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Autore: MaxDeathMan    10/11/2010    4 recensioni
Svegliarsi alla mattina in una stanza semza sapere chi sei è un classico clichè da film. Una carta d'identita tutta scarabocchiata, un misterioso messaggio nascosto dietro una tapparella e un'armamentario da super killer... chi è in realtà Jack? Misteri, Mostri e psicopatici decisamente un inno alla follia !
Genere: Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1: La stanza d’albergo


Mi svegliai lentamente. All’inizio continuavo a riaddormentarmi ma dopo un po’ di lotta contro il sonno riuscii ad aprire gli occhi.
“ Dove sono ? “ mi dissi quando mi alzai e mi guardai intorno. La stanza sembrava quella di un hotel: un bilocale con un paio di finestre completamente chiuse. Il letto era sistemato dal lato opposto della stanza in modo da poter facilmente vedere la porta di ingresso semplicemente alzandosi, a fianco del letto contro un lato della stanza era sistemato un grosso ma semplice armadio a muro a 2 ante, dal lato opposto all’armadio c’era un mini comodino e per finire nella stanza c’era un tavolo rotondo e una cucina molto piccola evidentemente da single.
Alzarmi dal letto non fu affatto semplice. Sembrava infatti che il giorno prima avessi fatto a pugni con una squadra di rugby americano… e le avessi prese. Mi alzai in piedi posando i piedi nudi sul pavimento freddo . Andai nella stanza a fianco che scoprii essere un piccolissimo e squallido bagno. Effettivamente mi resi conto che non riconoscevo niente di quel posto e che anzi non ricordavo neanche come ci ero arrivato… “ ma aspetta…. “ pensai poi “ io chi sono? “ . La domanda mi risuonò per molto tempo nella testa.
Non sapevo chi ero ne come ero arrivato lì … sembrava l’inizio di qualche film visto al cinema.
Cercai se avevo qualche indizio addosso. Portavo uno squallido pigiama a righe decisamente orrendo ma tanto serviva per dormire mica per rimorchiare ragazze.
- Bizzarro …. - commentai ad alta voce come se qualcuno potesse ascoltarmi. Alzando lo sguardo mi ritrovai a fissarmi allo specchio. Avevo i capelli neri non troppo lunghi ma non corti. La frangia mi arrivava fino agli occhi ed ero decisamente spettinato. Avevo gli occhi marroni , non ero bellissimo ma quantomeno mi sarei definito carismatico. E data la mia faccia giovane non dovevo avere più di 25 anni.
Ci misi dieci minuti a lavarmi la faccia e a pettinarmi. La situazione non era per niente bella. Ero in un posto che non conoscevo senza ricordarmi chi ero. Tornai nella stanza precedente. Se era la mia camera avrei dovuto trovare in giro i miei documenti e qualche altro indizio.
Aprii l’armadio. C’erano molto vestiti sparsi in giro tutti stropicciati. Appese sugli omini c’erano delle camicie con delle cravatte abbinate. - Non mi sembra il caso per adesso. - dissi all’aria mentre incominciavo a frugare i pantaloni in cerca di portafogli. Trovai un paio di chiavi di una macchina e grazie al cielo un portafoglio. Aprendo la carta d’identità un brivido mi percorse lungo la schiena. La foto era decisamente la mia ma il nome il cognome e ogni altra informazione era stata cancellata con una penna. Sull’angolino in alto a destra comunque c’era scritto un nomignolo “Jack” . C’era qualcosa di strano in pezzo di carta. Sembrava che qualcuno avesse giocato ripetutamente con la mia identità o quantomeno cercasse di nascondermela. “ Piacere mondo … mi chiamo Jack “ pensai poi alzando la mano come per darla a qualcuno.
Alzai lo sguardo verso l’anta dell’armadio. Vidi che appesa a due gancini c’era una pistola. A prima vista l’arma mi intimorì non poco sembrava cattiva e fatta per uccidere.
Guardandola mi ricordai delle cose che non potevo sapere. La pistola era una TAURUS PT-92 PROFESSIONAL calibro 9 argentata con caricatori a fianco. Ne contavo circa 10 ognuno poteva contenere 12 pallottole un totale di 120 colpi!
Ma che razza di lavoro facevo ? Cravatte camicie e pistole? Non ero poi tanto grosso fisicamente. Ero alto 1 metro e ottanta e pesavo sui 70 chili.
Presi l’arma in mano. Dei ricordi affiorarono nella mia mente. Come impugnare come sparare e come ricaricare.
Come sapevo quelle cose? Con una pistola in mano comunque mi sentivo completo. - Me la porterò dietro - dissi poi.
Mi tolsi il pigiama lentamente a causa dei dolori che provavo in tutto il busto ( che non erano affatto di buono auspicio ). Difatti avevo tutto il costato fasciato. Ma erano ferite oppure medicazioni per lussature?
Lentamente sciolsi le fasciature. Avevo un paio di tagli suturati sul costato destro e un livido sul sinistro.
Una pistola , tagli suturati, una macchina e la carta d’identità il mistero si infittiva anziché risolversi.
Optai per mettermi una felpa colorata con cappuccio e cerniera davanti e un paio di jeans blu molto scuro e lunghi abbastanza da costringermi a mettere la cintura. “ Apriamo le finestre prima di uscire “ pensai.
Tirando su le tapparelle qualcosa cadde per terra. Era una cartina della città con segnate le metropolitane e uno strano messaggio attaccato alla cartina.

Andare in via Alighieri numero 4.

Quanto era vecchio quel messaggio? A chi era rivolto? Perché era nella tapparella?
- AAAAAAAAAAAA! Basta domande! - dissi poi ad alta voce. - Ora voglio risposte. - dissi mentre aprivo del tutto la finestra.
La città era strana… Per strada c’erano macchine abbandonate e mobili rovesciati. I cassonetti erano tutti ribaltati e ogni tanto c’era qualche strano ammasso di ferraglia che sembrava proprio una barricata.
Il cielo era limpido e blu, gli alberi erano mossi da una brezza gelata e le finestre degli altri palazzi erano completamente vuote e spente. Il sole era comunque alto ma a giudicare dalla temperatura era autunno quasi inverno.
Il mio stomaco cominciò a brontolare dopotutto era mattina e non avevo fatto colazione , a tutti gli effetti non sapevo quanto tempo fa avevo mangiato.
- Pappa time - dissi ad alta voce e mi diressi alla piccola cucina del mio appartamento. Aprendo il frigorifero pregai che fosse pieno sennò dovevo andare fuori a cercare qualche negozio e dato lo stato della strada ero sicuro che non avrei trovato buona gente a ricevermi.
Per mia fortuna in frigo c’era una grossa anzi gigantesca fetta di torta al cioccolato e un cartone di latte.
- Niente male come modo per cominciare la giornata! - dissi ad alta voce dirigendomi, portando il cibo, verso il tavolino.
Incominciai studiare la cartina mentre con una forchetta straziavo la fetta di torta. La città era veramente gigantesca… si chiamava Wingestville e si estendeva per 50 chilometri , dalla cartina si potevano vedere le linee di autobus di metro e persino di taxi. Nella città c’erano pochi edifici abbastanza grandi da attirare la mia attenzione: l’ospedale , il centro commerciale e la città studio.
Per fortuna qualcuno aveva messo degli utili segnini fatti con la biro rossa intorno a dei punti strategici: dove mi trovavo adesso segnato con casa, via Alighieri 4 ( che stranamente è il posto dove dovevo andare ) e altri punti sopra il quale non era segnato nulla. Il posto dove dovevo andare era piuttosto lontano comunque…. Dovevo prendere la metro e scendere dopo 10 fermate( era segnato anche questo…).
La mia lauta colazione era finita. Mi sentivo pieno e pronto per l’avventura e data la situazione mi sembrava proprio il caso! Avviandomi verso la porta notai che appesa a una delle sedie del tavolino c’era una giacca per la media stagione , nera con maniche lunghe e leggermente imbottita.
“ Prendo anche quella “ pensai mentre afferravo la giacca dal colletto per sollevarla. Qualcosa cadde per terra e con un sonoro TONG si conficcò per terra. Mentre indossavo la giacca abbassai lo sguardo, quello che avevo visto prima cadere era un coltello da guerra con la lama seghettata lunga circa 20 centimetri più dieci centimetri di manico.
Sembrava il coltello che usavano i militari nei film di guerra… era leggero e sembrava molto affilato i misteri su che lavoro facevo invece che diminuire aumentavano enormemente.
Pistole e coltelli ero forse una specie di assassino a pagamento? Oppure un super soldato addossato a uccidere anche nel sonno?
Il coltello comunque faceva decisamente scena, impugnandolo dal manico mi ricordai alcune mosse che mi erano state insegnate. I ricordi durarono un Flash e lentamente mi accorsi che quelle armi erano come parti del mio corpo le sapevo usare alla perfezione.
Feci ruotare il coltello sopra la mano con una facilità inquietante e lo impugnai prontamente come per dover uccidere qualcuno davanti a me.
Data la familiarità che avevo con quelle armi e le strade che avevo visto decisi che era meglio armarsi come si doveva: presi tutti i caricatori e rimisi il coltello all’interno della guaina nascosta nel giubbotto.
Mi serviva una borsa o qualcosa di simile per nascondere tutta quella roba. Frugai per qualche minuto nell’armadio dei vestiti scagliando nella stanza tutto quello che non mi interessava. Un presentimento infatti mi diceva che per un motivo o per un altro non sarei più tornato lì dentro. Alla fine della mia ricerca trovai una borsa tracolla e cominciai subito a riempirla con i caricatori , una camicia, una cravatta e un altro paio di pantaloni. In fondo all’armadio c’era anche un paio di scarponi con la suola molto spessa e anfibi di colore nero.
Dopo aver indossato anche quelli mi diressi alla porta pronto per scoprire che diavolo stava succedendo in giro.
Aprii la porta lentamente senza fare il minimo rumore, non sapevo perché ma il mio istinto mi suggeriva che dovevo fare attenzione a fare troppo rumore. Fuori dalla mia stanza c’era un corridoio sembrava messo piuttosto bene, forse mi trovavo in un Hotel a 4 o più stelle, il corridoio portava a molte altre camere ma molte stanze avevano la porta aperta e spalancata.
Uscii e andai nel corridoio , la mano destra appoggiata all’impugnatura del coltello pronta a estrarlo di scatto. Mi ero svegliato nella camera numero 35. Cominciai a percorrere il corridoio dando un’occhiata a tutte le porte aperte se trovavo qualcuno o qualcosa di utile da prendere.
Tutte le stanze erano ridotte come la strada: mobili rovesciati vestiti sparsi dappertutto e finestre spalancate. “ Che sia una città fantasma? “ mi domandai osservando lo stato delle cose nelle stanze. Ma troppe cose collimavano con questa teoria: come mai nel mio frigo c’era del cibo se era una città abbandonata da molto tempo? Che diavolo ci facevo in quel posto? Con questi pensieri nella mente continuai a camminare.
In fondo al corridoio trovai un cartello che indicava un’uscita e a fianco c’era un omino che scendeva le scale.
Non si sentiva niente nell’aria… ne qualche altra persona ne qualche uccellino che cantava: sembrava che mi trovassi in una città completamente morta. Ma dove erano finiti tutti gli abitanti ? iniziai a scendere le scale facendo molta attenzione agli angoli e senza fare troppo rumore. Leggendo sul muro scoprii che mi trovavo al terzo piano dell’ hotel. Feci tutta la rampa di scale quasi di corsa l’aria dentro quel posto non mi piaceva per niente; finalmente arrivai alla hall. Non mi sembrava che ci fosse nessuno neanche lì.
“ Andiamo Jack! Non sei in un film Horror “ pensai allora presi fiato e dissi ad alta voce - C’è nessuno qui? Cliente insoddisfatto per reclamare! - seguii un silenzio mostruoso. - No non penso ci sia nessuno… - aggiunsi poi parlando da solo.
La reception era completamente incasinata. I vasi contenenti le piante erano tutti rovesciati e il terriccio usciva coprendo parte del pavimento. Non so come ma gli arbusti erano ancora vivi quindi o erano molto resistenti oppure non erano stati rovesciati da molto. I divanetti nell’accoglienza erano solo un po’ stropicciati ma erano ancora tutti interi forse perché troppo pesanti per essere portati fuori.
I tappeti invece erano stati fatti a pezzi difatti nel locale vi erano distribuiti moltissimi brandelli di tessuto come fossero centrini su mobili.
Mi avvicinai al bancone le chiavi delle stanze erano tutte sparse per terra , curiosamente spostandole un po’ trovai anche quella della mia camera. “ Non so perché mi trovi in questo posto ma è evidente che quelli dell’albergo non sapevano dove mi trovavo. “
I lampadari di cristalli della hall erano ancora attaccati al tetto ma non funzionavano minimamente forse erano solo di bellezza.
Presi il registro dalla scrivania. Forse lì dentro avrei trovato qualche notizia interessante. Rovistai nelle pagine leggendo solo nomi di persone e stanze, nella mia stanza secondo il registro doveva esserci manutenzione del sistema elettrico. I dati delle stanze risalivano fino al 20 Ottobre.
Guardai un secondo il vuoto. “ Ma che giorno è oggi? E che ore sono ? “ pensai poi rendendomi conto di non avere un orologio.
Misi il registro e un depila dell’ hotel nella borsa tracolla , se non mi fosse tornato utile in qualche modo avrei sempre potuto usarlo per accendermi un fuoco di fortuna. Ora restai un secondo fermo a guardarmi intorno. Forse qui intorno avrei trovato le cucine e qualche cosa da mangiare. Dietro il bancone c’era una porta la aprii e entrai dentro. Come avevo immaginato c’erano i locali per il personale e i cartelli per la cucina, il cibo faceva sempre comodo e già che c’ero potevo cercare dei fiammiferi.
Anche i locali del personale erano stati tutti rovistati, le porte erano aperte e tutti i vestiti nelle camere erano sparsi in giro. “ Devono essere dei ladruncoli che stanno saccheggiando l’hotel. “ pensai sempre con la mano pronta a estrarre il coltello. Preferivo non usare ancora la pistola, il rumore avrebbe potuto attirare qualcuno. Ma perché ero così cauto? Ero forse cresciuto in un campo di battaglia?
Ero convinto che seguendo quella strada sarei riuscito a capire che cosa mi era successo e soprattutto il mio passato. Mentre camminavo aderente al muro del corridoio con le stanze del personale sentì un rumore provenire da una porta davanti a me. Mi avvicinai facendo pianissimo. Dall’altra parte della porta si sentivano rumori simili a quelli di un ladro che frugava nei cassetti per rubare qualcosa; colpì la mia attenzione uno strano suono di sottofondo - Crrrr… crrr. Glup….. Crrrrrr -. Era la voce di un uomo o almeno così mi sembrava dato che era tremendamente distorta.
Mentre mi avvicinavo alla porta della cucina ( dove si sentivano i rumori ) notai per terra uno strano liquido : erano come delle gocce d’acqua ma molto dense e di colore rossastro. Che diavolo era? Olio per motore?
Lentamente mi affacciai a osservare l’interno della stanza da un vetro presente nella porta. La stanza era completamente distrutta. Tutto il cibo era sparso per terra, i mobili erano aperti e i cassetti erano tutti ribaltati. Cercai la provenienza di quello strano rumore ma non vidi nulla di strano nonostante in sottofondo al raspare si sentiva un nitido Crrrrr. Mi spostai all’altra finestra e continuai a osservare la stanza ma ora potevo vedere l’altro lato.
C’era una sagoma che frugava all’interno di un pentolone pieno di pasta al sugo lanciando per tutta la stanza schizzi di sugo e pezzi di pasta. Sembrava non curarsi di me minimamente anzi sembrava non accorgersi di cosa aveva intorno se non il cibo stesso che aveva in bocca.
Data la forma dell’ombra che vedevo sembrava proprio trattarsi di un uomo… di che altro poteva trattarsi dopotutto! Aprii la porta ed entrai nella stanza con un sorrisone da amico stampato in faccia… se era un uomo ci potevo parlare e potevo scoprire cosa diavolo era successo lì.
  
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