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Autore: Thilwen    18/11/2005    11 recensioni
Per Remus Lupin c’era sempre stato Sirius Black, presente e nascosto nel suo plenilunio, l’unico capace di frapporsi fra lui e la Luna.
Ma la sorte aveva già deciso un altro finale per la loro storia…
… e l’amore aveva pronte le sue mille trappole crudeli...
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Nimphadora Tonks, Remus Lupin, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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In My Moonlight

 

 

Disclaimer: I diritti di Harry Potter&co. appartengono a JKRowling ed a non so quanta altra gente. Nulla, ma proprio nulla, di tutto questo mi appartiene, io non scrivo a scopo lucro, il mio è solo un modo di esercitare la mia fantasia, il mio pericoloso estro poetico e sfogarmi con violenta malinconia per la mia sofferta vita sentimentale. Che si abbia pietà di me.

 

Beta-reader: mise_keith

 

 

Avvertenze: Spoiler, Slash, One-Shot.

 

 

Note:

Il titolo della fanfiction è “In My Moonlight”, mentre all’interno del testo non si parla di chiaro di luna, ma di plenilunio (full moon).

Concedetemi la licenza poetica!

 

Ringraziamenti:

A Chiara (mise_keith), che ha gentilmente letto, corretto, e commentato in anticipo questo breve racconto, e per l’affetto e l’amicizia che non mi ha mai negato. Ti Voglio Bene, tesoro.

 

 Dediche:

All’Amore, ti qualunque tipo, di qualunque natura.

Ed al mio Gabbiano esule dal mare.

 

 

 

 

 

 

 

In My Moonlight

di Thilwen

 

La notte ha l’odore del silenzio. L’aria profuma di tristezza bruciata, arsa sulla pira dei sentimenti infranti.

Non riesco ad infastidirmi per lo svolazzare dei miei capelli negli occhi, né per l’ondeggiare aritmico del mio mantello alla carezza del vento. Regalo uno sguardo al cielo, dove la falce d’argento della luna miete il buio, disseminando un alone di luce riflessa e menzognera.

È in questi momenti, quando la voce tace ed il cuore inizia ad urlare, che ho voglia di piangere.

Per me, per lei.

Per Sirius.

Ho voglia di piangere e cadere sulle ginocchia, nascondendomi il volto come un bambino, per dimenticare, per lenire.

Ma non mi è permesso farlo. Il mio dolore deve perdurare in un’indifferenza ignava e gelida.

Fredda, come un plenilunio.

Quelli che adesso passo da solo a rincorrere istinti e frenare irruente passioni.

Quelli dove nessuno potrà mai entrare.

Perché Sirius è morto.

Io sono vivo.

Ed una donna mi ama.

*

Ero un ragazzo.

Piccolo, insicuro, timido, malaticcio, studioso, sveglio.

Licantropo.

Anche lui era un ragazzo.

Alto, spavaldo, impavido, forte, svogliato.

Eppure questi erano solo dettagli, di quelle cose che non contano, e, se sono importanti, lo sono solo per gli altri.

Per quelli che non vivono la storia sulla pelle e dentro l’anima.

È partito tutto con una serie di tocchi accidentali, carezze rubate, sguardi dispersi fra il grigio e l’ambra.

È partito tutto senza coraggio, senza spiegazioni, senza comprensione.

In un’apparente, fredda ed affettuosa amicizia, disinteressatamente calorosa. In realtà le nostre anime, per un tacito accordo incomprensibile, si erano intrecciate, di nascosto.

Poi si è andato avanti così, con un bacio in guancia finito, per un naturale sbaglio, quasi in bocca, con un volersi torturare a vicenda.

Il nulla estremo del tutto. Noi a guardarci da lontano, in silenzio, le nostre anime a dialogare fare l’amore, ripetutamente, nella quiete assolata della nostra giovinezza.

È stato quasi banale come si sia arrivati a questo. Quasi scontato, quasi naturale. Senza domande, senza risposte.

Solo un balcone, affacciato nella notte estiva dei nostri diciotto anni e la città addormentata a distendersi sotto di noi.

Un bicchiere di Firewhiskey a bruciarci la gola, la nostra solitudine chiusa nella paura degli anni bui.

Abbiamo sentito il saluto di James dalla porta, -Vado da Lily.-

Dieci secondi, dove ho contato i suoi respiri.

Mi ha solo guardato.

Che cosa dirsi quando le nostre anime si erano già raccontate tutto? Cosa aggiungere, se non scadere nella banalità di una frase vuota, di quella usata per rompere la quiete dell’intimità?

E poi il solito pensiero, quello che attraversa la mente di scatto.

“Adesso, il momento giusto, diglielo.”

Ma dire cosa? Un pensiero, un sogno, un’illusione?

E poi, se in realtà a sproloquiare fosse stata solo la mia anima? Se in realtà nulla di tutto ciò che avevo pensato fosse vero?

Se fossero solo disegni che traccia la mente con la complicità del cuore su sfondi neutri che assorbono facilmente colore.

E come dire, “Ti Amo”, quando l’amore è un gabbiano esule dal mare, un’idea, una sensazione effimera e volatile contro il freddo tatto della vita?

Ma Sirius ha solo alzato il capo dalle luci chiazzate della città dormiente, il whiskey ad ondeggiargli nel bicchiere, il respiro denso contro l’ombra della sua barba.

Nei suoi occhi, grigi, come il mare assalito da una tempesta notturna, vedevo luccicare l’argento casto e voluttuoso della Luna.

In quegli occhi vedevo nascosti i miei pleniluni.

Perché lui era lì, con me, in me, fra me e la Luna.

Ed allora le parole sono diventate fumo, le paure buio, le convenzioni degli uomini nulla.

Ci siamo baciati, come due vecchi amanti al loro milionesimo bacio.

Perché non c’era bisogno di mettere in chiaro nulla, nessun “Sai”, “Forse”, “Scusa”, “Però”, “Io”, “Tu”…

È stato un gesto semplice, come se fosse dettato dall’abitudine, i nostri fiati smorzati gli uni contro gli altri, le nostre bocche alla ricerca dell’altrui calore.

Mi è scivolato fra le labbra dischiuse quando io era già lì a cercarlo, il sapore del liquore a mischiarsi fra le nostre lingue; abbiamo posato i bicchieri, sul davanzale, stringendoci in un abbraccio sofferto, cercando ancora, bocca contro bocca, di rubare il respiro alla vita.

I nostri corpi magri, a premersi contro, mani fra i capelli, mani ad inabissarsi giù, sotto la camicia, a cercare e ricercare, carezzare e tormentare.

Siamo entrati, stendendoci sul letto, uno sull’altro, senza premura, dolcemente.

-Sirius…-

Il suo nome è sfuggito da una fessura delle mie labbra, come una preghiera.

-Shh, non c’è bisogno di dire nulla Remus….-

Ci siamo spogliati, piano, con le dita tremanti, gli occhi sgranati, le menti annebbiate.

Abbiamo fatto l’amore, al buio,  ridendoci sulla bocca, asciugando con la pelle le lacrime d il sudore, i bicchieri di Whiskey a fissarci, simmetrici, dal davanzale, sopra la città addormentata.

E quando, troppo ebbri, troppo stanchi, troppo nostri, siamo rimasti stretti in un groviglio di coperte e capelli, prima che il sonno oscurasse ogni mio pensiero, ho dovuto sussurragli contro la pelle.

-Tu sei nel mio plenilunio, Sirius.-

*

Il pianto delle foglie nel vento sembra un’elegia contro le stelle.

Lo ascolto ad occhi chiusi, sussurrando preghiere false verso un dio al quale non ho mai creduto.

Sussurrando consolazioni per un animo disperso in un’anima.

La vita mi ha rubato e ritornato troppe volte l’amore.

Ed adesso lo ha nascosto oltre il velo del nulla,  oltre la soglia dell’incubo.

Ma stavolta, come in una tragicomica parodia del vivere, ho subito anche la beffa.

Quanto si diverte questo sentimento inventato dall’uomo per mero autolesionismo!

Quanto si diverte l’amore a fare innamorare violentemente le persone sbagliate!

Ed io non posso amare Nimphadora. Le voglio bene. Potrei anche essere vagamente felice con lei.

Ma lei non potrebbe mai essere nel mio plenilunio.

*

Ciò che successe dopo non ha importanza. Ci furono anni, lunghi e brevi, intensi e vissuti, passati a consumare il nostro amore, confinati nella nostra oasi d’intimità, senza vergogna, ma decisi a difendere ciò che di nostro c’era in noi.

Attorno a noi il mondo correva e combatteva contro una guerra, piangendo i suoi morti silenziosi, declamando nomi destinati all’oblio.

Ma questo non contava.

Ricordo di un pomeriggio, sull’erba, sotto un cielo troppo terso e troppo azzurro per poterlo velare di poesia.

Le mani a disegnare con le dita i palmi, i fiati a raccontasi baci, le labbra a muoversi, in un carezzare lento.

Tutto il resto non contava. Le farfalle vestite di rosso e di terra a danzare sui fiori, le api a ronzare contro l’estate, la vita a fregarci, sempre, di nuovo, ancora, mentre noi rubavamo i nostri attimi d’amore al destino.

-Sirius, pensi che gli altri sappiano?-

Di noi, me e lui, nascosti nel mondo dal mondo.

-Forse.-

Svogliate le sue parole, non curanti.

-Perché, t’interessa?-

Un domanda risentita, sotto un broncio.

-Non proprio. No, ma mi piacerebbe se per loro fosse normale.-

La sua risata seccante, sghignazzante, quasi un latrato di un cane.

-Normale?.... Remus, normale cosa? Che cosa è normale per te? Che cosa è normale per gli altri? Che vuol dire normale? In questo mondo non c’è nulla di normale e nulla di sbagliato. Queste sono solo convenzioni stupide dell’uomo stupido. Io ti amo, Remus. Tu mi ami. Noi ci amiamo. A gli altri non importa, non deve importare.-

Il cielo era ancora terso, tagliato a metà dal volo di un uccello in alto.

-Non potrei mai sopportare che qualcuno definisse questo sbagliato.- ho borbottato, sospirando.

- L’amore non è mai sbagliato.-

Un sorriso in un bacio.

-No, l’amore non è mai sbagliato. Perché solo tu sarai sempre nel mio plenilunio.-

Ma la vita, il destino, la sorte o quel dio crudele al quale non ho mai creduto, avevano destinato per noi una diversa conclusione.

*

Il buio ammanta la sera come un velo di lutto. La luna, falciatrice instancabile di sogni, scivola oltre i monti, nascondendosi  dall’avanzare della notte.

Abbasso il mio cappuccio in testa, osservo la terra bruciata dal tempo e rinvigorita dalla natura.

I sono solo arso, scottato, ferito mortalmente e deciso a non farmi curare, rinvigorire, ricreare dalla sorte dell’uomo vivo.

-Remus.-

La sua voce ad interrompere la mia solitaria pena, a fischiare contro i miei pensieri, a stonare e consolare la mia vita.

Il suo volto giovane mi corre incontro nell’incertezza di un sorriso, i suoi capelli a frammentare l’oscurità della notte.

Osservo questo donna, la mia donna, che avanza, verso di me, con la dolcezza negli occhi che solo le donne innamorate possono avere.

Fa male al cuore, dà pace al corpo, fustiga la coscienza, ristora la mente.

Sono solo un uomo, troppo vecchio ed innamorato di un ricordo, per poter ricambiare questa giovane troppo accecata dalla passione di un sentimento.

Sono solo un uomo, troppo provato dalla vita per voler vivere, e troppo poco meritevole della morte per poter morire

La notte ingombra con il suo silenzio le nostre presenze, mentre la luna muore giù nella cuna fra i monti, accompagnata dal suo alone falso e seducente, come una meretrice navigata e corrotta.

Vorrei piangere, urlare il dolore di un amore senza parole, chiudermi nella solitaria solitudine di un licantropo, smettere di essere un uomo.

Giacere mio plenilunio.

Perché so che lì, immerso in me, ci sarà sempre Sirius ad attendermi.

 

….….In My Moonlight………Thilwen…. ….

 

  
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