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Autore: EffieSamadhi    04/11/2010    1 recensioni
[Dirty Dancing II]
Con la salita al potere di Fidel Castro, Katie e la sua famiglia sono costretti a lasciare Cuba. Nonostante le promesse, Katie e Javier vanno avanti con le loro vite. E così, mentre Katie si sposa e ha una figlia, Javier apre un'officina e diventa il re della 'Rosa Negra'.
Passano gli anni (diciannove, per l'esattezza), e il destino gioca le sue carte, riportando Katie a L'Avana. Accompagnata dalla sorella Lucy e dalla figlia, Isabella, che rivela un inaspettato talento per la danza, e sembra dimostrare una certa simpatia per il fattorino dell'hotel, tale Ricardo Suarez...
***
La ff presenta alcune "incongruenze" rispetto al film, e inoltre ho sbagliato nell'inserire il nome della sorella di Katie, che nel film si chiama Susie: lo so, dovrei cambiarlo, ma ormai per me il personaggio si chiama Lucy. =)
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Recordar. Dolerse. Volver

New Jersey, 1959

Febbraio

 

            Finalmente, dopo un tempo infinito, Lucy distolse gli occhi dai propri piedi, e li fissò sulla sorella. “Ne sei assolutamente certa?”

            Katie annuì e, dopo aver ricacciato indietro le lacrime, aggiunse: “Al cento per cento.”

            Trenta secondi di silenzio.

“Forse dovresti dirlo a mamma…”

            “No. Mamma non deve sapere niente.”

            “Allora a papà. Sono certa che lui…”

            “Papà non capirebbe. Nessuno può capire.”

            Altri trenta secondi di silenzio.

            “Però a me lo hai detto.”

            “Dovevo. Non potevo continuare a tenere questa cosa per me.”

            “Così mi rendi tua complice” osservò Lucy con un sorriso.

            Katie cercò di nascondere un sorriso, senza successo. “Beh, non è un crimine.”

            “Ma ti comporti come se lo fosse.”

            Un lunghissimo minuto di silenzio.

            “Comunque, che hai intenzione di fare?”

            Katie fece spallucce, ricominciando a tormentare il fazzolettino che teneva tra le mani. Lucy la osservò per un paio di minuti, poi ricominciò a fissarsi i piedi. Dall’altra parte della strada, il signor Ferguson faceva ritorno a casa dopo una lunga giornata di lavoro. Il signor Ferguson guidava una Pontiac, che lucidava ogni sabato mattina. I Ferguson erano benestanti, ma vivevano in maniera semplice. La signora Ferguson si tirava su i capelli con un foulard e sbatteva i tappeti ogni giovedì. Ogni domenica l’intera famiglia andava a messa: il signor Ferguson, la signora Ferguson e i loro figli, Thomas e Rebecca. Il signor Ferguson e il signor Miller a volte giocavano insieme a golf, prima che i Miller si trasferissero a Cuba. Da quando erano tornati, i Miller non avevano ancora avuto tempo di farsi vedere in giro. Ritrasferire tutti i loro beni da L’Avana e rimettere a posto il loro piccolo angolo di New Jersey li stava sfiancando.

            “Continuo ad essere convinta che mamma capirebbe” commentò Lucy sottovoce, abbracciandosi le gambe e appoggiando il mento sulle ginocchia.

            “E io continuo ad essere convinta che mi ucciderebbe” rispose Katie, alzandosi e sedendosi sul letto della sorella. Iniziò a sfilarle i bigodini, con mano meno ferma del solito.

            “Katie, mi dispiace.”

            “Di che cosa?”

            “Di non poterti aiutare.”

            Katie sorrise. “Non devi dispiacerti, Lucy. Io mi sono infilata in questo pasticcio, e io me ne devo tirare fuori.”

            Dall’altra parte della strada, Thomas Ferguson raggiunse il padre in giardino. Il ragazzo incrociò lo sguardo di Katie e alzò una mano in segno di saluto. Katie rispose con un cenno educato. Lucy ne approfittò per sbirciare. “Ehi, mi sono persa qualcosa?”

            “Sì, le lezioni di buona educazione di mamma” scherzò Katie.

            Lucy rise. “E’ bello vedere che non hai perso il sorriso.”

            “Perché, dovrei averlo perso?”

            “Beh, lasciare Cuba è stato doloroso per te. E poi, adesso che…”

            “Lucy, ti prego, non… non parliamo di Cuba.”

            “Io invece penso che ne dovremmo parlare. Insomma, è di lì che è iniziato tutto, giusto?”

            “Sì, ma…”

            “Niente ma, Katie. So che Javier ti manca. E so che non puoi dimenticarlo, specialmente in questa situazione. Non puoi dimenticarlo, anche se è quello che mamma e papà vorrebbero.”

            “Ma si può sapere quanti anni hai?”

            “Quasi quindici” rispose l’altra sorella, con aria fiera.

            Katie non poté trattenere l’ennesimo sorriso. No, non era semplice essere di nuovo in America. Non era semplice essere in America senza Javier. Ma finché avesse avuto Lucy al suo fianco, sentiva che nulla poteva davvero sconfiggerla.

   
 
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