New Jersey, 1959
Febbraio
Finalmente, dopo un tempo infinito,
Lucy distolse gli occhi dai propri piedi, e li fissò sulla sorella. “Ne sei
assolutamente certa?”
Katie annuì e, dopo aver ricacciato
indietro le lacrime, aggiunse: “Al cento per cento.”
Trenta secondi di silenzio.
“Forse dovresti dirlo a mamma…”
“No. Mamma non deve sapere niente.”
“Allora a papà. Sono certa che lui…”
“Papà non capirebbe. Nessuno può
capire.”
Altri trenta secondi di silenzio.
“Però a me lo hai detto.”
“Dovevo. Non potevo continuare a
tenere questa cosa per me.”
“Così mi rendi tua complice” osservò
Lucy con un sorriso.
Katie cercò di nascondere un
sorriso, senza successo. “Beh, non è un crimine.”
“Ma ti comporti come se lo fosse.”
Un lunghissimo minuto di silenzio.
“Comunque, che hai intenzione di
fare?”
Katie fece spallucce, ricominciando
a tormentare il fazzolettino che teneva tra le mani. Lucy la osservò per un
paio di minuti, poi ricominciò a fissarsi i piedi. Dall’altra parte della
strada, il signor Ferguson faceva ritorno a casa dopo una lunga giornata di
lavoro. Il signor Ferguson guidava una Pontiac, che lucidava ogni sabato
mattina. I Ferguson erano benestanti, ma vivevano in maniera semplice. La
signora Ferguson si tirava su i capelli con un foulard e sbatteva i tappeti
ogni giovedì. Ogni domenica l’intera famiglia andava a messa: il signor
Ferguson, la signora Ferguson e i loro figli, Thomas e Rebecca. Il signor
Ferguson e il signor Miller a volte giocavano insieme a golf, prima che i
Miller si trasferissero a Cuba. Da quando erano tornati, i Miller non avevano
ancora avuto tempo di farsi vedere in giro. Ritrasferire tutti i loro beni da
L’Avana e rimettere a posto il loro piccolo angolo di New Jersey li stava
sfiancando.
“Continuo ad essere convinta che mamma
capirebbe” commentò Lucy sottovoce, abbracciandosi le gambe e appoggiando il
mento sulle ginocchia.
“E io continuo ad essere convinta
che mi ucciderebbe” rispose Katie, alzandosi e sedendosi sul letto della
sorella. Iniziò a sfilarle i bigodini, con mano meno ferma del solito.
“Katie, mi dispiace.”
“Di che cosa?”
“Di non poterti aiutare.”
Katie sorrise. “Non devi
dispiacerti, Lucy. Io mi sono infilata in questo pasticcio, e io me ne devo
tirare fuori.”
Dall’altra parte della strada,
Thomas Ferguson raggiunse il padre in giardino. Il ragazzo incrociò lo sguardo
di Katie e alzò una mano in segno di saluto. Katie rispose con un cenno
educato. Lucy ne approfittò per sbirciare. “Ehi, mi sono persa qualcosa?”
“Sì, le lezioni di buona educazione
di mamma” scherzò Katie.
Lucy rise. “E’ bello vedere che non
hai perso il sorriso.”
“Perché, dovrei averlo perso?”
“Beh, lasciare Cuba è stato doloroso
per te. E poi, adesso che…”
“Lucy, ti prego, non… non parliamo
di Cuba.”
“Io invece penso che ne dovremmo
parlare. Insomma, è di lì che è iniziato tutto, giusto?”
“Sì, ma…”
“Niente ma, Katie. So che Javier ti
manca. E so che non puoi dimenticarlo, specialmente in questa situazione. Non
puoi dimenticarlo, anche se è quello che mamma e papà vorrebbero.”
“Ma si può sapere quanti anni hai?”
“Quasi quindici” rispose l’altra
sorella, con aria fiera.
Katie non poté trattenere l’ennesimo
sorriso. No, non era semplice essere di nuovo in America. Non era semplice
essere in America senza Javier. Ma finché avesse avuto Lucy al suo fianco,
sentiva che nulla poteva davvero sconfiggerla.