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Autore: LadyOfSorrows    08/11/2010    10 recensioni
"Claude entrò, silenzioso come sempre, nella stanza del signorino, i cui occhi si illuminarono non appena lo vide. Posò sul comodino più vicino la candela che teneva in mano. Quella piccola fiamma avrebbe dovuto aiutare Alois a superare la sua paura del buio, ma entrambi sapevano che la sua vera luce era lui, Claude. Era lui l’unico che poteva salvarlo dai suoi demoni, fargli dimenticare l’orrore e la vergogna del suo passato e renderlo finalmente felice.
O almeno, questo era quello che Alois sperava."
[Claude x Alois] [Alois centric]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Alois Trancy, Claude Faustas
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Piccola fanfic scritta di getto in soli due giorni, dedicata a quel meraviglioso personaggio che è Alois Trancy.

Vi lascio alla lettura, sperando che apprezzerete questo mio  piccolo lavoro!

 

 

 

The Illusionist’s Dream

 

 

 

Solo nella sua stanza, Alois si gettò a peso morto sul suo letto, sprofondando in mezzo alle coperte imbottite di piuma d’oca. Indossava una camicia da notte bianca che gli arrivava alle ginocchia, con dei ricami sul colletto e sulle maniche, ed un paio di calze lunghe del medesimo colore.
Era così ridicolo, tutto quel bianco!
Quegli abiti trasmettevano un candore che certamente non gli apparteneva e, uniti ai suoi capelli biondi, ai grandi occhi azzurri e al falso sorriso innocente che era solito sfoggiare, lo facevano apparire simile ad un cherubino.
Rise sommessamente di quell’immagine. Alois Trancy, un angelo!

 
Abbracciò il cuscino, nascondendovi il volto. Presto sarebbe calata la sera, e stava aspettando che Lui venisse a rimboccargli le coperte e a dargli la buonanotte.

Lui.
Il suo Claude.
Il suo maggiordomo, il fedele servitore che avrebbe dato la vita per il suo amato padrone.

Da quando Claude era diventato il suo maggiordomo, gli sembrava di vivere in un sogno. Claude lo serviva, esaudiva ogni suo desiderio, era pronto a tutto per lui. Lo faceva vivere come un principe, e Alois si era convinto che quel demone così freddo e misterioso, che ubbidiva ad ogni suo ordine senza battere ciglio, provasse un’inesprimibile affetto per lui. Se soltanto avesse trovato la forza di fermare l’ammirazione e l’amore che ogni giorno crescevano dentro di lui, forse sarebbe riuscito a vedere la verità, a capire che nel cuore glaciale di Claude non c’era posto per i sentimenti. Ma Alois Trancy voleva essere amato, e desiderava ardentemente che fosse Claude a farlo. Voleva vivere in quell’illusione in cui c’erano solamente lui, il suo amato maggiordomo e la sua vita paradisiaca. E desiderava soltanto che Claude gli dichiarasse, una volta per tutte, il suo amore.

 
Sentì un rumore provenire dal corridoio. Si sedette sul bordo del letto, passandosi istintivamente una mano nei capelli per sistemarli.

Quanto era infantile, quel desiderio di apparire sempre bello per lui!
Claude entrò, silenzioso come sempre, nella stanza del signorino, i cui occhi si illuminarono non appena lo vide. Posò sul comodino più vicino la candela che teneva in mano. Quella piccola  fiamma avrebbe dovuto aiutare Alois a superare la sua paura del buio, ma entrambi sapevano che la sua vera luce era lui, Claude. Era lui l’unico che poteva salvarlo dai suoi demoni, fargli dimenticare l’orrore e la vergogna del suo passato e renderlo finalmente felice.
O almeno, questo era quello che Alois sperava.

 
Alois gli corse incontro, sfoderando tutta la dolcezza di cui era capace, e lo abbracciò, salutandolo con un gioioso: “Ciao, Claude!”
Il maggiordomo non si scompose, rispondendo educatamente: “Buonasera, Signorino”
Lo guardava senza espressività, come se stesse osservando un opera d’arte che, nonostante la sua bellezza, era totalmente priva di significato.

Così freddo, così severo, così distaccato.
Ma Alois era determinato. Voleva farlo sciogliere e attirare su di sé tutte le sue attenzioni. Si staccò da lui e, sollevandosi sulle punte dei piedi, cercò di avvicinare il più possibile le labbra al suo orecchio.
“E così, sei venuto a passare la notte con me?” sussurrò, provocandolo, mentre faceva scorrere una mano lungo il suo petto, slacciandogli i primi due bottoni della camicia.
Claude, con un gesto nervoso, sollevò una mano per allontanare da lui il ragazzino, ma si trattenne. Fece ricorso a tutta la pazienza di cui disponeva e abbandonò lungo il fianco il braccio che aveva alzato.
“Sono qui solamente per augurare la buonanotte al signorino Alois” rispose, se possibile ancor più freddamente di prima.
Nonostante Claude si stesse dimostrando totalmente disinteressato a lui, Alois non si demoralizzò. Sapeva bene di essere attraente, ed era in grado di sfruttare la bellezza del suo corpo e la lascivia dei suoi modi fino a diventare una fatale arma di seduzione.
“Sei così glaciale, Claude..” rise il ragazzino, mentre gli prendeva dolcemente una mano e lo faceva avvicinare al suo letto “vieni, dai, siediti qui, così posso scaldarti io”
Claude lo fissò negli occhi, e Alois mimò con le labbra tre impertinenti paroline: “ E’. Un. Ordine. “
Il maggiordomo obbedì in silenzio, sedendosi sul bordo del letto. Felice per la sua piccola vittoria, Alois gli si sedette in braccio, a cavalcioni sulle sue gambe, e gettò le braccia dietro al suo collo.
“Sono così felice, Claude, finalmente siamo soli” rise Alois, crogiolandosi nella sua assurda  convinzione che Claude fosse per lui come una sorta di amante.
Comprendendo i desideri di Alois, Claude appoggiò entrambe le mani sui suoi fianchi, in un gesto che fece rabbrividire il signorino di piacere.
“Cosa desidera fare ora, mio Padrone?” chiese, fissandolo da dietro le lenti degli occhiali.
Alois strinse Claude ancora più forte, facendo aderire perfettamente i loro corpi. Erano gesti audaci, ma Alois era pur sempre un ragazzino e più osava nel tentativo di sedurre il maggiordomo, più tremava e si sentiva insicuro, timoroso, tradito dai suoi stessi sentimenti e intimidito dal contatto con quel corpo freddo e impassibile.
Ma non poteva fermarsi ora.
“Io… “ sussurrò, avvicinando piano le labbra a quelle del demone “desidero te… Claude”
Depositò un primo, lieve bacio sulla bocca di Claude. Sentì le sue mani che aumentavano la presa sui propri fianchi e, inebriato da quel contatto, lo baciò nuovamente, questa volta con molta più passione. Gemette quando sentì la lingua di Claude che esplorava la sua bocca e premendo sempre di più il corpo contro il suo, cominciò a perdersi dolcemente nel piacere. Stuzzicò le labbra del maggiordomo con piccole leccate e morsi fugaci, poi, in un impeto di desiderio, gli prese le mani e se le infilò sotto la camicia da notte.
Ora poteva avvertire chiaramente il suo tocco sulla pelle. Rabbrividiva ogni volta che Claude accarezzava il suo corpo e lo esplorava sempre più a fondo. Gli stringeva i fianchi, gli graffiava la schiena, gli accarezzava il bacino.
Perso in quel dolce oblio, Alois reclinò i capo a lato, offrendo il suo collo candido al maggiordomo.
“Baciami, Claude…” sospirò, gemendo sotto le carezze sempre più audaci del maggiordomo “ti prego… sono tuo…”
Si era perso nel piacere, convinto che quell’immorale incontro fra corpi fosse la prova del sentimento che li legava, e che Claude, in quel modo, gli stesse dimostrando quanto lo amava.
Mugolò piano quando sentì la lingua di Claude lambire la pelle del suo collo e chiamò il suo nome quando sentì i suoi denti morderlo con forza.
“Claude… “ urlò, in preda al piacere “dimmi che mi ami, te lo ordino, dimmelo!”
Subito dopo aver pronunciato quelle parole, Alois sentì le mani del maggiordomo staccarsi dal suo corpo e, perplesso, alzò lo sguardo, incontrando gli occhi dell’altro, seminascosti dagli occhiali.
Il signorino lo fissò intensamente e ripeté il suo ordine, ansimando.
“Dimmi che mi ami, Claude”
Claude lo guardò negli occhi e, mentre si aggiustava gli occhiali con un rapido gesto, disse: “Vi amo, Vostra Altezza” 

 
Alois sgranò gli occhi, sentendo che le ultime tracce di quel piacere inebriante stavano abbandonando il suo corpo.
Le parole di Claude. Il suo sguardo, i suoi gesti, la sua voce.

Erano totalmente incoerenti.
Gli aveva detto così spudoratamente parole d’amore, eppure… i suoi occhi non erano né dolci né appassionati e soprattutto non erano sinceri. La sua voce era atona, priva di sentimento. Non gli aveva preso il viso fra le mani, non lo stava abbracciando, e nemmeno gli teneva la mano.
Aveva osato dirgli “ti amo” con lo stesso atteggiamento che aveva quando gli chiedeva cosa volesse per colazione.
Si mise le mani nei capelli, e li strinse così forte da strappare qualche piccolo filo dorato.
“Claude!” urlò, in uno scatto d’ira. Si sentiva ridicolizzato, tradito, umiliato. E la cosa peggiore era che non appena pensava razionalmente all’accaduto, si rendeva conto che era solamente colpa sua. Era stato lui a dire a Claude che lo desiderava, e questi aveva semplicemente ubbidito, cercando di appagare le sue brame. E lui, inesperto ragazzino, aveva ceduto al piacere perdendo il contatto con la realtà. Da idiota, gli aveva chiesto esplicitamente di mentirgli dicendo che lo amava.

E ora cosa aveva intenzione di fare, arrabbiarsi?
Ma Alois, ancora una volta, si perse in un’illusione, una falsa realtà che gli faceva comodo. Scacciò via quei pensieri e concentrò la sua ira sul maggiordomo.
“Come hai osato mentirmi!” urlò, cercando più di convincersi della sua innocenza che di accusare Claude.
Poi, velocemente, afferrò la candela ancora accesa che il maggiordomo gli aveva portato poco prima, e gliela scagliò contro.
“Brucia, bugiardo! Brucia all’inferno! Come hai potuto…” si gettò a terra in ginocchio, mentre le prime lacrime di frustrazione rigavano le sue guance.
Claude afferrò la candela per il fusto, ovviamente senza scottarsi, e la ripose sul comodino.
“Signorino…” disse, inginocchiandosi per cercare di consolare il giovane conte. Gli posò una mano sui capelli, ma subito Alois la allontanò con un potente schiaffo.  
“Signorino” ripeté “c’è qualcosa che posso fare per aiutarla a calmarsi?”

 
Perché doveva essere così dannatamente gentile?
“Perché ti comporti come se io  ti stessi a cuore”
pensò Alois “e non provi amore per me?”
Voleva ordinargli di non mentire mai più. Ma, in cuor suo, sapeva di avere bisogno di quelle amare bugie. Alzò gli occhi velati di lacrime e guardò il volto di Claude. Era così bello, e il suo sguardo era finalmente rivolto verso di lui. Sembrava preoccupato…

Un’altra meravigliosa menzogna.
“Claude…” sussurrò Alois.
Voleva stringerlo e perdersi in uno dei suoi abbracci falsi, così caldi e rassicuranti. Ma aveva ricevuto abbastanza delusioni per quella sera. Se avesse sentito che nei suoi gesti non c’era alcuna traccia d’amore, se si fosse lasciato scappare qualche altra richiesta inopportuna… la verità sarebbe stata lampante, e non avrebbe più potuto mentire a sé stesso. La sua isola felice sarebbe scomparsa.
“Claude…” ripeté, alzando il viso “… ti odio!”
Si lanciò contro di lui, colpendolo sul petto con dei piccoli pugni e ripetendogli, come un disco rotto, che lo odiava, che lo odiava da morire. Claude incassò i colpi, finché Alois, stremato, cadde sdraiato sul pavimento, coprendosi il viso con le braccia per la vergogna.
“Vostra Altezza…” Claude lo chiamò, posandogli una mano sul braccio per allontanarglielo dal volto e guardarlo negli occhi. Ma non fece in tempo a finire la frase, perché Alois lo interruppe, urlando con la voce rotta dal pianto.
“Vattene!” ordinò “Vattene, sparisci, lasciami solo! Vattene…”
Claude si alzò e si diresse verso la porta, mentre il signorino, abbassando gradualmente il tono di voce, continuava a ripetere il suo amaro ordine.
Il maggiordomo si fermò di fronte all’uscita e, rivoltosi verso Alois, accennò un breve inchino e, a bassa voce, mormorò: “Yes, Your Highness”
Poi il cigolio della porta che si apriva e si richiudeva, i passi di Claude che si allontanavano.

 
Alois, di nuovo solo nella sua stanza, non riusciva a trovare la forza per alzarsi dal pavimento. Stette lì, sdraiato sulle piastrelle fredde, a sbirciare il resto della camera attraverso le ciocche di capelli biondi che gli erano ricaduti sul viso. La notte era ormai calata, e ogni oggetto nella sua camera gettava su di lui delle terribili ombre scure. Osservò la candela, che appoggiata sul mobile lo illuminava con una luce tremolante. Sulla cera erano rimaste le impronte delle unghie di Claude.

Claude…
Si strinse le ginocchia al petto, facendo appello a tutte le sue forze per smettere di piangere, ma sapeva che in quel momento aveva solamente bisogno di sfogare il suo dolore. Giurò a sé stesso che non lo avrebbe mai perdonato per quanto era successo in quella sera maledetta.
Che possano bruciare all’inferno, lui e le sue odiose menzogne, lui e quel comportamento odioso, lui e la sua dannata freddezza.
Rise amaramente della sua stupidità, del suo infantile orgoglio. Sapeva bene che non poteva vivere senza di lui, e che il giorno dopo si sarebbe subito gettato fra le sue braccia, dimenticando la sua sofferenza e rituffandosi nell’illusione.
Fissò nuovamente la fiamma della candela, che appariva sfocata ai suoi occhi velati di lacrime.

La sua luce. Claude era la sua luce, la sua gioia, il suo sole, il suo tutto. E lui era solamente un ragazzino immaturo che temeva di restare solo nell’oscurità.
Lentamente chiuse gli occhi, lasciando che il sonno lo cogliesse lì, raggomitolato sul pavimento freddo.
Immaginò che Claude fosse lì a stringerlo.

Claude che lo abbracciava, gli accarezzava i capelli, gli baciava la fronte.
Era un sogno così stupido, così irrealizzabile.
Claude che gli sussurrava parole d’amore, e gli permetteva di addormentarsi accoccolato sul suo petto, sorridendogli dolcemente.

Già.

Nelle sue fantasie Claude sorrideva sempre.
Ed era proprio questo a renderle solamente delle inutili, sciocche, infantili illusioni.

 

 

 
Fin.

 

Allora, che dire?

Si tratta di una storia piuttosto triste, ma del resto sarebbe molto difficile non cadere nel dramma con una figura tragica come quella del caro Alois…

E’ un lavoretto molto importante per me, perché tratta di un personaggio che personalmente ADORO, e spero di essere riuscita a rendere al meglio la sua psicologia, così profonda e complicata… spero anche di avervi emozionato almeno un po’ con queste poche righe, e di avervi fatto affezionare un pochino di più ad  Alois.

Mi farebbe molto molto piacere sapere cosa ne pensate! ^^

Alla prossima, da

                                                Lady Of Sorrows

  
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