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Autore: EffieSamadhi    09/11/2010    1 recensioni
[Dirty Dancing II]
Con la salita al potere di Fidel Castro, Katie e la sua famiglia sono costretti a lasciare Cuba. Nonostante le promesse, Katie e Javier vanno avanti con le loro vite. E così, mentre Katie si sposa e ha una figlia, Javier apre un'officina e diventa il re della 'Rosa Negra'.
Passano gli anni (diciannove, per l'esattezza), e il destino gioca le sue carte, riportando Katie a L'Avana. Accompagnata dalla sorella Lucy e dalla figlia, Isabella, che rivela un inaspettato talento per la danza, e sembra dimostrare una certa simpatia per il fattorino dell'hotel, tale Ricardo Suarez...
***
La ff presenta alcune "incongruenze" rispetto al film, e inoltre ho sbagliato nell'inserire il nome della sorella di Katie, che nel film si chiama Susie: lo so, dovrei cambiarlo, ma ormai per me il personaggio si chiama Lucy. =)
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Recordar. Dolerse. Volver

New Jersey, 1959

Settembre

 

            Un’infermiera in divisa rosa porse alla signora Miller una tazza di the. “Vedrà, signora Miller, andrà tutto bene.”

            Il signor Miller sedette accanto alla moglie e annuì. “Sì, tesoro, l’infermiera ha ragione. Katie è forte e ce la farà. E poi, sai meglio di me che il primo parto è il più difficile.”

            Lucy si alzò per sgranchirsi le gambe. I medici erano con sua sorella da più di sei ore, e il bambino non era ancora nato. Guardò verso Thomas, seduto in fondo al corridoio. Lasciò soli i propri genitori e raggiunse il cognato. “Come ti senti?”

            “Bene.”

            La ragazzina notò che aveva gli occhi arrossati dal pianto. “Stai mentendo. Hai paura. È normale. Hai paura che possa succederle qualcosa.”

            “Io la amo, Lucy.”

            “Lo so.”

            “Sono suo marito, è mio dovere proteggerla.”

            “So anche questo. Ma non c’è niente che tu possa fare. A meno che tu non sia un medico.”

            “Credi che andrà tutto bene?”

            Lucy annuì. “Ne sono sicura.”

            “Se le succedesse qualcosa, io… io…”

            “Tu cosa? Andresti a Cuba a prendere per il collo Javier?”

            “Tu come lo sai?”

            “Katie e io siamo sorelle. È normale che si sia confidata con me.”

            “Non… non lo sa nessun altro, vero?”

            Lucy scosse la testa. “No, nessun altro.”

            La stessa infermiera che aveva portato un the alla signora Miller si accostò a loro. “Serve niente?”

            “No, va tutto bene” risposero, quasi in sincronia, i due giovani.

 

            Due ore più tardi, verso l’una del mattino, il medico che aveva in cura Katie li raggiunse nel corridoio, con un grande sorriso dipinto sul volto. “E’ andato tutto per il meglio. La signora Ferguson ha partorito una femminuccia sana e bellissima, ma è molto debole. Ha chiesto di vedere suo marito e sua sorella. Ma è solo per pochi minuti.”

            Lucy seguì Thomas nella stanza dove Katie stava riposando. Era molto pallida, ma sorrideva. L’uomo si precipitò subito accanto a lei, e prese ad accarezzarle il volto. La ragazzina si avvicinò più lentamente, senza smettere di sorridere. “Non offenderti, tesoro, ma passerà molto tempo prima che io decida di partorire un’altra volta.”

            “Tutto il tempo che vuoi, Katie. Tutto il tempo che vuoi” la rassicurò Thomas, senza smettere di accarezzarla.

            “Come stai, sorellona?”

            “Lucy… è bellissima, ma fino a domani non potrai vederla.”

            “Una femmina… come se non ci fossero già abbastanza donne, in questa famiglia.”

            “Che cosa dicono le stelle?”

            Da qualche tempo, Lucy aveva iniziato ad interessarsi di oroscopi e astrologia, per cercare di scoprire come sarebbe stata la sua nipotina. “Ha ritardato il parto di due ore per nascere il primo giorno d’autunno. Indubbiamente avrà un bel caratterino.”

            “Katie” le interruppe Thomas, “non hai ancora detto come si chiama.”

            “Beh, volevo aspettare di poterne parlare con te.”

            “Beh, adesso sono qui.”

            “A me piacerebbe Marie. O Isabella.”

            “Isabella… mi piace.”

            “Allora sarà Isabella.”

            Il dottor Travis entrò nella stanza. “Perdonatemi, signori, ma devo chiedervi di lasciare sola la paziente. Ha bisogno di riposare.”

            “Certo” annuì Thomas, prima di baciare la fronte della moglie. “Ci vediamo domani mattina, tesoro.”

            “Ciao, Katie.”

 

            Katie non riuscì a riposare molto, quella notte. Non riusciva a smettere di pensare alla sua bambina, che in quel momento probabilmente dormiva beata nella nursery, coccolata dalle infermiere. Isabella, continuava a ripetersi. Isabella, Isabella, Isabella… Isabella Ferguson. Isabella sarebbe cresciuta con due genitori che la amavano, in una bella casa con un giardino. Thomas era stato un tesoro ad occuparsi del trasloco. Restava soltanto lei, da trasferire. Ma per fortuna, Isabella si era decisa a nascere, risparmiandole l’incombenza di un lungo tragitto in macchina fino alla nuova casa. Isabella… Suarez, si ritrovò improvvisamente a pensare. C’erano ben poche speranze che quel ciuffo di capelli scuri si schiarisse, col tempo. E sarebbe stato quel ciuffo a ricordarle, per l’eternità, chi fosse il vero padre di Isabella.

   
 
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