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Autore: laFrantz    06/11/2010    3 recensioni
Dean vede Piton calciare un pallone in modo impeccabile, virtù non da poco per un patito calciofilo. Cosa ne deriverà?
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dean Thomas, Severus Piton, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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 «Cacchio! Piton! Piton! Di qua!»
 Dean prese Neville per un braccio e lo trascinò velocissimamente in una guglia della parete che portava poco più avanti a una porta. Purtroppo per loro sbarrata: impossibilità di nascondersi. E di nascondersi avevano bisogno: erano fuori dal dormitorio ed erano le due di notte.
 I passi di quell'ombra nera che Dean aveva intuito, più che visto – ma dopo tutti quegli anni ad Hogwarts chiunque era più che capace di avvertire Piton anche nel più scuro buio -, si avvicinarono sempre di più.
 I due ragazzi, terrorizzati dalla prospettiva d'esser scoperti, aderirono alla parete nella speranza che questi li inghiottisse; poi Dean ebbe la presenza di spirito di lanciare un incantesimo non verbale per celarli e, riuscendoci, intimò all'altro il più totale silenzio: forse se la sarebbero cavata, visto che Piton, pur talmente perseverante da occuparsi della vigilanza notturna di persona, non era così maniaco da controllare ogni anfratto. D'altronde se li avesse visti, avrebbe già accelerato il passo e li avrebbe colti prima che potessero soltanto concepire l'idea di nascondersi.
 A queste evidenze il loro battito cardiaco si stava calmando.
 I passi del professore erano oramai ancora più vicini e, per quanto non fosse ancora entrato nel campo visivo dei fuggitivi, pochi metri separava l'uomo dai ragazzi. Nel frattempo su Dean era calata la certezza che si sarebbero salvati e quasi iniziò a pregustarsi il racconto che ne sarebbe nato la mattina successiva: dopo il Bambino sopravvissuto, ecco che i Grifondoro avrebbero potuto vantare anche la presenza dello Studente sopravvissuto (a Piton).
 Si beava di queste immagini, quando notò il pallone.

 Diamine! Aveva dimenticato il pallone! Proprio quel pallone per il quale era uscito in piena notte e aperto furtivamente l'ufficio di Gazza, rovistando tra le cose sequestrate. Una futilità, avrebbero detto tutti, ma lui per il calcio ci viveva: era l'unica cosa che avesse ereditato da un padre mai conosciuto (assieme alla magia, naturalmente): passione per il pallone e gli West Harm. La madre a volte si commuoveva a vederlo giocare.
 Come aveva fatto a lasciarlo lì? «E neanche Neville se ne è accorto?» e spostò lo sguardo dalla sfera al volto del compagno: era rannicchiato e teneva gli occhi chiusi infantilmente. Dava l'impressione che, se Piton l'avesse scoperto, sarebbe morto di crepacuore.
 «Che faccio? Lo riprendo?» si chiese. Ma finì di formulare questa domanda e dovette costatare che era tardi : Piton era lì e, chinato il capo, osservava il pallone.
 «Questo che ci fa qui?» sibilò e, come se si trattasse di qualche elemento alieno che dovesse essere studiato, vi girò attorno. «Ah. Lo riconosco: Dean Thomas.»
 Il ragazzo a sentir chiamare il suo nome, iniziò a sudare freddo.

 Piton ridacchiò nel veder quel pallone. Qualcosa gli doveva esser scattato dentro perché gli rigirò di nuovo attorno e iniziò a cantilenare il nome dello studente. «Dovrei portarlo da Gazza, tra gli oggetti smarriti. Però...»
 E li fece una cosa inimmaginabile: scostò il mantello, fece un passo indietro ed esitò. Poi con una mossa plastica diede un calcio al pallone: questo eseguì una traiettoria parabolica, superando le scale e il vuoto tra di esse, e oltrepassò una finestra aperta che dava sul lago. Il pallone arrivò ai flutti e li galleggiò.

 Severus Piton aveva fatto “gol” con la precisione e la sicurezza di un calciatore professionista, magari un attaccante dei tanto amati West Harm Utd dello stesso Dean che, a pochi metri da lui, sbalordito, non fiatava neanche più.
 «Ora vattelo a prendere nel lago, il pallone, caro signor Thomas.» e tutto soddisfatto se ne andò.


 «Ve lo giuro. Un calcio perfetto. Neville l'hai visto, tu?»
 «Io, a dir la verità, avevo gli occhi chiusi.»
 «E quasi non gli apriva anche quando siamo ritornati alla torre. Comunque ve lo giuro: l'ha calciato!»
 «Piton è un serpeverde: neanche sa di che forma è fatto un pallone. L'ha incantato.» lo corresse bonario Ron.
«Ron, io l'ho visto: è una punta! Piton è una punta di sfondamento!» quasi gridò, mentre tutta la casata lo guardava allibito. Ron sussurrò qualcosa ad Harry, il quale sorrise di risposta: non gli credevano. Dean uscì fuori dai gangheri.
 «Quell'uomo ci nasconda un talento. È la volta che possiamo mettere su una squadra di calcio! Glielo possiamo chiedere ed entrare nel circuito delle partite liceali.» continuò imperterrito.
 Grifondoro era primo in classifica quell'anno per la coppa Quititch: lo guardarono tutti come un eretico. Hermione stancata dall'insistenza su quell'argomento, il quale distraeva dalle esercitazioni, stizzita lo punzecchiò: «E allora vaglielo a chiedere!»
 «Lo farò!».

   
 
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