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Autore: shining leviathan    04/11/2010    7 recensioni
Zack e Aeris sono felicemente sposati. Ma il loro matrimonio, per un motivo o per l'altro, non funziona come dovrebbe.
Tifa è frustrata dalla freddezza di Cloud, spesso assente e rigido, incapace di donarle l'amore che la ragazza vorrebbe.
Cloud dal canto suo non sa scegliere, condizionato da una misteriosa ragazza che fa di tutto per rovinare la relazione tra i due.
Questo porterà Zack e Tifa ad avvicinarsi pericolosamente l'uno all'altro, un gioco di resistenza che entrambi sanno di non poter vincere. Sarà vero amore o una trama del destino?
Tra colpi di scena, e ritorni inaspettati i protagonisti di questa storia metteranno in discussione se stessi e i loro sentimenti, scoprendo che niente è come sembra, che nessun segreto è destinato a durare.
(Zack x Tifa)(Aeris x Tseng)(Cloud x Sorpresa)
Genere: Erotico, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Aeris Gainsborough, Cloud Strife, Tifa Lockheart, Tseng, Zack Fair
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Lei è tutta stesa sul a letto con il cuore spezzato
[…]
e non sappiamo come
come siamo arrivati a questa situazione assurda
facendo cose a causa della frustrazione

cerchiamo di far funzionare le cose,
ma ragazzi questa volta è dura

 

Adorava il suo profumo.

Non pensava che lui potesse avere un aroma così indecentemente eccitante, una droga che scivolava sulla sua pelle fremente, in un muto desiderio di essere toccata ancora e ancora. All’infinito tra le sue braccia possenti, che la stringevano con lascivia ma abbastanza forti per risvegliare in lei ogni desiderio insano assopito per anni.

La sua bocca si appropriava avidamente del suo corpo, lo divorava pezzo per pezzo, assaggiando con calma la pelle che Tifa gli offriva con crescente lussuria, bramando più di qualunque altra cosa che lui continuasse quella tortura che la stava lentamente portando alla pazzia. Una pazzia così dolce, a lungo aspettata.

Avrebbe aspettato in eterno per vivere quei momenti, avrebbe portato pazienza anche per cent’anni. Tutto pur di subire quella pigra passione amorosa, tutto per avere pienamente lui.

Cloud Strife era metodico, dolce, ma sapeva infiammarla con improvvise audacie che la lasciavano senza fiato. Ansimava, Tifa, presa dall’intimità che i baci del biondo le trasmettevano, aumentando l’impressione che si trovassero in un mondo a parte, rinchiusi in una bolla intangibile. Inviolabile per chiunque, uno spazio dove potevano vivere il loro amore appassionato e timido. La mano di Cloud esitava tra le sue cosce, la toccava con timore, quasi si trattasse di una cosa sacra, provocando il fastidio di Tifa che si protendeva  verso le sue dita per un contatto ancora più proibito. Ancora più bello.

Strusciava il seno contro il suo petto, sentendo il corpo del suo uomo reagire immediatamente. Con lo sguardo appannato, Tifa sorrise allungandosi a baciare i capelli scompigliati di Cloud. Respirò il suo profumo a pieni polmoni, solleticando le narici con quei fili sottili e morbidi. Cloud mugugnò, mordicchiandole il lobo dell’orecchio. I denti che le stuzzicavano quel  pendulo pezzo di pelle la incendiarono fino all’inverosimile, e portò una mano alla nuca del compagno, costringendolo ad alzare la testa per coinvolgerlo in un bacio dettato dall’urgenza di percepirlo suo in tutto e per tutto.

Assottigliò le palpebre, accarezzando lentamente i capelli di Cloud, ma alla luce della luna potè chiaramente vedere un bagliore lucido. Un colore estraneo intrappolato tra le sue dita, improvvisamente più rigide.

Non l’oro di Cloud.

Ciò che sfiorava era la notte, una chioma corvina e appuntita. Un riflesso dell’oscurità che albergava fra le sue mani.

Zack.

Fu un attimo. Bastò un attimo per perdersi nella profondità dei suoi occhi, un pezzo di cielo più azzurro dell’acqua delle sorgenti. Fu un attimo perché rimanesse ammaliata dal sentimento oscuro che gli albergava nelle iridi. Sapeva che era sbagliato, ma capì che non poteva fare a meno dei suoi occhi per sentirsi amata. Tutto ciò che desiderava era solo questo, nonostante una parte di se si fosse messa in allerta, congelando il sorriso che aveva sulle labbra in una smorfia sorpresa. I muscoli delle gambe, bloccate dal peso di Zack, guizzarono a vuoto, irrigidendosi in maniera repentina.  La sua carne si trasformò in pietra, schiacciata da un senso crescente di paura.

“ Tifa?”

No, ti prego, non parlare. Rimani così, non muoverti.

“ Stai bene?”

Tifa lo fissò, gli occhi di rubino sgranati. E la potenza di quella domanda si infranse nelle sue orecchie come un urlo, risvegliandola dal torpore in cui era caduta. Boccheggiò come una balena incagliata, incapace di trovare le parole. Cosa doveva dirgli? Che era contenta?

Lo era.

Ed era anche arrabbiata. Con se stessa, con lui.

Con tutto.

E quello fu il colpo di grazia.

“ Come faccio a stare bene?? Non è con te che dovevo finire a letto!”

Scattò a sedere, mulinando le mani per liberarsi di lui. Ma da come era sparito si accorse, pur con un po’ di disappunto, che era un sogno. Il sorriso di Zack svanì come fumo nella realtà mattutina e lei tirò un sospiro di sollievo.  La luce filtrata dalle tapparelle proiettava deboli striscioline bianche sul piumone, e Tifa ci impiegò una ventina di secondi per mettere a fuoco l’intera stanza.

I vestiti abbandonati sulla sedia le parevano dei fantasmi appoggiati mollemente sullo schienale, privi dello stesso vigore della proprietaria, e il fastidio che avvertiva dietro agli occhi le ricordò le lacrime amare versate nelle ore critiche della notte. Il sale incrostava le guancie, intrappolando le ciocche di capelli sulla pelle esangue.

Si  sfregò il viso più volte, con un principio di mal di testa che premeva appuntito sulla parte destra del cranio, nelle tempie stremate dallo sforzo di contenere le lacrime. Capì che non era decisamente giornata: quando si svegliava stanca lo era sempre. Di sicuro non avrebbe dato il massimo in niente e avrebbe passato ogni minuto libero a biasimarsi per il suo dare troppo peso alle cose inutili.

Niente era inutile nella sua vita. Da quando si era ritrovata per strada aveva dovuto valutare attentamente  aspetti crudi di una realtà che non l’avrebbe favorita in alcun modo. Eppure ora le pareva anche peggio. Prese il telefonino dal comò, controllando i messaggi in arrivo.

Niente. La sua casella di posta era vuota.

Non mi ha nemmeno richiamato.

Il peso della solitudine tornò a colpirla, e rabbrividì di indignazione. Faceva più freddo, tutte le volte, congelava quando sentiva il vuoto nel posto letto accanto al suo. Le ricordava gli anni difficili dopo Nibelheim, quando nessuno si era dato la pena di consolarla. L’avevano spinta lontano da tutto ciò che amava, e allora Cloud non aveva potuto impedirlo. Ora che ne aveva la concreta possibilità la mandava al diavolo con tutto il resto, con la vita sognata da anni, con la speranza di avere una famiglia.

Ma come poteva avere un figlio se il padre fuggiva non appena la vedeva? E, ammesso di riuscirci, non se la sentiva di crescere da sola il bambino di un fantasma di transito. Lo odiava. Perché la respingeva dopo averla illusa? Perché non rimaneva con lei dopo la morte e la sofferenza delle loro vite?

Singhiozzò, portandosi una mano al volto. Le lacrime ripresero a scorrere con maggior intensità, cadendo sul display blu in piccole gocce salate. E la casella rimaneva muta di fronte al suo dolore, di fronte ad una verità che lei non aveva il coraggio di affrontare. Non ci credeva, lui era solo freddo.

Di sicuro non aveva un’altra. Non Cloud.

Non il Cloud che conosceva.

Quel sogno era stato bellissimo, ma la caducità della figura di Cloud si rifletteva anche nella psiche inconsapevole della sua mente, ed ogni volta la evitava, scappava come nel mondo reale. L’uomo che non era scappato davanti a lei era l’unico che non avrebbe dovuto farlo. Lui era distante quanto la luna, le stelle, ed al contempo troppo vicino; parte integrante della sua vita tanto quanto potevano esserlo Cloud o Barett. E non era disponibile.

Non doveva toccarlo.

Invece aveva accarezzato il suo petto. Aveva sentito i muscoli duri sotto le sue dita.

Non doveva avvicinarsi.

Aveva ballato con lui nell’illusione che fosse per sempre. Si era stretta al suo corpo sudato.

Non doveva desiderarlo in alcun modo.

Era stata sul punto di donarsi a lui contro il muro di un bar.

Voleva le sue mani sulle gambe.

La sua bocca.

L’illusione di amarlo.

 

Ma non doveva, si disse. Aveva  fatto la cosa giusta quel giorno all’ospedale. Troncare sul nascere qualcosa di dannoso che avrebbe nociuto tutti.

Eppure ci pensava, dapprima solo ogni tanto poi spesso. Aveva come l’impressione di aver rimandato l’inevitabile. Sentiva di aver superato un limite da cui non era possibile tornare indietro, e l’unica difesa contro di esso si avvolgeva in un duro bozzolo di stoicità pura. Dogmi su dogmi inculcati nella sua mente sin da bambina: non desiderare ciò che è fuori dalla nostra portata, soprattutto col rischio di ferire persone a noi care. E in ogni caso ciò che pensava aveva un nome ben preciso.

“ Adulterio…” bisbigliò fra se.

Si alzò lentamente, procedendo verso la finestra tappata dalla veneziana grigiastra. Spiò la vita per strada da uno dei listelli, chiedendosi quante delle persone lì fuori avessero un desiderio inconfessabile. Un segreto che avrebbe distrutto un’infinità di legami e affetti. Lei, perlomeno, ce l’aveva. Con Zack cosa sarebbe stata? Cosa sarebbe stata che con Cloud non era? Un’adultera, certo… e poi? Dopo i primi tempi cosa poteva rivendicare? Non l’amore, non l’affetto deformato dalla lussuria di una scintilla scoccata per caso. Alla fine non le sarebbe rimasto nulla.

“… e poi le adultere fanno sempre una brutta fine” borbottò ironicamente “ Per Zack non ne vale proprio la pena” annuì poco convinta, indietreggiando fino al letto. Si lasciò cadere sul materasso e si stese, tirandosi le coperte fin sopra la testa come una bimba piccola. Chiuse lentamente gli occhi, decidendo che per un giorno il Seventh Heaven sarebbe rimasto chiuso. Peggio per tutti a quel punto… lei voleva solo dormire un po’ senza fantasie erotiche a turbarla.

 

 

 

 

 

 

Zack si stiracchiò ben bene, attento a non farsi vedere dalla moglie. Il dolore andava man mano diminuendo,  ma voleva evitarsi l’ennesima lavata di capo per la poca considerazione che aveva di se stesso. Ultimamente Aeris dimostrava l’inflessibilità tipica di un generale e Zack, ridendo, le ricordava che era stato lui a lavorare per un po’ di tempo nell’esercito non lei. Già che si era fatto la bella figura con l’infermiera di turno qualche sera prima.  Tirare Aeris sul letto e soffocare le sue proteste con un bacio troppo spinto non era stata una buona idea. Nemmeno infilarle una mano nel vestito mentre Miss Isabel passava nelle camere per portare il pranzo.

“ Impaziente, eh signor Fair?”

Erano arrossiti entrambi, come due scolaretti scoperti dai genitori. Dopo che i passi pesanti dell’ infermiera si erano spenti, Zack aveva scosso la testa commentando in maniera poco carina la curiosità della donna e Aeris aveva annuito, d’accordo sul fatto che fosse una pettegola di prima categoria. Quando Tseng se ne era andato, la sera prima, l’aveva fermata in corridoi con espressione furbesca, dicendole:

“ Il suo amante è davvero un bell’uomo, signora Fair. Però mi sembra un po’ troppo serioso per una ragazza allegra come voi”

Per come lo disse, quell’allegra le parve un insulto. Infatti si era affrettata a risponderle che era un amico, e per di più un Turk, sottolineando con attenzione il significato che quel lavoro comportava.

Non le aveva più chiesto niente, per il sollievo della giovane fioraia. Non voleva che raccontasse a Zack cose non vere, che lo istigasse per una faccenda fraintesa. E lei non accennò in alcun modo la visita di Tseng, non gli raccontò che era venuto in ospedale. Intuiva che certe cose era meglio tenersele per se data la poca simpatia di Zack per i Turk.

“ I dottori dicono che la ferita si sta rimarginando in fretta. Fra due settimane, se tutto va bene, dovrebbero dimetterti” gli disse aiutandolo ad alzarsi.

Zack sbuffò, un po’ per il dolore un po’ per la noia, e accennò qualche passo per sciogliere la tensione nelle gambe.

“ Due settimane?” ripetè incredulo “ Accidenti, ma io sto benissimo. Perché non dimettermi fra qualche giorno?”

“ Zack non fare tante storie, sai che quel proiettile ha rischiato di bucarti un polmone, devi riposare per evitare ricadute”

“ Aeris, quando ero in Soldier mi dimettevano dopo qualche ora. E me la passavo decisamente peggio di adesso”

“ Ma ora non lavori più per Soldier” ribattè seccamente Aeris “ E non voglio che ti ammali per la tua sconsideratezza”

Zack corrugò le sopracciglia.

“ Non sono un bambino , penso di essere maturo a sufficienza per saper valutare il mio stato”

“ Hai rischiato di farti ammazzare. Ti sei buttato a capofitto senza prendere in considerazione questo fatto!” Aeris si sedette sul letto, scoccando un’occhiata di rimprovero al marito.

“ Ti sembra maturo?”

“ Volevo solo aiutare quelle persone!” rispose, alzando un po’ la voce. Era nervoso, frustrato con se stesso, e soprattutto irritato da quell’immobilità coatta. Non sopportava l’accusa velata nel tono di Aeris, cercava di piegarlo verso un ramo della colpa che lui non identificava come suo. In ogni caso non sarebbe riuscita a fargli cambiare idea su quella spinosa questione. Se avesse potuto tornare indietro lo avrebbe rifatto altre mille volte.

“ Aiutare?” esclamò lei scattando in piedi, gli occhi verdi gonfi di lacrime.

“ E per aiutare una persona devi comportarti come un suicida?” la voce si spezzò e portò una mano al volto, nascondendo la propria angoscia.

“ Non voglio perderti, Zack.” Singhiozzò “ Ti amo, lo capisci?” non riuscì ad aggiungere altro,perché scoppiò in un silenzioso pianto. Zack la fissò pentito, e si avvicinò per stringerla in un abbraccio.

“ Mi dispiace” sussurrò, posando il mento sui suoi capelli. Il profumo di fiori salì leggero nelle sue narci ed inspirò piano. Alzò una mano, carezzandola con dolcezza sulla nuca.

“ Non volevo essere così brusco, solo che questa inattività mi uccide. Sai come sono fatto”

“ Lo so, lo so” rispose Aeris con una risatina strozzata dal pianto.

“ Ecco”  la strinse con più forza “ Allora capirai che delle volte mi pento delle mie azioni, ma non posso lamentarmi più di tanto. Con una ragazza come te non devo” la baciò delicatamente sulla testa.

“ Ti amo”

Aeris sospirò, abbandonandosi nella presa forte delle braccia di Zack. Odiava discutere con lui, ma era così difficile…

Certi comportamenti la terrorizzavano, temeva di vederselo recapitare in una bara un giorno o l’altro. Sua madre l’aveva avvertita, lei l’aveva sempre saputo e l’aveva accettato come parte integrante del suo destino con Zack. Vita e morte a pari passo.

“ Quando guarirò” disse all’improvviso “ Andremo a Gongaga dai miei, così per un po’ starò lontano dai pericoli, va bene?”

La ragazza alzò lo sguardo, fissando il volto di Zack con espressione da cucciolo.

“ Davvero?”

“ Davvero” confermò lui, sorridendo leggermente prima di baciarla.

Forse gli avrebbe fatto bene allontanarsi un po’ dalla sua realtà. Desiderava tornare a casa, sentire l’aria fresca dei boschi, vedere sua madre. Era abbastanza lontano da tutto e da tutti.

Ne aveva bisogno.

Almeno per chiarire con calma cosa diavolo gli stesse succedendo.

Per spegnere l’indicibile sentimento che Tifa aveva acceso dentro di lui. E se possibile prima di impazzire completamente.

 

 

 

 

 

 

Mi spiace di non aver aggiornato per tempo. la scuola non mi da tregua, e questo capitolo non è un granchè ma spero vi piaccia comunque.

 

The one winged angel

 

Chinta è proprio una donnaccia, e comunque hai proprio ragione: è abbastanza egoista ma anche Cloud non è da meno. Dell’amore non capisce un tubo, sì , ma poi vedi come Tifa gli rende la pariglia XD

Grazie del tuo sostegno, e scusami se non aggiorno puntualmente. Ma sono sommersa dai compiti -_-

Ciao!!

Tifa_Heart

Partecipo anch’io al complotto contro Cloud! Voglio vederlo soffrire Muahahahahahahah!!!

E Zack la consolerà più che bene. XD

Scusa per il ritardo, ma sono stata molto impegnata! Grazie del tuo sostegno!!

Lady_Loire

Cloud è cretino, sarà un rimasuglio ormonale della sua mancata adolescenza. E Zack per il momento non si sente pronto per dei bambini ed è dovuto al suo turbamento interiore nei confronti di Tifa. Va a Gongaga più per quello che per altro, e Aeris gli crede. Povera ingenua!

Ciao e grazie!!

Fflover89

In effetti ci sono rimasta anche io O_O

Non pensavo di poterlo caratterizzare così, ma questo è solo l’inizio! E per Elena quel “ le donne innamorate” era inteso a Tseng, ed era una costatazione sconsolata di Reno. Spero di averti illuminato!

Ciao e grazie della recensione!

Zack_fair

*_*  sono veramente contenta, grazie! Mi fa piacere il tuo parere, sul serio! Spero di non averti deluso!

Grazie della recensione, ciao!!!

Kuromi_

Meno male! Evviva Cloud un po’ più reattivo del normale!!

Chinta si scoprirà più avanti chi è , ma farà tribolare Cloud come pochi. Grazie della recensione!!

Arisa_14

Gliela staccherei anche io la testa. A lei e a Cloud. E se ti sta antipatica adesso dopo… ehm affronterò la tua rabbia 0.0”

Grazie della recensione, ciao!!

Shadow Madness

Eccomi, scusa il ritardo e questo capitolo un po’ sgualfo. Ma non ho testa di scrivere ultimamente.

Ho notato che Chinta ti sta particolarmente simpatica, non male eh? (donnaccia lascia stare Cloudino!!)

Non ti preoccupare che Tifa gliela farà pagare ben bene.

Grazie della recensione!!

E grazie a:

Kasdeya per aver messo la storia fra le preferite!

 

 

Seguite:

Aranel Yukino

Aurora95

Nyuu Evans

Shi Onitsuki

 Spero di sentire anche il vostro parere!

Ciao!!!

  
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