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Autore: Nikki_killjoy_darkside___    05/11/2010    1 recensioni
Questa è la storia di una 14enne che la gente crede "strana" e che, dopo essere stata depressa per troppo tempo per colpa di un ragazzo, finisce per innamorarsi di una persona che non si sarebbe mai immaginata di amare. Riuscirà la nostra eroina "dai capelli cotonati" a trovare il vero amore? Questa commedia romantica, a volte anche ironica, racconta più che altro la routine della protagonista e le sensazioni che prova all'ordine del giorno, oltre ai momenti che passa con il ragazzo che ama.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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a time for love - 7

CAPITOLO 7 -  That’s what you get when you let your heart win...

Dopo circa 200 metri mi trovai davanti alla villetta a schiera che era casa mia.

Cercai le chiavi nella mia borsa, aprii la porta e salii le scale. Solo pochi minuti e avrei potuto chiudermi  in camera mia, impasticcarmi di aspirine per farmi passare il mal di testa e chiamare Valeria, per raccontarle gli avvenimenti di quel pomeriggio: «Se non mi chiami appena rientri come minimo ti taglio quella testa cotonata che ti ritrovi!» mi aveva detto mentre si occupava del mio makeover.

«Ciao mamma» dissi mentre attraversavo il corridoio.

«Ciao tesoro, tutto bene?»

«Tutto nella norma, ho solo un po’ di mal di testa.»

«Vuoi che ti faccia un thè?»

«Nono, tranquilla, adesso mi prendo un’aspirina e mi passa.»

Non ho mai conosciuto una donna forte come lei. A meno di 30 anni, pochi giorni prima che io nascessi, aveva preso una batosta terribile con mio padre che aveva messo incinta un’altra alla prima occasione che gli era capitata. Lei ci aveva messo fin troppo tempo a digerire la cosa, ma una volta smaltita, era diventata indistruttibile e ancora più combattiva di quanto non fosse già. Purtroppo però, riprendersi da una cosa del genere l’ha fatta diventare cinica e bastarda un po’ con tutti.  Con tutti tranne che con me.

Alta e snella, se ne stava sul divano davanti alla stufa leggendo un buon libro, con i capelli castani raccolti in una crocchia disordinata, e Garfield - il nostro gatto rosso ed obeso - sulle cosce.

Entrata in camera chiusi la porta, schiacciai il bottone per accendere il computer e composi il numero di Valeria sul telefono di casa: "Meglio chiamarla, altrimenti si incazza sul serio...” dissi tra a me e me avvicinando il telefono all’orecchio.

«Pronto? Pronto? Ehilà, c’è nessuno? Nikki sei tu? Pronto?» era Valeria dall’altra parte della cornetta che parlava, ma io non le rispondevo.

Perché? Perché il mio fottutissimo computer si era acceso, e sul mio dannato Desktop era apparsa la foto di Lorenzo, decorata da cuoricini, che avevo come sfondo.

Il telefono mi scivolò dale mani, mentre tutto il dolore che la botta in testa aveva momentaneamente cancellato tornò a distruggere ogni singola particella di felicità del mio corpo.

Avevo dimenticato il dettaglio più importante: dovevo raccontarle tutto... di Andrea,  della pista, dell'ifermieria. Ma soprattutto del bacio di Lorenzo e di quella ragazza sotto la pioggia.

Le lacrime tornarono a rigarmi il viso come quel pomeriggio alla pista.

Avrei preferito che mi avessero strappato i capelli, che avessi sbattuto la testa contro il muro mille volte, che mi avessero estirpato il cuore dal petto a mani nude.

Avrei voluto fare qualsiasi cosa che mi avesse fatto soffrire più di quella scena che mi trivellava nella testa.

Mi buttai sul letto e scoppiai a piangere. Presi il cuscino e me lo misi davanti al viso per soffocare le urla di dolore che non riuscii a trattenere.

Sconvolta per gli strilli che erano arrivati alle sue orecchie, mia madre entrò nella stanza con la faccia di una che aveva appena visto un fantasma.

«Nikki, Nikki! Che ti prende?» chiese agitata.

Alzai gli occhi gonfi di lacrime dal cuscino che avevo ancora davanti alla faccia.

«È tutto finito, mamma» Il mio viso ricadde inerme sul cuscino macchiato di trucco nero.

Lei capì subito a cosa mi stavo riferendo. Si sedette accanto a me e iniziò ad accarezzarmi la testa per consolarmi.

 «Eh, amore mio, questo è quello che succede quando lasci vincere il tuo cuore...»

  
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