Libri > Twilight
Segui la storia  |       
Autore: veroamore84    08/11/2010    2 recensioni
Frastornato,intontito, rimasi sotto la pioggia con la mente spenta. Avevo abbandonato la ragione dal momento in cui Bella aveva visto Rosalie in camera mia. Da quel momento non ragionai più. L’unica cosa che mi importava era trovare la ragazza che amavo e spiegarle tutto .Niente mi avrebbe impedito di parlare con lei ,ne mia sorella,ne l’alcol che Bella aveva bevuto .La visione della mia piccola e fragile Bella,che impugnava un bicchiere contenente dello scotch,mi fece sentire un perfetto verme .Non avevo fatto niente di male,ma il sol pensiero che lei lo dubitasse,mi faceva sentire sporco. Ero arrabbiato con me stesso e determinato a stare con lei,e Infatti con forza l’avevo trascinata con me .Non sapevo se era la cosa giusta,ma sapevo di sicuro che volevo Bella al mo fianco.
Genere: Erotico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più libri/film
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
sogn 1 Image and video hosting by TinyPic

PS.Salve a tutte ragazze,vi scrivo per dirvi che se a qualcuna di voi sembra di aver già letto Sogno,qui su efp...bhè è vero.Mi avevano rubato i primi captoli della storia e sotto farlso nome:DREAM..lo avevano pubblicato,copiando la mia identità.Ho chiarito il tutto cn l'amministratrice...quindi,adesso...godetevi la MIA storia.Sono io la vera autrice di Sogno(che ancora sto concludendo) e spero che vi piaccia.

CAPITOLO 1-PIOGGIA

Che bel modo  di iniziare la giornata!

Forks è una città  piovosa, ma quel giorno le nuvole avevano ricoperto completamente il cielo oscurandolo.

Che angoscia!

A scuola, compito in classe. Fantastico!

Quella giornata, certo non era tra le migliori.

Mi alzai dal letto sconvolta dal sonno,e tra uno sbadiglio e l’altro tentai di guardarmi allo specchio

“O mio Dio!”

Non potevo essere io quella ragazza riflessa. Ero orribile.

Più che capelli, sembrava avessi sulla testa una pianta sradicata, e i miei occhi erano gonfi dalla nottata passata in bianco.

Ormai l’insonnia era un’abitudine. La notte per me, era devastante,mi giravo e rigiravo nel letto nel tentativo di trovare pace.Non dormivo…eppure sognavo.La maggior parte delle volte la mia mente era sommersa dagl’ incubi. 

In casa c’era silenzio? Dov’era Charlie?

Gettai lo sguardo sulla sveglia digitale posta sul mio comodino:

“Le sette e mezza?!”

Strillai in preda al panico.

Afferrai le prime cose che mi capitarono fra le mani e corsi in bagno per una doccia al volo.

Perché mio padre non mi aveva svegliata? Eppure era già uscito per andare al lavoro. Che rabbia!

Mi vestii alla svelta con dei semplici jeans  e maglioncino colorato.

Infilai le scarpe da tennis mentre scendevo le scale, e mancò poco che scivolassi mettendomi fuori uso l’osso del collo.

Legai alla svelta i capelli ancora umidi in una coda alta, mentre il mio sguardo era alla ricerca della borsa con i libri.

Era tardissimo.

Avrei dovuto saltare la colazione.

Prima di precipitarmi fuori, intravidi sul tavolo della cucina i miei cereali preferiti affiancati da un foglio bianco.

Non potevo soffermarmi a leggerlo, perciò  l’ho presi tra le mani e uscii di casa. La pioggia non migliorava la situazione. La strada ormai era un fiume in piena e il freddo pungente mi ghiacciava le mani.

Mi feci coraggio, e corsi al mio pickup. Ormai bagnata dai piedi al ginocchio, aprì al volo il biglietto che stringevo ancora tra le mani: 

-SCUSAMI BELL SE NON TI HO SVEGLIATA. QUESTA NOTTE HO SENTITO CHE NON HAI CHIUSO OCCHIO, ED HO RITENUTO LASCIARTI DORMIRE.

A STASERA-

PAPA’ 

Che dolce pensiero.

Ma Charlie, proprio oggi, che avevo un importantissimo compito in classe, doveva fare il tenero?

Uno squillo sul cellulare mi richiamò.

Osservai il display e sorrisi. Era Alice.

Misi in moto e mi avviai verso scuola.

Nel breve tragitto che mi distanziava dalla meta, pensai alla mia nuova compagna di classe.

Alice era arrivata a Forks da poco, assieme alla sua famiglia. Sapevo poco di lei, ma quel po’ era sufficiente a piacermi. Alice era una ragazza dolce e disponibile, sempre allegra e solare. Al suo fianco tutto appariva facile e spontaneo.

A giudicare dai suoi abiti firmati ed eleganti, doveva appartenere ad una famiglia benestante. Avevo sentito dire che suo padre era un noto dottore.

Nonostante questo, lei non si era mai vantata dei suoi averi e non appariva affatto una ragazza snob e con la puzza sotto il naso.

Infatti cercava in ogni modo di invitarmi a casa sua, ma io gentilmente rifiutavo, inventandomi varie scuse assurde. No che non volessi….ma mi vergognavo troppo. Non sarei riuscita a scansare l’invito ancora per molto però, visto che Alice compiva gli anni fra meno di un mese. Non mi dispiacerebbe conoscere la sua famiglia e il suo mondo, ma mi preoccupa il fatto che lei potesse conoscere il mio di mondo, e a quel punto sarebbe scappata a gambe levate.

Alice si sarebbe stancata facilmente di me; brutta cosa visto il bene che già le volevo.

Sospesi i miei pensieri appena parcheggiai di fronte la scuola.

Attorno a me: il deserto totale!

Cavolo, la causa dev’essere sicuramente l’inizio delle lezioni.

Una ramanzina dal professore Smith non sarebbe tardata di molto ad arrivare.

Entrai correndo nel corridoio consapevole del fatto che, anche se fossi inciampata e caduta per terra, nessuno mi avrebbe vista.

Superai le diverse aule ed inchiodai davanti alla mia. La porta era chiusa, e questo voleva dire che il compito era iniziato. Cavoli di nuovo!

Feci un respiro profondo e bussai:

“Avanti”

La voce serena del professore, m’invitò alla forca.

Aprii piano la porta cercando di spiare la situazione e vidi i miei compagni, seduti ai propri posti, con i fogli del compito pronto per essere iniziato.

Il volto del professor Smith cambiò:

“Signorina Swan”

Sorpreso mi ghiacciò:

“Le sembra questa l’ora di presentarsi a scuola?”

Rimasi immobile cercando di dare una spiegazione valida, ma  dalla mia bocca uscirono solo poche parole balbettate:

“Io…ehm…ecco...insomma…”

“Professor Smith la perdoni. E’colpa mia”

Alice infondo alla classe gesticolò con la mano, salvandomi dalla mia pessima performance.

“Questa mattina in preda all’ansia del compito in classe, ho dimenticato a casa le mie medicine. Bella gentilmente è passata a prenderle prima di correre a scuola”

Medicine? Passata da casa sua? Non sapevo neanche dove abitasse. Arrossii di colpo a quel pensiero, e per fortuna il professore non se ne accorse, perchè fissava Alice che sbatteva le palpebre nel tentativo di convincerlo. Lei era la prima della classe e il professore Smith aveva un’evidente occhio di riguardo nei suoi confronti. Infatti fissò me e poi Alice dubbioso.

“La prego. Era per una causa importante.”

Continuò Alice convinta. Se lei dichiarava di prendere delle medicine, il professore non poteva di certo dare della bugiarda alla figlia di un medico.

“Vada a posto signorina Swan. Infondo è la prima volta che la vedo ritardare, e, per questa volta chiuderò un occhio”.

Il professor Smith non aveva l’aria di averla bevuta, ma senza esitare mi precipitai al mio posto.

“Sei la mia salvatrice. Grazie, ti devo un favore”

Sussurrai ad Alice seduta davanti a me. Senza voltarsi lei sorrise e bisbigliò:

“Era quello che volevo”

Eh? In che senso? Io un favore a lei? Non avevo alcun bisogno di questo per fargliene.

Il professore si schiarì la voce per rimproverarci, ed a quel suono entrambe ci buttammo a capofitto sul compito che ci aspettava.

Fortunatamente ero pronta a tutto e il compito mi risultò facile.

La lezione terminò in fretta così io ed Alice ci avviammo all’ uscita:

“Come è andato il compito?”

Domandò lei col suo solito fare raggiante

“Mi aspettavo di peggio”

Ammisi. Alice era bravissima a scuola, ma, fortunatamente, io non ero da meno.

“Bella, come mai hai tardato questa mattina? Di nuovo brutti sogni?”

Camminavamo nel corridoio, ed io sospirai nel risponderle:

“Si. Non ricordo granché, ma non ho dormito bene e questa mattina non ho sentito la sveglia. Mio padre, come se non bastasse, preso da un attacco di gentilezza, non mi ha svegliata”.

Lei sorrise alle mie parole e subito si fermò:

“Che ne dici di addolcire la giornata andando da “Dolci Idee” a prendere una cioccolata calda?”

Ci pensai su. Non era una cattiva idea poiché avevo anche saltato la colazione. Adoravo quella pasticceria. Mi metteva di buon umore.

“D’accordo, ma la cioccolata la voglio con la panna”

Alice illuminandosi mi prese sotto braccio:

“Certo”.

 
 

L’atmosfera intorno a noi era gradevole. La pasticceria era coloratissima e con tante vetrine piene di ogni tipo di dolciume.

I tavoli erano rotondi di legno color cioccolato e le sedie erano a forma di cubo.

Io e Alice ci sedemmo una di fronte all’altra, ed ordinammo la nostra cioccolata calda con panna, come d’accordo. Osservando Alice, mi accorsi della sua bellezza.

Era davvero graziosa ed elegante. Aveva gli occhi verdi, ed il suo volto piccolo e delicato era incorniciato da meravigliosi capelli corti e corvini. Era esile e minuta, ma altrettanto femminile e atletica.Il suo abbigliamento, poi, mi lasciava sempre perplessa. Oggi indossava un jeans bianco aderente con una maglioncino grigio perla a decoltè. Un cinturone bianco le fasciava i fianchi, e portava stivali bassi grigi, in tinta con il maglioncino. Sicuramente tutto d’un certo valore.Cosa avrebbe pensato la gente di me, accanto a lei?Scambiata forse per una serva?

“Cosa c’è?”

Chiese vedendomi assorta nei miei pensieri. Arrossii subito.

“Niente”

Che vergogna. Per fortuna non poteva leggermi nella mente.

Dalla sua espressione però , capì che non era convinta, e tentai di cambiare discorso.

“Allora Alice, raccontami un po’ di te”

La cioccolata era arrivata, ed incominciai a sorseggiarla lentamente come se nulla fosse

“Cosa vuoi sapere?”

Alice sembrò divertirsi alla mia domanda.

“La tua vita, le tue giornate…un po’ di tutto”

Risposi soffiando sulla bollente cioccolata.

La vidi portarsi un dito al mento:

“Vediamo…”

Attesi che parlasse e sperai che non fossi stata troppo invadente.

“Passo la maggior parte del tempo a fare shopping. Mi piace divertirmi e organizzare feste. Mio padre, come avrai già sentito dire, è un dottore abbastanza autolocato. Prima di essere trasferito a Forks, lavorava a Chicago, dove noi eravamo di casa. Mia madre è un architetto, infatti la casa dove abitiamo l’ha progettata lei. Devi venire assolutamente a vederla”.

Di colpo si bloccò, aspettando la mia risposta.

Suo padre un dottore, e sua madre architetto? Che famiglia!

Come potevo presentarmi da semplice Bella Swan?

“Ehm…vedremo”.

Risposi imbarazzata mentre arrossivo. Alice per un attimo mi fissò incupita, ma subito dopo cambiò espressione:

“Dimmi di te invece”.

Oddio, e adesso?!

Mi morsi il labbro ripetutamente, tentando di staccarlo per distrarre l’attenzione da quella assurda domanda, ma nulla. Rimase li, gonfio e rosso.

Dovevo rispondere.

“Mio padre è lo sceriffo di Forks, come ben sai. Mia madre si è risposata e vive in Florida. Non mi piace fare shopping e odio ballare”.

Dissi tutto di getto, con un evidente smorfia sul volto. Alice sorrise e alzando un sopracciglio mi chiese bisbigliando:

“E cosa mi dici…dell’amore?”

 

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Twilight / Vai alla pagina dell'autore: veroamore84