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Autore: Parsifal    05/11/2010    1 recensioni
Questa è una fic che ho scritto tempo fa,ispirata d aun disegno che aveva fatto akane.
C'erano due ragazzi che si stavano abbracciando mentre piangevano.
L'ho presa come una sfida, visto che io sono una che non può far finire male una fic...così è nata questa ministoria.
Ci sono affezionata e mi rivedo in loro...spero che facciano tenrezza anche a voi.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Storia di una lacrima.

 

Adesso basta!

Il segno è passato ormai, la misura è colma.

Non ci sta più nulla, nulla!

Per che cosa è in piedi questo nostro rapporto?

Perché noi due stiamo ancora insieme?

Consumo le mie ore così, a tormentarmi perché non mi capisci.

A maledirmi perché non cresci, perché non dimostri che ci metti almeno un po’ di impegno.

A dannarmi perché mi fai capire con il tuo comportamento che non te ne frega niente di me.

Di noi.

Se mai c’è stato un noi.

Credevo che potesse funzionare, anche se tu hai qualche anno meno di me.

Anche se invece sembra che gli anni di differenza sono molti di più.

Anche se sembri un immaturo irresponsabile.

Mi ripetevo che valeva la pena.

Che vent’anni sono abbastanza per essere adulto, per essere in grado di gestire un rapporto.

Ma mi sbagliavo.

Adesso davvero basta.

Questa è stata l’ultima volta che un ragazzino di vent’anni mi ha fatto urlare così.

Stavo per metterti le mani addosso.

Io, che non ho mai picchiato nemmeno un cane, che non ho alzato le mani e nemmeno il pensiero su nessun essere umano mi stavo per ridurre come quelle persone che odio,

che sfogano la propria ira su chi è più debole.

Non mi perderò più, nemmeno per te.

Te lo giuro.

Prendo la mia borsa da viaggio con le ultime cose rimaste.

Ti lascio il mio pettine e la maglietta che ti piaceva tanto, unico ricordo di un rapporto a senso unico.

So che questo non basterà a… mi fermo sulla porta.

Che cos’è questo rumore?

Singhiozzi?

Apro la porta dell’entrata e …la richiudo con forza .

Faccio finta di essermene andato.

Perché?

Non hai mai pianto in tutta la tua vita.

Ti sei vantato sempre, in questi undici mesi, di non aver mai versato una lacrima nemmeno quando tuo padre se ne andò, lasciandovi soli.

Credevo che avevi solo bisogno di tempo e di amore… credevo…ma tu hai mantenuto fede a quello che hai detto: non hai mai fatto vedere una breccia, uno spiraglio nella tua

corazza invalicabile.

Queste non possono essere lacrime.

Io DEVO capire.

Torno indietro nel corridoio lentamente,lasciando la borsa vicino all’entrata.

Tu sei li in mezzo alla stanza, dove ti avevo lasciato.

E stai piangendo.

Non è possibile.

Non ci credo.

Piccole lacrime lasciano i tuoi occhi per accarezzare le tue guance.

Hai gli occhi chiusi e i singhiozzi sono disperati.

Scuotono le tue spalle e soltanto adesso mi rendo di quanto tu sia fragile.

Di quanto tu sia piccolo.

Quasi un cucciolo.

Mi avvicino e tu apri gli occhi di colpo.

La mia mano accarezza le tue lacrime e tu la afferri stringendola forte contro di te.

Non dici una parola e del resto non ce n’è bisogno.

Nemmeno io la dico.

Le tue lacrime hanno detto ogni cosa, e la mia carezza ha risposto.

Ognuno ha le sue colpe, ognuno le sue mancanze.

Tu ti ostinavi a non crescere forse per non soffrire più, io mi ostinavo a volerti adulto subito, senza guardare oltre.

Senza comprendere realmente.

Ti abbraccio ancora una volta, mentre le tue lacrime si mescolano alle mie sui nostri volti.

Aspetteremo ancora.

Un minuto, un’ora.

Una vita.

Non importa quanto.

Ma scioglieremo il ghiaccio dai nostri cuori e diventeremo come quei giardini che si riempiono di fiori all’inizio della primavera: pieni di vita.

Vita nata dalle nostre lacrime, dal nostro crescere insieme.

Da adesso.

Fino alla fine.

 

   
 
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