Fanfic su artisti musicali > Tokio Hotel
Segui la storia  |       
Autore: Yumi_Slyfox483    05/11/2010    6 recensioni
Due gemelli separati in classi diverse, nuove amicizie, nuovi professori, ma sempre gli stessi identici problemi.
Ma Bill e Tom, di 14 anni, conosceranno due nuovi amici che li aiuteranno a superare i problemi con gli altri: Georg e Gustav. Ma anche loro, come i gemelli, nascondo segreti e storie mai raccontate.
Bill cercò di cacciare indietro le lacrime. Le parole appena pronunciate dal ragazzo lo avevano ferito. "Dovevi pensarci prima di inziare a importunarmi!" riuscì ad esclamare sotto voce con un coraggio e una forza che non sapeva neppure di avere.
Sperò che il ragazzo non lo avesse sentito, ma a giudicare dal suo sguardo, lo aveva capito fin troppo bene.
"Io non sapevo fossi suo fratello! E anche dopo che l'ho saputo non ti ho lasciato stare, perché sei uno sfigato e non meriti neppure di portare il suo stesso cognome!"
Genere: Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bill Kaulitz, Georg Listing, Gustav Schäfer, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Odio Reciproco

Drenched in my pain again but never forget what I've lost.



"Sono tornato!"
Gustav entrò in casa e lasciò cadere lo zaino ai suoi piedi esausto. Era stata davvero una giornata intensa e presto quel 22 ottobre sarebbe finalmente finito e lui sarebbe tornato a vivere i suoi giorni nella consueta tranquillità.
Odiava quel giorno da quasi un anno e per qualche assurdo motivo era il giorno più lungo dell'anno per lui.
"Zio!" una bambina di appena quattro anni corse verso di lui tendendogli le braccia paffutelle per reclamare un abbraccio.
"Ciao Toni!" pronunciò il biondo e le mise le mani sotto le ascelle per tirarla su e recuperare le coccole che non aveva potuto farle quel pomeriggio.
La piccolina somigliava molto a Gustav. Aveva dei meravigliosi boccoli dorati che le ornavano il viso paffutello e occhi azzurri color ghiaccio. Ogni volta che Gustav li guardava sentiva una pace interiore fuori dal comune; era come guardare il mare e ogni pensiero negativo si dileguava sprofondando nell'abisso più oscuro.
La sua batteria e la sua nipotina erano le due cose che lo facevano stare veramente bene e lo aiutavano ad essere forte ogni giorno che passava.
"Dov'è papà?" chiese Gustav poggiando la piccola a terra.
"Pepara pappa!" rispose la bambina che corse in cucina urlando felice "zio Gus è tonnato, zio Gus è tonnato!"
Il biondo sorrise e la seguì trovando il fratello maggiore che trafficava ai fornelli.
"Peter?" esclamò annusando l'aria "ma che cos'è questo odore?"
"Gustav, sei tornato! sì... ecco... ho fatto bruciare la cena!"
Il ragazzo si passò una mano tra i capelli biondi, come quelli del fratello e della figlia, e sorrise un po' imbarazzato "sono proprio una frana!" esclamò sedendosi a tavola.
"No, papà fana!" pronunciò Toni dandogli un colpetto sulla spalla.
Peter e Gustav sorrisero.
Toni aveva appena compiuto quattro anni e già da un anno aveva iniziato a parlare pronunciando frasi di senso compiuto.
Peter, il fratello maggiore di Gustav, aveva ventisei anni e all'età di ventitre la sua fidanzata lo aveva abbandonato per fuggire con la sua collega di lavoro pochi giorni prima del matrimonio, lasciandolo solo con la loro bambina di appena un anno.
Era stato un duro colpo per la famiglia, a cui due anni più tardi era seguito l'incidente stradale che aveva provocato la morte dei loro genitori, Shila e Oscar Shäfer.
"Me ne sarei occupato io, se non fossi arrivato in ritardo, mi dispiace, Peter..." Gustav si diresse verso la cucina, buttò le tre bistecche carbonizzate nel cestino dell'umido e tirò fuori dal frigorifero altre tre bistecche e un po' d'insalata fresca.
"Sono un pessimo fratello maggiore, vero?" esclamò Peter chinando il capo afflitto. Toni scese dalla sedia e tese le manine in avanti per reclamare un abbraccio dal padre.
Peter la prese in braccio, rifugiando il viso tra i boccoli dorati.
"Non è vero, come al solito drammatizzi ogni cosa. Stai facendo un ottimo lavoro con me e con Toni." pronunciò Gustav per consolarlo.
"Non so neppure preparare la cena! tu dovresti pensare a studiare e non riparare ai miei errori!" ribatté il fratello.
"Per una volta che bruci la cena?"
"Una volta? Vogliamo parlare del bucato, di andare a prendere Toni all'asilo? Non ho neppure la forza di alzarmi dal letto la mattina, come posso fare a mandare avanti la famiglia ridotto in questo stato?"
"Oggi sei andato tu a prenderla all'asilo o sbaglio?"
"E' stata la nostra vicina ad offrirsi di andarla a prendere! A lavoro non riuscivo neppure a concentrarmi!"
"Non 'itigate!" Toni circondò le spalle del padre e Peter la strinse forte a sé.
"Non stiamo litigando, amore" pronunciò Gustav rigirando la cena sul fornello, guardando Toni con un sorriso per tranquillizzarla.
"Peter, sta andando tutto bene." sbottò dopo qualche minuto al fratello porgendogli la cena pronta. Peter, come Toni e Gustav, aveva folti capelli biondi raccolti in una coda e il viso pallido e magro portava un'espressione triste che aveva preso il posto alla consueta allegria che lo aveva da sempre caratterizzato.
Posò la figlia accanto a lui e cominciò a tagliarle la bistecchina in piccoli pezzi.
"Sei sicuro?" domandò mentre la imboccava "insomma, tu stai bene? Sei felice, Gustav?" il suo tono di voce era molto cupo e il fratello minore capì immediatamente che stava cercando di sembrare duro e impassibile, quando dentro di lui si sentiva estremamente debole e vulnerabile.
"Sì!" confermò il biondo con decisione. Dopo la morte dei suoi genitori suo fratello venticinquenne si era preso la responsabilità di mantenerlo assieme alla figlia piccolina. Era il momento che anche Gustav facesse qualcosa per lui, per ricambiarlo di tutto ciò che aveva fatto in quei cinque mesi.
"Insomma abbiamo i soldi per andare avanti e io e Toni siamo in salute, no?" sorrise al fratello cercando di incoraggiarlo. Era ormai abituato ai piccoli momenti di crisi che colpivano suo fratello nei momenti più improbabili.
"Già. Mamma e papà ci hanno lasciato troppo presto." esclamò Peter facendo giocare la piccola con la forchetta prima di portarle il boccone in bocca.
"Sta andando tutto bene, Peter e andrà sempre meglio!" Gustav circondò il collo del fratello maggiore e lo sentì tirare su col naso mentre picchiettava una mano sulla spalla del fratello minore.
Non credeva neppure lui alle parole che aveva appena pronunciato, ma in cuor suo sapeva che era l'unico modo per non toccare il fondo e non perdere l'unico pilastro che reggeva in piedi quella famiglia ormai distrutta.
"Allora!" esclamò dopo un po' il più grande mentre Toni afferrava la forchetta dalla mano del padre e si imboccava da sola.
"Come è andata dai tuoi amici?" domandò con un sorriso voltandosi verso Gustav. Aveva gli occhi lucidi, ma riuscì a mantenere un comportamento degno di una persona matura.
"Bene. Bill e Tom sono davvero due ragazzi molto strani."
"Hai detto che sono gemelli, giusto?"
"Sì e si vede proprio!" gli scappò un sorriso a quelle parole ricordandosi il pomeriggio appena trascorso, tra litigate e discorsi che avevano fatto in due a una sola voce.
"E Georg? Come sta oggi?" domandò di nuovo il fratello maggiore.
"Bene. E' stata una giornata un po' pesante per lui." rispose Gustav voltando il capo per mangiare.
"Aspetta! Che cos'hai al labbro?" Peter lo aveva guardato con attenzione e solo in quel momento aveva notato la ferita sul labbro che Andrews gli aveva provocato per incitare Georg a confessare ciò che aveva fatto, con ottimi risultati oltretutto.
"Non ti agitare, non è successo nulla di grave. Te lo ricordi Tom Andrews?"
"Gustav, che cosa gli hai fatto? Quel ragazzo non mi piace e lo sai!" Peter sembrò allarmato e si sporse verso di lui togliendogli il cerotto e osservando con attenzione la ferita ormai visibile.
"Io niente." rispose Gustav calmo "Lui voleva che Georg confessasse..."
"E se l'ha presa con te? Che razza di vigliacco! Che diavolo vuole da lui?" il fratello maggiore lo abbracciò forte e le lacrime che Gustav aveva intravisto nei suoi occhi poco prima ricaddero sulle guancie inumidendo il suo collo.
"Peter..." pronunciò Gustav, mentre Toni guardava lo zio preoccupata.
"Gustav, ti prego sta' attento! Ho paura che quello che mi hai raccontato sul tuo amico Bill possa succedere anche a te... ci sono un sacco di ragazzi stupidi in giro... ti prego... sta' attento! Non posso perdere anche te, mi hai capito? Non sopravvivrei... tu e Toni siete l'unica forza che mi fa andare avanti..."
"Papà!" Toni scoppiò a piangere, mentre Gustav cercava di trattenere le lacrime. Non poteva cedere! Era lui ora che doveva mantenere la famiglia. Suo fratello era emotivamente instabile, sua nipote aveva solo quattro anni e lui, quindicenne, doveva portare sulle spalle il peso di quel malessere. Un solo pensiero lo consolava: con il passare tempo quel peso si avrebbe alleggerito e inoltre aveva Georg al suo fianco.
"Georg mi protegge, lo sai" rise Gustav a quel pensiero e il fratello sciolse l'abbraccio per guardarlo negli occhi.
"Sono felice che quel ragazzo ti abbia incontrato. Vi state aiutando a vicenda." sorrise Peter e Toni, che aveva ascoltato i due fratelli, sorrise felice che il suo papà avesse smesso di piangere .
"Quando Toni può vedere ancoa Ghiog e Nico?" la piccola guardò lo zio con due occhi dolci.
"Presto!" le rispose Gustav e prese a farle il solletico sotto le ascelle.
La bambina rise di gusto e si rifugiò tra le braccia del padre, mentre questi le baciava dolcemente il capo.
"E pensare che all'inizio tu e Georg vi odiavate!" rise Peter e Gustav lo imitò.
Non appena ebbero terminato la cena, Gustav salì in camera sua e si buttò a letto esausto senza neanche togliersi i vestiti. Quella giornata era sembrata durare un'eternità e finalmente stava finendo. Non poté fare a meno di pensare a Georg, solo nella sua stanza che come lui contemplava il soffitto in silenzio.
Dopo la chiacchierata con suo fratello, Gustav ripensò a quanto fosse difficile continuare a vivere dopo quello che gli era successo e proprio come Nicole per Georg, Toni era stata il suo unico punto di riferimento, assieme alla musica, per continuare a svegliarsi ogni mattina, aspettando il giorno in cui tutto sarebbe tornato alla normalità.
Sdraiato e cullato da questi pensieri, si addormentò ripensando al suo primo incontro con Georg Listing.

***



Gustav Shafer si portò le mani in volto sconsolato, mentre sua nipote gridava frasi senza senso ad ogni ragazzo che usciva da scuola, facendo loro facce buffe e sedendosi sui gradini davanti all'edificio mentre scoppiava in una buffa risata.
"Toni, per favore!" esclamò Gustav esasperato mentre afferrava le mani della bambina e la trascinava lontano dalla porta d'ingresso.
"Toni sta aspettando papà!" esclamò la piccola e Gustav la prese in braccio mentre la nipote si divincolava per scendere.
"Papà è andato a parlare con i miei professori, uscirà a momenti, dai fai la brava e non farmi arrabbiare!"
"Zio..." la bambina lo guardò negli occhi azzurri e serrò i pugnetti mentre gli circondava il collo.
"Cosa c'è, amore?" pronunciò il moro più tranquillo e abbassando la voce, diversamente da come aveva fatto qualche secondo prima.
"Toni ha fame!"
"Fai come ti dice lo zio e vedrai che appena arrivi a casa avrai tante cose da mangiare.."
Gustav sorrise e la piccola lo guardò con due occhi lucidi, segno che aveva compreso fin troppo bene le sue parole. Appoggiò la testa sulla spalla del biondo e prese ad accarezzargli il braccio dolcemente, come faceva sempre quando era in procinto di addormentarsi. In qualche modo quel gesto la rilassava e per un po' la faceva stare calma così che Gustav poteva finalmente riposare le sue stanche orecchie.
La piccola aveva da poco compiuto tre anni e già parlava come una bambina di cinque anni. Aveva un piccolo problema che consisteva nel riferirsi a sé stessa in terza persona, difetto che era stato causato da un piccolo incidente che aveva avuto luogo tre mesi prima e che l'aveva profondamente spaventata. Era caduta da uno dei giochi del parco e aveva preso un brutto colpo alla testa.
Anche la famiglia, i genitori di Gustav e Peter, si erano spaventati e in quei mesi in cui la piccola si era ripresa era stata costantemente in ansia.
Il cellulare di Gustav squillò e il biondo lo afferrò per rispondere mentre la piccola si era addormentata sulla sua spalla.
"Pronto?"
"Tesoro!" la signora Shäfer rispose dall'altro capo del telefono con un gridolino allegro e Gustav non poté far altro che sorridere.
"Mamma, perché mi hai chiamato?"
"Per dirti di sbrigarvi! Toni deve mangiare!"
"Peter è ancora dentro non posso andarmene senza di lui. E comunque Toni si è appena addormentata!" Gustav rise e la madre sospirò afflitta.
"Benedetta bambina! Bè allora vi aspetto entro venti minuti non di più! Ciao amore!" così dicendo la madre riattaccò e Gustav rimise in tasca il telefono, mentre Toni continuava a dormire beata tra le sue braccia. Dato che il peso della bambina aveva cominciato a gravare, il biondo aveva deciso di sedersi sui gradini della scuola per aspettare il fratello e fu quasi tentato di chiamare Peter per intimarlo a sbrigarsi.
Era seduto da pochi minuti quando alle sue spalle qualcuno si schiarì la voce e il biondo si voltò spaventato.
"Potrei passare?" pronunciò una voce maschile cupa e scocciata. Il ragazzo di fronte a lui portava lunghi capelli mori raccolti in una coda e aveva gli occhi verde smeraldo che risaltavano prima di qualsiasi altra caratteristica appartenente al suo viso.
"Oh... ehm... scusa..." Gustav si alzò allarmato e il moro scese le scale senza neppure guardarlo in volto.
"Non dovresti sederti proprio davanti all'uscita!" esclamò prima di andare avanti per la sua strada.
"Io... sì hai ragione, ma la bambina era pensante e non ho pensato che... potesse uscire qualcuno a quest'ora."
Il moro si bloccò e guardò l'orologio, poi si voltò finalmente verso Gustav e lo guardò in faccia per la prima volta, notando solo in quel momento la bambina bionda che dormiva tra le sue braccia.
"Bè... sto uscendo prima perché non sto bene..." si giustificò cambiando velocemente argomento "sorellina?" esclamò con un impercettibile sorriso.
"No, veramente è mia nipote."
Il ragazzo sorrise di nuovo e dopo pochi secondi tornò serio.
"Bè... buona giornata!" si incamminò verso la strada desideroso di allontanarsi al più presto.
"Aspetta... come, come ti chiami?" sbottò Gustav improvvisamente. Come ti chiami? Per quale assurdo motivo aveva chiesto il suo nome?
"Mi chiamo Georg." pronunciò il moro e si allontanò furtivo senza neppure mostrare lo stesso interesse di Gustav e sapere il suo nome.
"Strano ragazzo..." pronunciò Gustav ad alta voce "magari stava davvero male..."
In quello stesso istante Peter stava scendendo i gradini dirigendosi verso di lui a passo felpato. Sembrava arrabbiato, mentre prendeva tra le braccia la figlia e la adagiava sulla sua spalla, decisamente più comoda di quella di Gustav.
"Dorme?" domandò mentre Toni, accoccolata finalmente tra le braccia paterne, sorrise nel sonno e strinse più forte la manina al braccio di Peter.
Aprì un pochino gli occhi, guardò Gustav, sussurrò una frase senza senso e li richiuse stancamente, come se avesse camminato per ore e fosse finalmente sdraiata nel suo lettino comodo.
Gustav annuì e Peter continuò "Ho parlato con i professori! Gli ho detto che hai un po' di problemi d'integrazione e ho chiesto gentilmente se era possibile metterti in una classe tranquilla. Sai che cosa mi hanno risposto?" domandò infuriato.
Toni riaprì di nuovo gli occhi richiudendoli quasi immediatamente.
"Pater, abbassa la voce, è stanca!"
"Bè..." continuò Peter ascoltando il consiglio del fratello "non esiste solo suo figlio, ci sono altri studenti che hanno problemi ben peggiori!" imitò una voce stridula e Gustav non riuscì a soffocare una risata.
Sapeva benissimo quello che aveva innervosito a tal punto il ragazzo. Conosceva fin troppo bene quel bambino del suo fratello maggiore.
"Insomma..." continuò Peter ad alta voce "sembro così tanto vecchio? Ho 25 anni non si vede? Posso mai avere un figlio di 14 anni? Adesso torno là e gli faccio vedere mia figlia!"
Fece per risalire le scale quando Gustav lo afferrò per un braccio.
"Non fare l'idiota!" rise e Peter tornò indietro trascinato dal fratello. Toni aprì gli occhietti piccoli piccoli e se li strofinò infastidita "Toni dommiva!" sbottò con la vocetta arrabbiata.
"Ecco l'hai svegliata!" sbottò Gustav infastidito afferrando di nuovo la piccola tra le braccia. Toni si rifugiò sulla spalla dello zio e tornò a dormire non prima di aver lanciato un avvertimento rivolto verso il padre "NON VE'IATE TONI!"
"Dai andiamo a casa. Mamma mi ha chiamato..." constatò Gustav dopo una breve risata.
"Oddio povero Gustav! Certo che non ti lasciano neanche un po' di libertà!"
Il biondo gli rivolse uno sguardo torvo mentre si dirigeva alla macchina parcheggiata lì vicino.
"Dai, lo sai come sono mamma e papà! E poi ho 14 anni, non ne ho mica 18! A te non ti hanno fatto uscire fino a quando sei diventato maggiorenne!"
"Sei troppo casalingo, fratellino!"
Arrivati alla macchina Gustav mise Toni nel seggiolino del sedile posteriore e si sedette al posto davanti mentre Peter si metteva alla guida.
"A proposito, mamma ha preparato da mangiare per Toni, quindi dovrete restare da noi."
"Lo vedi? Mamma non dà libertà neanche a me che ho 25 anni!"
"Stupido!" rise Gustav, mentre il fratello metteva in moto "lo fa per vedere Toni... la vediamo così poco!"
Una volta tornati a casa Gustav aveva pranzato e aveva passato una piacevole giornata con suo fratello e la sua nipotina e non appena Peter fu tornato a casa, Gustav andò a dormire e passò una notte tremendamente agitata. Il giorno dopo sarebbe stato il suo primo giorno di superiori nella nuova scuola, cosa che lo traumatizzava parecchio.
Come avrebbe reagito? Avrebbe trovato dei buoni compagni di classe?
Nonostante Peter fosse andato a parlare con i professori che avrebbero contribuito alla sua istruzione scolastica, non gli aveva garantito la certezza assoluta di una classe collaborativa e di amici buoni e gentili.
Nulla avrebbe potuto dargli una certezza simile.
Odiava dover fare quei pensieri a quell'ora. Mentre tutti si assopivano e dormivano, per Gustav la notte era il momento in cui i pensieri più tetri e opprimenti, che lo avevano lasciato libero per tutto il giorno, si risvegliavano in lui e non lo lasciavano dormire, mentre un senso di inquietudine si impadroniva del suo corpo.
Andrà bene... Si ripeté nella testa e così dicendo, una buona mezz'ora dopo, cadde addormentato.

"Ragazzi, fate silenzio! Questo ragazzo si chiama Gustav Shäfer!" esclamò, o per meglio dire urlò, la professoressa accanto al ragazzo biondo in piedi vicino alla lavagna.
Gustav si guardò intorno ansioso.
Questa sarebbe una classe tranquilla? si domandò confuso mentre passava in rassegna i volti che aveva davanti.
L'intero gruppo di ragazzi sembrava interessato a tutto tranne a ciò che stava dicendo la professoressa.
Un ragazzo con talmente tanti piercing da poter essere attirato letteralmente da una calamita; una ragazza svogliata che si dipingeva le unghie con la scolorina; un ragazzo moro che lo osservava per un attimo e poi ritornava a capo chino sul banco.
Un momento... pensò Gustav guardandolo attentamente, mentre la professoressa continuava a parlare presentandolo alla classe.
E' lui! pensò il ragazzo di ieri, come diavolo si chiamava? Corrugò la fronte per ricordare il suo nome, che aveva sentito pronunciare una sola volta il giorno prima.
"Vuoi dire qualcosa, Shäfer?" domandò la professoressa distraendo Gustav dai suoi pensieri. Il biondo voltò lo sguardo terrorizzato verso di lei, come se gli avesse appena detto che avrebbe dovuto sfilare nudo di fronte alla classe.
"C-Cosa?" domandò "M-Mi chiamo Gustav... H-Ho 14 anni e v-vivo c-con..."
"Gustav, caro..." lo interruppe la donna con dolcezza "vai pure a posto, non fa nulla." gli rivolse un largo sorriso e il biondo si tranquillizzò dirigendosi verso l'unico posto vuoto proprio accanto al ragazzo moro di cui non ricordava il nome.
Stava ancora rimuginando su come si chiamasse quando si sedette e si sistemò sul banco.
"Georg!" sussurrò, finalmente se lo era ricordato!
"Cosa vuoi?" sbottò il ragazzo e Gustav lo guardò imbronciato.
"Scusa... non riuscivo a ricordare il tuo nome..." rispose.
"Come conosci il mio nome?" domandò Georg arrabbiato.
"Ci siamo incontrati ieri, all'uscita da scuola, non ricordi?"
"Il tizio dei gradini, giusto? Ecco perché avevi una faccia così familiare. Come sta la bambina?"
"Bene..." rispose Gustav sorridendo. Come sempre quando si parlava di sua nipote.
"Come si chiama?" domandò ancora il moro. Aveva cambiato atteggiamento rispetto a poco prima ed ora sembrava più tranquillo. I suoi occhi verdi erano ancora spenti e privi di qualsiasi luce, proprio come li aveva visti il giorno prima.
"Toni." rispose Gustav con un filo di orgoglio nella voce.
"Carino." esclamò il moro rivoltando il capo verso la professoressa che aveva ricominciato a spiegare la lezione.
Non era male come primo giorno. Aveva iniziato la scuola con due mesi di ritardo, era il 22 ottobre per l'esattezza, ed era entrato a programma ormai inoltrato, ma nonostante tutto non sarebbe stato difficile recuperare gli argomenti perduti.
Inoltre se Georg si rivelava un buon amico, magari avrebbe potuto aiutarlo ad integrarsi.
Sorrise allettato da quella prospettiva e guardò il suo compagno di banco cercando di capire quello che stava facendo.
Era intento a scrivere su un foglio di carta e decisamente non si trattavano di appunti della lezione.
"Cosa vuoi?" sbottò scorbutico e Gustav ritirò il capo immediatamente.
"N-Niente... m-mi chiedevo se..."
"Ma tu balbetti sempre?" domandò il moro interrompendolo.
"No!" rispose Gustav un po' offeso "s-solo quando sono agitato..."
Georg chinò il capo e riprese a scrivere, come se neppure gli importasse della risposta che aveva appena ricevuto.
Gustav si guardò intorno ed improvviso si sentì di troppo vicino allo strano ragazzo dagli occhi verdi, eppure non riusciva a smettere di guardarlo.
"S-Senti posso chiederti una cosa?" domandò intimorito. Era l'unico ragazzo con cui riusciva a parlare e la cosa lo preoccupava un po'.
Non poteva trovarsi a suo agio e interessarsi di uno più simpatico e sociale?
Georg sbuffò senza preoccuparsi di non farsi notare e portò di nuovo l'attenzione dal foglio su cui scriveva al suo odioso nuovo compagno di banco. Quello vecchio per una bizzarra circostanza di eventi era finito in ospedale.
"I-Insomma... m-mi chiedevo p-perché... ci sono un sacco di foto di un ragazzo appese nelle pareti...in c-corridoio..."
Georg chinò il capo e Gustav rimase in attesa della risposta chiedendosi se il moro avesse intenzione di fornirgliene una.
"E' successo l'anno scorso. Il ragazzo delle foto si è suicidato."
La voce di Georg era stata apatica e priva di qualsiasi segno di tristezza, come se l'accaduto non avesse alcuna rilevanza dal suo punto di vista.
Gustav lo guardò stupito mentre si portò una mano in volto un po' sconvolto dalla notizia. Vide Georg torturarsi le mani ed immaginò che l'argomento non gli piaceva per niente.
"Era tuo amico?" azzardò a chiedere e Georg si voltò per guardarlo stavolta con un'espressione diversa dalle solite. I suoi occhi verdi lo scrutavano, come se stesse guardando qualcuno che non vedeva da anni.
"Come hai detto? No, non era mio amico, ok? E non credo che questi siano affari tuoi! Ti sarei grato se non mi rivolgessi più la parola, chiaro?" pronunciò in un sussurro. Ora lo guardava come se non vedesse davvero lui, ma lo spettro di qualcuno o qualcosa che non voleva assolutamente rivedere.
"Mi dispiace... non..."
La campanella suonò d'improvviso e la professoressa, che stava facendo lezione, annunciò che era la prova di evacuazione anti-incendio e raggruppò la classe svogliata intorno a lei. Georg era sparito e Gustav si era ritrovato da solo in mezzo alla classe.
Aveva forse detto qualcosa di sbagliato?
"Forza, Shäfer, vieni!" esclamò la professoressa e Gustav uscì dall'aula per raggiungere i compagni.
Per tutto il giorno, dopo l'evacuazione, Georg non gli aveva rivolto la parola e Gustav si era limitato a seguire le successiva ore di lezione in silenzio e senza parlare con alcuno dei suoi compagni. Sembrava, infatti, che nessuno si curasse particolarmente del suo arrivo e, a parte Georg, nessuno si era azzardato a rivolgergli la parola.
"Come è andata a scuola, tesoro?" esclamò la signora Shäfer una volta che il figlio fu tornato a casa, mentre il biondo si accasciava sul divano affranto.
"Bene..." rispose senza neanche guardare la madre negli occhi. Preferiva non rivelarle gli episodi noiosi di quella giornata e neppure l'allegro incontro con il suo nuovo e deprimente compagno di banco.
"Hai fatto amicizia con qualcuno?" tentò la donna consapevole che la risposta del biondo sarebbe stata negativa.
Ma come faceva a metterlo sempre nella situazione di rivelargli tutto?
"Sì!"
A quella risposta la signora Shäfer turò un urlo di gioia mischiata a sorpresa e si diresse verso il figlio lasciando perdere la cucina che stava pulendo.
"Oh finalmente dopo quella brutta scuola in cui ti avevamo mandato l'altro mese hai trovato un amico!" esclamò felice.
"Frena, mamma, non è che mi stia molto simpatico. Sembra uno a cui non frega niente di nessuno se non di sé stesso."
Gli erano bastati quei pochi minuti di conversazione per capire quel fondamentale dettaglio.
Non sarebbe mai riuscito a diventare suo amico, né tanto meno a farselo piacere.
"Andiamo, tesoro, è già un inizio. Tuo fratello sarà felice di saperlo. Perché non lo chiami?" esclamò la donna ancora esaltata come se non avesse neppure ascoltato le parole del figlio.
"No, mamma, non mi va, sono stanco! Questa giornata è stata fin troppo lunga per quanto mi riguarda, vado a dormire un po', ci vediamo dopo."
Così dicendo il moro salì le scale che conducevano a camera sua e si sdraiò cadendo addormentato in pochi minuti. Era davvero stanco e gli avvenimenti di quella giornata lo avevano stravolto.
Prima di addormentarsi ripensò di nuovo a Georg e corrugò la fronte, un po' offeso per le parole che il ragazzo gli aveva detto in classe.

---



Era una fredda giornata di novembre, quando Gustav Shäfer, strofinandosi le mani per riscaldarle, camminava da solo a passo svelto. Suo fratello Peter lo aveva chiamato, appena tornato da scuola, per chiedergli di passare a prendere sua figlia all'asilo e il biondo, non poco irritato, era stato obbligato dalla madre che aveva rifiutato la proposta di andare al posto suo dicendo che aveva troppi mestieri da sbrigare.
Così si era ritrovato a camminare da solo verso l'asilo, mentre imprecava contro il freddo, ma soprattutto contro il fratello maggiore.
Voltò l'angolo e trovò l'edificio e, accelerando il passo, varcò i cancelli ed entrò godendo la sensazione calorosa di un ambiente al chiuso.
Sentì una bellissima sensazione di calore prendere il posto al freddo e si diresse verso la sala dove molti bambini aspettavano i propri genitori.
Aguzzò gli occhi e cercò tra la piccola folla la testa bionda e riccioluta della sua nipotina.
Eccola!
Si diresse verso di lei chiamandola per nome e aprendo le braccia per accoglierla in un caloroso abbraccio.
"Zio Guttaf!" la bambina si alzò da terra, dove stava giocando con la sua amichetta, e si diresse verso di lui abbracciandolo forte stampandogli un enorme bacio sulla guancia.
"Veni! Veni!" esclamò mentre lo prendeva per mano trascinandolo tra i bambini e Gustav non poté far altro che seguirla in mezzo alla piccola folla, nonostante sentisse il forte desiderio di tornare a casa il prima possibile.
"Quetta è Nicol! Lui è lo zio Guttaf di Toni!" esclamò la bambina e la piccola Nicole si alzò per dare la mano al nuovo conoscente.
"Piacere!" esclamò con un sorriso a 32 denti "sei parecchio giovane!"
Gustav strabuzzò gli occhi e cercò di mollare la presa con la bambina, ma questa non ne voleva sapere di lasciargliela andare.
"Bè sì..."
"Vai a scuola? In che classe sei? conosci...?"
"Ehi, ehi, una domanda alla volta!" la interruppe Gustav cercando ancora, stavolta riuscendoci, di staccare quella piccola manina dalla sua.
"Quanti anni hai?" sbottò di nuovo la piccola e Gustav non ne poté già più delle sue domande.
"Quattordici!"
"Ah." Nicole chinò il capo e tornò a giocare con le costruzioni mentre Toni reclamava un altro abbraccio dalla zio.
"Andiamo, Toni, dov'è la tua maestra?"
"Di là!" rispose la piccola e una volta vista la ragazza che si occupava di tenere i bambini, che parlava con alcune mamme, decise di andare verso di lei e aspettare che finisse di parlare per avvisarla che era arrivato per prendere Toni.
All'improvviso sentì una voce provenire alle sue spalle e si voltò sorpreso.
"Nicole!"
Conosceva bene quella voce.
Come si aspettava il ragazzo moro con gli occhi verdi della sua classe che rispondeva all'odioso nome di Georg Hagen Moritz Listing si stava dirigendo verso di lui.
"Georg!" esclamò il biondo con un tono di voce che si riserva a una persona che si saluta giusto per buona educazione.
Il moro lo raggiunse e lo guardò storto.
"Tu che ci fai qui?" esclamarono in coro.
I rapporti con lui erano peggiorati in quell'ultimo mese e questo spiegava lo sguardo poco amorevole e il discreto entusiasmo che si erano scambiati in quel casuale quanto gradito incontro.
"Mia sorella!"
"Mia nipote!"
Avevano esclamato nello stesso momento posando lo sguardo sulle due bambine ai loro piedi. Toni era scesa dalle braccia dello zio non appena questo si era distratto per parlare con Georg. Ne aveva approfittato per continuare a giocare con la sua amichetta.
Gustav e Georg si ignorarono e afferrarono ognuno la propria bambina, separandole, e senza volerlo i loro occhi si incrociarono scambiandosi feroci sguardi.
"Zio Guttaf!" esclamò Toni, mentre si divincolava per scendere dalle braccia di Georg.
Dalle braccia di Georg?
Gustav guardò la bambina che aveva in braccio, più pesante del solito, e notò che non era affatto sua nipote.
La piccola aveva gli occhi più scuri di quelli del fratello e lo guardava con un'espressione indecifrabile mentre la metteva giù intimorito e riprese la sua Toni dalle braccia di Georg.
Nicole corse ad afferrare la mano del fratello.
"Scusa..." esclamarono di nuovo insieme.
"Hai finito di parlare assieme a me?" sbottò Georg spazientito.
"Sei tu che hai cominciato!" rispose Gustav.
"Bè, mi hai stancato quindi finiscila!"
"Ma cosa vuoi da me?"
"Niente!"
"Bene!"
"Bene!"
I due ragazzi si voltarono all'unisono mentre le due bambine si osservavano ridendo. La maestra arrivò proprio in quel momento, salutò le due bambine e i due ragazzi e poi diede loro il permesso di andare.
Si diressero insieme verso l'uscita senza guardarsi mentre Toni, scese dalle braccia dello zio, continuava a parlare felice con Nicole.
"Hanno fatto amicizia." sbottò Gustav sorridendo.
"Wow!" fece Georg in risposta.
Gustav era spazientito. Non riusciva a capire perché nel giro di un mese Georg Listing lo avesse preso in antipatia!
Non che lo interessasse dato che la cosa era reciproca.

---



"Di nuovo? Ma insomma non puoi andare a prendere te tua figlia all'asilo?"
Gustav Shäfer stava in piedi in mezzo al salotto mentre sbraitava apparentemente da solo verso il nulla.
"Peter, dannazione, io devo studiare!"
"Ma sono solo cinque minuti, per favore. Io faccio orario continuato questa settimana e non posso andare a prenderla. Mamma non può?"
"Come al solito delegherà a me! Dice che ha da fare..."
"Ti prego, Gustav, mi pagano di più!"
"Ok, ok!" il biondo sbuffò scocciato, esclamò un "mi devi un favore!" e riattaccò mentre il fratello lo ringraziava dimostrandogli tutto il suo affetto.
"Al diavolo!" esclamò Gustav buttando il cellulare sul divano con foga. Il pensiero di incontrare Georg Listing all'asilo, che si recava lì tutti i giorni per andare a prendere la sua sorellina Nicole, lo seccava profondamente.
Avrebbe potuto evitarlo, ma ormai Nicole e Toni erano diventate inseparabili e la sorella di Georg era già venuta a casa loro due volte.
"Mamma, vado a prendere Toni all'asilo!" sbottò e una volta messo il cappotto, uscì di casa voltando l'angolo e prendendo la strada principale.
Forse c'era un modo per evitare di incontrare il moro. Se avesse preso una delle strade secondarie che portavano all'asilo in più tempo di quella principale, sarebbe arrivato in ritardo e così non avrebbe incontrato Georg che era sempre puntuale per andare a prendere la sorellina. In effetti aveva notato che era puntuale in ogni cosa, anche nelle lezioni, nonostante non fosse un ragazzo studioso. Anzi esattamente l'opposto.
Decise quindi di fare il giro più lungo, speranzoso che il suo piano funzionasse.

Georg Listing camminava tranquillo per la strada mentre, guardando l'orologio, constatò che era parecchio in ritardo per andare a prendere la sorellina all'asilo. La cosa non gli dispiaceva particolarmente e non affrettò il passo pensando (e sperando) che Gustav Shäfer, il suo odioso compagno di classe, fosse già andato a prendere suo nipote che sfortunatamente era diventata la migliore amica di Nicole.
Cosa aveva mai quel ragazzo di così odioso?
Se lo domandava spesso, ma la sua risposta era sempre la stessa: niente.
Forse la sua antipatia era dovuta dal fatto che gli aveva rivolto la parola, quando nessuno da circa un anno lo faceva più. Dopo la morte di Alex, anche se gli alunni non sapevano la verità, ma conoscevano la falsa storia del suicidio, avevano cominciato ad isolarlo e criticarlo considerandolo responsabile di aver indotto lo spagnolo al suicidio.
Se solo sapessero la verità... pensò.
Ti odierebbero di più! rispose una vocina nella sua testa.
Accelerò il ritmo dei suoi passi, come se quel ricordo potesse essere scacciato più facilmente e lottò contro il suo cervello per pensare a qualcosa di più felice.
Varcò la soglia dell'edificio e notò che era anche fin troppo in ritardo. Non c'era nessuno se non due bambine che giocavano e aspettavano l'arrivo dei parenti con la maestra.
"Ciao fratellone!" esclamò Nicole correndo verso il fratello che la prese in braccio e la baciò sulla guancia.
Sì, decisamente sua sorella aveva il potere di farlo guarire da ogni pensiero negativo e da ogni momento che lo rendeva triste, restituendogli il sorriso.
"Grazie, Amy!" esclamò rivolto alla maestra che gli sorrise salutando Nicole con un bacio e tornando dalla bambina che aveva lasciato sola per andare incontro a Georg.
"Ciao Toni!" esclamò Nicole d'improvviso e Georg si voltò verso la piccola Toni che salutava l'amichetta mentre due grossi lacrimoni le solcavano il viso.
Georg cercò di non dargli molta importanza e fece per allontanarsi e uscire dall'edificio, quando sentì improvvisamente una strana sensazione allo stomaco.
Sentiva... come un senso di colpa.
Non è possibile...
Si voltò di nuovo e posò Nicole a terra dirigendosi verso Amy "Non è venuto nessuno?" esclamò indicando la bambina che piangeva.
"No" rispose la ragazza "probabilmente il suo papà è in ritardo."
Nicole le afferrava la manina per consolarla "tranquilla, adesso arriva il tuo papà!" le esclamò dandole un bacio sulla guancia.
Georg guardò le due bambine e si inginocchiò per portare il viso all'altezza di quello della piccola.
"Si sono dimenticati di veni'e a pende'e Toni?" domandò la bambina non appena Georg le aveva rivolto la sua più completa attenzione.
Il moro non riuscì a rispondere e alzò lo sguardo verso Amy.
"Ci penso io" esclamò "aspetto qui fuori, non la porto via." il moro sorrise e Toni posò i suoi occhi su quelli verdi di Georg. Erano azzurri come il ghiaccio, così chiari e resi lucidi dalle lacrime, che il moro pensò che fossero la cosa più bella che avesse mai visto.
Georg le sorrise, alzandosi in piedi e afferrando le due bambine per le mani.
"Sono sicuro che lo zio arriverà presto, ti va di restare con me e Nicole?" sussurrò alla piccola in riposta alla domanda che gli aveva posto poco prima.
Toni abbassò il capo per valutare l'idea "Shi" esclamò e Georg sorrise. Provò una tenerezza infinita resistendo al desiderio di abbracciarla.
Salutò Amy e si diresse all'uscita, dove Nicole e Toni presero a giocare mentre lui si sedeva a una panchina vicino a loro.
Osservava le due amichette con un sorriso sul volto, il primo dopo mesi, e si perse tra i suoi pensieri, ripensando alla domanda che il suo psicologo gli aveva posto una volta: da quanto tempo non ridi?
Da troppo tempo...
"Zio Guttaf è in classe tua?" domandò improvvisamente una vocina accanto a lui, mentre una manina delicata gli afferrava la mano.
Il moro si risvegliò dal suo ricordo e guardò il volto di Toni che gli aveva appana rivolto la parola. Di nuovo quei penetranti occhi azzurri.
"Sì!" rispose secco. Si sentì improvvisamente a disagio.
"E' simpatico, ve'o? Toni 'li vuoe motto bene. Toni vorrebbe vivere sempre con lui! Voi andata daccoddo, ve'o?"
"Il moro chinò il capo un po’ imbarazzato. Come poteva dire ad una bambina di tre anni che suo zio, che amava tanto, era un rompiscatole e antipatico?
Semplicemente non poteva.
"Sì, andiamo d'accordo." sorrise e la bambina batté le mani contenta. "Toni è felice!" esclamò e tese le mani per reclamare un abbraccio.
Georg la prese imbarazzato e in quello stesso momento un ragazzo biondo passò velocemente davanti a loro, senza neppure accorgersi della loro presenza.
Toni guardò Georg e scoppiò a ridere mentre il moro sorrideva.
"Ehi, siamo qui, tonto!"
Gustav si voltò allarmato a quelle parole. Aveva un grosso livido sul collo e tornò verso Toni che era scesa dalle braccia di Georg per corrergli incontro.
Gustav si inginocchiò e accolse la nipotina tra le braccia, iniziando a piangere dal sollievo.
"C-Che cosa succede?" esclamò Georg preoccupato alzandosi dalla panchina e dirigendosi verso di lui.
Il biondo lo guardò negli occhi e si alzò da terra prendendo Toni tra le braccia.
"N-Nulla... è tutto... a posto... g-grazie..." fece per andarsene, ma Georg lo bloccò afferrandolo per un braccio. Notò altri lividi e un rivolo di sangue all'altezza del polso.
"Che diavolo hai fatto al polso?" sbottò allarmato strattonandogli il braccio e Toni scoppiò a piangere spaventata, mentre Gustav la poggiava a terra e cercava di calmarla.
"Va tutto bene, amore, non preoccuparti..." le sussurrò lo zio.
"Chi è stato?" sbottò Georg innervosito.
"Nessuno! Sono caduto, ok?"
"Lo so che non è vero! Dimmi chi è stato!" stavolta il moro alzò la voce e urlò più forte che poté per far arrivare le sue parole al ragazzo che aveva di fronte.
"Che cazzo te ne frega?" sbottò Gustav "non fai che ignorarmi ogni giorno, quando mi incontri nei corridoi mi volti la faccia. Che cazzo te ne frega di chi..."
"ME NE FREGA PERCHé è SBAGLIATO!" urlò Georg e Gustav si zittì mentre Toni e Nicole si prendevano per mano spaventate.
"Fratellone, non urlare..." sussurrò Nicole terrorizzata e Georg si risedette sulla panchina.
Aveva perso il controllo di nuovo. Aveva alzato la voce, ricordato quel maledetto giorno. Aveva visto Alex nitidamente di fronte a sé che gli sorrideva beffardo.
Si prese la testa tra le mani.
Stava piangendo, teneva il coltello in mano e lo stava...
"Tom Andrews!" esclamò Gustav improvvisamente riportando la mente di Georg alla realtà, lontano da quel 22 ottobre che aveva cambiato radicalmente la sua vita.
"Tom...?" articolò il moro e Gustav annuì sedendosi accanto a lui. Gli tese il braccio e con l'altro contornò le spalle della nipote.
"Puoi fare qualcosa? Mi fa molto male e non posso presentarmi a casa conciato così." esclamò mentre le ultime lacrime si facevano strada sulle guancie.
"Dovresti venire a casa mia..." esclamò "ho l'occorrente a casa. Mi capitano spesso queste cose."
"P-Perché?"
"Io... senti non chiedere e avvisa i tuoi che vieni a casa mia."
"Ja, ja, zio andiamo da Nico? Andiamo da Nico?" esclamò Toni prendendo la mano dell'amichetta.
Gustav mandò velocemente un messaggio a suo fratello e ai suoi genitori e prese a seguire il moro verso casa.
Toni e Nicole continuavano a ridere, mentre Gustav teneva il braccio destro nella mano sinistra.
"P-Posso chiederti se i-insomma.. s-se hai qualcosa c-che non v-va..."
"Sei nervoso?" sbottò Georg e il biondo chinò il capo imbarazzato.
"Bè..." continuò il moro "non sto molto bene in questo periodo."
Deglutì. Come immaginava non riusciva neppure a parlare del suo problema.
"Sei malato?" domandò Gustav un po' preoccupato.
"Sì." confermò Georg "diciamo di sì." Nicole smise di ridere e si voltò verso il fratello, che la spronò a continuare a camminare fino a quando Toni non urlò qualcosa che riportò l'attenzione di Nicole su di lei.
"S-Sono depresso. Vedo uno psicologo almeno due volte a settimana e..."
Gustav preferì non farlo continuare a parlare e lo interruppe immediatamente.
"Mi dispiace..." esclamò "non volevo... s-s-scusa..."
"Non importa, è forse per questo motivo che sono così scontroso..."
"Non è un problema, davvero!" ripeté il biondo e gli sorrise. Georg chinò il capo in imbarazzo evitando di guardarlo in volto. Era la prima volta che ne parlava con qualcuno all'infuori del suo psicologo.
"T-Ti è successo qualcosa d-di brutto?" domandò di nuovo Gustav e Georg rialzò il capo stavolta irritato.
Il suo psicologo gli diceva sempre che non doveva avere timore di dire ad altri ciò che aveva fatto, nonostante fosse stata una cosa brutta. Lui non lo aveva mai ascoltato, pensando che erano le parole di una persona esterna che non capiva come si sentisse davvero, ma per la prima volta da mesi ascoltò il suo consiglio.
"So che può suonare orribile... però... io... ho ucciso un ragazzo l'anno scorso..." sussurrò in modo che le due bambine davanti a loro non potessero sentire.
Si stupì del modo naturale con cui aveva pronunciato quelle parole. Suonavano come se avesse appena detto di qualcosa di assolutamente normale. Forse aveva sopravvalutato la paura di tenere nascosto quel segreto e aveva avuto il bisogno improvviso di rivelarlo a quel ragazzo che conosceva da così poco tempo.
Gustav aveva una'espressione indecifrabile sul volto e non accennava a rispondere.
"Quel Tom Andrews..." sbottò Georg di fronte al suo silenzio "era mio amico..."
Il biondo parve spaventato e Georg continuò "E' stata legittima difesa, non guardarmi così."
Gustav abbassò lo sguardo spaventato dal moro e prese a guardare la nipote, che camminava mano nella mano con Nicole, di fronte a lui.
"G-Grazie!" sbottò improvvisamente non guardando il moro negli occhi "Toni ha paura a rimanere sola a lungo. Ha avuto un incidente qualche mese fa e da all'ora quando non vede arrivare me o Peter, o si sveglia durante la notte e non mi vede, ha una piccola crisi."
"Stava piangendo, ma tutto sommato stava bene, quindi non preoccuparti." il moro evitò anche lui lo sguardo del ragazzo e quasi si pentì di avergli rivelato il suo segreto.
Che diavolo mi è preso?
"Grazie." ripeté di nuovo Gustav "parla in terza persona da all'ora, la sua pedagogista dice che si riprenderà da grande."
"Capisco... bè, l'ho fatto per lei ovviamente. Anche se non sapevo che... cioè..." Georg si morse le labbra incapace di trovare una scusa plausibile.
"Certo, non avevo dubbi." rispose Gustav e tra i due calò un silenzio imbarazzante.
Appena arrivarono a casa del moro, la madre di Georg lo salutò affettuosamente, baciando sia la figlioletta che la nipote di Gustav, e li lasciò andare in stanza di Georg dopo che ebbe rivolto parecchie domande al biondo.
Gustav entrò nella stanza e la prima cosa che notò fu il basso elettrico appoggiato a un muro e i vari spartiti sparsi per il letto.
"Stavo suonando poco fa..." esclamò Georg entrando in stanza con in mano una benda e un disinfettante per medicargli il braccio.
"Suoni il basso?" domandò Gustav rendendosi della domanda stupida che aveva appena posto "io invece suono la batteria..." si affrettò ad aggiungere e Georg lo guardò con gli occhi sgranati.
"Davvero? Fantastico!" pian piano iniziava a crescere un certo interesse verso quel ragazzo.
Gustav lo guardò imbarazzato per tutto il tempo che gli medicò il braccio.
"Comunque Tom è uno stronzo" cominciò il moro dopo una breve pausa di silenzio "sfoga la sua frustrazione e il suo malessere picchiano gli altri, come ha sempre fatto. Inoltre si droga già da un anno. Ma tu come fai a conoscerlo?"
"E' il mio vicino di casa, ma spero che non lo sarà ancora per molto!" sospirò il biondo in risposta.
"Come è successo?" domandò Georg.
"Ho fatto un giro diverso per venire a prendere Toni perché... bè fatto sta che me lo sono trovato davanti. Non gli ho rivolto neppure la parola, ma lui mi ha preso e ha cominciato a menarmi... non so che gli è preso."
"Te l'ho detto si droga. Probabilmente era in astinenza!"
Il moro chinò il capo cercando di pensare al modo migliore per fargliela pagare. Non lo vedeva da quando lo avevano bocciato e di certo non aveva intenzione di parlare con lui, ma aveva sentito un'improvvisa rabbia quando Gustav gli aveva rivelato che era lui il responsabile delle sue ferite.
"Grazie" esclamò Gustav non appena Georg ebbe finito ritraendo il braccio e lo guardò mentre questi cercava di non sorridere e di non guardarlo in faccia.
"Ma dove sono le bambine?" domandò cercando di cambiare argomento.
"Sono in camera di Nicole a giocare. Allora, hai detto ai tuoi che ti hanno picchiato?"
"Veramente no. Ho detto che Nicole ha insistito affinché Toni andasse a casa sua. Credo che riuscirò a nasconderlo per un po'. Spero solo che Toni tenga il becco chiuso, almeno con mia madre. E' iper-protettiva."
"Posso immaginare, anche mia madre lo è." il moro chinò il capo e Gustav lo imitò a disagio.
"Mi dispiace per quello che è successo. Il giorno che ti ho fatto quella domanda inopportuna senza sapere. Non avrei dovuto. E' lui, vero? Quello che hai... insomma..." esclamò tutto ad un fiato come se avesse trovato finalmente il coraggio di parlare. Probabilmente era da quando lo aveva saputo che voleva dirglielo.
"Non potevi saperlo" rispose Georg "sia chiaro che non devi assolutamente dirlo a nessuno. Solo il preside e alcuni lo sanno. Tutti gli altri credono che si sia suicidato."
Gustav rimase in silenzio imbarazzato. C'era una cosa personale che voleva chiedergli, così sospirò a fondo e raccolse il coraggio: "C-C-Come è-è a-andata e-esattamente?" balbettò nervoso.
Georg rialzò il capo e cercò di guardarlo negli occhi senza tremare. Fino ad all'ora aveva parlato solamente al suo psicologo di come era andata nei minimi dettagli quella vicenda, ma per qualche motivo a lui sconosciuto, sentiva il bisogno di confidare a qualcun altro quel segreto che si teneva dentro da più di un anno.
Qualcun altro di simile a lui.
Non un adulto, ma un ragazzo.
Non una persona matura che studiava ogni suo gesto, ma un ragazzo che potesse capire ciò che aveva fatto senza altre ragioni legate alla psicologia.
Quando ebbe terminato di raccontare la sua storia scrutò Gustav che era rimasto in silenzio per tutto il racconto.
"Hai passato... tutto questo... da solo?" domandò stupito.
"Bè... sì!" rispose Georg.
Accade in così poco tempo che Georg non si accorse neppure che il ragazzo si era alzato e aveva camminato avanti e indietro per la stanza.
"E' stato un bastardo!" urlò il biondo irritato "un vigliacco! Insomma che voleva da te? Non eri il suo schiavo! Non eri il suo cagnolino! E quel Tom! Chi diavolo si credeva di essere?"
Calò il silenzio in cui l'unico rumore udibile era il respiro affannoso del biondo che si risedeva sul letto.
"Scusa, odio l'ipocrisia!"
Georg sorrise e Gustav lo imitò.
"Bè... grazie!" concluse Georg imbarazzato.
"Di nulla. Io-Io d-devo andare ora. Mamma sarà preoccupata."
Il biondo uscì dalla stanza di Georg e si fece accompagnare in quella di Nicole, dove prese la nipote. Scese in cucina e salutò la signora Listing.
"Torna a trovarci presto!" esclamò la donna stampando un grosso bacio sulla guancia di Toni.
"Shi!" rispose la bambina.
"Grazie... di tutto!" commentò Gustav prima di uscire "ci vediamo domani!"
"Di nulla. Ciao Gustav, ciao Toni."
Così dicendo Gustav uscì di casa per mano alla nipotina che lo guardava sorridendo.
"Zio Guttaf come stai?" domandò Toni preoccupata, mentre reclamava un abbraccio tendendo le manine.
"Sto bene, tesoro!" rispose Gustav prendendola in braccio.
"Toni era preoccupata pecché zio ha fatto vede'e a Ghiog il baccio con il sangue!"
Gustav si fermò, la posò la terra e s'inginocchiò per avere il visino della piccola di fronte al suo.
"Non era niente di grave. Georg lo ha guarito, ma tu non devi dire niente alla né nonna e né al papà. Me lo prometti?"
Toni lo guardò e sorrise mentre gli accarezzava una guancia "Toni promette!" esclamò la piccola mettendosi una manina sul petto.
Gustav la prese tra le braccia e gli baciò delicato i capelli.
In quel momento amò sua nipote come mai prima di all'ora. Decisamente era l'unica persona che gli faceva dimenticare tutte le sue pene... anche le più orribili.

---



Gustav Shäfer si sistemò sul banco e guardò il foglio di fronte a sé. Era sabato, i suoi genitori erano andati via per passare un weekend in completa solitudine, suo fratello aveva accompagnato Toni dalla logopedista e lui era a scuola per affrontare, all'ultima ora del sabato, il compito in classe di matematica.
Il compito, che la professoressa aveva consegnato da circa venti minuti, era fin troppo facile e non appena ebbe terminato anche l'ultima espressione lasciò cadere la penna sul banco e cominciò a fissare Georg immaginando a ciò che stesse scrivendo sulla sua verifica.
Da quando il ragazzo gli aveva raccontato la sua storia i due non si erano più rivolti la parola se non per salutarsi quando entravano a scuola o per scambiarsi dei suggerimenti, dato che erano compagni di banco.
Non sapeva che cosa dirgli e dopo la sfuriata a casa sua, in cui si era lasciato un po' andare, era in imbarazzo a fargli sapere ciò che pensava.
Lo guardò e sperò che riuscisse a fare l'ultimo problema, che era il più difficile a suo avviso, ma si accorse che il moro aveva lasciato il foglio in bianco e fissava un punto indefinito fuori dalla finestra.
"Georg..." sussurrò, ma il moro non lo sentì e dopo vari tentativi decise di lasciar perdere.
Si sistemò di nuovo sul banco e incrociò le braccia, quando d'improvviso sentì il cellulare nella tasca della cartella vibrare e allarmato guardò in basso, come se con uno sguardo potesse interrompere quel rumore.
Oddio... ho dimenticato di spegnerlo! Ma chi mi chiama a quest'ora?
Alzò lo sguardo, notò che la professoressa non lo guardava, e aprì la tasca della borsa per prendere il cellulare. Era un messaggio da parte di suo fratello.
Sicuramente voleva che anche quel pomeriggio andasse a prendere Toni all'asilo. Era quasi tentato a non leggerlo, ma con uno sbuffo aprì il messaggio e ne lesse il contenuto.
Non riguardava affatto Toni.
Non poteva credere ai suoi occhi. Il mondo gli crollò addosso come un carico di mattoni.
La classe, la professoressa sparirono intorno a lui. Era solo, solo immerso nel suo dolore che piano piano gli dilaniava il petto.
Non poteva essere vero.
Si alzò d'istinto mentre un velo di lacrime gli offuscò la vista.
"Shäfer? Hai finito?" domandò la professoressa di matematica.
"S-Sì!" sbottò Gustav, chiedendosi come fosse riuscito a parlare "P-Posso andare in b-bagno?"
"Certo, ma prima... shäfer?" la professoressa non fece in tempo a finire la frase che il biondo era già arrivato fuori dalla porta.
Georg distolse lo sguardo dalla finestra e guardò il banco vuoto di Gustav.
Aveva lasciato il compito sul banco e...
"Era nervoso..." esclamò in un sussurro quasi impercettibile.
"Listing? Hai finito anche tu? Porta anche il compito di Shäfer!"
Il moro prese il suo e quello di Gustav e lo consegnò alla professoressa.
"Devo andare in bagno anch'io!" esclamò e si dileguò fuori dalla porta senza neppure aspettare una risposta. Arrivò in bagno e aprì la porta allarmato.
Inquadrò quasi immediatamente la figura rannicchiata che era seduta vicino a un lavandino e si teneva le gambe strette in grembo.
"Gustav!" esclamò correndo verso di lui "che ti prende?"
Il biondo non rispose e continuò a tenere il capo chino tra le gambe senza dare il minimo cenno di aver udito le sue parole.
"Allora? Cos'hai?" ripeté Georg impaziente sedendosi in ginocchio di fronte al ragazzo.
Gustav lo guardò finalmente negli occhi. I suoi profondi occhi azzurri erano rossi e due profonde lacrime solcavano il suo viso paffuto.
"I miei... genitori..." mormorò, ma non continuò la frase e rimase in silenzio ed immobile come se anche il solo pensiero di quello che doveva dire gli avesse improvvisamente impedito la parola.
"Che cosa? Gustav, parla!" insisté il moro scuotendolo. Sembrava in trance.
"Sono... morti." finì il biondo sconvolto. Lo sguardo fisso nel vuoto.
Georg non sapeva che dire. Chinò il capo, lo rialzò di nuovo e fece qualcosa che non si sarebbe mai aspettato di fare con un ragazzo, soprattutto con quel ragazzo.
Senza pensarci gli circondò le spalle con le braccia e lo abbracciò stretto.
"Sono qui..."

***



Gustav si svegliò nel cuore della notte con la consapevolezza di aver sognato il giorno della morte dei suoi genitori. Quel caloroso abbraccio, che lo aveva avvolto in quel freddo bagno, era stato ciò di cui aveva avuto più bisogno in quel momento e non si sarebbe mai dimenticato il senso di pace e tranquillità che aveva provato.
Era stata proprio l'amicizia con Georg ad averlo aiutato più di ogni altra cosa in quel difficile periodo della sua giovane vita, persino quando era stato bocciato e aveva dovuto iniziare di nuovo l'anno scegliendo un indirizzo diverso e quindi era stato catapultato in una nuova classe con dei nuovi compagni esattamente come l'anno prima.
Per questo e per tutte le cose che aveva fatto per lui, non sarebbe mai riuscito a ringraziarlo abbastanza.
Per tutte e due la presenza dell'altro era stata fondamentale: Georg aveva iniziato a guarire e per suo conto Gustav aveva evitato di cadere in depressione grazie alle amorevoli cure del suo migliore amico, che sapeva esattamente come evitare di fargli passare le sue stesse sofferenze.
Tutto era andato per il meglio fino a quel 15 ottobre, quando Georg e Gustav avevano incontrato i gemelli Kaulitz.
Ora erano un gruppo e si aiutavano a vicenda, mentre i due gemelli stavano scrivendo la loro storia.
Non erano soli.
Gustav poteva sempre contare su di loro, su chiunque dei suoi amici.
Sorrise tra le lenzuola e, ormai consapevole che non sarebbe riuscito a riprendere sonno, si alzò incontrando, a pochi centimetri distante dal suo, il lettino di Toni.
Sfilò delicatamente le coperte e vi si infilò abbracciandola dolcemente.
Involontariamente Toni levò il ditino che teneva infilato in bocca e cercò le spalle dello zio per abbracciarlo e trovare la posizione più comoda.
"A Toni piace la coazione!" sbuffò nel sonno e Gustav sorrise stringendola forte a sé e rifugiando il viso tra i suoi boccoli setosi.
"Buonanotte, amore..." sussurrò e poco a poco si addormentò, cullato dal respiro e dai movimenti dolci e regolari del petto di Toni.
"Buonanotte, zio Guttaf..."

Wake Me Up When September Ends - Green Day



***

ok, mi rendo conto del mostruoso ritardo con cui ho postato, ma ciò è dovuto alla scuola e allo stress continuo di pensare a che argomento portare alla tesina T.T bè comunque come al solito non sono soddisfatta del mio lavoro, ma spero che a voi questo capitolo sia piaciuto più di me ^^ da qui in poi inzia la vera storia, quindi non abbandonatela proprio ora ;) un bacio a chi commenterà e chi leggerà la storia ^^
Fedi <3

**Arancina22**= Grazie mille Sore credo proprio che tu abbia ragione, questo leggere in parallelo ci aiuta molto ^^ sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto, e spero tanto che questo non ti deluda ^^ aspetto con ansia la tua prossima recensione ^^ ti voglio tanto bene, un bacio <3

**SuperStar_483**= Ja infatti di cambiamenti ce ne sono stati molti, esprimi pure qualche critica nel caso trovi qualcosa che non va ^^ hai ragione, io mi ispiro molto a quello che si dice sull'adolescenza di Bill, senza però sapere se sia vero o no xD infatti è tutto frutto della mia mente malata xD spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto ^^ un bacio aspetto la tua recensione ^^

**BloodyRose93**= ahahah bellissimo, hai proprio ragione, bisogna insegnargli tutto a sto ragazzo xDxD Ho voluto rendere il personaggio di Tom un po' diverso dalla realtà xDxD mi piace un Tom secchione e ordinato, d'altronde lui è della Vergine ;) ahahahah si sono lamentati con me (hanno avuto il coraggio di lamentarsi U_U xD) ma li ho messi a posto io U_U se mi fanno arrabbiare altre disgrazie in arrivo xDxD abbiamo un po' di cose in comune io e te xD anche io adoro leggere, ma soprattutto anche io adoro Vimpire Knight!!! sapevo che il tuo nome derivava da quello, ma volevo averne la conferma xD spero che riusciremo a beccarci da qualche parte, ho tanta voglia di conoscerti ^^ lo so che ci ho messo tantissimo per pubblicare questo capitolo e ti chiedo scusa, ma come avrai notato è parecchio lungo e la scuola mi ha tenuta impegnata molto. Spero che ti sia piaciuto e non vedo l'ora di leggere la tua recensione ^^ l'aspetto con ansia ;) un bacio.

**MaryTK483**= ed eccola la mia Liebe! ^^ Grazie mille per i commenti xD sto facendo aspettare Georg che mi ha scritto da un'ora! xD povero xDxD spero che questo capitolo ti sia piaciuto, ci tengo di sapere che impressione ti ha fatto ^^ se mi porti via Tom come faccio a continuare la storia??? xD almeno aspetta la fine xD e poi Will si ingelosisce eh! U_U xD aspetto il tuo commento e quello di Ge U_U xD un bacio ^^

**Shari_Music**= ma che commento carino e puccioso *-* ahahaha ok sto sclerando xDxD bel commento però davvero, mi è piaciuto U_U dobbiamo fare un po' troppe cose noi due però poi non le facciamo mai >.< xD le faremo sicuro perché tanto ci verranno naturali come sempre ^^ xD sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto, e spero anche questo. Ci ho messo una vita per scriverlo ma alla fine ce l'ho fatta xD spero che Toni ti piaccia come bambina xD ha preso tutto dallo zio sicuramente *-* xD un bacio Gemy <3 ILD

   
 
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Tokio Hotel / Vai alla pagina dell'autore: Yumi_Slyfox483