno trovarono due guaritori intenti ad incerottare Ron, coperto di ferite da capo a piedi, come se fosse caduto in un pozzo pieno di schegge di vetro; Hermione, che stava fissando il marito mordicchiandosi nervosamente le unghie, sorrise ad Harry prima di abbracciare Ginny e scoppiare in lacrime.

Poi la voce di Ron, fioca ma chiara:- Hermione, non è nulla, gli altri sono messi peggio, O’Connell ha delle ossa rotte, Sandgrass ha perso due dita.. ti preoccupi troppo. Accompagnala fuori, Ginny, devo fare rapporto. – Il giovane Weasley cercò di mettersi a sedere, mentre Hermione e Ginny uscivano dalla stanza, seguite dai guaritori; fu Harry a farlo ridistendere borbottando:- Ma che fai, razza di idiota, stai fermo, sembra che un Kneazle ti abbia usato come arrotaunghie.. che ti è successo, quanti erano? – lo incalzò poi, prima di volgersi verso Swordfish, dicendo: - Mi scusi, signore, è meglio che le domande le faccia lei..- ma il vecchio Auror scrollò il capo con un mezzo sorriso in volto:- Sovrintendente Potter.. lascia perdere le formalità, ascoltiamo quello che può riferirci e poi lasciamolo alla sua signora. –

Ron sgranò gli occhi:- Cavolo.. Sovrintendente Potter.. per le natiche di Merlino.. complimenti Harry, cioè signore, io.. – Harry si sedette sul letto sbuffando.- Lascia perdere Ron, non c’è tempo. Avete trovato le tracce dei Folletti e le avete seguite, e presumo che li abbiate anche incontrati.. dove? – Ron prese fiato, prima di rispondere:- Sulle alture vicino alla baia di Bantry.. il Nanobassotto segue ottimamente anche le loro tracce, ma quando siamo sbucati da dietro la collina ci siamo trovati allo scoperto, loro erano una trentina; siamo riusciti a Schiantarne uno e l’ho fatto subito portare via da Dean e Chandra assieme agli Obliviatori, poi.. beh, - sospirò Ron, stanco e dolorante – loro avevano quasi tutti la bacchetta, per fortuna non funzionavano un granchè, ma l’Incantesimo Tagliuzzante.. si, ammetto che quello gli riesce bene. Ne abbiamo Schiantato una decina, poi si è messa male e dopo.. dopo non ricordo bene Harry, mi spiace.- concluse allungandosi nel letto.

Fu Malcom a prendere la parola: - Dopo, signor Weasley, lei ha recuperato i suoi due colleghi e li ha ricondotti alla Hammertower, un atto di indubbio valore che le sarà riconosciuto. Ora, - proseguì aprendo le porte per lasciare entrare i Guaritori – pensi a rimettersi in fretta, avremo presto bisogno di lei. Quanto a noi, Harry, - mormorò uscendo dalla stanza mentre il giovane Auror salutava l’amico ricoperto di bende – tra quattro minuti abbiamo una Passaporta speciale in partenza per l’Irlanda; i primi cinquanta uomini, mi perdonerai, ho pensato di mandarli direttamente a circoscrivere il perimetro della zona e cercare d’installare un Campo di Inibizione delle Smaterializzazioni.. il Ministero ci ha dato carta bianca, abbiamo l’avvallo del Wizengamot. Qualche suggerimento? – concluse mentre si dirigevano verso un lungo tavolino, che doveva essere la Passaporta appena menzionata.

Harry incrociò lo sguardo di Ginny, poi si rivolse al Sovrintendente. – Nessuno, Malcom, ovviamente sai meglio di me cosa fare; saluto mia moglie e sono subito da voi. – Si diresse quindi verso il gruppetto di parenti che attendeva un po’ in disparte, rassicurando i genitori di Ron, salutando Hermione che ritornò subito dal marito e prendendo poi le mani di Ginny.

-Ginevra… devo andare. – Il suo tono diceva esattamente il contrario, ma quella era la realtà. Lei sorrise, tranquilla:- Lo so, Harry. Abbi cura di te. Ti aspettiamo. – e lo abbracciò forte: in quel momento Harry avvertì una bizzarra sensazione, come se qualcuno stesse facendo scorrere una registrazione con l’avanzamento veloce: vide Ginny chiaccherare con sua madre ed Hermione nel salotto di Grimmaud Place, di fronte al fuoco acceso, con le mani intrecciate sul pancione; il volto di lei sudato, tirato in una smorfia di sforzo e dolore; poi un lampo, un’immagine fugace, una creaturina strepitante con radi capelli neri.. – Harry, è ora di andare. – La voce di Malcom lo riportò alla realtà.

Mentre scivolava fuori dall’abbraccio della moglie e correva ad afferrare la Passaporta, Harry riflettè su quella visione; poi, mentre il tavolo cominciava lentamente ad illuminarsi d’azzurro, le si rivolse dicendo: - Ginevra, chiamalo James. James Potter. – Lei lo guardò perplessa: - James? Certo amore, va bene, ma se è una femmina? –

Poi lo guardò meglio, e annuì sorridendo: anche a lei qualcuno aveva mandato in onda una registrazione a passo veloce, ed aveva visto Harry accanto a lei, con ancora la divisa addosso, accarezzare il fagottino che teneva in braccio mormorando un nome, quel nome…

L’ultima cosa che il Sovrintendente Auror Harry Potter vide, prima di partire, fu l’espressione di gioia che esplose sul volto dei coniugi Weasley, ed il sorriso forte e sereno della sua Ginny.

Poi cominciò la Guerra dei Folletti.

 

 

2) ALBUS SEVERUS.

L’alba stava levandosi livida, ed una bava di vento rendeva il freddo ancora più pungente, sulle desolate colline del Burren.

Harry Potter sigillò con cura la pergamena appena asciugata e l’affido al vecchio barbagianni che aspettava silenzioso di fronte a lui, e che altrettanto silenziosamente scivolò nella bassa luce di quel mattino invernale. Maledizione, pensò il giovane Sovrintendente, queste alture sono peggio di una groviera, si rischia sempre di cadere in un pozzo, o peggio, in un’imboscata dei folletti ribelli, a pregare di essere uccisi subito, senza venir fatto goffamente a pezzi da bacchette adulterate ed incantesimi mal pronunciati. Presto sarebbe cominciato l’andirivieni degli Auror che rientravano a rapporto dalla guardia notturna, pronti a riferire ogni movimento del nemico; ma a dire il vero, la guerra che stavano combattendo era una delle più incerte che il Mondo Magico avesse mai conosciuto, tanto erano sfuggenti quelle creature.

E dire che quel paesaggio offriva ben pochi luoghi adatti a nascondersi, tanto era brullo, arido e privo di vegetazione, come se il Creatore, nella sua opera di edificazione del mondo, avesse lasciato distrattamente cadere una palata di cemento su di un verdissimo prato.

Inutile crucciarsi, sospirò Harry; la magia non era prerogativa di un’unica razza, e quei Folletti sapevano sfruttare la loro al meglio. Il problema era semmai la consapevolezza che l’unico scopo che animava quel gruppo di ribelli era uccidere, sterminare maghi e streghe, dare sfogo all’odio maturato nei secoli contro i “portatori di bacchetta”, come li chiamavano con disprezzo quando venivano interrogati.

Uccidere… continuava ad essere il limite invalicabile che Harry non intendeva oltrepassare: non esitava a pietrificare, Schiantare, ferire, ma stroncare consapevolmente una vita, mai. Mai.. e se qualcuno avesse minacciato Ginny, o il piccolo James? Se sacrificarsi fosse stato inutile? Avrebbe varcato quella soglia, si sarebbe piegato all’inevitabile?

L’arrivo di due giovani Auror riscosse il Sovrintendente Potter dai suoi dubbi amletici.. il rapporto non lo sorprese, nessun movimento, nessuna traccia dei Folletti. Spedì i ragazzi esausti a riposare, controllando la mappa della zona e rimuginando su come stanare il nemico; non poteva permettersi di allentare la pressione, doveva forzarli a commettere un errore, a scoprirsi, gli occorreva un prigioniero su cui sperimentare il nuovo Veritaserum arrivato via Passaporta la sera prima. Le informazioni erano vitali, e se quella pozione avesse funzionato come il vecchio Lumacorno aveva promesso, ad Harry sarebbe toccato saccheggiare le cantine del Ministero per ricompensarlo adeguatamente.. mentre sogghignava a quel pensiero, un’ombra fugace ed un battito d’ali lo distolsero dalle sue elucubrazioni: un pulcinella di mare si era posato vicino a lui, fissandolo con aria interrogativa.

-Peonia, non ho tempo da perdere.. Finitus Incantatem – borbottò Harry puntando la bacchetta contro il buffo uccello, che si trasformò in una sbigottita ragazza che balzò in piedi all’istante dicendo.- Auror Animagus Peonia Caramell a rapporto, signor Sovrintendente! – salvo ripiombare a terra un istante dopo, trascinatavi da un furibondo Harry che l’apostrofò seccamente:- Peonia, ti ho perdonato di essere figlia di tuo padre, il mio .. stimato amico Cornelius – le disse ironicamente mentre si spostavano dietro la cortina di rocce che fungeva da trincea di fortuna – ma non tollero che rischi di farti fulminare per la tua goffaggine, facendoci anche scoprire. Ad ogni buon conto, la tua mascheratura ha consentito una ricognizione soddisfacente?-

La giovane tornò a scusarsi per l’ennesima volta della sua poca esperienza ( in quel periodo i corsi di addestramento duravano tre mesi, invece che tre anni) e riferì l’esito della sua missione aerea; Harry annotò con cura i particolari sulla mappa, salvo fermarsi di botto per chiedere: - Scusa Peonia, hai detto Leprecauni? Una decina di Leprecauni due miglia ad est di qui? E che accidenti ci fanno qui? Loro odiano i Folletti, non sono mai andati d’accordo… a meno che.. Caramell, raduni una pattuglia di quattro elementi lei inclusa entro.. sette minuti da ora. Andiamo a vedere che combinano quei mezz’Elfi pazzerelli, magari ci stanno dando una mano. Forza Peonia, forza.. il tempo sfugge! – la spronò Harry; nel giro di cinque minuti la giovane ed altri tre Auror stavano seguendo il loro Sovrintendente in direzione della piccola dolina dove i Leprecauni erano stati avvistati.

Giunti sul posto, apparvero evidenti i segni di una breve ma intensa lotta, qualche traccia di sangue ed un Folletto accuratamente impacchettato in un mazzo di ortica gigante, strettamente legato con cordami in crine di unicorno; accanto a lui, una bacchetta spezzata. I Leprecauni non si erano mai schierati apertamente a favore dei maghi, temendo le ritorsioni dei Folletti ribelli, ma in quel caso avevano trovato l’occasione appropriata per fare ad Harry un regalo di Natale in anticipo.

-Voi due, campo di inibizione Smaterializzazioni, veloci; Drake, controlla il perimetro, e lei Peonia, induca quest’insaccato di goblin ad aprire la bocca – ordinò Harry stappando la fiala di Veritaserum potenziato speditagli da Lumacorno e versandola nella gola del Folletto, indotto ad aprir la bocca in uno sghignazzo dalle sollecite premure della giovane Auror, che gli stava solleticando i piedi con una piuma di pavone.

Harry attese pazientemente un paio di minuti poi, in un discreto Goblinese, cominciò ad interrogarlo, ma le risposte erano difficili da interpretare; a quanto pareva certi ricordi erano stati inibiti, ed anche se il Folletto voleva parlarne non ci riusciva: a quel punto, pensò Potter, se non si riusciva a tirargli fuori quello che occorreva sapere, tanto valeva andare dentro a dare un’occhiata.

Fissò negli occhi la creatura che gli stava di fronte e puntata la bacchetta scandì – Legilimens! – e i ricordi del Folletto si dispiegarono di fronte a lui come una mappa ben disegnata: ecco le prime proteste, le riunioni clandestine, i litigi con i colleghi ed il licenziamento dalla Gringott, poi la fuga, un nascondiglio nei meandri di una palude (roba da Indicibili capire dov’era) ed i primi tentativi con la bacchetta, un’imboscata ad una pattuglia di Auror, una mappa dettagliata della sede della Gringott a Londra, con accessi principali e segreti..

Harry si riscosse. Altro che sbandati in fuga, gruppuscoli senza contatti.. polvere, fumo negli occhi, per potersi preparare indisturbati all’azione simbolo, impossessarsi della sede della Banca Gringott, il totem del potere e della ricchezza della razza Folletta. – Tutti intorno a me.. Incarceramus.. accidenti, ma neppure a questo avete pensato? – disse avvolgendo d’incanto il prigioniero in una solida gabbia di catene, prima di rimuovere il campo inibitore e Smaterializzarsi per riapparire poco fuori Dingle, dove era stato installato un campo operativo.

-Drake, Peonia, consegnate il Folletto agli Indicibili, vediamo di fare un’analisi più approfondita delle informazioni. Voialtri, di corsa da Swordfish a fare rapporto, ditegli che sto partendo con la Passaporta delle otto per Londra, Ministero della Magia. Signor Crouch, - continuò Harry rivolto ad un quadro, ripulendosi gli abiti, afferrando una valigia e dirigendosi verso un rotolo di carta igienica appoggiato sopra ad un muretto – mi usi la cortesia di comunicare al suo ritratto di Londra che occorre convocare immediatamente una riunione con il Ministro Shacklebolt, per comunicazioni essenziali da riferire. – L’austera figura sul dipinto annuì e scomparve, diretta ad avvisare la sua omologa al Ministero, mentre Harry, afferata la Passaporta che cominciava ad illuminarsi, gridò:- Weasley.. Ronald Weasley.. dove accidenti è?-

Nessuna risposta giunse in tempo, e dopo pochi spiacevoli istanti il Sovrintendente si ritrovò nell’anticamera del Ministro della Magia, dove Kingsley lo accolse cordialmente ed ascoltò con particolare attenzione il rapporto di Harry, non senza interromperlo talvolta per farsi chiarire meglio alcuni punti, vergando nel contempo una lettera che, al termine del colloquio, fu sigillata ed affidata ad un possente gufo reale, che spiccò seduta stante il volo, diretto alla Gringott.

Poi il Ministro si alzò e chiese ad Harry di accompagnarlo all’Ufficio Misteri.. aveva bisogno, a suo dire, di una consulenza.

-Ma.. Kingsley, scusa, ti porto la notizia di un piano dei Folletti ribelli per impadronirsi della Banca Gringott e tu pensi a.. consulenze? – esclamò il giovane mago, tra l’indignato e lo stupito. Ma il Ministro non si scompose e sorrise appena: - Caro Harry, di solito alla Gringott abbiamo in servizio sei Auror, ma da quando è iniziata questa crisi ne abbiamo distaccato trenta, ed altrettanti saranno dispiegati in mattinata; non sei l’unico dotato di cervello , dovresti ricordartene. Piuttosto, pensi che questa potrebbe tornarti utile per stendere un Kelpie o una banda di Troll? – disse porgendogli quella che ad Harry sembrò una stecca da biliardo; lui maneggiò titubante quell’attrezzo, pronunciando poi . – Lumos! – e nella stanza esplose un bagliore accecante.

- Direi che potrebbe tornare utile, Ministro.. sicuramente veicola con potenza il flusso magico. Quercia e crine di unicorno.. ottima, anche se un po’ ingombrante. – concluse Harry, ricevendo in risposta un elegante astuccio con tracolla e l’invito a recarsi al San Mungo per recuperarvi Ron per l’ennesima volta.. quindi una rapida corsa in Metropolvere e nell’androne del San Mungo trovò il giovane Weasley con una gamba dei pantaloni aperta ed una vistosa fasciatura sul polpaccio.

Ron fu alquanto stupito dalla comparsa di Harry, in fondo il suo problema era semplicemente un morso di Nanobassotto che continuava a suppurare.. e poi perché era lì, e non con Ginny?

-Ginny? Perché dovrei essere con lei, che cosa è successo a mia moglie? – lo incalzò immediatamente Harry, preoccupato.

Ricevette in risposta lo sguardo stupefatto dell’amico:- Ma.. ma come, nessuno ti ha avvisato, nessuno ti ha detto nulla? Avevo mandato un Gufo al campo.. oh beh, a farla breve Ginny sta benone, ed anche James, anzi lui è al settimo cielo, insomma: sei diventato di nuovo papà, Harry. – disse Ron con un largo sorriso. – Ci pensi? Un mese fa la mia piccola Rose, e adesso il tuo secondo.. Hogwarts, tra undici anni tremerai! – concluse il rosso Auror facendo salire Harry assieme a lui su di una macchina del Ministero, diretti a Grimmaud Place.

-Ron, il tempo di Ginny scadeva il mese prossimo. Sicuro che stia bene? Non mi state nascondendo nulla.. no, tu non sei capace, tua sorella si ma non tu.. dove cavolo è la mia famiglia, insomma! – sbottò Harry, incredulo, felice e furibondo allo stesso tempo. Ron scoppiò a ridere, prima di rassicurarlo:- Tranquillo, un anticipo può sempre capitare; anche con Hermione è successo, aspettavamo Rose due settimane dopo. Ora sono tutti alla Tana, mamma ha messo su un giardino d’infanzia ormai, e non voleva che tua moglie rimanesse sola con due marmocchi e Kreacher, sai che bella balia.. adesso passiamo da casa tua, prendiamo un po’ di cose per Ginny e James e poi andiamo a pranzo dai miei, prima di rientrare in Irlanda.

L’auto li scaricò a Grimmaud Place; entrarono in casa ed Harry riempì una borsa con quello che Ginny aveva chiesto, lasciando istruzioni a Kreacher per alcune opere da fare in casa in vista del nuovo arrivato. Poi stappò due Burrobirre e ne offrì una a Ron, bevendo di gusto la propria.. mi manca stare qui, ho voglia della mia famiglia, pensò sorseggiando la bevanda, che Ron aveva scolato in un baleno.

Poi uno sfolgorio rossastro alla finestra, e due case più in là un avvampare incalzante di fiamme.

-Maledizione..- I due Auror scattarono all’unisono, mentre Kreacher sbirciava atterrito dalla finestra: due Folletti cercavano di raggiungere un tombino aperto per dileguarsi, dopo aver compiuto quell’atto inspiegabile di violenza.

Uscito all’aperto, Harry brandì la Stecca Spingarda (il nome l’aveva trovato Ron, che ne pretendeva una anch’egli) e tuonò due volte: - Stupeficium! – spedendo i fuggitivi lunghi distesi contro un muro.

Ron corse a sorvegliarli, mentre Harry faceva scaturire dalla grande bacchetta un fiotto d’acqua che in un paio di minuti placò le fiamme; non si spense però il furore che aveva invaso il Sovrintendente, il quale afferrò per le vesti uno dei Folletti gridandogli:- Che Merlino vi accechi, cosa c’entrano i Babbani in questa guerra? Perché bruciate le loro case, perché ferite ed uccidete animali? Per allenamento? Pensate che qualcuno vi amerà di più per questo, assassini? – urlò Harry, ed in quel mentre l’altro Folletto cercò stolidamente la fuga: Ron inorridì quando il suo amico gli consegnò l’altro Folletto e, inquadrata la figura del fuggitivo, lo fece volare lontano dalla strada con un terrificante:- CRUCIO!!- che fece urlare di dolore e terrore il patetico essere, piegandone ogni resistenza e precipitandolo a terra completamente inebetito dalla spaventosa sofferenza.

Ron si affrettò verso il Folletto immobilizzandolo, consegnandolo assieme all’altro alla Squadra di Pronto Intervento Magico che si era Materializzata in quel momento all’altro capo della piazza; quindi accompagnò Harry a sedersi su una panchina, preoccupato ed impaurito dalla rabbia che ribolliva schiumante sui lineamenti del giovane Sovrintendente: certo, era sempre stato facile a sbalzi d’umore, ma non a quella furia spietata.

Rimasero in silenzio per un po’, fissando gli Obliviatori intenti a ripulire la memoria dei Babbani presenti, mentre la Squadra di Manutenzione Magica riparava i danni causati dai Folletti; poi il giovane Harry lasciò il posto al Sovrintendente Potter, che salì in casa a recuperare il borsone con le cose di Ginny e lo consegnò a Ron.

-Io vado al Ministero, debbo parlare con Kingsley e riferirgli quello che è successo; questo non è un caso, quando torchieranno quei due scopriranno che stavano cercando me.. o casa mia. Quindi porta i miei saluti a tutta la famiglia Weasley, dai un bacio ad Hermione e Rose e.. Ginny la vedrò appena posso , non so quando, dille che dopo il rapporto riparto subito per l’Irlanda, se non eliminiamo i loro campi d’addestramento questa sarà solo la prima di tante incursioni. Mi raccomando, - sottolineò Harry – dille di non tornare qui se non l’avviso che il pericolo è passato. Fatela restare alla Tana, tenete mia moglie ed i miei figli al sicuro.. al sicuro.- concluse con voce cupa, dirigendosi verso un Camino Mobile della Metropolvere.

Ron rimase allibito.- Harry.. per le basette di Merlino, mia sorella ha partorito, neppure l’hai vista, neppure hai abbracciato il tuo piccolino.. come fai a pensare alla guerra, adesso?-

Gli occhi di Harry erano gonfi di stanchezza, di rabbia, di odio per tutto quel tempo che era costretto a sottrarre alla sua vita per dedicarlo a quell’ assurda caccia, ma la sua voce era ferma mentre diceva a Ron:- Lo sai, no? Si pensa quel che si vuole, poi si fa quel che si deve. Non voglio altre situazioni come questa, Ronald, nessuno può pensare di mettere a rischio la vita di chi mi è caro senza poi rendersi conto che non avrò scrupoli di sorta quando andrò a cercarli. Dai tu un bacio a Ginny, a James e.. ad Albus Severus. Capiranno. – soggiunse a bassa voce.

-Albus ..Severus? Certo che ne hai di coraggio, Harry.. è un nome impegnativo, non trovi? E neppure tanto amabile.. il ricordo di Piton mi fa ancora venire i brividi. – replicò Ron; per lui era una situazione assurda, aveva fatto di tutto per restare un po’ con Hermione e la sua bambina, era normale che si pensasse alla propria famiglia.. perché il suo migliore amico doveva avere quell’ipertrofia del senso del dovere, non era sufficiente il suo caratteraccio?

Harry, già sul punto di infilarsi dentro il camino, lo fulminò per un secondo con lo sguardo; poi, con un trono stranamente dimesso, mormorò: - A Ginny piace molto, lo trova.. ah, cavalleresco. E su Severus, Ron, sono d’accordo con te, eravamo davvero in tanti a detestarlo , lui per primo non si sopportava. Però ha dimostrato più coraggio di tutti noi messi insieme, ed i suoi debiti sono stati tutti ampiamente sanati. Senti Ron,- sbottò poi accorato – avvisa Bill di stare molto attento quando va al lavoro alla Gringott, state all’erta tutti quanti, senz’altro il Ministero vi darà una mano ed io tornerò il prima possibile.. –

Ronald Weasley lo strinse in un fermo abbraccio. – Non è solo la tua famiglia, Harry. E’ anche la mia, la nostra. Vigilanza costante, non temere. – gli disse mentre il Sovrintendente spariva nella fiammata verde del camino.

Quando si guardò attorno, Ron scoprì di avere la piazza tutta per sé. I Babbani erano tornati a casa, i danni riparati, nulla era rimasto dell’attentato compiuto neppure un’ora prima. Con un sospiro, si preparò a rientrare alla Tana; nessuno si sarebbe curato di lui, se non avesse prima rassicurato tutti e dato dettagliate informazioni all’intera famiglia sull’avvenuto, tenendo presente che Ginny avrebbe comunque avuto inevitabilmente da ridire sull’avvenuto.

Ci sarebbe voluto un buon bicchiere di Whisky Incendiario.. beh, poteva sempre chiedere a Kreacher. In fondo, pensò tra sé dirigendosi verso il 12 di Grimmaud Place, erano quelli i momenti in cui si era lieti di avere degli amici affezionati, e con il bar ben fornito.

 

 

3) LILY

 

In quella calda domenica mattina di maggio, un’intensa attività pervadeva il 12 di Grimmaud Place.

-James, lascia in pace Arnold.. le Puffole non possono mangiare dieci volte al giorno – disse Harry divertito al figlio maggiore, intento a rimpinzare la Puffola di Ginny con un avanzo di Zuccotto di zucca della colazione. Poveretta, aveva raggiunto le dimensioni di un pallone da football, e non aiutava il fatto che Albus Severus la chiamasse ostinatamente Pluffola..l’importante era che non pensassero di giocarci a Quidditch, pensò finendo di aggiustare la veste da mago e spazzando via le briciole della colazione.

Albus stava esaminando incuriosito i pezzi degli Scacchi Magici; li estraeva con cura dalla scatola, li studiava e li riponeva con cura, con un sorriso compiaciuto ogni volta; suo fratello, pensò Harry pulendosi gli occhiali, aveva cercato di mangiarseli fino a sei mesi prima.

Ginny si affacciò in cucina, con una stupenda bambina in braccio, ed un Elfo domestico visibilmente imbronciato alle spalle. – Harry, tua figlia ha di nuovo disegnato i baffi a Kreacher mentre dormiva; tienila d’occhio tu, debbo finire di prepararmi. Kreacher, di nuovo le nostre scuse.- disse con tono affettuoso al vecchio Elfo, che si deterse puntigliosamente il viso prima di tornare alle sue incessanti pulizie.

Ecco qua, pensò lui mentre la piccola Lily Potter gli copriva beatamente di ditate gli occhiali appena puliti, si sta preparando da quasi tre ore, e solo per il pranzo della domenica alla Tana.. comunque James continuava imperturbabile ad ingozzare la Puffola, Albus a rimirare e sistemare gli scacchi, e Lily..Lily lo guardava con i suoi occhioni verde smeraldo, sorridendo divertita e tirandogli i capelli: a quelle condizioni era disposto ad aspettare Ginny anche un’altra ora.

Naturalmente dopo pochi minuti sua moglie irruppe in cucina, raccogliendo prole e marito e sistemandoli in fila di fronte al camino per l’ultimo controllo prima della partenza.

-Ginny, lascia perdere il vestito di James.. faremo tardi – borbottò Harry spazientito, con Lily in braccio.- Andiamo semplicemente a pranzo dai tuoi, non ad un ricevimento del Ministro, e poi sai che a tua madre non piacciono più di tanto le formalità. –

Lei gli rispose piccata, come suo solito: - Se ben ricordi, da quando ho cominciato a lavorare per la Gazzetta del Profeta è difficile trovare una domenica senza Quidditch, quindi non è un semplice pranzo, e poi dobbiamo festeggiare la tua promozione. No Harry, - disse poi interrompendo la protesta del marito – a te forse non importa, ma a me sì; sono orgogliosa di te, e questa tua ostinata modestia è piuttosto irritante, visto quello a cui hai rinunciato per fare il tuo dovere. Ora muoviamoci, è tardissimo – e senza ulteriori indugi la Metropolvere li recapitò alla Tana, dove una chilometrica tavolata li attendeva in giardino.

Il pranzo fu particolarmente allegro e chiassoso, vista la folla di nipotini e nipotine che in regime di assoluta anarchia assediavano nonna Molly per servirsi di pollo arrosto, roastbeef, patate al forno e legioni di dolci, compresa una gigantesca torta di melassa che fu servita ad Harry per festeggiare la sua nomina a Vice Sovrintendente Capo del Quartier Generale Auror di Londra.

Forse fu quel dolce così amato sin dall’infanzia, oppure quell’atmosfera di festa così informale, familiare.. fatto sta che mentre si stappava ancora l’idromele spedito apposta da Aberforth Silente, Harry andò a farsi una passeggiata, con un bisogno assoluto di isolarsi, anche solo per cinque minuti.

Sfuggendo ai bambini che rincorrevano gli gnomi da giardino, si ritrovò nella rimessa dei Weasley, dove la carcassa semirimontata della moto che lo aveva condotto incontro alla sua esistenza da mago riposava serenamente. Nodi di ricordi si scioglievano nella sua mente..i primi libri, Edvige che gli mordicchiava un dito, l’Espresso per Hogwarts al binario 9 e ¾.. le foto dei suoi genitori, il sorriso di Sirius Black e di Albus Silente, mille altre immagini ad affollarsi, a cercarsi una casella, un posto dove stare in quel marasma di sentimenti ed emozioni contrastanti. Per anni aveva ammucchiato alla rinfusa nella soffitta i propri ricordi, ora per non farla esplodere occorreva mettere ordine, e buttare quello che non serviva più.

Questo era ciò che Harry temeva; ricordare faceva male, ogni anno era più difficile recarsi ad Hogwarts al Giardino dei Caduti senza piombare in terra e piangere la rabbia di tutte quelle vite immolate, quegli anni bruciati.. Mentre passava la mano sulle cromature un po’ macchiate di ruggine, le lacrime si fecero strada in lui; ora che le guerre erano finite, ora che la tensione dell’azione e della battaglia se n’era andata, non poteva più sfuggire alla marea di emozioni che gli montavano dentro. Detestava piangere in pubblico, detestava qualsiasi cosa che gli attirasse attenzione o compassione, lui non ne aveva bisogno, era vivo; e non capiva quel suo sentirsi in colpa, come se non meritasse la stima degli amici, l’amore della sua Ginny e dei loro tre bambini… dov’era quella pace che cercava, dov’era Silente con la sua smisurata saggezza e la sua grande, impacciata umanità, ora che aveva bisogno di capire, o di urlare..

Un colpetto discreto di tosse lo fece sobbalzare, la mano gli volò alla bacchetta. Ma si trattava di suo suocero Arthur, con i radi capelli ritti in testa ed uno sguardo comicamente spaventato sotto gli immancabili occhiali sghembi; Harry gli si fece incontro, asciugandosi il volto e cercando di mascherare l’angoscia che lo attanagliava, il tutto con scadenti risultati dato che il signor Weasley lo prese sottobraccio e dopo averlo condotto in cucina versò con un elegante svolazzo della bacchetta due robusti bicchieri di Whisky Incendiario, prima di esordire con un :- Beh, sarà simpatico incontrarci tutte le mattine al lavoro, dato che il tuo ufficio ed il mio sono nello stesso corridoio; un bel cambiamento, non c’è che dire. – assentì soddisfatto sorseggiando il potente distillato.

Harry mandò giù il suo tutto d’un fiato. – Arthur, non so come potrò abituarmi a .. una scrivania, ecco. Ho combattuto tutta la mia vita sino ad ora, non credo di saper fare altro. Questa carica.. insomma, sa come la penso sul Ministero, non mi piace fare il mago immagine, non so proprio chi abbia avuto questa pensata. – Continuò a rigirarsi nervosamente in mano il bicchiere vuoto, mentre da fuori il chiacchiericcio di Ginny ed Hermione era intercalato di tanto in tanto dalle risate dei bambini.

Arthur Weasley attese un po’, prima di rispondere.- Harry, ovviamente la decisione è venuta dal Ministro, da Kingsley. Sa che non sei capace solo di combattere, si ricorda molto bene dell’Esercito di Silente, e molti di quelli che hanno combattuto Voldemort lo possono testimoniare. Quindi, per addestrare nuovi Auror, ora che Malcom è diventato Primo Sovrintendente, chi meglio di te? Inoltre, - soggiunse protendendosi verso di lui – sino ad ora hai meravigliosamente difeso il Mondo Magico e la tua famiglia.. e penso che sia giunto il momento che tu te la goda un po’, questa famiglia, credo che troverai tutti d’accordo su questo. –

Nel sorriso storto di Arthur Weasley, così simile a quello di sua figlia, Harry lesse molte cose: c’era la stanchezza di una vita passata a cercare di sopravvivere al male celandosi dietro abitudini buffe ed un’aria mite, c’era l’orgoglio di aver contribuito alla caduta del Signore Oscuro e soprattutto c’era una gran voglia di smetterla di guardarsi alle spalle e di fare qualcosa di estremamente futile, privo di profondi significati, ma irresistibilmente divertente.

-Arthur.. pensa davvero che potrò avere una vita normale? Che la gente si dimenticherà di me e potrò andare un giorno a fare spese a Diagon Alley senza trovarmi circondato da cento persone? Io vorrei che i miei gigli potessero crescere come semplici maghi, non come i figli di Harry Potter, l’uccisore dell’Oscuro Signore, il Ragazzo che è sopravvissuto.. odio tutto questo parlare di me specie da chi di me non sa niente, niente di tutto quello che abbiamo passato. – Dopo quel fiotto di parole Harry rimase silenzioso, attendendo la risposta di Arthur: ma fu la voce di Molly Weasley a farlo sobbalzare.

- Harry, la gente non si dimenticherà mai di te. Sei il mago più famoso di tutti i tempi, quanto Merlino se non ancor di più. Hai sempre combattuto ed hai sempre vinto , dimostrando tutte le doti che un grande Mago dovrebbe possedere. Pavoneggiarsi sarebbe sbagliato, ma anche nascondersi lo è. James e Lily sono orgogliosi di te, Albus Severus racconta ai suoi cugini tutte le tue imprese, la tua famiglia è fiera di averti al loro fianco.. mia figlia lo è, e lo siamo anche noi.-

-Però,- disse poi Molly, facendolo alzare dalla poltrona e conducendolo verso la cucina- finchè ti nascondi, finchè sfuggi agli altri, sarai un mito, una celebrità come quegli attori Babbani… vivi la tua vita, e vedrai che passerai di moda.. almeno, la smetteranno di chiederti autografi. – concluse accompagnandolo in giardino.

Fuori l’atmosfera era rilassata, tutti erano intenti a digerire il lauto pranzo, almeno quelli che non erano intenti a rincorrere uno dei bambini o come George Weasley, che stava insegnando a Teddy i rudimenti del volo.. vedere il piccolo Lupin sfrecciare sopra la Tana con la chioma violetta di quando era felice fece ricordare ad Hary che presto un gufo avrebbe bussato alla finestra del figlio di Remus e Ninfadora.. un giorno che Teddy aspettava con ansia, per recarsi con Harry a comprare la sua prima bacchetta, i libri, ed un bel barbagianni.

Hogwarts..Harry non ci andava da un sacco di tempo. Ad essere onesto, dal giorno del suo matrimonio; lo ricordava per certi versi come un incubo, quando aveva scoperto che invece di una tranquilla cerimonia alla Tana era stata organizzata , su pressioni dell’intera Comunità Magica, una celebrazione solenne con oltre mille invitati, presieduta dal Ministro della Magia ed officiata da una emozionatissima Minerva Mc Granitt, che alla sua vetusta età aveva ritenuto doveroso, oltre ai suoi impegni di Preside e professoressa di Trasfigurazione, sobbarcarsi tre mesi di corso intensivo per diventare Celebrante di riti nuziali.

Di quel giorno Harry non ricordava molte cose. Troppe persone, troppe strette di mano.. era stato piacevole l’incontro con gli allievi, la chiacchierata con i ritratti di Albus Silente e Severus Piton, il bicchierino bevuto nella capanna di Hagrid, che gli aveva regalato un unicorno a dondolo per i bambini che sarebbero arrivati.. bellissimo, anche se nitriva un po’ troppo spesso per essere di legno. Poi, il sorriso felice e gli occhi lucidi di Minerva mentre accoglieva lui e Ginny, e lo sguardo che sua moglie gli aveva rivolto mentre le scintille dorate li avvolgevano.

Sorridendo a quel pensiero, s’incamminò verso il fondo del giardino. Di tanto in tanto raccoglieva qualche fiore dalle aiuole, e mentre le sue mani lavoravano, il suo sorriso si fece più disteso, il suo passo più leggero.

Quando Ginny sollevò lo sguardo dalla Gazzetta del Profeta se lo trovò accanto; lo fissò con aria interrogativa e divertita allo stesso tempo, sbirciando quello che Harry teneva dietro la schiena. Lui le sedette a fianco, cercando sua figlia con lo sguardo: era lì vicino, intenta a rincorrere un po’ esitante uno gnomo da giardino che aveva rubato una grossa carota dall’orto e cercava di fuggire con il suo ghiotto bottino.

-Lily, vieni da papà.- La piccola interruppe la sua caccia e corse verso di lui felice, col nasino un po’ sporco di fango; poi spalancò gli occhi stupita quando Harry le posò in testa una coroncina di fiori, e con un sorriso estasiato gli stampò un bacio sulla guancia prima di correre verso Molly gridando :- Nonna! Nonna! Anch’io sono una fata! –

Mentre la nipotina mostrava euforica il suo regalo a nonna Weasley,Harry si allungò sulla sedia. James ed Albus stavano costruendo una trappola per gnomi, disertando animatamente sulla tecnica migliore e su chi dovesse essere a capo dell’impresa; Ginny gli porse un bicchiere di limonata, borbottando con aria fintamente contrariata:-Vedo che la tua tecnica è migliorata..sembra che in Irlanda tu abbia fatto molto allenamento. –

-In effetti, Ginevra, ne ho intrecciate molte; ogni volta che trovavo un boschetto delle Fate ne lasciavo una, perché ricordassero e vi proteggessero. Un buon esercizio, ne convengo.- le rispose lui, bevendo un sorso e facendosi più vicino.

Ginny rimase soprappensiero per un attimo, poi ripose la Gazzetta e si voltò a guardarlo. Gli anni erano passati, ma in fondo lui era sempre lo stesso Harry che aveva conosciuto, permaloso, timido, affascinante, con lo stesso sorriso che la faceva sciogliere come un panetto di burro al sole. Passandogli la mano tra i capelli eternamente spettinati, non potè fare a meno di chiedergli:- A volte mi trovo a pensare come ho fatto ad essere tanto fortunata.. cosa abbiamo fatto per meritarci tutto quello che abbiamo ora, quando era quasi un’illusione solo la speranza di sopravvivere. E’ stata una magia? – concluse sorridendo.

Harry continuò a fissare Lily che giocava con la nonna, mostrando a tutti il suo regalo. Poi le rispose, con voce quieta: - Non so se sia magia, Ginevra. So che se vivi senza pensarci troppo su, facendo quel che è giusto.. troverai sempre nuovi doni, lungo il cammino. –

  
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