Capitolo 6
Il salotto era costretto
in un silenzio concentrato, Carlile era
in cucina con Jasper da quasi mezzora. E tutti tendevano le orecchie verso la
porta per capire cosa stesse succedendo lì dentro.
appena eravamo entrati in casa, Jasper era subito corso in cucina con Devon
sulle spalle, aveva tutta la camicia sporca di sangue, ma fortunatamente il
sangue dei licantropi non stuzzicava il già precario autocontrollo di Jasper.
io ero rannicchiata sul divano, e abbracciavo mia madre da una parte ed Esme
dall’altra.
in quel momento Jasper uscì dalla cucina, più sporco di prima. Mi rassicurò
subito.
< stai tranquilla, sta bene, però ha perso molto sangue, perciò deve
riposare un giorno o due anche se questo ritarderà un po’ la partenza.>
tirai un sospiro di sollievo. volevo parlargli e chiedergli scusa per l’altro
giorno. E ringraziarlo di avermi salvato la vita. Forse un paio di licantropi
ci sarebbero stati utili.
< è sveglio?>
< si, ma non per molto. Se vuoi parlargli, fallo ora, perché dormirà
parecchio dopo. >
mi diressi verso la cucina. E quando apri la porta lo scenario che mi si
presentò davanti mi fece venire la nausea. La cucina era sporchissima di
sangue. E Devon sul tavolo non aveva una bella cera. Una benda gli circondava
tutto il torso. Segno che la ferita era molto larga. Lui era pallidissimo.
Quando mi vide fece per alzarsi, ma una fitta lo colse al torace e ricadde sul tavolo gemendo. Io corsi al suo
fianco e lo aiutai a distendersi meglio.
< stai tranquillo, non alzarti, o la ferita si riaprirà. Come stai?>
< come uno che è stato squartato in due da una sanguisuga imbottita di steroidi... come dovrei
sentirmi?>
nonostante la ferita non aveva perso la sfacciataggine.
< già. Domanda stupida.>
< decisamente...>
Feci una pausa. Non sapevo come cominciare.
< ho cambiato idea. Credo che qualche licantropo ci servirebbe nella
spedizione. E poi ho bisogno di qualcuno che mi aiuti>
< questa è la prima cosa inteligente che ti ho sentito dire da molto tempo.
Rilassati. Ti insegno tutto io. Dammi un giorno e sarò come nuovo. Così
potremmo iniziare l’addestramento.>
feci una smorfia ed entrambi ci mettemmo a ridere. Poi io tornai seria. C’era
una cosa che mi
lo guardai negli occhi e abbassai subito lo sguardo
< che succede?>
sapevo che era più probabile che la risposta fosse no. Ma ci provai lo stesso.
< Devon. Persi che potrebbe tornare tutto come prima?>
Sapeva cosa intendevo.
ci riflette un attimo. Questo mi sollevò. Io mi aspettavo un no secco. Invece
era indeciso.
< non lo so Jenny. Mi hai ferito molto mentendomi sulla tua identità per
tutto quel tempo.>
abbassai lo sguardo di nuovo. Sapevo che non sarebbe stato facile. Ma lo
rialzai quando sentii la sua risata.
< comunque credo che qualcosa si possa fare.>
Questo era un si! Mi ripromisi di non mentirgli mai più. E di non utilizzare
soprannomi offensivi per quelli della sua razza. ( che adesso era anche la
mia.)
Gli si leggeva in faccia che era sfinito. Quindi decisi di lasciarlo riposare.
Jasper lo avrebbe portato in una camera di sopra. Mi avviai verso la porta. Poi
quando stavo per uscire mi ricordai che avevo dimenticato una cosa.
< Devon?>
< si?>
< Grazie.> mi sorrise uno di quei sorrisi che non vedevo da anni e che mi
sciolse il cuore.
< figurati. Quando vuoi.>
uscii dalla stanza. Il salotto si era svuotato. Ora c’era solo Jasper. E aveva
un aria strana. Tra il felice e il preoccupato.
< che c’è Jasper?>
< devi venire di sopra. Kate si sta svegliando.>
quelle parole mi riempirono di gioia. Ma la mia felicità si smorzò subito.
Kate sarebbe stata una neonata. Senza
nessun controllo. E questo l’avrebbe fatta diventare un peso per il viaggio.
Jasper intuì la mia preoccupazione. A volte leggeva la mente meglio di me. Io
il mio potere non lo usavo quasi mai.
< Carlile ha trovato un modo per aumentare l’autocontrollo dei neonati. E
l’ha applicato su Kate. In questo modo non darà alcun fastidio se vorrà venire
con noi. Ora saliamo. Non conosce nessuno di noi e si spaventerà subito se non
vede un volto familiare.>
insieme ci dirigemmo su per le scale. Erano tutti di sopra. Jasper mi fece
mettere di fronte a tutti insieme a lui. Poi ci spiegò gli ultimi dettagli.
< allora. Non fate movimenti bruschi. Non parlate a voce troppo alta. E non
fate niente che possa insospettirla. Il metodo di Carlile la controlla ma è pur
sempre una neonata. Perciò potrebbe avere scatti di rabbia. Jenny, dovrai
portarla a caccia. Vi seguirà Emmet da lontano. Così se ci saranno imprevisti
vi aiuterà lui. Seguite il bosco sempre dritto. Ho controllato io. non ci
saranno umani. Anche se lei può controllarsi se vuole, è meglio non rischiare.
Mentre siete a caccia cerca di capire
< domani? Ma Devon?>
< coi suoi ritmi per domani starà già
più che bene. Alice preparerà le tue cose. E...>
in quel momento lei trillo.
< 5 secondi! A dopo le chiacchiere. >
Kate muoveva le dita delle mani. E strizzava gli occhi. Sentii Jasper
proiettarsi nella sua mente per infonderle un senso di sicurezza. A un certo
punto lei apri gli occhi. Erano di un rosso intenso. Ma si scurirono subito.
Fino a diventare quasi neri. Di certo i suoi vecchi occhi azzurri erano più
belli. Ma quelli erano andati persi. Appena si accorse della nostra presenza
ringhio e scatto in piedi sulla brandina
mettendosi sulla difensiva. Poi si accorse che c’ero io, salto giù dalla brandina e mi corse addosso.
Mi strinse così forte da farmi soffocare. Intanto ripeteva il mio nome e faceva
domande su domande. Era sempre lei. Kate. Non era cambiata di una virgola. Io
cercavo di staccarmela di dosso senza risultati. Era una ventosa.
- Che razza di vampira. -
pensò
Emmet. Volevo guardarlo male ma Kate me lo impediva. Così con un filo di voce
cercai di convincerla a mollarmi.
< Kate, mi stai strangolando.>
lei si allontanò subito con aria divertita.
< già è vero. Scusa. Dimenticavo che sono più forte di te.>
poi si incantò a guardare da tutte le parti. Tutto era nuovo per lei. Anche il
modo di vedere e di sentire. Persino lei era cambiata. I suoi capelli biondi
erano più lunghi e lisci. Le labbra erano di un rosa leggero. E le ciglia più
lunghe. E in più la pelle candida le donava molto.
< scusa ma chi sono quelli? > disse indicando i Cullen.
già, Dovevo spiegarle tutto. Ma lo avrei fatto più tardi.
< te lo spiegherò dopo ora la cosa più importante e che tu mangi qualcosa.
Andiamo a caccia.>
strabuzzo gli occhi. Non se lo aspettava. Ma prima che potesse protestare la
presi per mano e mi diressi verso la finestra aperta. Alice purtroppo mi
precedette e mi sgridò.
< pensi di portarmela via senza che si sia vista allo specchio? Ti
illudi...>
la trascinò fino alla fine della stanza dove alla parete era appeso uno
specchio enorme. Quando guardò dentro, Kate non si riconobbe subito. Poi accortasi che la dea nello specchio era
lei. Le si accesero gli occhi e sorrise di felicità.
< credo che potrei abituarmi.> disse . poi si diresse verso di me e
insieme saltammo giù dalla finestra. Mi sorpresi della destrezza con cui saltò.
Ci mettemmo a correre nella foresta io ero molto più veloce di lei ma facevo
finta di dovermi impegnare per stare al suo passo. La caccia andò avanti per
molto. Kate si divertiva un mondo e non voleva più smettere. Aveva un talento
naturale. Era come se fosse nata per essere una vampira. guardarla cacciare era
un piacere. Si accovacciava osservando la preda, poi rilassava i muscoli e le
saltava addosso con
Tornammo a casa camminando. Così
intanto le raccontai tutta la storia. Si stupì sentendo che anche io potevo
trasformarmi in un lupo. Poi però fu il mio turno.
< ora tocca a te però. cosa ti è successo? Perché sei scomparsa??>
sui suoi occhi calo un velo di paura. Mi guardò e comincio a raccontare.
Ho percorso un paio di metri ma poi sono caduta priva di sensi. Poi è stato
come un sogno. Sentivo il mio corpo. Ma non riuscivo ad aprire gli occhi e
intanto un fuoco invisibile mi bruciava da dentro. era sempre più caldo.
Insopportabile. Ho bruciato per ore. Giorni. Non so quanto sia passato. So solo
che poi mi sono svegliata in quella sala a casa tua. Sei stata tu a portarmi lì
vero?>
un brivido mi corse per la schiena al ricordo di quella notte in qui l’avevo
trovata in fin di vita.
< si. Ma ora che sei indistruttibile saremo amiche per sempre.> dissi
teneramente. Lei mi abbraccio. eravamo arrivati a casa. E io ero impaziente di
conoscere il piano del viaggio.
erano già tutti seduti intorno al tavolo del salotto Jasper stava controllando
alcune mappe. Ma smise subito appena entrammo.
< finalmente! Vi stavamo aspettando. Sedetevi.>
obbedimmo. Io mi sedetti accanto a mia madre. E Kate si mise al mio fianco.
< allora. Devon sta già meglio. E per domani si sarà rimesso completamente.
Abbiamo già raccolto tutta la vostra roba e spostato tutto
aspettò un secondo per sapere se tutti avevano capito. Annuimmo e lui continuò.
< bene. Da qui a Forks ci vorranno 2 ora al massimo. Ma se andiamo veloci
potremmo anche
in punta di piedi. Aprii la porta. La finestra era aperta e da fuori la luce della luna piena illuminava un quadrato di pavimento e rendeva la notte di un argento pallido.
< non riesci a dormire?>chiese lui da dentro. Pensavo stesso dormendo ma non era così.
< no. >-< neanche io>
mi avvicinai al letto e mi sedetti sulla sponda. In camera mia avevo pensato a mia madre credendo di addormentarmi felice. Ma ogni volta che il suo viso e quello di mio padre spuntavano tra i miei ricordi diventavo più triste, mi ricordava che loro ora non erano con me e probabilmente stavano soffrendo le pene dell’inferno credendomi morta. Era insopportabile.
probabilmente il mio stato era evidente perche lui sembrò accorgersene.
< su avanti raccontami tutto.>disse sedendosi al mio fianco. Avevo bisogno di sfogarmi con qualcuno. Così iniziai a parlare. E le parole mi uscivano dalla bocca come una valanga. Non riuscivo a contenerle. Gli dissi di quanto mi mancassero i miei genitori reali anche se non li conoscevo neanche. Della paura che mi faceva in realtà quel viaggio. e di come non potevo esprimerla perche fin da piccola avevo dovuto imparare a frenare sempre le lacrime e la paura. appena i miei genitori adottivi le vedevano andavano nel panico. quanta tristezza avevo sempre represso. Non mi accorsi che dai miei occhi scendevano lacrime finche Devon non mi accolse tra le sue braccia stringendomi forte e sussurrandomi di non piangere. Non ce la facevo più perciò lasciai che scorressero, finche sfinita non mi addormentai tra le sue braccia.
L’alba ci ritrovò così. Abbracciati. La mia testa sulla spalla di Devon e sulle labbra, finalmente. Un sorriso. NeNa_94