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Autore: NeNa_94    07/11/2010    0 recensioni
Una radura, una vasta radura, si. sono proprio in tanti, ma anche noi siamo in tanti. loro ci vengono incontro. finalmente siamo ad armi pari, impossibile capire chi rimarrà vivo alla fine. Aspettiamo solo un segnale. Un ordine dalle menti avversarie e ci lanceremo contro di loro, non se lo aspettano. Abbiamo tanti talenti tra noi.
salverò coloro che amo o morirò nel tentativo. non avrebbe senso vivere senza di loro. Non ho paura della morte.
Io sono la morte.
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
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capitolo 6

                                 

                                                                            Capitolo 6

 

                                                                       

                                                                            Il salotto era costretto in un silenzio concentrato, Carlile  era in cucina con Jasper da quasi mezzora. E tutti tendevano le orecchie verso la porta per capire cosa stesse succedendo lì dentro.
appena eravamo entrati in casa, Jasper era subito corso in cucina con Devon sulle spalle, aveva tutta la camicia sporca di sangue, ma fortunatamente il sangue dei licantropi non stuzzicava il già precario autocontrollo di Jasper.
io ero rannicchiata sul divano, e abbracciavo mia madre da una parte ed Esme dall’altra.
in quel momento Jasper uscì dalla cucina, più sporco di prima. Mi rassicurò subito.
< stai tranquilla, sta bene, però ha perso molto sangue, perciò deve riposare un giorno o due anche se questo ritarderà un po’ la partenza.>
tirai un sospiro di sollievo. volevo parlargli e chiedergli scusa per l’altro giorno. E ringraziarlo di avermi salvato la vita. Forse un paio di licantropi ci sarebbero stati utili.
< è sveglio?>
< si, ma non per molto. Se vuoi parlargli, fallo ora, perché dormirà parecchio dopo. >
mi diressi verso la cucina. E quando apri la porta lo scenario che mi si presentò davanti mi fece venire la nausea. La cucina era sporchissima di sangue. E Devon sul tavolo non aveva una bella cera. Una benda gli circondava tutto il torso. Segno che la ferita era molto larga. Lui era pallidissimo. Quando mi vide fece per alzarsi, ma una fitta lo colse al torace  e ricadde sul tavolo gemendo. Io corsi al suo fianco e lo aiutai a distendersi meglio.
< stai tranquillo, non alzarti, o la ferita si riaprirà. Come stai?>
< come uno che è stato squartato in due da una sanguisuga  imbottita di steroidi... come dovrei sentirmi?>
nonostante la ferita non aveva perso la sfacciataggine.
< già. Domanda stupida.>
< decisamente...>
Feci una pausa. Non sapevo come cominciare.
< ho cambiato idea. Credo che qualche licantropo ci servirebbe nella spedizione. E poi ho bisogno di qualcuno che mi aiuti>
< questa è la prima cosa inteligente che ti ho sentito dire da molto tempo. Rilassati. Ti insegno tutto io. Dammi un giorno e sarò come nuovo. Così potremmo iniziare l’addestramento.>
feci una smorfia ed entrambi ci mettemmo a ridere. Poi io tornai seria. C’era una cosa che mi
tormentava da quel pomeriggio in qui ero andata a trovarlo.
lo guardai negli occhi e abbassai subito lo sguardo
< che succede?>
sapevo che era più probabile che la risposta fosse no. Ma ci provai lo stesso.
< Devon. Persi che potrebbe tornare tutto come prima?>
Sapeva cosa intendevo.
ci riflette un attimo. Questo mi sollevò. Io mi aspettavo un no secco. Invece era indeciso.
< non lo so Jenny. Mi hai ferito molto mentendomi sulla tua identità per tutto quel tempo.>
abbassai lo sguardo di nuovo. Sapevo che non sarebbe stato facile. Ma lo rialzai quando sentii la sua risata.
< comunque credo che qualcosa si possa fare.>
Questo era un si! Mi ripromisi di non mentirgli mai più. E di non utilizzare soprannomi offensivi per quelli della sua razza. ( che adesso era anche la mia.)                                            
Gli si leggeva in faccia che era sfinito. Quindi decisi di lasciarlo riposare. Jasper lo avrebbe portato in una camera di sopra. Mi avviai verso la porta. Poi quando stavo per uscire mi ricordai che avevo dimenticato una cosa.
< Devon?>
< si?>
< Grazie.> mi sorrise uno di quei sorrisi che non vedevo da anni e che mi sciolse il cuore.
< figurati. Quando vuoi.>
uscii dalla stanza. Il salotto si era svuotato. Ora c’era solo Jasper. E aveva un aria strana. Tra il felice e il preoccupato.
< che c’è Jasper?>
< devi venire di sopra. Kate si sta svegliando.>
quelle parole mi riempirono di gioia. Ma la mia felicità si smorzò subito. Kate  sarebbe stata una neonata. Senza nessun controllo. E questo l’avrebbe fatta diventare un peso per il viaggio.
Jasper intuì la mia preoccupazione. A volte leggeva la mente meglio di me. Io il mio potere non lo usavo quasi mai.
< Carlile ha trovato un modo per aumentare l’autocontrollo dei neonati. E l’ha applicato su Kate. In questo modo non darà alcun fastidio se vorrà venire con noi. Ora saliamo. Non conosce nessuno di noi e si spaventerà subito se non vede un volto familiare.>
insieme ci dirigemmo su per le scale. Erano tutti di sopra. Jasper mi fece mettere di fronte a tutti insieme a lui. Poi ci spiegò gli ultimi dettagli.
< allora. Non fate movimenti bruschi. Non parlate a voce troppo alta. E non fate niente che possa insospettirla. Il metodo di Carlile la controlla ma è pur sempre una neonata. Perciò potrebbe avere scatti di rabbia. Jenny, dovrai portarla a caccia. Vi seguirà Emmet da lontano. Così se ci saranno imprevisti vi aiuterà lui. Seguite il bosco sempre dritto. Ho controllato io. non ci saranno umani. Anche se lei può controllarsi se vuole, è meglio non rischiare. Mentre siete a caccia cerca di capire cosa le è successo. E spiegale il motivo del viaggio. Noi iniziamo i preparativi. Domani si parte. >
< domani? Ma Devon?>
< coi suoi  ritmi per domani starà già più che bene. Alice preparerà le tue cose. E...>
in quel momento lei trillo.
< 5 secondi! A dopo le chiacchiere. >
Kate muoveva le dita delle mani. E strizzava gli occhi. Sentii Jasper proiettarsi nella sua mente per infonderle un senso di sicurezza. A un certo punto lei apri gli occhi. Erano di un rosso intenso. Ma si scurirono subito. Fino a diventare quasi neri. Di certo i suoi vecchi occhi azzurri erano più belli. Ma quelli erano andati persi. Appena si accorse della nostra presenza ringhio e  scatto in piedi sulla brandina mettendosi sulla difensiva. Poi si accorse che c’ero io,  salto giù dalla brandina e mi corse addosso. Mi strinse così forte da farmi soffocare. Intanto ripeteva il mio nome e faceva domande su domande. Era sempre lei. Kate. Non era cambiata di una virgola. Io cercavo di staccarmela di dosso senza risultati. Era una ventosa.

-  Che razza di vampira. -

pensò Emmet. Volevo guardarlo male ma Kate me lo impediva. Così con un filo di voce cercai di convincerla a mollarmi.
< Kate, mi stai strangolando.>
lei si allontanò subito con aria divertita.
< già è vero. Scusa. Dimenticavo che sono più forte di te.>
poi si incantò a guardare da tutte le parti. Tutto era nuovo per lei. Anche il modo di vedere e di sentire. Persino lei era cambiata. I suoi capelli biondi erano più lunghi e lisci. Le labbra erano di un rosa leggero. E le ciglia più lunghe. E in più la pelle candida le donava molto.
< scusa ma chi sono quelli? > disse indicando i Cullen.
già, Dovevo spiegarle tutto. Ma lo avrei fatto più tardi.
< te lo spiegherò dopo ora la cosa più importante e che tu mangi qualcosa. Andiamo a caccia.>
strabuzzo gli occhi. Non se lo aspettava. Ma prima che potesse protestare la presi per mano e mi diressi verso la finestra aperta. Alice purtroppo mi precedette e mi sgridò.
< pensi di portarmela via senza che si sia vista allo specchio? Ti illudi...>
la trascinò fino alla fine della stanza dove alla parete era appeso uno specchio enorme. Quando guardò dentro, Kate non si riconobbe subito.  Poi accortasi che la dea nello specchio era lei. Le si accesero gli occhi e sorrise di felicità.
< credo che potrei abituarmi.> disse . poi si diresse verso di me e insieme saltammo giù dalla finestra. Mi sorpresi della destrezza con cui saltò. Ci mettemmo a correre nella foresta io ero molto più veloce di lei ma facevo finta di dovermi impegnare per stare al suo passo. La caccia andò avanti per molto. Kate si divertiva un mondo e non voleva più smettere. Aveva un talento naturale. Era come se fosse nata per essere una vampira. guardarla cacciare era un piacere. Si accovacciava osservando la preda, poi rilassava i muscoli e le saltava addosso con
grazia. Era brava. Ma non più di me. Alla fine il suo vestito era tutto sporco di sangue mentre io non avevo un goccia addosso.
Tornammo a casa camminando. Così intanto le raccontai tutta la storia. Si stupì sentendo che anche io potevo trasformarmi in un lupo. Poi però fu il mio turno.
< ora tocca a te però. cosa ti è successo? Perché sei scomparsa??>
sui suoi occhi calo un velo di paura. Mi guardò e comincio a raccontare.
 
ho riaperto gli occhi e mi sono trascinata verso di te.
Ho percorso un paio di metri ma poi sono caduta priva di sensi. Poi è stato come un sogno. Sentivo il mio corpo. Ma non riuscivo ad aprire gli occhi e intanto un fuoco invisibile mi bruciava da dentro. era sempre più caldo. Insopportabile. Ho bruciato per ore. Giorni. Non so quanto sia passato. So solo che poi mi sono svegliata in quella sala a casa tua. Sei stata tu a portarmi lì vero?>
un brivido mi corse per la schiena al ricordo di quella notte in qui l’avevo trovata in fin di vita.
< si. Ma ora che sei indistruttibile saremo amiche per sempre.> dissi teneramente. Lei mi abbraccio. eravamo arrivati a casa. E io ero impaziente di conoscere il piano del viaggio.
erano già tutti seduti intorno al tavolo del salotto Jasper stava controllando alcune mappe. Ma smise subito appena entrammo.
< finalmente! Vi stavamo aspettando. Sedetevi.>
obbedimmo. Io mi sedetti accanto a mia madre. E Kate si mise al mio fianco.
< allora. Devon sta già meglio. E per domani si sarà rimesso completamente. Abbiamo già raccolto tutta la vostra roba e spostato tutto

sulle macchine. Viaggeremo così: tu Kate e Devon andrete con la tua macchina. Io alice e i tuoi genitori andremo con la porche di alice. tutti gli altri con la Volvo. Io sarò davanti seguito da Jenny. Lei non deve mai rimanere sola. Intesi?>

aspettò un secondo per sapere se tutti avevano capito. Annuimmo e lui continuò.

< bene. Da qui a Forks ci vorranno 2 ora al massimo. Ma se andiamo veloci potremmo anche metterci un ora e mezza. Ci fermeremo a Forks  giorni. Tempo di prendere il fratello di Jenny e ripartiremo per  Phoenix dove abita la terza sorella.  Da Forks a Phoenix ci vorrà un giorno se andiamo veloci. Altrimenti due. Da lì ci divideremo. Jenny e i suoi amici con Carlile ed Esme torneranno a Forks nella nostra vecchia casa e ci aspetteranno mentre noi gireremo tutto il mondo per trovare vampiri disposti a rivoltarsi contro i volturi. Voi dovrete accoglierli e spiegargli bene i piani. Appena avremmo raggruppato abbastanza gente, il che dovrebbe occupare più o meno un mese partiremo tutti per l’Italia. Tutto chiaro?.>mi ero vista passare davanti agli occhi tutto quello che sarebbe successo e alla fine mi ero soffermata sul volto di mia madre. L’avrei liberata. Anche a costo di morire. Annui decisa verso Jasper, e lui mi sorrise. Emmet si alzo e grido:

< andiamo a fare il culo a strisce a quei farabutti dei volturi!! > tutti lo guardarono male. Ma poi la tensione sfumò e si trasformo in una risata generale. non ero stanca. Ma volevo un po’ di silenzio. Così mi diressi verso la mia camera mentre tutti festeggiavano. Persino Kate si divertiva. Stava parlando con alice e sembravano andare daccordissimo. Mi raggomitolai sotto le coperte. Ma non riuscivo a prendere sonno. Persino quando la baraonda di sotto fu finita e tutti si allontanarono per cacciare io ero ancora sveglia a fissare l’oscurità. Decisi di andare a vedere come stava Devon.
in punta di piedi. Aprii la porta. La finestra era aperta e da fuori la luce della luna piena illuminava un quadrato di pavimento e rendeva la notte di un argento pallido.
< non riesci a dormire?>chiese lui da dentro. Pensavo stesso dormendo ma non era così.
< no. >-< neanche io>
mi avvicinai al letto e mi sedetti sulla sponda. In camera mia avevo pensato a mia madre credendo di addormentarmi felice. Ma ogni volta che il suo viso e quello di mio padre spuntavano tra i miei ricordi diventavo più triste, mi ricordava che loro ora non erano con me e probabilmente stavano soffrendo le pene dell’inferno credendomi morta. Era insopportabile.
probabilmente il mio stato era evidente perche lui sembrò accorgersene.
< su avanti raccontami tutto.>disse sedendosi al mio fianco. Avevo bisogno di sfogarmi con qualcuno. Così iniziai a parlare. E le parole mi uscivano dalla bocca come una valanga. Non riuscivo a contenerle. Gli dissi di quanto mi mancassero i miei genitori reali anche se non li conoscevo neanche. Della paura che mi faceva in realtà quel viaggio. e di come non potevo esprimerla perche fin da piccola avevo dovuto imparare a frenare sempre le lacrime e la paura. appena i miei genitori adottivi le vedevano andavano nel panico. quanta tristezza avevo sempre represso. Non mi accorsi che dai miei occhi scendevano lacrime finche Devon non mi accolse tra le sue braccia stringendomi forte e sussurrandomi di non piangere. Non ce la facevo più perciò lasciai che scorressero, finche sfinita non mi addormentai tra le sue braccia.
L’alba ci ritrovò così. Abbracciati. La mia testa sulla spalla di Devon e sulle labbra, finalmente. Un sorriso. NeNa_94


  
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