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Autore: Emily Alexandre    05/11/2010    4 recensioni
Victoire Weasley sta per sposarsi, il suo sogno d'amore sta finalmente per coronarsi e mentre percorre la navata per unirsi a Teddy il suo sguardo si posa su tutti i membri della sua famiglia..la famiglia che ama e a cui è orgogliosa di appartenere.
"Ma forse, in fondo, tutti loro erano eroi: avevano lottato tenacemente per far si che il bene trionfasse, per donare ai propri figli un mondo migliore, in pace, in cui il sangue che scorreva nelle vene non fosse poi così importante. Per Victoire erano la miglior famiglia che potesse desiderare e ogni suo gesto era stato compiuto per renderli orgogliosi, per essere degno membro di quella marea di Weasley-Potter che adorava."
Dopo la cerimonia i neo-sposi si spostano in un lussuoso albergo di Londra dove trascorreranno la prima notte di nozze e mentre aspetta che Victoire sia pronta Teddy ripercorre gli attimi della loro vita insieme.
"Il ragazzo le prese la mano sinistra e la baciò, lì dove brillavano la fede e l’anello che le aveva donato quando l’aveva chiesta in moglie, lo stesso anello appartenuto a nonna Lupin e poi a sua madre. Era sicuro che Ninfadora avrebbe adorato la nuora, così come suo padre."
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Famiglia Weasley, Teddy Lupin, Victorie Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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- Questa storia fa parte della serie 'My Hogwarts Dream'
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Chronicle of a marriage

La luce del sole creava degli splendidi giochi di luce infrangendosi sulle onde, quasi giocasse a nascondino. Era l’alba e regnava il silenzio sulla spiaggia, anche i passi della ragazza erano silenziosi, attutiti dalla sabbia.

Victoire Weasley camminava assorta nei propri pensieri respirando l’odore familiare della brezza marina, coperta solo da una leggera camicia da notte.

Era stata l’insonnia a portarla lì; si era rigirata nel letto per ore, ma il sonno pareva aver deciso che non le avrebbe fatto visita, così stremata si era alzata ed era uscita.

Il mare aveva sempre avuto un potere calmante su di lei ed era il suo posto preferito, quello dove rifugiarsi nei momenti tristi in cui aveva bisogno di stare da sola; camminava fino alla tomba di Dobby e rimaneva lì per ore, parlando con l’elfo o semplicemente guardando l’orizzonte.

Sorrise accorgendosi di essersi diretta istintivamente presso la piccola tomba anche quella volta. La sfiorò con le dita sottili e vi depose un bacio. Per qualche strana ragione si sentiva legata a quell’elfo che aveva dato la vita per un umano, solo per puro e istintivo affetto: di tutti i racconti della guerra quello le era sempre sembrato il più eroico.

-Ciao Dobby…eccomi qui, è un po’ che non venivo a trovarti, scusami. Sono stata impegnata. Oggi è un grande giorno sai? Non sono qui perché sono triste…non riuscivo a dormire. Come potrei dormire sapendo cosa succederà tra poche ore?- parlava senza prendere fiato, con il volto reso brillante dalla felicità. –Oggi mi sposo, Dobby.- quasi le mancò il fiato pronunciando quelle parole.

Ancora non ci credeva.

Aveva lasciato Hogwarts due anni prima e la sua storia con Teddy, vissuta giorno per giorno, era stata un crescendo di soddisfazioni nonostante la carriera da auror di lui e gli studi da medimaga di lei rubassero loro molto tempo. Alla fine, il giorno di Natale dell’anno prima il ragazzo si era proposto e lei aveva accettato con le lacrime agli occhi. Erano trascorsi sette mesi ma ancora le veniva un nodo in gola ricordando quel momento.

Fosse stato per lei si sarebbe sposata subito, ma avevano deciso di aspettare il ritorno di tutti gli Weasley per le vacanze estive, così era stato deciso per il quattro di luglio.

E finalmente quel giorno era arrivato.

Una voce che la chiamava in lontananza la riscosse dai suoi pensieri; Louis correva sbracciandosi verso di lei.

-Ecco dove sei! La mamma ha dato di matto quando non ti ha trovata nel letto!- Victoire gli sorrise e lo abbracciò; l’ultimo dei figli di Bill e Fleur era quello che aveva sempre sentito più affine a lei. Sognatore, inguaribile romantico, diligente a scuola…Dominique, invece, la sorella di mezzo, era una ragazza pragmatica e il cui numero di punizioni, a Hogwarts, era secondo solo a quelle di Al e Hugo.

Arrivarono a villa Conchiglia in cinque minuti e trovarono la madre ad aspettarli sulla porta.

-Dov’eri Victoire? Sai che jorno è oggì? C'est le jour de ton mariage!-

-Tranquilla mamma- le rispose la ragazza baciandola sulla guancia –me lo ricordo. Non riuscivo a dormire.-

Arrivò in cucina dove suo padre e sua sorella facevano colazione; non appena entrò Bill alzò lo sguardo sulla ragazza e le sorrise…

Nonostante cercasse di non far prendere il sopravvento all’emozione, quel giorno la sua primogenita, la sua adorata principessa si sarebbe sposata e il suo cuore non voleva saperne di battere normalmente.

Victoire sedette a tavola e provò a bere un po’ di tè, ma subito il suo stomaco si ribellò.

-Devi manjare, ma chérie. – immediatamente Fleur  fu da lei con dei croissant  – Su!-

Seppur malvolentieri la futura sposa riuscì a mangiare qualcosa, poi la madre e la sorella la trascinarono in camera, lasciando agli uomini di casa il compito di ricevere gli ospiti.

Il matrimonio si sarebbe tenuto a villa Conchiglia e sarebbe stata una cosa molto intima; dalla Francia sarebbero arrivati solo i signori Delacour con Gabrielle ed il marito, mentre il resto degli invitati sarebbe stata la ciurma Weasley, dal momento che anche per Teddy quella era la sua famiglia.

Andromeda Tonks era morta tre anni prima per cui lo sposo sarebbe stato accompagnato da quello che poi era stato come un padre per lui, dal suo padrino Harry Potter, capo-auror nonché Salvatore del mondo magico.

Fu quando vide l’abito candido steso sul letto che Victoire realizzò veramente quello che sarebbe successo di lì a poco: entrò in uno stato di trance da cui solo le urla provenienti dal piano inferiore la riscossero. Nel frattempo Fleur e Dominique l’aveva cosparsa di crema profumata, le avevano fatto indossare la biancheria azzurra comprata per l’occasione e le avevano acconciato i lunghi capelli biondi in uno chignon.

Anche così, senza vestito, era splendida.

-Vic! Sei bellissima!- la sorella minore la guardava ammaliata, ma lo sguardo della ragazza era attirata dagli occhi della madre lucidi per la commozione.

Fleur non riusciva a  staccare gli occhi dalla figlia: sembrava passato un giorno dal suo matrimonio, celebrato mentre la guerra impazzava, ma nonostante il dolore e le perdite lei e Bill erano riusciti a resistere e a costruire la loro famiglia…Victoire doveva il suo nome all’anniversario della vittoria contro Lord Voldemort: il 2 maggio 1998 il bene aveva vinto e il 2 maggio 2000 la sua primogenita era venuta al mondo. L’aveva cullata, amata, protetta come il più prezioso dei doni, così come aveva fatto con gli altri due figli; loro e Bill erano la sua isola felice.

E adesso quella che per lei era ancora una bambina si stava per sposare, stava per volare via da casa loro per creare una famiglia con l’uomo che amava.

E lei era felice e disperata al tempo stesso. Soprattutto, però, Fleur Delacour in Weasley era orgogliosa della donna che sua figlia era diventata.

Prese la tiara di zia Muriel e la poggiò sui capelli della ragazza, infine le passò il vestito.

L’abito, composto da un corpetto e da un’ampia gonna a balze, era colore champagne e proveniva direttamente dalla migliore sartoria di Parigi: lei e Bill avevano desiderato che tutto quel giorno fosse perfetto.

Non appena Victoire fu pronta qualcuno bussò alla porta ed una donna entrò sorridente.

-Nonna Molly!-

Molly Weasley era rimasta la stessa, nonostante il bianco ormai avesse quasi del tutto soffocato il rosso acceso dei capelli; lo sguardo buono, il suo profumo dolce ed uno sviscerale amore per la famiglia. Quella notte neppure lei era riuscita a dormire: Victoire era la sua prima nipote. Inoltre, anche Teddy era parte della famiglia per lei dal momento che era stato praticamente cresciuto da Ginny ed Harry ed era il figlio di due persone che aveva profondamente amato.

-Piccola mia sei divina.- le disse aprendo le braccia dove immediatamente la ragazza andò a rifugiarsi.

Lo era davvero. Divina. Sembrava la dea Afrodite tanto era bella, ma quel giorno non era la sua parte Veela a conferirle quell'aria eterea: era l'incontenibile felicità.

Dopo aver baciato anche la nuora e la nipote più piccola la donna comunicò loro che erano arrivati tutti.

Mancava solo la sposa.

Il cuore di Victoire vibrò a quel pensiero: era arrivato il momento.

La madre e la sorella la baciarono ed uscirono per andare a prendere posto in giardino dove tutto era stato allestito. Molly baciò la nipote ancora una volta, poi la condusse in fondo alle scale dove Bill, impeccabilmente vestito e terribilmente emozionato, le aspettava.

-Sei la sposa più bella che abbia mai visto-

-Anche più della mamma?- gli chiese la figlia sorridendo, cercando di vincere l’emozione

-Si, ma non dirglielo.- le rispose ridendo.

Molly li aveva lasciati soli e loro si guardavano impacciati in mezzo ad un salone vuoto.

-So che Teddy ti renderà felice.- alla fine fu Bill a spezzare il silenzio –ma voglio che tu sappia che questa resterà sempre casa tua. Qualsiasi cosa accada, resterai sempre mia figlia e potrai contare su di me in qualsiasi momento.-

-Lo so papà. Sei il padre migliore che potessi desiderare…ed anche il più bello.- concluse sfiorando la cicatrice sulla guancia dell’uomo.

-Andiamo?- la voce di Bill era spezzata ed era difficile capire se fosse più emozionato allora o al proprio matrimonio.

Il sole era ormai alto quando uscirono in guardino; tutto era stato preparato in maniera magistrale e mentre avanzava Victoire fece scorrere lo sguardo sugli invitati.

Da una parte stavano i suoi nonni materni con gli zii, sorridenti e composti, così diversi da quel mucchio disordinato che invece era dall’altra parte.

Vide zio Perce con Audrey e le due figlie: la placida ed assennata Molly j. e la esuberante Lucy, a cui voleva bene, ma che erano forse le cugine con cui era meno legata.

Vicino a loro c’era il suo zio preferito, George, con zia Angelina e Fred j. e Roxanne; nonostante lei non avesse mai conosciuto lo zio Fred, aveva sempre avuto la sensazione che a suo zio mancasse qualcosa…e non si riferiva all’orecchio. Era incompleto, come se fosse stato privato di una parte di se, e forse era proprio così.

Più avanti stava zio Charlie, il volto allegro e familiare, lui che le aveva insegnato ad avvicinarsi ai draghi e a bere burrobirra.

E poi zio Ron con la zia Hermione: lei adorava quella zia acquisita, invidiava la sua forza ed il suo coraggio…e voleva infinitamente bene a Hugo e Rose. E a suo zio, che si atteggiava ad eroe.

Zia Ginny la guardava raggiante, circondata dai suoi figli: James Sirius, Albus Severus e Lily Luna, i cui nomi evocavano racconti di persone mai dimenticate.

Molly ed Arthur, il cuore pulsante di quella famiglia allargata, amorevoli e dolcissimi.

Infine sua madre mano nella mano con suo padre: erano sempre stati il suo ideale da seguire, coraggiosi ed innamorati come il primo giorno. Accanto a loro Dominique e Louise, i suoi compagni, i suoi fratelli, i suoi migliori amici.

I suoi occhi incrociarono quelli verdi del Salvatore del Mondo Magico pieni di gioia e di orgoglio. Era sempre stato l’eroe di tutti i nipoti, e la croce dei suoi figli.

Ma forse, in fondo, tutti loro erano eroi: avevano lottato tenacemente per far si che il bene trionfasse, per donare ai propri figli un mondo migliore, in pace, in cui il sangue che scorreva nelle vene non fosse poi così importante.

Per Victoire erano la miglior famiglia che potesse desiderare e ogni suo gesto era stato compiuto per renderli orgogliosi, per essere degno membro di quella marea di Weasley-Potter che adorava.

E poi eccolo lì, il suo Teddy, i cui capelli passarono da un educato castano ad uno sfacciato azzurro non appena incrociò il suo sguardo: era il ritratto della felicità e Victoire si ritrovò a sperare che Remus e Ninfadora, ovunque fossero, li stessero guardando.

Lo renderò felice, ve lo prometto.

Il suo sguardo cadde per un istante su quella croce in lontananza.

Quel matrimonio era la sua vittoria personale, il coronamento del suo sogno d’amore, ma era anche la vittoria di tutti loro. Di chi era lì e di coloro che invece non c’erano.

La felicità conquistata.

La quiete dopo la tempesta.

   
 
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