Ed eccomi a scrivere un’altra FF “in
solitaria” xD Eh bè, che ci
volete fare…ogni tanto anche i membri dei cosiddetti ‘account
di gruppo’ hanno voglia di starsene per conto proprio =)
Comunque sia questa è una fiction che ho
scritto quest’estate su Barty Crouch
Junior, un personaggio che adoro. Ho cercato di immedesimarmi in lui, nella sua
storia (che a mio parere spesso viene trascurata, ma è una delle più
interessanti della saga) e ne sono venuti fuori quattro o cinque capitoletti
che si leggono velocemente.
Che dire…sperando
che venga letta da qualcuno, vi saluto =)
Vale
Sempre ben educato, un ragazzo di buona
famiglia, a scuola il massimo dei voti...chi avrebbe mai detto che una persona
simile sarebbe potuta diventare il servitore più fedele dell'Oscuro Signore? Ebbene
sì, è successo. Ma non tutti conoscono la vera storia. La vera storia di Bartemius Crouch Junior.
Tutto cominciò una normalissima sera
d'agosto, avevo solo 18 anni. Mio padre lavorava molto, rincasava tardi e
spesso litigava con mia madre. Lei sosteneva che avrebbe dovuto prendersi delle
ferie, così "saremmo andati a fare una bella vacanza tutti insieme, in
modo da passare più tempo in famiglia". Ma stavamo lentamente
avvicinandoci al declino. Non c'era soluzione in grado di salvare la nostra
unità familiare, non c'era mai stata.
C'era solo un nome, Barty
Crouch, che brillava nelle stelle del firmamento del
Ministero; solo lui, la sua carriera, i suoi colleghi illustri e le belle
figure. Viveva nel suo mondo ovattato e utopistico e costringeva noi a fare lo
stesso. Ma, nel profondo, non c'era nulla di vero...
Davanti agli altri io ero l'erede
indiscusso del prossimo Ministro, che doveva comportarsi bene ed essere
perfetto in tutto, ma appena arrivati a casa ridiventavo la feccia che non
voleva parlargli, l'errore che lo perseguitava.
Continuava a chiedersi dove aveva
sbagliato con me e m'imprecava contro ad alta voce. Non voleva che in qualche
modo potessi essergli d'ostacolo nella sua scalata verso il potere.
Ma quella sera successe qualcosa: non ne
potevo più di quella situazione, avevo raggiunto il limite. Così, mentre
litigava con mia madre, uscii di casa e feci una passeggiata, giusto per
respirare un po' d'aria che non fosse quella asfissiante di casa Crouch.
Mi persi nei miei pensieri, su quanto odiavo
mio padre, su quanto mi stesse stretta la vita di merda che eravamo costretti a
fare, sulle continue finzioni davanti agli altri, sulle menzogne, sul mio
avvenire.
Camminai così tanto che ad un certo
punto non sapevo più dove stavo andando. Smisi di calciare tutto ciò che mi
capitava a tiro e mi guardai intorno...
Non ero mai stato in quella zona prima
di allora. C'erano dei fuochi e varie persone accerchiate attorno ad essi. Mi
feci largo sul sentiero che portava nel mezzo e non potei fare a meno di notare
il falò più chiassoso: erano solo tre ragazzi (tre uomini e una donna) che
bevevano e urlavano e sembravano divertirsi. Erano...felici.
"Hey tu!
Bevi qualcosa?" m'invitò la ragazza tutt'altro che sobria. Evidentemente
si accorse che li osservavo bramoso, ma non esitai ad accettare. Sembravano un
po' più grandi di me (alla ragazza non avrei dato più di 22 anni) e vestivano
in modo alquanto stravagante.
Ma non fu difficile fare amicizia con
loro "Io sono Bellatrix e loro sono Rabastan e Rodolphus!"
"Sono il suo ragazzo" ci tenne
a precisare l'ultimo "Tu come ti chiami?"
"Barty...Barty Crouch" non so perchè pronunciai quel maledetto cognome. Non avrei voluto
che liberarmene e invece tornava ad affiorare ogni volta che se ne presentava
l'occasione. Era come un fardello che ero costretto a portare.
"Sei il figlio di Barty Crouch!" esclamò il
pezzo grosso "Che ci fa un figlio di papà come te tutto solo a
quest'ora?"
"Già, che ci fai?"
"Bè,
ho...problemi in famiglia e..."
La ragazza scoppiò a ridere "Potrei
raccontarti storie sulla mia famiglia che ti farebbero rizzare i
capelli"
"Già, anch'io" disse l'altro
ragazzo.
"Ma tutti noi" continuò Bellatrix "Abbiamo trovato la fonte del nostro dolore
e un'arma per distruggerla"
Non capivo dove voleva arrivare...
"Si chiama Voldemort"
"é il fenomeno ammazza-Babbani?"
chiesi incuriosito.
"Molto di più" convenne lei
"Lui ci ha donato una speranza. Una vita più dignitosa"
Riflettei...
"Magari potresti scoprire di avere
anche tu delle cose in comune con lui" mi mostrò il Marchio Nero.
Non capivo come un pluriomicida
seminatore di terrore potesse aiutarmi.
"Se vuoi ci incontriamo sempre qui,
ogni sera alla stessa ora" mi congedò.
Quella notte pensai tantissimo alle sue
parole e su quanto avesse potuto giovarmi l'idea di unirmi a quella strana combricola. Nei giorni successivi continuai a frequentare
il luogo dei falò e ogni sera conoscevo persone diverse con storie diverse che
raccontavano come il Signore Oscuro gli aveva salvato la vita. E ogni sera
tornavo a casa come ipnotizzato dalle loro parole e inebriato dai loro volti.
Passarono due settimane. Mia madre
cominciava a chiedersi dove andassi, cosa facessi...ma le sue parole, così come
quelle di mio padre, avevano un suono diverso per me. Cominciava a non
importarmi più se mio padre tornava tardi da lavoro e la maltrattava,
cominciava a non importarmi più delle loro liti quotidiane. Era come se avessi
scoperto una sorta di droga...tutto quello che dovevo fare era fare in modo che
la giornata non mi facesse troppo male per poter finalmente sgattaiolare fuori
di sera.
E ogni volta c'era una storia diversa,
un finale diverso...e poi c'era questa ragazza...questa ragazza bellissima che
danzava nuda davanti ai nostri occhi...e si lasciava toccare da tutti...e la
toccai anch'io, con mani pure...per la prima volta, sul suo corpo magrissimo.
Da allora decisi che sarei diventato un
membro del gruppo a tutti gli effetti ed esattamente tre giorni dopo mi
comparve il Marchio Nero. ©