“ahi ahi…la mia testa….” mormorai tra me e me
mentre a poco a poco mi riprendevo.
Mi sentivo intontita dal rumore dello sparo della
cosmogun che ronzava ancora nei miei orecchi.. Per il dolore non riuscivo nemmeno
ad aprire gli occhi ma riuscivo a percepire che tutto intorno vi era uno strano
silenzio. Il vento aveva smesso di soffiare e non si udiva più il fragore dei
tuoni. La voce agghiacciante di Noo taceva.
“Allora non è tutto perduto! Sono viva!!!” pensai
tra me e me.
Poi un brivido pervase il mio corpo. Tentai di
aprire gli occhi lentamente.
“ma….qui è tutto buio….” Esclamai ad alta voce.
Tentai di alzarmi, rendendomi conto solo in quel
momento di essere sdraiata sopra a qualcosa di freddo e umido. Muovendomi ottenni
solo il risultato di battere la testa contro qualcosa di altrettanto gelido.
“Ma che succede….dove sono??’” dissi in preda al panico.
Realizzai immediatamente che dovevo trovarmi
all’interno di una tomba di pietra.
“Perché sono qui….che cos’è successo….” Mi
domandai mentalmente mentre combattevo contro la paura che tentava di
impossessarsi di me.
“…devo fare qualcosa…..devo uscire di qui…” dissi,
mentre il mio respiro diventava affannoso.
Piegai le ginocchia al petto e appoggiai i piedi a
quello che presumibilmente era il coperchio. Poi con tutta la forza che riuscii
a raccogliere, spinsi verso l’alto.
Non fu difficile spostarlo perché, per mia fortuna,
non era di pietra ma di un materiale molto più leggero. La luce mi colpì con
violenza gli occhi e dovetti chiuderli ancora per qualche attimo, giusto il
tempo necessario affinché si riabituassero al chiaro. Finalmente riuscii ad
alzarmi e ad uscire da quel terrificante sarcofago umido. Mi guardai intorno
chiedendomi dove fossero i miei amici e soprattutto dove fosse il capitano.
“…ma…questo non è il luogo in cui abbiamo
celebrato il rito…”dissi muovendo qualche passo e scrutando i dintorni.
“…eppure ha qualcosa di famigliare….”
Guardai il terreno ma non vidi il cerchio
disegnato da Uriel con il Sacro Sigillo. Istintivamente alzai gli occhi al
cielo in cerca della sagoma dell’ Arcadia.
Niente.
Cominciai ad avere veramente paura. Possibile che
i miei amici non si fossero accorti che ero ancora viva e che mi avessero
sepolta andandosene subito dopo??? In realtà io sarei dovuta morire…..così era
scritto sulla tavola del professor Daiba.
E se invece ci fossimo sbagliati tutti??
Beh, di certo io ero viva e vegeta e non avevo
nessuna intenzione di restarmene lì! Dovevo assolutamente mettermi in contatto
con l’astronave! Cominciai a guardarmi intorno per cercare una strada, un
sentiero, un qualunque percorso che mi facesse uscire da quel luogo tetro.
Ad un tratto notai che tra le rocce che
circondavano il mio sepolcro, vi era una fenditura. Mi avvicinai e con molta
facilità riuscii a passarvi attraverso.
Mi ritrovai all’interno di un bosco buio formato da altissimi alberi, tutti
spogli.
“…ma che posto è questo…? Sarà meglio che mi
sbrighi ad uscirne…” dissi tra me e me accelerando il passo. Mentre camminavo
mi sembrava che mille occhi mi osservassero di nascosto. Cominciai a correre
per uscirne il prima possibile.
Non so per quanto tempo continuai, ma il sentiero
sembrava non avere mai termine. Infine, spossata, mi sedetti ai piedi di un
albero per riprendere fiato.
“Non posso credere che Harlock si sia lasciato
trarre in inganno…..forse gli altri….ma non lui….” Pensai sconsolata ad alta voce.
Mi rialzai e ripresi lentamente a seguire il
percorso. Il terreno era brullo, nero. Non un filo d’erba e di fiori nemmeno a parlarne. Solo quegli
alberi spettrali tutt’intorno che si stagliavano contro un cielo tinto di rosso
cupo.
In lontananza vidi un chiarore a qualche centinaia
di metri da me. Finalmente! Forse avrei potuto chiedere aiuto a qualcuno!
A mano a mano che mi avvicinavo a quella luce,
sentivo un suono che si faceva sempre più netto, sempre più distinto.
Rabbrividii.
Quello era il suono dell’ocarina di Mayu. La medesima
melodia che le avevo sentito suonare quando, tra la vita e la morte, mi
ritrovai di fronte a lei.
Ora ricordavo chiaramente: ero finita nuovamente
nel bosco in cui gli scienziati uccisi da Noo mi raccontarono del loro viaggio
ai confini dell’universo e di come entrarono in possesso della lastra….
“…..se sono
di nuovo qui…..allora io sono….morta….”
Le gambe mi tremarono e fui costretta ad
inginocchiarmi per alcuni attimi.
Il suono dell’ocarina si interruppe.
Mi rialzai e proseguii verso le rocce chiare che
cominciavano a vedersi alla fine del sentiero. Come l’altra volta , su una di
quelle vi era seduta Mayu, di spalle rispetto a me.
“Mayu!” la chiamai ad alta voce.
La bimba si alzò dalle rocce e si voltò verso di
me.
Alzò un braccio in cenno di saluto, con un balzo
scese dal sasso e mi si avvicinò.
“Sei tornata! Ma questa volta resterai a farmi
compagnia, vero?” mi disse guardandomi con i suoi grandi occhi dolci.
“…credo di si…” sussurrai.
“Vieni, andiamo a casa!” mi disse afferrandomi per
una mano.
La seguii docilmente. Non avevo altra scelta.
Camminammo a lungo, attraversando vari luoghi fino
ad arrivare ad una terra brulla percorsa da fiumi di color porpora.
All’orizzonte distinsi una strana costruzione diroccata, circondata da quelli
che sembravano rottami di automobili.
“Ecco! Siamo arrivate! Mio padre sarà sicuramente
al lavoro…andiamo!” mi esortò Mayu mettendosi a correre in direzione di quella
baracca. La seguii accelerando il passo.Un ometto basso e tarchiato con un
grosso cappello sulla testa ci stava aspettando sulla soglia di casa.
“ Ce ne hai messo di tempo, Mayu! Dov’eri finita?”
chiese alla bambina.
“E tu, non startene lì impalata! Vieni avanti, non
vuoi salutare un vecchio amico?” disse rivolto a me.
“Tochiro…..sei tu…” dissi incredula.
Gli strinsi la mano tremando.
“Che hai? Sembra che tu abbia visto un fantasma!”
mi disse. Poi scoppiò in una fragorosa risata.
Mi fece cenno di entrare. Mayu andò a sedersi su
una poltroncina mentre io rimasi in piedi .
“Avanti! Accomodati pure. Non fare complimenti,
sei tra amici!” mi indicò un divanetto su cui andai a sedermi.
“Ti domandi perché sei qui?” mi chiese senza giri
di parole.
“Più o meno. Tu di certo lo sai…” gli chiesi
“Si. Il rito è stato celebrato perfettamente. Il
discendente di Noo è stato imprigionato per sempre nel sacro sigillo di Uriel.
Hai avuto molto coraggio ragazza mia.” rispose.
Mi chiedevo se lui conoscesse qualche sistema che
mi permettesse di tornare tra i vivi. Era un grande scienziato e proprio per
merito suo avevamo distrutto Noo…
“Purtroppo non posso fare niente.” Mi rispose,
leggendo i miei pensieri.
“…peccato. Ma sai dirmi esattamente dove mi trovo?
Che posto è questo?” gli chiesi.
“…beh, puoi chiamarlo come ti pare. Di qui
transitano le anime che hanno lasciato qualcosa in sospeso dall’altra parte !!”
“…forse ti sembrerà una domanda stupida….ma per
quanto tempo si rimane qui?” chiesi nuovamente
“non te lo so dire….presumibilmente fino a quando
non chiudi i conti che hai lasciato aperti!! Ma quante domande!!! Ora rilassati
e trovati qualcosa da fare altrimenti rischi di annoiarti!” concluse Tochiro
ridacchiando. “Io vado a lavorare. Ci vediamo dopo!” disse, uscendo dalla casa.
“Vuoi vedere la mia cameretta?” mi chiese Mayu con
allegria.
“Certo.” Mi alzai e la seguii lungo un corridoio
rivestito in legno. Dopo qualche metro entrammo in una stanzetta molto piccola
al cui interno vi era un letto semplicissimo. I muri erano spogli e sugli scaffali
vuoti vi era moltissima polvere.
“Ti piace? Io di solito gioco qui!” mi chiese.
“E’ molto carina. Senti Mayu, ti andrebbe di
aiutarmi a renderla ancora più bella?” le chiesi sorridendole.
“Sii!!” mi rispose saltellando.
Avevo trovato il modo di impegnare il tempo.
Quella casa aveva bisogno di una bella pulita e di una sistemata. Cominciammo col
togliere la polvere dalle mensole, a spazzare
e lavare il pavimento. Poi uscimmo in cortile, sul retro della casetta.
A terra vi erano un sacco di scatoloni con
all’interno di tutto.
“Papà dice che lì ci sono le cose di cui la gente
si è dimenticata!” mi disse Mayu.
“Forse possiamo trovare qualcosa di utile!
Coraggio diamoci da fare!” le risposi strizzandole l’ occhio con aria complice.
Passammo parecchio tempo a spostare gli scatoloni
dal giardinetto, rovistando in ognuno di essi per cercare qualcosa che potesse
servire al nostro scopo. La piccola di divertiva e anch’io cominciavo a sentire
meno opprimente la morsa che mi stringeva il cuore dal momento in cui avevo
realizzato che non sarei mai più tornata dall’altra parte.
Dopo un tempo che non saprei definire, ritornammo
in casa cariche degli oggetti più
disparati.
“Appendiamo questi quadretti alle pareti della tua
camera! Sono molto carini, tu che ne dici?” chiesi a Mayu.
“Si, sono belli! Sono immagini di fiori! Qui non
ci sono fiori….” Disse Mayu con un velo di tristezza nella voce.
Le accarezzai i capelli. “vedrai che nasceranno
anche qui. Forse Tochiro ha dei semi da qualche parte e non ha mai avuto tempo
di piantarli nel giardino!” risposi.
Ecco fatto. Avevo già preso impegni per un sacco
di tempo. Come potevo annoiarmi? Dopo
aver sistemato la camera di Mayu, mentre lei riposava beata nel suo lettino,
passai a sistemare il resto della casa.
Ero talmente presa dal mio compito che non mi
accorsi del rientro di Tochiro.
“Ehi! Ma cos’è successo qui dentro?? Non sembra
nemmeno la casa di prima!” mi disse entusiasta. “Ci voleva il tocco di una
donna! Complimenti!”
“Grazie. Mi fa piacere che apprezzi il mio lavoro.
Preparo la cena? Sarà quasi ora….credo….”
mentre pronunciavo quelle parole mi resi conto dell’assurdità che avevo
appena detto e mi portai una mano alle labbra, guardando Tochiro.
“E’ una buona idea. Da questa parte si vive come
dall’altra. Ripetiamo i gesti che eravamo abituati a compiere mentre eravamo in
vita….” Rispose intuendo il mio disorientamento.
“Meno male….sarà meno difficile abituarmi
all’idea…” conclusi recandomi in cucina.
Terminata la cena, dopo aver sistemato tutto e aver
accompagnato Mayu a letto, uscii nel giardinetto sul retro, dove avevamo
lasciato gli scatoloni con gli oggetti dimenticati. Mi avvicinai ad uno di essi
e cominciai a vagliarne il contenuto.
“La mia uniforme!!” esclamai ad alta voce con sorpresa. La estrassi dal cartone. Era proprio la mia adorata uniforme…..ma cosa ci faceva lì dentro?
Mi accorsi solo in quel momento che indossavo
ancora la tunica bianca che Uriel mi aveva dato per compiere il rito di
liberazione. Me ne liberai immediatamente ed infilai la mia divisa. Ora ero
tornata veramente ad essere me stessa.
Andai a sedermi sui gradini della soglia e guardai
verso il cielo domandandomi che cosa stessero facendo i miei amici dall’altra parte. Sentivo già la loro
nostalgia? Certo.
‘ a quest’ora Harlock avrà sicuramente letto il
biglietto che gli ho lasciato….’ pensai. ‘ Ma se così fosse….io non dovrei più
essere qui….se lui ha letto quella lettera, a questo punto io non avrei altri
conti in sospeso col mondo dei vivi….’
Tornai in casa e andai nella mia camera. Mi
sdraiai sul letto in attesa che il sonno venisse ad avvolgermi.
Il pomeriggio seguente andai con Mayu alle rocce.
Voleva farmi vedere il suo posto preferito, dove amava recarsi per suonare
l’ocarina. Era davvero una bella giornata, il cielo era limpido e terso, di un
azzurro intenso. Mayu cominciò a suonare.
“sai, ieri dopo cena ho chiesto a tuo padre se avesse
dei semi di fiori da qualche parte. Mi ha dato una scatoletta di latta che
custodiva tra i suoi arnesi. Sono uscita in giardino e li ho piantati subito!
Tra qualche tempo vedremo se fioriranno! Sei contenta?” le chiesi quando ebbe terminato la sua melodia.
“Che bello!! Non vedo l’ora che nascano!” rispose
sorridente.“Credo che sia ora di tornare a casa! Possiamo passare dal giardino
per vedere se è spuntato qualcosa?” mi domandò eccitata.
“beh…credo che sia un po’ presto…ma se vuoi….” La
presi per mano e ci incamminammo verso casa.
Come promesso entrammo passando dal giardino sul
retro. Con mio enorme stupore vidi cespugli fioriti, spuntati in ogni punto in
cui la sera prima avevo deposto un seme.
“Hai visto?? Guarda quanti!! E come sono belli!”
gridò Mayu al colmo della felicità, correndo come impazzita all’interno del
giardinetto.
Ero completamente affascinata dall’immagine che si
presentava ai miei occhi.
Ma la mia attenzione fu attratta da un roseto,
fiorito di stupende rose, rosse come il fuoco. Mi avvicinai lentamente mentre
Mayu raccoglieva qualche fiore e si dirigeva allegramente verso la porta di
casa. Frugai nel fodero vuoto della pistola per cercare il piccolo coltellino
che vi tenevo nascosto all’interno per i casi di emergenza. Recisi una
magnifica rosa che avrei messo in un vaso al centro della tavola, per ravvivare
un po’ l’atmosfera della cena.
Mayu nel frattempo era entrata in casa. Sentendola
gridare, mi precipitai di corsa verso la porta e la aprii velocemente.
“Kei!! Guarda!!” gridò Mayu.
Mi sentii svenire.
Lascia cadere la rosa che avevo in mano e mi
aggrappai alla maniglia della porta, restando immobile sulla soglia. Non potevo
credere ai miei occhi…..
Qualcuno si avvicinò lentamente e si chinò a
raccogliere la rosa caduta ai miei piedi, porgendomela subito dopo.
“…..Harlock….” mormorai in pieno stato
confusionale.
“Kei!” mi rispose in segno di saluto, continuando
a porgermi la rosa.
Allungai le mani per prenderla ma ebbi un
ripensamento, ritraendole subito.
“…perché sei qui…?” gli chiesi a bruciapelo.
“….per il tuo stesso motivo. I miei giorni
dall’altra parte sono terminati e….”
“Ma non è possibile!! E’ troppo presto!!” lo
interruppi. Mi rivolsi poi a Tochiro che nel frattempo era rimasto in silenzio
a guardare la scena. “Diglielo tu che è troppo presto!! Saranno passati si e no
due giorni da quando sono arrivata io…”
“Kei, ricordati che qui il tempo è relativo. Un
giorno dei nostri non corrisponde ad un giorno terreno. Harlock ti ha detto la
verità!” mi rispose.
Si avvicinò alla porta e, posizionandosi alle mie
spalle, mi diede improvvisamente una spinta in avanti, facendomi leggermente sbilanciare.
“Coraggio, non farti pregare! Prendi quella
rosa!!” esclamò ridacchiando.
Presi la rosa dalle mani del capitano, tenendo lo
sguardo basso. Ma che mi stava succedendo? Ero contemporaneamente felicissima
di vederlo ma altrettanto triste di sapere che era già arrivato il momento per
lui di raggiungerci nel regno delle anime. Restammo in silenzio a guardarci per
qualche istante.
“Vieni Mayu, andiamo a piantare ancora qualche
seme!” disse Tochiro alla figlia, facendole cenno di seguirlo all’esterno. “Voi
fate con calma. Ci vediamo dopo!” disse rivolgendosi a noi.
“Harlock, prima che tu dica qualunque
qualcosa…volevo chiederti scusa per non averti messo al corrente di come
sarebbe finito il rito di liberazione….” Cominciai a spiegare con trepidazione.
“Lo hai già fatto nella lettera. E’ tutto a
posto….” Mi rispose avvicinandosi e allungando una mano per accarezzarmi i
capelli.
“Mimeh te l’ha consegnata dunque? Sapevo che
potevo fidarmi di lei….” Dissi con sollievo. “un momento…..se sei qui… vuol dire
che anche tu hai lasciato qualcosa in sospeso dall’altro lato!!” chiesi
improvvisamente.
“..o da questo.” Rispose enigmatico. Estrasse poi
da una tasca un biglietto ripiegato che mi porse. “E’ per te. Avrei voluto dartelo al termine
del rito….ma come ben sai, non mi è stato possibile. ”
Presi il biglietto con le mani tremanti e dopo
averlo aperto, cominciai a leggerlo.
Divorai parola dopo parola fino ad arrivare
all’ultima frase :
“Ora so, che se mai
avessi guardato un’altra donna con amore,quella donna saresti stata tu. So che
anche tu hai dei sentimenti per me….spero che sia ancora così e che non sia
troppo tardi per noi…..”
Alzai gli occhi dal biglietto e guardai incredula Harlock.
Sembrava ansioso di conoscere i miei pensieri in merito a quel biglietto. La
sua espressione era tutt’altro che impenetrabile anzi, era proprio chiarissima:
mi amava!!! Mi amava davvero!!!
Anche la mia risposta fu altrettanto chiara. Gli
gettai le braccia al collo e lo baciai. Lui fece altrettanto, stringendomi forte
a sé.
Poco dopo entrò Tochiro. Si schiarì la voce per
richiamare la nostra attenzione.
“Ragazzi, credo che sia ora. Venite fuori in
giardino.” ci disse.
Tendendoci per mano lo seguimmo all’esterno.
Proprio dal centro del giardino sembrava partire uno strano fascio di luce
abbagliante che girava su se stesso come un vortice.
“Andate. I vostri conti sono chiusi. Potete
passare alla fase successiva!” ci disse, esortandoci ad entrare all’interno del
fascio di luce.
Salutammo Tochiro e Mayu, certo che un giorno li
avremmo ritrovati.
Era dunque giunto per Harlock e per me il momento
di lasciare quel luogo per procedere verso un nuovo inizio insieme……e mettere
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Questo racconto è stata scritta senza alcun scopo
di lucro I personaggi descritti appartengono al legittimo autore.
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Ed eccoci giunti alla fine della storia. Spero di
non aver deluso nessuno con questo lieto fine “alternativo”.
Ringrazio di cuore, in rigoroso ordine alfabetico
: Fiordistella, Floflo, January e Monsterella che hanno lasciato le loro
recensioni e le loro opinioni su questo racconto.
Grazie come sempre anche a tutti quelli che hanno
solo letto senza commentare.