Fanfic su attori > Ben Barnes
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Autore: ranyare    05/11/2010    6 recensioni
Capitano giorni, a volte, che ti cambiano la vita.
Sono giorni strani, sono ore in cui non ti rendi davvero conto che qualcosa, intorno a te, è cambiato.
A me è successo: e non è stato un cambiamento piccolo, insignificante, tranquillo.
È stato un uragano, che è entrato nella mia vita e ha mandato tutto all’aria.
E si è anche divertita.

Ben Barnes ha tutto ciò che si può desiderare dalla vita: talento, soldi, fama, una bella famiglia, un'automobile di cui essere fiero, pochi amici ma che valgono più di chiunque altro, un sorriso in grado di far girare la testa a chiunque lui desideri e una faccia di bronzo a cui nessuno riesce mai a dire di no.
O quasi.
Fra riff di chitarra, figuracce colossali e anfibi volanti il nostro britannico eroe imparerà che è proprio la tempesta, quella che spazza via ogni certezza, che manca alla sua vita.
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Wicked & Humorous Tales'
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Seize The Day

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-Sei un coglione.-

Il commento di William, in quel momento, mi parve quantomai inutile e fuoriluogo, dato che ero già arrivato a quella conclusione per conto mio.

-Lo so, grazie.- risposi, sarcastico, mandando giù un altro sorso della birra che il mio amico mi aveva offerto.

Erano passati due giorni da quella serata, due giorni in cui non avevo fatto altro che ripensare a Ray: quel bacio, quel sapore, la consistenza della sua pelle lattea… ero stato un idiota e non avevo fatto fatica a comprenderlo: avevo visto la paura nei suoi occhi, la sua ritrosia, la sua fragilità... avevo capito che non avrei dovuto farlo ma, purtroppo, l'istinto era stato più forte di me.

Quella ragazza mi attirava come il miele chiama le api e, per quello stesso motivo, dopo quarantott'ore di agonia mi ero deciso a rivolgermi a William: un po’ perché speravo di incontrarla, dato che viveva assieme a lui, un po’ per chiedere un consiglio all’unico che sembrava conoscerla davvero.

-Will, io non__-

Will alzò una mano, fermandomi con indolenza prima che un fiume di parole senza senso erompesse dalle mie labbra. Forse stavo diventando paranoico, d'accordo, ma mi parve sul serio di scorgere un ghigno decisamente sadico sulla sua faccia da schiaffi.

-Ray ha un fascino tutto suo, non sei il primo che reagisce così.- commentò, e scorsi la sua soddisfazione accentuarsi quando vide il mio sguardo assottigliarsi e le mie mani stringersi.

Ero davvero così semplice da provocare?

-…ma sei il primo da troppo tempo che Ray ha lasciato avvicinare.-

Alzai di scatto gli occhi, preso sottogamba da quell’affermazione.

-Davvero?-

Will annuì, improvvisamente serio, lanciando un’occhiata pensierosa alla porta del salotto oltre cui, in fondo al corridoio, si trovava la stanza di Ray.

-Ne ha passate troppe. Ha vissuto a New York dopo aver lasciato il Texas alle sue spalle, è originaria di Dallas.- mi spiegò e qualcosa, nella sua circospezione, mi suggerì che Ray non avrebbe gradito di sentirlo parlare del suo passato. -Ha avuto una vita più dura di quel che avrebbe dovuto essere, e si è indurita molto... però dentro di lei, da qualche parte, c’è ancora una ragazza che soffre.-

Una ragazza che soffre.

La mia mente si soffermò su quelle parole, assorbendone non senza difficoltà il significato che portavano con sé.

Io l’avevo vista, quella ragazza. Era la stessa che aveva canticchiato quella canzone nella mia macchina, che appena tornato a casa avevo scaricato e ascoltato fino alla nausea. Era la stessa giovane, angosciata dalla prospettiva di dover permettere ad un viscido vecchio di metterle le mani addosso, che mi aveva guardato con gratitudine quando l'avevo sottratta a quella disgustosa situazione.

-Non avrei dovuto baciarla.- commentai, più rivolto a me stesso che a Will.

La cosa che mi sorprese di più, però, fu la risata che mi fece sobbalzare quando Will, dopo un istante, scoppiò a ridere in un modo che avrebbe anche potuto offendermi, se ci avessi fatto caso.

-Che razza d’idiota che sei.- commentò, spaparanzandosi sulla sua comoda poltrona un po' sdrucita e consunta.

-Grazie, sei sempre così cortese.- mormorai, ironio, rivolgendogli un’occhiataccia che Will – come al solito, oltretutto – ignorò tranquillamente. Gli concessi una manciata di secondi d'ilarità, sospirando fra me e me, prima che si ricomponesse e tornasse a guardarmi in faccia, con quelle taglienti iridi azzurre che improvvisamente mi ricordarono molto quelle di Ray.

Forse Will aveva imparato qualcosa di più della scherma, da quella bionda.

-Te ne sei pentito?- mi chiese, senza più scherzare. La sua domanda mi colse di sorpresa: non mi aspettavo un quesito del genere, né di ritrovarmi a non sapere che cosa rispondergli.

Mi ero pentito?

Mi ero pentito di aver baciato quella ragazza tanto particolare quanto intossicante, di aver provato ad avvicinarmi a lei, di aver voluto toccare quel respiro e appropriarmi di almeno una particella del suo sguardo?

La risposta dovevo avercela scritta in faccia, perché le labbra di Will si schiusero in un sorrisetto compiaciuto.

-Ti è piaciuto?- mi domandò ancora ma, stavolta, seppi che non avrei avuto bisogno di pensarci due volte.

Era il motivo per cui ero lì, per cui avevo chiesto consiglio al mio amico: quel bacio mi aveva sconvolto talmente tanto che non avevo potuto fare a meno di desiderarne ancora, di volerla sfiorare ancora, di voler carpire ogni segreto che quella donna nascondeva dentro di sé.

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E anche per quella seconda domanda non ci fu bisogno di rispondergli ad alta voce: mi bastò vedere il suo sorriso farsi tronfio per capire che sapeva benissimo cosa mi stesse passando per la testa.

-Allora non recriminare, e comincia a usare la testa per chiederle di uscire.- affermò, soddisfatto, mandando giù in un sol sorso quel che rimaneva della birra che aveva ben stretta in pugno. Will è l’unica persona al mondo che riesce a bere birra di primo pomeriggio come se fosse una camomilla.

Chiederle di uscire? Niente che desiderassi di più.

Sospirai.

-Adesso Ray dov’è?- gli chiesi, senza dargli la soddisfazione di dirgli che la sua era, dopotutto, una buona idea.

Lui sorrise, ancora, malefico, alzandosi in piedi ed affacciandosi sul corridoio.

-Ray!-

Sobbalzai, colto di sorpresa, quando Will alzò la voce per chiamarla.

Intravvidi la porta di Ray aprirsi e un'energica musica rock riempire il silenzio dell'appartamento. Dopo diversi anni di conservatorio non mi fu difficile distinguere la mancanza della batteria nella canzone che pulsava dalla sua stanza.

-Che vuoi?- la sentii rispondere in tono scocciato.

L’espressione ferita di Will in reazione a quella rispostaccia mi strappò un sorriso, riportandomi alla mente il modo di trattarlo che aveva sempre tenuto Anna.

-C’è il mio amico coi capelli da fricchettone!- 

Come!?

-Digli di andare dal parrucchiere!- Ray tacque per un secondo, dandomi il tempo di assimilare le sue parole. -Ma non il tuo!-

Rischiai seriamente di scoppiare a ridere in faccia a Will quando lui, ferito nell'orgoglio, assunse l'espressione di un cucciolo abbandonato. Ray però aveva ragione: era ridicolo con i capelli tanto lunghi e boccoluti, sembrava una bellissima principessa delle fiabe.

La testa bionda di Ray, che di principessa invece aveva ben poco, apparve dallo spiraglio della porta del salotto, con un mezzo sorriso sulle labbra e gli occhi divertiti, ironici, molto più tranquilli di quanto fossero stati durante quella sera.

-I miei capelli sono perfetti!- protestò Will, scoccandole un’occhiata di fuoco che non la smosse di un millimetro.

-Questo lo dici tu, perché non hai mai letto la favola di Raperonzolo e Angel è una santa innamorata e cieca come una talpa.-

L’espressione di Will, dinanzi a quella affermazione arguta, fu impagabile.

-Sei cattiva!- brontolò, indignato.

-Sì, come un pancreas infiammato.- replicò lei, ridacchiando, prima di voltarsi verso di me e scrutarmi con un misto di ilarità e di interesse, con l'ombra di un sorriso sulla bocca sottile. -Era così stupido anche sul set?- mi chiese, divertita, accennando al biondo ormai sull'orlo di una crisi di nervi.

-Peggio.- riuscii ad evitare una figuraccia, stavolta, rispondendo immediatamente alla sua domanda ed esibendo uno di quei miei ghigni sardonici che tanto hanno sempre fatto arrabbiare William.

Ray scoccò un’altra occhiata al biondo, che continuava a brontolare improperi rivolti non si sa bene contro cosa, prima di tornare a guardarmi.

-Poveri voi.- mormorò; ma, stavolta, le sue iridi rimasero nelle mie.

Per la prima volta mi accorsi della scintilla infuocata che nascondevano i suoi occhi, dell'incendio pronto a divampare che sembrava attendere lì, al di là di un velo di cortesia e di autocontrollo: c'era ancora molto, di Ray, che non sapevo, ma ad ogni sguardo mi sembrava di cogliere un mistero in più, un'ennesima domanda che avrei voluto porle.

-Coppia di stronzi, io esco.-

Ci voltammo entrambi verso William, sussultando solo in seguito, anche se avremmo potuto capirlo prima, venimmo a scoprire che Will aveva autonomamente deciso di autoeleggersi a Cupido della situazione per spingere me e Ray a frequentarci.

-E dove vai?- gli domandai, più veloce di Ray nel replicare.

-Esco con Angel.- mi chiedo anche perché le facessi, quelle domande.

Balzò in piedi, sistemandosi la camicia chiara e ravviandosi i capelli. Non ho mai incontrato un ragazzo più vanesio di Will… eccetto il sottoscritto, ma questo è un dettaglio insignificante perché io, essendo me medesimo, ho tutti i diritti, anzi, i doveri di prendermi cura della mia magnifica persona.

Mi rivolse un sorriso allegro a cui replicai con una smorfia sarcastica, facendogli ben capire che avevo compreso il suo gioco; Will però non volle cogliere la mia tensione, avvicinandosi a Ray e sorridendole.

-Salutamela.- mormorò lei, ma dal suo tono era chiaro che aveva capito quanto me che Will stesse cercando di lasciarci soli.

-Sarà fatto. Ciao, raggio di sole.- e prima che Ray potesse tirargli dietro qualcosa – che ne so… un anfibio, magari –, Will le schioccò un bacio sulla guancia e filò via, lasciandola con un’espressione impagabile sul volto che posso definire come una via di mezzo fra la sorpresa, l'affetto sincero e l’odio più profondo.

Cadde il silenzio, fra noi, quando ci rendemmo conto di essere nuovamente soli: non eravamo in un locale pubblico, stavolta, bensì nell’appartamento vuoto di Will, mentre la musica che Ray stava ascoltando riempiva l’aria densa di elettricità intorno a noi.

I don’t belong here, we gotta move on dear… escape from this afterlife.*

Mi alzai in piedi, senza scatti né gesti improvvisi; Ray mi sembrava un gatto, un pericoloso ed impaurito gatto che avrebbe potuto in ogni momento fuggire via da me, e volevo fare di tutto per impedire che questo accadesse.

-Ti va di uscire?- le domandai, senza preamboli, senza esitare, sulle note di quel riff di chitarra che sembrava nato apposta per lei. Era come quella musica, Ray: travolgente e decisa, ma con un sottinteso nascosto e malinconico.

-Ben…- mormorò, in risposta a quella richiesta, con gli occhi che si socchiudevano appena.

-Non voglio provarci con te.- bugia. -Facciamo finta che non sia successo niente l’altra sera, okay?- altra bugia.

Mi soppesò a lungo, e scrutò con la freddezza calcolatrice di un felino la mano che tesi con gentilezza verso di lei.

-Amici?- le proposi, accennando un sorriso incoraggiante.

Forse, solo forse, avevo capito come arrivare a lei: prenderla di petto non sarebbe servito a nulla, se non a schiantarsi contro un muro di cemento armato spesso mezzo metro; ma, se avessi saputo scavare quelle fondamenta, se avessi potuto togliere un mattone alla volta… allora, forse, sarei arrivato dove desideravo.

Attesi una manciata di secondi la sua risposta e poi sorrisi, trionfante, quando la sua manina candida e fresca si chiuse nella mia.

-…d’accordo.-

Era già la seconda volta che aspettavo che si cambiasse; perlomeno, per mia fortuna, Ray non era una donna che impiegava un’eternità per vestirsi... e fu anche la seconda volta in cui mi ritrovai a guardarla a bocca aperta nel momento in cui si mostrò a me, nonostante non fosse davvero nulla di speciale ciò che aveva addosso.

Avete mai visto una ragazza metaller? Ecco. Sono la cosa più bella che esista al mondo.

Ci sono molti sciocchi che pensano che una donna che indossa jeans militari, bracciali di pelle e T-shirt di gruppi rock'n'roll siano poco femminili, mascoline e per nulla attraenti. Nulla di tutto questo poteva applicarsi a Ray ed io, guardandola infilarsi gli anfibi da motociclista, mi ritrovai completamente incantato dalla genuinità e dalla sensualità che traspariva dai suoi gesti.

Quella era l'immagine che Ray aveva di sé, che non aveva paura di mostrare e che la faceva sentire bene con se stessa. Era questo, probabilmente, che la rendeva così bella e desiderabile al mio sguardo: quell'alone di sicurezza e di amore per se stessa che la circondava e che sembrava, soprattutto, che Ray indossasse come una medaglia al valore, come qualcosa per cui aveva strenuamente combattuto e che fosse orgogliosa di portare.

-C’è qualcosa che non va?- mi domandò, alzando lo sguardo verso di me.

-No, anzi. Ho appena avuto la riprova che sei molto più bella, vestita così.- replicai, senza malizia, rivolgendole un complimento sincero e sentito che la fece arrossire fino alla radice dei capelli.

Ray non sa accettare i complimenti. Non fa parte del suo DNA.

-Hai detto che non ci avresti provato, Barnes.- borbottò, mugugnando come una bambina indispettita.

-Ma infatti il mio era un complimento spassionato.- replicai prontamente, divertito, ma non riuscii ad evitare un'occhiata al suo bel fondoschiena quando mi superò per recuperare una borsa dal guardaroba accanto alla porta.

-Allora smettila di guardarmi il culo.- colpito e affondato. Due a zero per Ray.

-Chi ti dice che ti stessi guardando?- ribattei, non accettando però quell’ennesima sconfitta.

Ray mi scrutò dal basso di quei dieci centimetri che ci differenziavano, inarcando un sopracciglio sottile.

-Non sei un granché come attore, Barnes.-

Mi limitai a ridacchiare, in risposta, prima di seguirla fuori e poi in strada, nel caos del centro di Londra.

Amavo parlare con lei. Le sue rispostacce mi stuzzicavano, mi spingevano a punzecchiarla ancor di più, il suo modo di fare spigliato ed irriverente era una piacevole novità in quella vita che stava diventando pericolosamente sempre più uguale a se stessa.

-Che musica ascoltavi, prima?- le chiesi ad un certo punto, interrompendo un dibattito su quale motore fosse il più indicato per un’Alfa Romeo. Ecco un’altra cosa splendida di Ray: era cresciuta a pane e motori e finalmente potevo parlare di una cosa che mi appassionava – le auto sportive – con una donna senza che rischiasse di sbadigliarmi in faccia.

Anzi, s’infervorava anche.

-Avenged Sevenfold. Stavo provando la batteria, sto imparando.- mormorò, e ricordai improvvisamente che mi aveva accennato di una passione proprio per quello strumento.

-Potrei darti qualche lezione, se ti va.- le proposi, soprappensiero, senza cogliere la sua occhiata sorpresa. -Suono la batteria da quindici anni, ho una Pearl a casa.-

-Non stai scherzando, vero?- volle sincerarsi, incredula, ma io mi limitai a sorridere, prendendola sottobraccio e voltando verso il caos di Piccadilly Circus.

-Assolutamente no.- risposi, contento e ringalluzzito come un gallo in un pollaio. Che razza di cretino che dovevo sembrarle…

-Oh.- la sentii sussultare, quando i suoi occhi si posarono su una vetrina ben illuminata di un negozio di abbigliamento.

C’era un vestito, su un manichino solitario in quella vetrina d’alta moda; era un abito sbarazzino e romantico al tempo stesso, corto e senza spalline, decorato da una fascia dorata in vita che doveva essere una cintura. Era allo stesso tempo sobrio, spigliato ed elegante; un po’ come Ray, che presto avrei capito essere più mutevole – come stile e come carattere – del cielo in primavera.

-È molto bello.- commentai, ma la vidi improvvisamente voltarsi di scatto, cupa in volto.

-E mi sa che resterà dov’è.- mormorò, sciogliendosi dalla mia stretta e precedendomi nella folla di Piccadilly.

La seguii, guardandola camminare spedita ad un metro di distanza da me. Incredibile quanto un vestito possa rendere volubile l’umore di una donna, vero?

E poi, improvvisamente, restò inchiodata lì dov’era. Quasi le andai a sbattere addosso tanto repentina fu la sua frenata.

-Ray…?- la chiamai, perplesso, posandole una mano sulla spalla quando colsi la tensione delle sue spalle e delle sue mani, improvvisamente serrate a pugno. Alzò gli occhi per guardarmi, avvicinandosi istintivamente a me come se cercasse protezione, riparo.

-C’è una persona che non voglio vedere.- mormorò.

Seguendo il suo sguardo, vidi un ragazzo parecchio più alto di me, con gli occhi celesti e i capelli di un biondo scuro, dirigersi esattamente verso di noi. Non aveva ancora visto Ray, che pareva decisamente contraria all’idea di incrociare la sua strada ed il suo sguardo, e che serrò le dita sul mio braccio prim’ancora che potessi rendermene conto.

Era una stretta forte, forte e spaventata; sembrava cercare un conforto, una forza che non aveva, un sostegno per affrontare quella sfida che sembrava farle troppo male.

E dopo nemmeno un battito di ciglia la vidi cedere: lo capii dai suoi occhi spaventati, allargati dalla paura, proprio un istante prima che mi trascinasse contro di sé, intrappolando se stessa fra me e il muro di una villetta a schiera.

-Ti prego, fai finta.- sussurrò sul mio collo, sfiorandomi la pelle col respiro. Sospirai, cercando di ignorare la percezione del suo corpo premuto sul mio che, purtroppo, avevo già capito essere in grado di mandarmi completamente nel pallone.

Annuii, stringendo i denti e socchiudendo gli occhi. Il tocco della sua pelle sulla mia era caldo, soffice e meraviglioso: le sue labbra sfioravano la mia gola, timide e spaventate ma ben più che concrete – calde, sensuali.

Fai finta?

Come potevo far finta di desiderarla quando il mio corpo la voleva con una forza inaudita?

-È la seconda volta che finiamo così, Ray.- le sussurrai sul collo, accostando il volto alla sua spalla e toccandola con la punta del naso, seguendo lentamente il profilo del suo collo arcuato.

Tremava, Ray, completamente abbandonata contro di me. Risalì in punta di dita le mie braccia, le mie spalle, prima d'intrecciarle fra i miei capelli e tirarmi di più a sé, forse anche lei alla ricerca di un contatto più approfondito con me.

Non capivo bene come fossimo arrivati a quel punto… ma sinceramente, poco m’interessava.

-Dio, quanto sei bella…- cedetti, sconvolto dai suoi gesti semplici ma completamente devastanti, affogando finalmente in quella gola morbida che mi aveva atteso anche troppo a lungo.

La serrai maggiormente fra la parete e il mio petto, baciando quel collo invitante con una lentezza soltanto apparente e proseguendo sino all’orecchio, lasciando soffici impronte arrossate su quella dolce carnagione bianca che s'arrossava con un niente. La sentivo sospirare sulla mia spalla, e le unghie mi graffiavano lievemente la nuca.

Mi faceva perdere il controllo. Vicino a lei non ero più il Ben spigliato ed arrogante che tutti conoscevano, l’inglese imperturbabile e sardonico che amavo essere: quando lei si avvicinava a me diventavo un semplice uomo schiavo dei propri istinti, dei propri desideri, della donna che già mi aveva in pugno.

-Ben…-

Non doveva farlo. Non doveva pronunciare il mio nome così, non con quella voce tremante, non sospirando in quel modo.

-È… è andato via.- pigolò, accarezzandomi le spalle e scendendo lungo il mio torace fino a fermarsi sul mio petto, sul mio cuore.

Compresi subito ciò che mi stava dicendo: voleva che mi fermassi, che non continuassi su quella strada fatta di baci ardenti, di pelle morbida che mi accoglieva e di brividi sconvolgenti.

Fu la cosa più difficile di tutte tornare in me, separarmi da quel corpo che volevo così tanto, che – Ray non poteva negarlo – mi voleva allo stesso modo.

La sciolsi dal mio abbraccio possessivo, lasciandola respirare, ignorando il gelo che mi colse nello stesso, preciso momento in cui ci separammo.

-Chi era quel ragazzo?- riuscii a domandarle soltanto dopo molto, molto tempo – un tempo che mi era servito per riprendermi e per mettere a tacere il desiderio pulsante che aveva assordato i miei pensieri.

-Era un mio... amico, una volta.- mi rispose dopo un istante, arrampicandosi agilmente su un muretto; ci eravamo spostati in una delle laterali più tranquille di Piccadilly, dove meno gente trafficava i percorsi e dove ci si poteva fermare a chiacchierare, poco lontani da un caffè italiano.

La guardai, incuriosito, ma lei distolse lo sguardo e sospirò. -È una lunga storia Ben, t’annoierebbe…-

-Ho tempo.- la interruppi, rabbrividendo quando pronunciò il mio nome. Ero terribilmente dipendente dalla sua voce, dal modo in cui mi chiamava... Dopo quel tete a tete a dir poco scottante, la mia mente non poteva che partorire immagini di come sarebbe stato sentirla sospirare il mio nome o, anche, urlarlo…

Dovevo darmi una calmata. Sembravo un adolescente in crisi ormonale.

Per fortuna Ray non se ne accorse; era terribilmente ingenua e inconscia dell’effetto che faceva solo esistendo, me n’ero già accorto. Sbuffò, invece, dondolando le gambe nel vuoto.

-Fu una delle prime persone che conobbi arrivata qui. Will t’avrà detto che sono cresciuta in America, no?-

Will m’aveva anche detto di chiederle di uscire, ma certo questo non gliel’avrei riferito.

-Non m’ha detto perché te ne sei andata.- annuii, e seppi di aver toccato un tasto dolente quando Ray sussultò come se l’avessero pugnalata al cuore.

-Perché ho perso tutto quello che per me era casa e famiglia.- sgranò gli occhi lei stessa, quando si rese conto delle parole che aveva appena pronunciato.

Le erano sfuggite prim’ancora di pensarci, prim’ancora di riuscire a trattenerle: la vidi mordersi un labbro, e improvvisamente capii che quella confidenza involontaria aveva riaperto una ferita ancora dolorosa.

Non dissi niente, senza forzarla a parlare; ma fu lei, probabilmente maledicendosi, a continuare.

-Incidente in moto.- disse, soltanto, e non riuscì ad impedire ai propri occhi di farsi lucidi e al proprio volto di contrarsi nel tentativo di reprimere i ricordi e la sofferenza.

Sbagliavo, forse, a chiedere, a farle rivivere tutto quanto… ma allo stesso tempo avevo bisogno di sapere, dovevo capire cosa Ray nascondesse dentro di sé. Volevo conoscerla, ma sapevo che soltanto dal passato si capisce qualcosa di un’anima come quella di Ray.

Non era così fredda e lontana come voleva apparire, se quel dolore tornava a galla con una facilità così disarmante; eppure sentivo di essere fortunato, in un qualche modo, perché era con me che si era aperta, con me stava parlando, ed avevo l’impressione che non fosse così semplice tirarla fuori dal suo guscio, non semplice come era stato per me.

Non si lasciò abbattere da quel ricordo che, probabilmente, ancora tanto la faceva soffrire, perché tirò su col naso e prese fiato, raccogliendo un coraggio immenso di cui non avevo ancora ben chiara la portata e cambiando argomento.

-Con quel ragazzo… beh, diciamo che sono stata con lui più per beneficenza che per qualche altro motivo. Solo che mi ha causato un sacco di guai, e ne sto pagando lo scotto ancora oggi.- continuò, probabilmente sollevata dal poter cambiare argomento, tornando a parlare dello sconosciuto che avevamo incrociato poco prima. -Ero solo un giocattolo, per lui.- aggiunse, scuotendo la testa.

-Perché glielo hai permesso?- le domandai di getto, prima di potermi rendere conto che quella non era la domanda migliore da farle. Mi fissò a lungo, torva, aspettando un po' prima di rispondermi.

-Perché a volte è più facile farsi del male che cercare di migliorare la propria vita.- ammise, infine, abbassando lo sguardo.

Le sue parole mi sarebbero rimaste dentro molto a lungo: aveva avuto ragione nel dire che sarebbe sempre stato molto più semplice smettere di lottare per migliorare se stessi e la propria vita... e qualcosa, in quel momento, mi suggerì che proprio lei aveva dovuto lottare con tutte le sue forze per strapparsi da quell'indolenza deleteria.

-Penso sia meglio tornare a casa.- mormorò dopo un’eternità, saltando giù dal muretto e superandomi; ma quel groviglio di emozioni ribelli che si agitava nel mio petto mi spinse a prenderla per mano, a fermarla, e a trascinarla contro di me in un abbraccio che nemmeno io mi aspettavo.

Mi trattenni dal baciarla, dal fare qualsiasi cosa che non fosse stringerla a me, anche se non fu semplice evitare che quelle emozioni prendessero del tutto il sopravvento e mi facessero combinare l'ennesimo pasticio.

Ma la tirai contro al mio petto, sentendola irrigidirsi mentre il bisogno di toccarla, di lei, ruggiva tutta la sua approvazione.

-Non ti faccio niente.- mormorai quando la sentii tesa e vigile contro al mio petto, accostando le labbra al suo orecchio e sussurrandovi a pochi millimetri di distanza. E rabbrividì, rilassandosi un poco, posando le dita candide sui miei fianchi ed il volto sulla mia spalla.

Sorrisi, in cuor mio sollevato di non essere stato rifiutato, lasciando scivolare le braccia sulla sua schiena e stringendola di più a me.

Era tremendamente bello essere lì, tenerla fra le braccia come se fosse una soffice bambola da proteggere dal mondo.

Sembrava quasi che il suo corpo fosse stato modellato per me, esclusivamente per me: per ogni sua curva c’era un incavo nel mio petto e le sue gambe si posavano sulle mie con tenerezza, quasi sapessero istintivamente come incastrarvisi alla perfezione.

La sentii sciogliersi, nel mio abbraccio, stringendosi a me e strusciando appena il nasino freddo sul mio collo.

Era così bella, maledizione. Così fragile. Perché la vita era stata tanto ingiusta, con lei?

Non lo meritava… volevo vederla sorridere, volevo lasciare che la ragazza dolce e tenera che intravedevo in quell’abbraccio potesse liberarsi del suo guscio, senza più paura di restare bruciata.

Secondo voi è possibile che una donna provochi tutto questo in così poco tempo? Secondo me sì. Ray è un tornado e, quando passa, tutto ciò che pareva concreto e materiale si ritrova spazzato via dai suoi occhi, dalla sua ironia, dalla sua dolcezza.

-Se ti chiedo di uscire con me, stasera, mi mandi al diavolo?- le sussurrai, accarezzandole i capelli. La sentii dissentire con un gesto della testa e sentii le sue ciglia solleticarmi la pelle, il suo respiro sfiorarmi collo.

-No… se mi lasci stare qui ancora un po'.- mormorò, e capii anch’io quanto le fosse costato chiedermi di non allontanarla da me.

Quanto le fosse costato ammettere di star bene, lì dov’era.

Fu una sorpresa, una meravigliosa sorpresa, capire che voleva restare dove io volevo trattenerla: con me.

Sorrisi, lasciando un bacio fra quei morbidi riccioli biondi.

-Quanto vuoi.- risposi, e avvertii le sue labbra distendersi in un sorriso prima che si alzasse sulle punte dei piedi, posando un morbido bacio sulla mia guancia ruvida prima di tornare ad accoccolarsi contro di me.

Fu proprio in quel momento che mi resi conto di essermi ormai spinto troppo in là per tornare indietro.

La volevo per me, ormai l’avevo capito. La volevo con me.

E, in qualche modo, avrei distrutto quelle barriere che aveva eretto intorno a sé e l’avrei conquistata.

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My Space:

*Afterlife, Avenged Sevenfold: "Non apparteniamo a questo posto, dobbiamo muoverci, cara, per scappare da questa vita al di là della vita."

Buooooongiorno xD

Sì, aggiorno, dopo un bel pezzo che ho pubblicato il primo capitolo...però dai, perdonatemi, non ho fatto un ritardo così mostruoso ^^'

Per chi segue le mie altre fic, la prossima in ordine di aggiornamento è Seven Gods xD

Allora, cosa dire di questo capitolo? Mmmm...magari il fatto che come mio solito mi faccio prendere tanto dalle fic, e che quindi anche questa storia si allungherà più del previsto ^^'

E' che sono così belli questi due *-*

Ray a Ben darà non poco filo da torcere...nel prossimo capitolo il principino caaaro avrà una bella batosta U.U e comparirà anche Angel, a proposito xD

....Will è un deficiente xDDDDDDDDDDDDDDDDD

*frasi random per sottolineare l'idiozia di William Moseley*

Okay, seriamente: spero che vi piaccia questo capitolo, perché non ne sono molto sicura...non so, mi piace molto, ma sapete com'è quando si conosce un ragazzo che vi piace da subito? Che magari fate cose che non vi aspettate da voi stesse, accelerate i tempi, e poi vi sentite in colpa?

Ecco, è quello che spero di aver lasciato trasparire da Ray e da Ben. Penso lo chiamino colpo di fulmine (e ne so qualcosa, ne so decisamente qualcosa ^^'). Che ne dite? Schifezza o passabile?

A voi la parola ^^'

Alchemia [Contatta] Segnala violazione
05/11/10, ore 15:02 - Capitolo 1: Seize The Day.
Ma Ben è un cretino fatto apposta xD anche qua altalena fra "ohmaccheccarina" e "teniamo a bada l'amico nelle mutande"...ci sto prendendo un certo gusto sadico a maltrattare pure lui, quasi meglio di Will xD
Ma Chica, MU!!!! >/////< Ray è carina, dovrai vederla nel prossimo capitolo alle prese con la Premiata Ditta al completo O.o
Le sparizioni di Will SONO poco casuali...Cupido ci cova! xD
<3
_Manto_ [Contatta] Segnala violazione
27/10/10, ore 15:28 - Capitolo 1: Seize The Day.
Ciao, che bello vedere una nuova recensitrice!! ^.^ Sono contentissima che la storia ti piaccia, e per la canzone...ho un debole per quel gruppo, li ficco ovunque, li amo <3
Ray è un mito, è tremenda con questo ragazzo...nel prossimo capitolo usciranno insieme, ne vedremo delle belle xD Sono una coppia dolcissima e idiota, un pò come Angel e Will xD
Un bacione, e grazie!!
romina75 [Contatta] Segnala violazione
25/10/10, ore 21:39 - Capitolo 1: Seize The Day.
ciao tesoro!! ^.^
Eccomi qua con il secondo capitolo, dove Ray e Ben si dimostrano che non sanno nè stare buoni nè starsene lontani xD
Ben è un pò più furbo in questa fic...neanche poi tanto però xD Will invece è il solito scemo U.U
Ti adoro Romy <3
giu020 [Contatta] Segnala violazione
25/10/10, ore 21:04 - Capitolo 1: Seize The Day.
Sono contentissimissima che la storia ti piaccia ^.^ Ray e Ben sono coccolosi, ma presto mi sa che saranno anche ad alto tasso ormonale...certo, il soggetto maschile aiuta xD Spero che anche questo chap ti sia piaciuto, ti dirò la verità, mi sono divertita un mondo a scriverlo ^.^
Un bacione, e noi due ci sentiamo su FB xD
rei__ [Contatta] Segnala violazione
25/10/10, ore 20:24 - Capitolo 1: Seize The Day.
Uh *-* Ti piace davvero? Ero un pò indecisa, mi sembrava di aver affrettato le cose...ma alla fine le mie storie sono sempre state così, con un "piacersi" iniziale e poi un rincorrersi dopo ^^' spero di non aver scazzato, ecco ^^'
Grazie mille per il negozio, sei un tesoro <3 E ci sentiamo su FB anche con te xD <3

Love you all, B.

   
 
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