Nick
Autore: _Only_ (Only_Me)
Titolo:
Parole
Pairing/Personaggi: Harry Potter, Ron
Weasley – Harry/Ron
Genere: introspettivo,
generale
Rating: giallo
Avvertimenti:
Slash, Flash-fic, What if?
Introduzione: “Si
sa, le parole sono spesso fonte di malintesi.”
Note: non
dirò che questa fic mi piace, perché non sarebbe
vero. Scriverla è
stato un autentico parto, e tuttora non mi convince per niente.
Però,
viste le scarse idee, ho deciso di inviare comunque questa.
È una
What if?, principalmente per il pairing che ho scelto e per il
riferimento all'anno supplementare che, nei libri, non è mai
stato
citato. È una One-shot mancata, visto che le parole totali
sono
492 e non 500. Non ho altro da dire, spero non ti faccia troppo
schifo.
A.D.C.C.C. scelti: Anfetamina, Guferia,
«Lo
so già. L'ho sempre saputo».
Parole
–
Harry,
tu...
– Lo so già, sì. L'ho sempre saputo.
Strinse tra le
braccia il corpo scheletrico di quello che, fino a pochi mesi prima,
era il suo migliore amico. Avevano impiegato più di sette
anni a
rendersi conto dell'attrazione che li legava l'un l'altro fin
dall'infanzia; adesso ognuno era perfettamente a conoscenza dei
sentimenti dell'altro, senza però esserselo mai detti a
parole. Le
parole sono una fonte di malintesi*,
dopotutto.
Rabbrividirono entrambi per l'aria gelida che invadeva
la Guferia e penetrava nel tessuto leggero delle loro uniformi
scure.
– L'unica cosa che non so è perché,
Ron. Perché l'hai
fatto?
Non rispose, e Harry non insistette. Sapeva che prima o poi
Ron si sarebbe aperto con lui, come aveva sempre fatto.
Continuò ad
abbracciarlo, sentendosi un poco ridicolo: paragonare la sua altezza
a quella del rosso era sempre stato un po' come paragonare il
professor Vitious a Grop, ma in quel periodo la loro differenza era
diventata persino più evidente. In confronto alla nuova
magrezza
scheletrica di Ron, Harry appariva come un ragazzo paffuto e tozzo,
quando in realtà il suo metro e settantacinque e la sua
corporatura
proporzionata e morbida lo rendevano fisicamente quasi
perfetto.
Mosse un poco la mano, avvertendo sotto la pelle delle
dita ogni vertebra e ogni costola che spuntava dalla schiena ossuta
del rosso. Si spaventò, tutto d'un tratto.
Sapeva della
dipendenza di Ron da quando era cominciata, pochi mesi dopo l'inizio
del loro ultimo anno scolastico, quello supplementare messo a
disposizione dalla McGranitt per permettere a chi aveva combattuto o
latitato durante la guerra di completare gli studi e prendere i
M.A.G.O..
Aveva assistito con impotenza ai suoi attacchi di nausea
nel bel mezzo della notte, alle intere nottate insonni, alla sua
irrequietezza nelle situazioni più rilassate.
All'inizio pensava
che fossero solamente
i
postumi della guerra, gli incubi legati ad essa e i ricordi peggiori
a rendere Ron così strano.
Poi un
giorno, per puro caso, l'aveva visto estrarre dal proprio baule una
boccetta in plastica arancione, aprirla con circospezione, ed
assumere due delle pastiglie biancastre che la colmavano. Gli erano
bastate delle minime dosi di furbizia e pazienza per scoprire che
cosa fossero quelle pasticche. E la risposta l'aveva
stordito.
Anfetamina.
Ron
assumeva anfetamina.
Harry voleva aiutarlo, già allora, ma non
sapeva come fargli comprendere che lui sapeva, senza correre il
rischio di essere allontanato.
Ed aveva esitato, esitato ed
esitato, fino a quella sera in Guferia, quando finalmente gli aveva
rivelato tutto, senza troppe parole. Continuava ad accarezzarlo, ad
ascoltare il suo battito accelerato contro il proprio orecchio, ad
immaginare di stringerlo tra le braccia come un amante, e non
solamente un amico.
Sognava ad occhi aperti, Harry, senza rendersi
conto che le occhiate che Ron gli lanciava non avevano nulla a che
vedere con la gratitudine rivolta ad un amico. Il rosso fece per dire
qualcosa, ma all'ultimo decise di tacere.
Perché,
si sa, le parole sono spesso fonte di malintesi.*
* Citazione da 'Il Piccolo Principe'