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Autore: sassy86    06/11/2010    6 recensioni
è il continuo di guerra e pace. edward si trova a fare i conti con l'accusa di alto tradimento alla corona. ma a dare uno spiraglio di speranza alla sua vita, c'è l'unica persona che lui abbia amato e l'unica che abbia mai ferito.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Edward
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'guerra e pace'
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 Erano passati tanti mesi ormai. Da quella ultima volta in Italia.
Avevo passato gli ultimi tempi a girovagare da un tribunale all’altro in cerca di assoluzione. Avevo tradito l’onore della Gran Bretagna, l’onore del mio paese.
 Mi ero rifatto una vita o almeno ci avevo provato. Tutto era cambiato.
Un pomeriggio ero intento a leggere nel mio giardino quando alzai gli occhi e vidi l’unica persona che mai mi sarei sognato di rivedere qui.
Era ancora più bella di come la ricordassi o la sognassi di notte, nonostante  fosse palese sul suo viso la stanchezza di un lungo viaggio.
Non riuscivo a proferire parola. Lo fece lei per me.
<< Perdonami! >>
 
 
 
…… Qualche settimana prima….
<< Papà! Mamma! Alice! Oh Mamma che bello rivedervi! >>
Dopo tante peripezie ero riuscito a raggiungere incolume la mia città. E l’abbraccio dei miei cari era la migliore ricompensa dopo la mia triste, lunga e desolante traversata dell’Europa.
Presi dalla gioia di ritrovarsi, ci guardammo a lungo negli occhi. Entrai in casa e il fuoco del camino mi riscaldò come mai prima di allora.
Mia madre a mia sorella non la smettevano di dire quanto fossero felici di riavermi a casa con loro. Per questo non raccontai dei miei guai con la giustizia militare.
Mio padre mi guardava sospettoso. Sapeva che c’era qualcosa che non andava. Per quanto la sua conoscenza delle forze armate fosse scarsa, dopo tutto era un uomo di chiesa, sapeva che era molto difficile che in piena guerra un soldato tornasse a casa come se fosse stato via per le vacanze. Non era un uomo stupido e dagli sguardi profondi che mi riservava, capii che sapeva. O almeno, intuiva. Dopo che mia madre e Alice si congedarono per la notte, mio padre mi chiese di restare in soggiorno per parlare.
<< Edward, non posso nasconderti la mia felicità nel rivederti qui, a casa, sano e salvo. Sei stato per tante notti l’oggetto delle mie preghiere. Ma dimmi: c’è qualche problema? Non sono uno sprovveduto: so per certo che non si può abbandonare una guerra in corso, per giunta una guerra così disastrosa, per tornare a casa, così, senza un motivo. >>
Sospirai.
<< Il motivo c’è, papà. >>
E gli raccontai tutto. Gli parlai della mia insubordinazione, di cosa avevo fatto al Comandante, di come mi avesse aiutato Jasper a fuggire e inevitabilmente, gli raccontai di Bella.
<< Papà, sono nei guai. E non so come uscirne. Sono un disertore papà! Sono un traditore!  >> dissi urlando. << Ho tradito il nostro paese, ho tradito il Re… io non so che fare. Sono disperato.  >>
La testa mi scoppiava. Come sarei potuto uscirne. Nessuno, nella mia situazione sarebbe riuscito a scappare al disonore di essere un traditore. Le conseguenze sarebbero state pesanti per la mia famiglia e per me. Io come minimo, rischiavo il carcere. Nella peggiore delle ipotesi, la fucilazione.
<< La situazione è grave. Come hai potuto, figlio mio. >> si girò verso il fuoco ancora scoppiettante.
<< Domani stesso chiamerò il mio amico Alistair. Ricordi? L’avvocato. >>
 
 
Passarono i giorni. La Londra che tanto mi era mancata era cambiata. E anche io ero cambiato. Per paura che qualcuno scoprisse la mia situazione, me ne stavo sempre in casa o al massimo nel mio giardino. Nessuno sapeva del mio ritorno. E così passavo le giornate in attesa degli eventi. Il dolore più grande era coinvolgere la mia famiglia. Il dolore dipinto negli occhi di mia madre quando seppe tutto era peggio di una pugnalata. Mi guardava come se quella fosse l’ultima volta che mi vedeva, come se per me non ci fosse speranza.
<< Nessuno sfugge al tribunale militare. >> mi aveva detto. Aveva ragione.
 
Mi sentivo come un morto che cammina. Un condannato a morte che cammina per l’ultima volta nel braccio della morte.
Un giorno, ero seduto nella veranda nel piccolo giardino sul retro. Leggevo un romanzo preso in prestito dalla libreria di Alice. Non servì di certo a scacciare via i brutti pensieri, ma almeno ci provavo. Resistevo. Sopravvivevo ogni giorno per amore della mia famiglia. Ma spesso nella mia mente sopraggiungeva una brutta idea. Farla finita. Una volta e per sempre.
All’improvviso mi sentii osservato. Ebbi paura: credevo fossero venuti a prendermi. Credevo che tutto fosse finito, quando comparve dalle siepi che separavo il giardino dalla strada l’unica persone per cui avrei voluto morire.
Mi guardava come se fossi il suo tesoro più prezioso. Il premio dopo un lungo viaggio.
Non riuscii a dire nulla. Fu lei a rompere il silenzio quando disse << Perdonami >>
Senza esitazione e senza che lei dicesse altro, mi fiondai tra le sue braccia. Sentii il suo odore che tanto mi era mancato, le accarezzai i capelli e la strinsi forte come non avevo mai fatto prima.
<< Bella! Bella >> ripetevo a bassa voce come se fosse un miraggio, un sogno che da lì a poco si sarebbe dissolto tra le mie mani.

  
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