Forse sono innamorata di te
<
Allora? Quando finisce questa benedetta rivoluzione francese? >
domandò Jenny mentre leggeva il foglietto che aveva tra le
mani.
< Questa
la so…questa la so… > dissi mentre mi
concentravo < 1789? >
< No,
quella è la data d'inizio. Finisce nel 1799 > mi
corresse la mia
migliore amica.
Mi buttai
pesantemente sul letto e abbracciai il cuscino.
< È
inutile, non ce la farò mai >
< Devi
concentrarti. Coraggio, questa è facile…chi era
il re che venne
ghigliottinato nella piazza della Rivoluzione? E in che anno? >
< Luigi
XIV, il 21 gennaio 1793 >
< La
data è giusta… > disse Jenny sorridendo.
< Ma? >
domandai esasperata.
< Luigi
XIV è il Re Sole, il sovrano di Francia che ha dato inizio
al
dominio assoluto > si intromise Robert e si sedette accanto a
me,
baciandomi la guancia < Luigi XVIII è il sovrano che
viene
ghigliottinato durante la rivoluzione francese. Sua moglie, Maria
Antonietta, venne ghigliottinata il 16 ottobre dello stesso anno
>
< Perché
tu sai tutte queste cose? > chiesi con sconforto.
< La
rivoluzione francese è stato un argomento che mi ha sempre
affascinato, quindi è stato semplice per me impararlo e
ricordarlo
tutt'ora > rispose mentre appoggiava una mano sul mio fianco e
mi
stringeva a sé < ciao, Jenny >
< Ciao,
Rob. Tutto bene? >
< Sono
un po' stanco, ma non mi lamento. Tu? >
< Sto
diventando matta per superare questo esame, esattamente come Michelle
> rispose sorridendo.
< Come
hai fatto ad entrare? > domandai voltandomi verso Robert.
< Mi ha
aperto Georgina >
< E
brava Georgina! > risposi mentre appoggiavo una mano sulla sua
guancia.
<
Avanti, poche smancerie! > intervenne Jenny battendo le mani
<
un'altra mezz'ora e poi io devo vado, fate i bravi >
< Posso
aspettare > rispose lui allontanandosi da me e si sedette per
terra.
< Non
stai scomodo? > domandai guardandolo.
< No,
continua a studiare > ribatté serio.
< Okay,
questo è molto importante per il
professore…qual'è il motto che
vige su tutta questa rivoluzione? >
<
Liberté, Égalité,
Fraternité. Questa era facile > risposi
sorridendo.
< E per
Smith è la cosa più importante > disse
Jenny sorridendo.
< Sì,
l'hai già detto >
Nell'ultima
mezz'ora di studio me la cavai discretamente e sospettavo che fosse
per merito di Robert, perché volevo fare una bella figura
davanti a
lui.
< Va
bene, ora ti lascio in pace. Domani pomeriggio ci vediamo da me?
>
domandò la mia migliore amica.
< Certo,
a domani > risposi sorridendole e Robert mi si
avvicinò.
<
Tranquilla, non stare ad accompagnarmi. Conosco la strada >
disse
sarcasticamente, ma poi mi fece l'occhiolino e ci lasciò
soli.
< Lo sai
che sei sexy quando studi? > domandò Robert mentre mi
baciava il
collo.
< Sì,
me lo ripeti ogni volta che mi vedi studiare > risposi ridendo e
mi voltai per guardarlo negli occhi < finalmente soli >
< Già >
rispose mentre si avvicinava per baciarmi < allora, per questa
sera ho due proposte… >
< Spara
>
< La
prima, è una bella cenetta a base di sushi a lume di candela
a casa
mia, mentre la seconda scelta è una cena da Gustav
e… >
< Gustav
> lo interruppi entusiasta.
< Lo
sospettavo > rispose baciandomi la punta del naso <
vestiti
elegante, passo a prenderti tra quaranta minuti >
< Okay >
risposi accompagnandolo alla porta.
In fretta e
furia schizzai in bagno, mi feci una doccia veloce e poi corsi in
camera a scegliere che cosa indossare. Chiusi gli occhi e tirai fuori
dall'armadio un vestito blu lungo fino alle ginocchia con le balze,
con lo scollo a V e che si annodava dietro al collo e sopra gli
abbinai una giacchetta color panna. Ai piedi mi infilai un paio di
zeppe dello stesso colore del vestito, mentre la borsa si abbinava
alla maglia. Mi diedi giusto un po' di matita nera per accentuare
l'azzurro degli occhi azzurri e mi feci qualche boccolo verso le
punte dei capelli. Mi spruzzai un po' di profumo, presi il cellulare
dal mio zaino di scuola e aspettai che Robert venisse a prendermi; il
che avvenne dopo cinque minuti e lui era bello come non mai.
<
Pronta? > domandò porgendomi il braccio.
<
Prontissima > risposi mentre chiudevo la porta di casa <
sei
davvero molto bello > dissi voltandomi verso di lui.
< Anche
tu non scherzi > rispose facendomi l'occhiolino.
< Già,
per una volta lo shopping con Bianca è servito a qualcosa
>
risposi ridendo.
< Ma io
non mi riferivo al vestito > obiettò facendomi
l'occhiolino.
< Oh,
beh…grazie > dissi arrossendo.
Da perfetto
gentiluomo mi aprì lo sportello della macchina per farmi
accomodare,
ignorando deliberatamente i paparazzi che ci stavano fotografando
dall'altra parte della strada, nascosti tra i cassonetti
dell'immondizia. Erano passati mesi da quando Robert ed io ci eravamo
messi insieme, ufficializzato il giorno in cui aveva preso a botte
Aaron e mi ero quasi abituata ai fotografi che ci seguivano sempre.
Per i primi
tempi ero passata sotto lo pseudonimo di Nikki Weber, ma ben presto
da Nikki venni battezzata Angela, tutto per merito del fotografo
della spiaggia. E mi andava bene usare un falso nome, fino a che
quell'oca di Olivia, per farmi un dispetto, non aveva rivelato ad una
rivista scandalistica il mio vero nome. Michelle Waldorf. E questo
scandalo era durato per una settimana intera. La stampa scandalistica
sembrava essere totalmente impazzita. E per la felicità di
Bianca
anche i paparazzi avevano cominciato a paragonarmi a Blair Waldorf e
una volta uno di loro mi aveva fermato prima che potessi arrivare a
scuola e mi aveva chiesto se ero interessata a partecipare ad un
episodio di Gossip Girl. La mia risposta fu epica, perché
non gli
dissi niente, ma mi limitai a ridergli in faccia. L'ultima cosa a cui
aspiravo a questo mondo era la popolarità.
Ma ogni
volta che finivamo su un giornale Robert mi guardava mortificato ed
era davvero dura farlo smettere di essere in colpa.
I paparazzi
cominciarono a dare di matto quando lui si presentò al David
Letterman Show con il labbro rotto e un occhi nero. Aveva provato a
sviare usando la battuta del “sto
girando il sequel di Remember Me”,
ma poiché il suo personaggio era morto nessuno gli credette.
E ad un
certo punto confessò che aveva fatto a botte la sera prima
per
“salvare
una ragazza in
difficoltà”, ignorando così
la scusa della rissa al bar che gli avevo suggerito io. David
Letterman gli chiese se la misteriosa ragazza fosse Kristen e lui
negò, rimanendo comunque sul vago.
Molti
cominciarono a dire che era solo una scusa per nascondere la sua
relazione con Kristen, ma dovettero ricredersi quando venne
pubblicata una foto mia e di Robert in spiaggia, dove la mia faccia
era coperta dal mio enorme cappello di paglia e lui mi stava
abbracciando e baciando il collo. E poiché avevo ancora
addosso la
divisa scolastica, la gente capì subito che non poteva
essere
Kristen Stewart la fantomatica fidanzata di Robert Pattinson. E da
quel pomeriggio le fan di Robert si divisero in vari gruppetti: chi
mi invidiava, chi mi odiava perché stavo io con Robert e non
loro e
chi mi odiava perché non era Kristen a stare con lui.
Robert
guidò fino al ristorante, parcheggiò nel
parcheggio sotterraneo,
quello riservato ai VIP, e ci incamminammo verso l'entrata del
ristorante.
<
Robert, che piacere! > esclamò un signore sui
quaranta.
< Ciao,
Oliver! > rispose Robert stringendogli la mano.
< Avevi
prenotato per le otto, vero? >
< Esatto
>
< Va
bene, seguitemi >
< Lui è
Oliver, il proprietario di questo ristorante >
sussurrò Robert
mentre mi trascinava con sé.
< Oh, ho
capito > risposi sorridendo.
Il nostro
tavolo era un tavolo appartato e circondato da dei separé.
< Ora vi
porto subito i menù >
< Grazie
> risposi sorridendo < certo che non ti fai mancare
proprio
niente, eh? > dissi guardando il mio accompagnatore.
< Lo
faccio per preservare il tuo anonimato >
< Il mio
anonimato è andato a farsi benedire già da un po'
> obiettai
ridendo.
< Lo so
> sospirò, visibilmente seccato.
< Hey >
dissi reclamando la sua attenzione e posai una mano sulla sua <
niente musi lunghi, ne abbiamo già parlato a sufficienza
>
< Sì,
lo so. È solo che mi dispiace che ti assillino
così >
<
Preferisco essere assillata da tutti i paparazzi del mondo piuttosto
che da mia madre > gli risposi e si mise a ridere di gusto.
< Sai,
era da tanto che non venivo qui > mi disse dopo qualche minuto.
<
Davvero? Pensa che invece è la prima volta che ci entro io
>
ribattei ridendo < quand'è stata l'ultima volta che
sei venuto? >
< Poco
prima di mettermi con te. Ero venuto a mangiare con Kristen. Ricordo
che per quella sera avevano chiuso un'ala del ristorante solo per noi
due… >
Kristen?
Avevo capito bene, Kristen? Mi aveva portato in un locale dove era
stato con quella?
Lo fissai sconcertata e irritata e lui inarcò le
sopracciglia,
lanciandomi uno sguardo interrogativo.
< Mi
porti in un locale dove sei stato con lei?
>
< Hai
ragione > rispose, ridendo < mi ero scordato della tua
gelosia
immotivata verso Kristen >
<
Immotivata? Ma ti ha dato di volta il cervello? > sbottai
< ci
facevi sesso fino a poco tempo fa ed io non dovrei essere gelosa?
>
<
Appunto, era solo sesso >
< Ma tu
la corteggiavi lo stesso e ne eri anche innamorato >
< Non ne
ero innamorato >
<
Bugiardo > ribattei togliendo la mano dalla sua.
In quel
momento arrivò un cameriere e ordinammo entrambi come primo
della
pasta ai quattro formaggi e di secondo della carne, mettendo da parte
il discorso Kristen.
< Vuoi
un dolce? > domandò Robert dopo il caffè.
<
Preferirei andare a prendere un gelato >
< Certo
> rispose sorridendo, poi chiamò il cameriere per
farci portare
il conto < dove vuoi andare a prendere il gelato? >
chiese una
volta saliti in macchina.
< Dove
lavora Jenny >
<
Nemmeno a dirlo, eh? > rispose sorridendo.
Uscimmo dal
ristorante e dopo dieci minuti arrivammo in gelateria e Jenny ci
guardò con occhi sgranati, mentre alla proprietaria quasi
venne un
infarto quando vide Rober.
<
Michelle, Caspita, sei da urlo! > esclamò
sorridendomi.
<
Grazie, Jenny > risposi sorridendo.
Robert
ordinò un gelato con nocciola e stracciatella, mentre io
presi una
brioche con il pistacchio e non appena Jenny ci servì una
schiera di
fan di Robert lo reclamarono per fare foto e autografi, così
mi misi
a sedere su una panchina da sola, fino a che Jenny non si prese una
pausa e venne a farmi compagnia.
< Posso?
> domandò mentre guardava la mia brioche.
< Certo
> risposi porgendogliela.
< Mmm,
faccio delle brioche col gelato che sono davvero buone! >
esclamò
sorridendo.
< Oh sì,
ci vuole una laurea per tagliare un panino dolce e metterci dentro
del gelato > dissi prendendola in giro.
< Ma…non
ti da fastidio? > chiese mentre indicava Robert che faceva gli
autografi.
< Posso
capirle. Farei lo stesso anche io se lo incontrassi per strada. E poi
fa parte del suo lavoro avere fan, non posso e non voglio obbligarlo
a ignorarle >
<
Ricordi quando siamo andate a Londra per cercarlo e invece lui era a
New York? >
< E come
dimenticarlo! > risposi ridendo < è stata la
vacanza più
bella, non mi sono mai divertita tanto! >
< Già,
la penso anche io come te > disse Jenny ridendo < senti,
ne
vuoi una? > domandò porgendomi una sigaretta.
< E tu
da quando fumi? > domandai sorpresa.
< Walter
mi influenza negativamente > rispose scrollando le spalle
< e
tu? Da quando hai smesso di fumare? >
< Da
quando sto con Robert >
< E dire
che lui fuma >
< Eh,
grazie! Si fuma anche le mie perché è sempre
senza! > risposi
lanciando un'occhiataccia a Robert, che non vide perché era
troppo
impegnato con gli autografi.
< Dai,
rifatti >
Jenny mi
porse una sigaretta e mi prestò il suo accendino.
< Oh, di
chi sono? > domandò Robert quando ci raggiunse.
< Le mie
> rispose Jenny porgendogli il pacchetto < ne vuoi una?
>
< Sì,
grazie > disse Robert sorridendo < le mie le ho finite
>
< Sì,
pure le mie hai finito > obiettai acida < hai firmato
tutto? >
domandai cambiando argomento.
< Sì.
Ho male alla mano > rispose e sia Jenny che io scoppiammo a
ridere
< come siete antipatiche > sbuffò mettendo il
broncio.
<
Andiamo a casa? > domandai guardando l'orologio del cellulare.
< Okay >
rispose Robert prendendomi per mano.
< Ciao,
Jenny > dissi abbracciando la mia amica.
< Ciao
Michelle. Ci vediamo domani >
< Okay >
< Ciao,
Rob! >
< Ciao,
Jenny >
Rientrammo
in macchina e tornammo a casa, poi Robert parcheggiò e venne
ad
aprirmi lo sportello.
< Vieni
un po' da me? > domandai indicando casa < Bianca non
c'è… >
Inarcò le
sopracciglia, poi si avvicinò al mio viso, portandomi un
ciuffo
dietro l'orecchio e guardandomi maliziosamente.
< Perché
invece non vieni da me? Io non ho problemi, non abito con
nessuno…
>
Mi
allontanai di scatto e mi appiccicai al vetro.
< Non
sta scritto da nessuna parte che questa sera dobbiamo farlo. Io ti
avevo solo invitato a bere qualcosa di diverso dalla birra >
< Dice
così la tua generazione? > mi provocò
ridendo.
Risi e lo
spinsi, dandogli dello stupido. Entrammo in casa e accesi la luce,
per poi chiudermi la porta alle spalle e appoggiai le chiavi dentro
lo sgombra-tasche. Mi tolsi la giacca e l'appesi sull'appendiabiti e
quando mi voltai verso di Robert, vidi che la sua faccia era
vicinissima alla mia.
< Che
c'è? > domandai deglutendo.
Mi indicò
un punto nella fronte e poi rise.
< Hai
avuto la varicella anche tu da piccola, vero? >
Annuii e lo
feci accomodare sul divano, mentre io sgattaiolai in cucina e aprii
la vetrinetta con dentro gli alcolici, prendendo una bottiglia di
Martini e dopo aver preso due bicchieri e due olive ritornai in sala.
< Va
bene il Martini? > domandai porgendogli il suo bicchiere e
sedendomi accanto a lui.
<
Benissimo. Certo che ti sai trattare bene >
< Tutto
merito di Bianca e della sua vetrinetta per gli ospiti >
< Vuoi
farmi credere che tu non la usi mai? > chiese sogghignando.
< La usa
più lei che io >
< Che
brava ragazza che sei >
< Oh sì
> risposi sorridendo.
< Ma
scommetto che nel profondo sei una bad girl > disse
avvicinandosi
a me.
< Sono
pur sempre una Waldorf > ribattei a pochi centimetri dal suo
viso.
Appoggiai
le mie labbra su quelle di Robert e lasciai cadere il bicchiere,
ormai vuoto, sul tappeto, facendo scivolare le mani sui suoi capelli;
mentre Robert, dal canto suo, mi prese per i fianchi e mi
invitò a
sedere su di lui, facendo vagare le sue mani per tutta la mia
schiena.
< Che
cosa stai facendo? > domandai con un sorrisetto.
< Cerco
la cerniera del vestito > rispose con non calanche.
< Perché
non provi sul lato destro? > ipotizzai mentre appoggiavo le mani
prima sul suo petto e poi le feci scivolare sotto la camicia <
senti, che ne dici di spostarci in un luogo un po' più
comodo? >
< Tipo?
> chiese mentre mi baciava il collo.
<
Uhm…camera mia? >
< Ma qui
è comodo… >
< Sul
divano? >
Mi diede un
leggero morso sul lobo dell'orecchio e rabbrividii.
<
Preferisci il pavimento? >
Risi.
< No,
Hannibal, preferisco di gran lunga il mio letto >
Cercai le
sue mani che allontanai dal mio vestito e scesi dalle sue ginocchia.
< Ai
suoi ordini > rispose alzandosi e tentando di prendermi in
braccio, ma senza riuscirci, perché mi divincolai
immediatamente.
Risi quando
tentò di prendermi in braccio una seconda volta e anche in
quell'occasione lo ostacolai; ma quando mi voltai verso di lui, dopo
che ebbe provato per la terza volta, si sporse un po' troppo verso di
me e cascammo entrambi sulle scale. Risi di nuovo e tentai di
alzarmi, ma le sue mani me lo impedirono e dopo che mi ebbe bloccata
sotto di lui, ricominciò a baciarmi con la stessa passione
che aveva
usato sul divano. Afferrai i lembi della giacca e li strinsi,
cercando di aumentare la passione per il bacio. E quando sentii la
sua eccitazione premere sul mio bacino capii che non mi importava che
le scale fossero scomode. L'unica cosa che volevo era Robert, lo
desideravo come una matta. E sentivo che anche per lui era la stessa
cosa. Dio, ero tutta un brivido.
Poco dopo
si alzò e mi afferrò la mano per aiutarmi a fare
lo stesso, e ci
dirigemmo verso la mia camera.
<
Lasciami la soddisfazione di togliertelo > piagnucolò
dietro di
me quando tentai di slegarmi il nodo del vestito.
< Agli
ordini > risposi fermandomi davanti alla porta della mia camera,
permettendo a Robert di raggiungermi e di rincominciare a baciarmi.
Portai le
braccia attorno al suo collo, mentre lui mi toglieva il vestito e mi
accarezzava i fianchi.
< Sei
ancora più bella di come mi immaginavo… >
sussurrò mentre mi
baciava il collo.
< Signor
Pattinson, vuole forse dire che mi ha immaginata senza vestiti?
>
domandai con finto imbarazzo.
< Sì, e
non hai idea di cosa pensavo di farti ogni volta >
< Bene >
dissi mentre gli afferravo la giacca e gliela sfilavo, stessa sorte
che toccò alla camicia < per fortuna che ora non
è una fantasia
> ripresi mentre mi avvicinavo al letto, poi mi voltai nella sua
direzione.
Lo guardai
negli occhi, mentre lui studiava ogni centimetro del mio corpo. Aveva
una luce strana, sembrava…eccitato.
< Questo
non me l'aspettavo > disse soffermando lo sguardo sul mio ventre.
< Cosa?
> domandai guardandomi.
< Il
tatuaggio >
< Non te
l'ho mai detto? >
< No,
altrimenti me ne sarei ricordato > ribatté
avvicinandosi ed
entrambi finimmo sul letto.
<
Ops…beh, sorpresa >
Rise e
cominciò a stuzzicare le mie labbra con le sue, mentre piano
piano
la sua mano sinistra si faceva strada sulla mia schiena, verso il
sedere. E la destra non tardò molto ad imitare “la
sua amica”,
tant'è vero che mi spinse ancora di più verso di
lui.
< Cazzo
> brontolai allontanandomi dalle sue labbra.
< Qual'è
il problema, Mitchie? > domandò prima di scendere con
le labbra a
baciarmi la mandibola.
<
Aspetta un attimo > risposi allontanandomi dal letto.
< Hey,
dove vai? > domandò ancora una volta, senza
però ricevere una
risposta.
Corsi in
lavanderia con solo la biancheria intima addosso, ringraziando il
cielo che non ci fosse nessuno in casa a parte noi, e tirai fuori
dalla lavatrice la mia divisa scolastica, che poi infilai
nell'asciugatrice. Aspettai dieci minuti e finalmente potei tornare
in camera con la divisa in mano.
< Mi hai
lasciato qui da solo per quella?
>
Lo guardai
imbarazzata e poggiai la mia divisa sulla scrivania.
< Mi ero
dimenticata di prenderla dalla lavatrice. Dovevo farlo, altrimenti
domani sarei andata nuda a scuola > dissi per giustificarmi.
Rise e si
alzò, prendendomi entrambe le mani.
< Ora
però non lasciarmi più > mi
sussurrò all'orecchio, facendomi
stendere sotto di lui questa volta.
Le sue mani
su tutto il mio corpo mi stavano facendo impazzire. Letteralmente.
Ogni volta che erano a contatto con la mia pelle avevo la pelle
d'oca. E quando si accorgeva di questo mi accarezzava le braccia,
come se temesse che avessi freddo e volesse scaldarmi.
Spostai le
mani dai suoi fianchi al suo ombelico, trovandomi così a
giocare con
i peli sul suo petto, mentre lui era troppo impegnato a baciarmi il
collo e a salire con le mani verso i miei seni. Gemetti quando la sua
mano toccò la stoffa del reggiseno e subito
spostò la bocca verso
la mia per baciarmi.
Sorrisi tra
un bacio e l'altro, gli slacciai i pantaloni che tolse con un gesto
rapido e spostai le mie dita sull'elastico dei suoi boxer, gesto che
non lo lasciò del tutto indifferente.
Risi ancora
una volta. Ridevo, perché in quei nostri gesti non c'era la
fretta e
la voglia di concludere tutto il prima possibile. Non eravamo come
quegli adolescenti che volevano tutto subito; no, eravamo
semplicemente due persone che si amavano e godevano della reciproca
compagnia nello stesso momento.
Avevamo
entrambi il respiro accelerato quando finimmo di spogliarci e dopo
che fu entrato dentro di me portai le mani sui suoi capelli,
tirandogli appena un po' la testa indietro.
Jenny ed io
avevo sempre immaginato come sarebbe stato fare sesso con Robert
Pattinson, così come ogni ragazza ammaliata dalla sua
bellezza. Ma
davvero, mai avrei potuto immaginare che sarebbe stato così:
mi
sentivo bene, protetta, come se il mondo si fosse fermato per
lasciare che noi due ci amassimo. Tutto era assolutamente perfetto.
E quando la
magia si interruppe, uscì da me e mi prese tra le sue
braccia.
< Allora
> sussurrai, ancora ansante < questo batte la
meravigliosa
partita a strip poker con Tom e le vostre ex compagne di scuola che
non hai fatto altro che elogiare da quando ti ho raccontato del mio
strip monopoli del Natale scorso? >
<
Decisamente > rispose baciandomi una tempia < non mi sono
mai
sentito così bene con una persona >
< Questo
lo dici a tutte le ragazze con le quali fai sesso? > domandai
punzecchiandolo.
< Scema!
> esclamò ridendo < sono serissimo >
Sorrisi
apertamente.
< Quindi
nemmeno con Kristen? >
< Con
lei era solo sesso, con te no. Con te è amore
> rispose mentre mi accarezzava una guancia, calcando
sull'ultima
parola.
< Allora
questo vuol dire che dopotutto a me ci tieni >
< Ho
fatto a botte per te e ti ho implorato di stare con me. Credevo che
già l'avessi capito >
< Sì,
ma mi piace sentirmelo dire >
<
Sciocca! > esclamò ridendo e mi alzò il
mento per baciarmi.
< Ho
tanta voglia di dirti una cosa, ma ho paura di sbagliare, che sia
troppo presto > ammisi abbassando lo sguardo.
<
Provaci >
Chiusi gli
occhi, feci un respiro profondo e poi lo guardai.
< Forse
sono innamorata di te > sussurrai imbarazzata < anzi, no,
rettifico. Ti amo >
< Era
ora che ti decidessi a dirmelo > ribatté sfiorandomi
il naso con
le labbra.
<
Avresti potuto dirmelo anche tu > dissi lanciandogli
un'occhiataccia.
<
Ricordi quello che mi hai detto mesi fa, quando mi parlavi di Aaron?
>
< No…
>
< Hai
detto che quando lui aveva detto di amarti, tu ti eri bloccata,
perché non eri sicura di cosa provare. Mi hai detto di
avergli
risposto che lo amavi anche tu, giusto perché non volevi che
pensasse che non tenevi a lui, anche se ancora non eri completamente
innamorata… >
< E ti
ricordi ancora quello che ti ho detto quasi un anno fa? >
< Certo
>
< Wow,
che memoria che hai… >
< Mangio
tanto pesce >
< Anche
io, ma nonostante ciò ho una memoria da far schifo >
risposi
ridendo.
<
Mitchie? > mi chiamò mentre cercava la mia mano.
< Sì? >
< Ti amo
anche io > sussurrò.
Mi voltai
per guardarlo e gli sorrisi, poi mi allungai per baciarlo e Robert si
abbassò per aiutarmi.
< Che
ore sono? > domandai poco dopo.
< Le
tre. Perché? >
< Bianca
tornerà tra poco >
< Vuoi
che me ne vada? > domandò con uno sguardo triste.
< No, mi
basta chiudere a chiave la porta > risposi alzandomi dal letto e
chiusi a chiave la porta della mia camera, poi tornai di corsa verso
il letto, recuperai la mia biancheria e me la rinfilai.
< Se te
la rimetti, poi sarò costretto a togliertela di nuovo
>
<
Accomodati > risposi sorridendogli maliziosamente mentre mi
rinfilavo sotto le coperte.
Robert
ridacchiò, ma poi seguì il mio esempio e si
rinfilò i boxer.
dopodiché si ristese accanto a me e mi abbracciò.
Chiudemmo
gli occhi e ci abbandonammo ad un sonno profondo, ma venni svegliata
improvvisamente dallo sbattere di un letto. Mi alzai dal mio letto e
uscii dalla mia stanza, scoprendo che i rumori, gemiti compresi,
provenivano dalla stanza di mia madre. I suoi vestiti e quelli di
Mike erano sparsi per tutta la scala.
Raccolsi il
mio vestito e mi voltai per tornare a dormire, ma i rumori
aumentarono, così camminai verso la porta della camera di
Bianca e
la colpì.
< C'è
gente che vuole dormire! > urlai.
< Scusa,
amore! > rispose Bianca ridendo e, finalmente, incominciarono a
fare meno casino.
Feci
dietrofront e tornai in camera.
< Che
cos'è successo? > domandò Robert con la
voce impastata.
< Mmm,
interessante…vogliamo fargli vedere che noi siamo
più bravi? >
propose maliziosamente.
< Metti
la tua bestiola a cuccia > risposi facendogli la linguaccia e mi
accoccolai nuovamente tra le sue braccia.
Pure oggi
sarò relativamente breve...dovrei studiare perché
domani sono via tutto il giorno, ma non ho per niente voglia -.-
Poi sono eccitata! Manca poco più di un mese al concerto dei
Thirty Seconds To Mars a Bologna! Non vedo l'ora *___*
Comunque, eccovi lo schifitolo ( schifo capitolo) che avrei voluto
cestinare, ma non ho tempo per riscriverlo. Quindi mi spiace, ma ve lo
tenete così.
Pregate per me perché sabato prossimo possa non aver niente
da fare! Grazie a tutte voi che leggete e apprezzate i miei capitoli (e
se qualcuno che legge non gli piace....fuck! No, scherzo! Necessito di
critiche costruttive :D)
Besos
Giulls♥