Beta: joseph_lenoir
Fandom: originale
Rating: PG13
Genere: gotic, steam (in minima parte)
Avvertimenti: one-shot
Info: mi sono innamorata delle canzoni di Mamma Oca dai tempi di God Child e il 68° CONTEST - HALLOWEEN TIME del Writer's Dream, unito all'Halloween Fest: "Come As You're Not" di fanfic_italia mi hanno permesso di usare la mia filastrocca preferita, da cui il mio racconto prende il titolo.
Dedicata ad ayame_azuma .
Mia
madre mi ammazzò.
Mio padre mi mangiò.
Mia sorella Milena le mie ossa tutte raduna.
Nella seta le ha legate,
sotto il ginepro le ha celate.(1)
La
teiera borbotta
senza pace sulla stufa, l’acqua ribolle al suo interno
producendo suoni sordi
che però rimbombano nella stanza. Piccole volute di vapore
bianco escono dal
beccuccio, sembrano fantasmi nella penombra delle cinque del
pomeriggio, oggi
la sera è arrivata prima.
Quei
fantasmi mi
guardano da là sopra, sembrano voltarsi verso di me e
deridermi, provocando in
me la paura di essere scoperta e tirata fuori di peso dal mio
nascondiglio
dalla governante mutante che mia madre ha voluto assumere qualche anno
fa. Però
l’aroma dei biscotti infornati era troppo forte per
resistervi.
Non
sono mai scesa in
cucina. Non dovrei essere qui per nessuna ragione al mondo.
Otto
tentacoli viscidi
e un po’ grassocci scivolano sul pavimento in pietra della
stanza, appartengono
proprio a Miss Rottingale, governante, mai stata sposata ma con una
grande
conoscenza del mondo infantile e una sottile predisposizione ad usare
il
frustino sui piccoli abitanti delle case in cui lavorava e questa non
sfugge
certo dal cappio.
La
ascolto mentre
sussurra ad una cameriera qualcosa in merito alla “notte dei
morti”, che sarà
proprio questa sera. Ha sentito dire giù in paese che quei
nuovi signori
provenienti dall’America che si sono sistemati nella vecchia
tenuta dei Reeds
hanno circondato lo steccato di enormi zucche con facce mostruose
intagliate su
di esse. Secondo la cameriera sono tutte mostruosità e
stregonerie, ma Miss
Rottingale ribatte che alcune voci dicano che tengano lontano i morti.
Io
le ho viste quelle
zucche, i loro occhi cattivi ti scrutano da distante, mentre dalle loro
bocche
ghignanti ti aspetti che spunti fuori un fantasma e che ti passi
attraverso.
Anche in quel caso non sarei dovuta essere lì.
La
governante si
domanda se non sia il caso di far intagliare qualche zucca anche per
noi, ma la
serva sembra più terrorizzata che altro alla sola idea, si
fa il segno della
croce e la Rottingale la rispedisce ai suoi doveri.
A
questo punto dovrei
uscire, ma qualcosa, una mano fredda e impalpabile si posa su uno delle
mie
braccia e stringe, e una voce
sussurra – Stasera. –
Urlo
spaventata e
rotolo fuori dal mio nascondiglio, proprio davanti ai viscidi, grassi e
disgustosi tentacoli della donna.
Un
ghigno si dipinge
sul suo volto pallido e il frustino rotea rapido nella sua mano.
Non
posso nemmeno
giustificarmi e dire che c’era qualcosa
là dietro con me, perché so già che
con me non c’era nessuno.
Lo
sapevo che non sarei
dovuta scendere in cucina.
La
sera dei morti ci si
veste tutti di nero, ci si siede tutti insieme nel salottino giallo di
mia
madre e sempre tutti insieme si prega. Si intonano rosari e altre
stupidaggini
in memoria del mio povero fratello Charles, morto quando io avevo sei
anni o
poco più.
Alzo
lo sguardo verso
mia sorella Milena, sempre più pallida e smunta sotto il
velo nerastro che le
ricopre il viso allungato, ogni volta mi ricorda quello di un cavallo.
E’
talmente brutta che nessuno la vuole in sposa, nemmeno i soldi di mio
padre
riescono a fare gola a qualche nobiluomo. Chiunque andrebbe bene, ma a
chiunque
non andrebbe bene la brutta faccia di Milena e il suo apparato
meccanico, reso
necessario dopo un incidente dopo la morte di Charles. Inoltre
è di pessimo
carattere, dicono, così riservata, sembra quasi nasconda sempre qualcosa.
Le
dita di mia madre
artigliano senza pietà alcuna la pelle di uno dei miei
fianchi, riportandomi
alla realtà: non si fissano in faccia le persone con
insistenza.
Educazione
e
disciplina, innanzi tutto.
Mamma
è sempre stata
molto decisa su questo punto, non desidera certo che le sue dolci
figliole
crescano come cani randagi, nossignore, non se ne parla. Visto che la
Madre
Natura è stata inclemente sul suo aspetto fisico e quello
della sua progenie,
quanto meno sarebbe utile che sia io che Milena diventassimo abbastanza
compite
e rigorose da aspirare ad un qualche ruolo di governante. Ha le dita
come
aculei, nostra madre, potrebbero strappare tranquillamente le carni di
un uomo
e ucciderlo.
Un
altro pizzicotto
riporta il mio sguardo sul rosario che stringo fra le mani, continuando
a
pronunciare parole incomprensibili per un fratello che ho tanto amato,
ma che francamente
non sentirebbe la necessità di tutto questo.
Non
resisto molto e la
mia attenzione questa volta è tutta per mio padre: il suo
sguardo vacuo mi ha
sempre ricordato i suini che grufolano nel cortile dietro alla casa.
Stessa
espressione, stesso aspetto, stesso modo di entrare nelle stanze,
stesso modo
di mangiare.
Finite
le preghiere
dovremmo raccogliere elegantemente le nostre nere vesti e ritirarci per
la
notte, ma sento l’impellente necessità di dire
qualcosa. Sarà forse che il viso
di Charles, perfettamente riprodotto su un disco di porcellana messo
sopra al
tavolino al centro della sala, mi fissa e ride di me. Ride, lo giuro!
Perché
nessuno lo vede?
-
E se andassimo a
trovare Charles? –
Tre
paia di occhi si
voltano su di me come se avessi pronunciato una bestemmia al contrario,
ma
stranamente sono tutti d’accordo.
Ma
perché nessuno lo
vede?
La
tomba di mio
fratello si trova in un angolo appartato del cimitero di famiglia. Il
buio e la
fioca fiamma della lanterna tenuta su da mio padre non aiutano la
vista, ma è
impossibile non notare la lastra di pietra sulla quale è
abbarbicata una pianta
di ginepro. E le tre ombre mostruose che si allungano su di essa,
ricoprendo la
mia, si mischiano fin troppo bene con il resto della notte.
Sai
Charles, non avrei
mai pensato che tu fossi un tipo che amasse la compagnia, mi sei sempre
sembrato un ragazzo silenzioso e amante della lettura.
Come
dici? La
solitudine è pesante? Lo so, lo so bene.
So
anche che la morte è
abbastanza indolore, se non stai troppo a pensarci. Mamma ci ha messo
poco a
dilaniarmi con le sue unghie appuntite, papà ci ha messo
ancora meno a
strappare le carni dal corpo. Mi dispiace per Milena, che ha dovuto
nascondere
tutto il loro brutto lavoro, non è mai bello dover essere al
servigio di due
tali demoni. Diavoli mostruosi che si nascondono sotto gli abiti
eleganti di
nobiluomini di campagna.
Sai
Charles, Miss
Rottingale aveva ragione a voler mettere delle zucche intagliate vicino
al
nostro steccato, tengono lontani i mostri. Invece ora le nostre ossa
sono
legate da nastri di seta e seppellite sotto terra, ma non si
è mai detto che le
zucche tengano lontane noi fantasmi.
Povera
Milena, non sa
che incubi l’aspettano.
Oggi
è la notte dei
Morti. Moriranno tutti.
(1)
Celebre filastrocca facente parte delle “Canzoni di Mamma
Oca”, narrate ai
bambini in epoca ottocentesca.