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Autore: Falug    11/11/2010    0 recensioni
Il Papa è morto, la Chiesa è in difficoltà, il conclave non riesce a nominare un nuovo Papa...
Genere: Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prologo
 
Poche settimane prima di morire, mio padre mi chiese di raggiungerlo nel suo studio, perché doveva parlarmi. Stante la situazione – eravamo consapevoli entrambi che non aveva molto da vivere – ci andai con trepidazione.
Lui era seduto sulla poltroncina di fronte alla sua amata scrivania di jacarandà, ereditata da suo nonno, io mi accomodai sulla sedia che fronteggiava la postazione del computer.
Stanco e dimagrito, cercava di stare seduto dritto, mentre, guardandomi fisso, mi diceva:
“Francesco, devo raccontarti una storia che troverai incredibile. So che mi crederai, perché sai che in genere non racconto favole e perché sai che ora non ho tempo da sprecare.”
“Certo, papà,” gli risposi, un poco sorpreso, agitandomi sulla sedia.”Dimmi tutto.”
Lui tacque per un po’, quasi a riordinare le idee, poi cominciò:
“Forse ti ricordi il conclave, quindici anni fa, che nominò l’attuale Papa?”
“Si, ricordo,” dissi,”mi pare che fu piuttosto lungo.”
“Due settimane.”Precisò con sicurezza.”Due settimane che non ho mai potuto dimenticare né raccontare.”
“Anzi,” riprese dopo un attimo “prima che me ne dimentichi, ciò che sto per dirti è assolutamente, assolutamente, hai capito, segreto. E’ stupefacente che in quindici anni nulla sia trapelato ed io te ne voglio parlare ora perché tu non sia colto di sorpresa se invece, in futuro, qualcosa venisse fuori. In tal caso sarai tu a decidere come comportarti. Anche ad Ada non ho raccontato  nulla, anche se lei sa che allora qualcosa d’importante mi accadde.”
Ada è la seconda moglie di mio padre, anche lei vedova come lui, quando si sposarono.
“ Stai tranquillo, papà, terrò ciò che dirai solo per me.” Lo rassicurai.
“Bene, allora ecco la storia.”, disse, e cominciò a raccontare.
 
 
  Il racconto
 
Quel giorno ero sceso in giardino per vedere se era arrivata posta. Mentre ero piegato sopra il muretto per raggiungere la cassetta delle lettere, vidi arrivare lentamente, come se cercasse un numero civico, una nera limousine, una Mercedes, se ricordo bene.
Proprio mentre rinchiudevo la cassetta della posta, l’auto si fermò davanti a casa: c’erano l’autista davanti e due persone dietro. Lo sportello posteriore dalla parte della strada si aprì e ne scese un giovane, che s’affrettò ad aprire lo sportello che stava davanti a me. Incuriosito, mi ero fermato a guardare, un po’ sfacciatamente, ciò che accadeva.
Dalla vettura uscì, faticosamente, anche per l’alta statura, un bel vecchio, elegantemente vestito, capelli bianchi, barba corta, ben curata.
Scusa se mi dilungo in questi ricordi, cercherò d’essere più conciso, ma è la prima volta che ne parlo e voglio riviverla tutta, questa storia, non più solo col pensiero, questo lo faccio spesso, ma anche con le parole.
“Lei, per caso, è il dottor Cipriani?” mi chiese il vecchio signore, guardandomi con attenzione.
“Sì, certo, lei…?”
“Mi perdoni se non mi sono fatto annunciare, sono il dottor De Vlaeminck e ho bisogno di parlare urgentemente con lei.”
“Non mi pare di conoscerLa.”dissi.
“La prego, mi faccia entrare e le spiegherò tutto.”
“Si accomodi, prego.” Dissi, aprendogli il cancelletto di casa.
“Tu, Albert, va intanto a mangiare qualcosa con Aldo,” disse il vecchio signore al giovane. “poi torna qui ad aspettarmi.”
“Sì, emin.., dottore.”
Il vecchio lo fulminò con lo sguardo, poi entrò. A me non era sfuggito quel “emin” ed ero al colmo della curiosità.
Lo feci accomodare in salotto, scusandomi per il disordine, il piccolo Alessio era da poco andato via con la nonna Ada; gli chiesi se volesse bere qualcosa.
“Volentieri, dottore, dell’acqua naturale, anche di rubinetto.”
Portai da bere e mi sedetti sulla mia solita poltrona, alla destra del dottor De Vlaeminck.
Lui mi guardò con evidente curiosità per un paio di secondi, poi disse:
“ Dottor Cipriani, io sono il cardinale De Vlaeminck, decano del collegio dei cardinali, ora riunito in conclave a Roma.”
“Il suo nome, infatti, mi aveva ricordato qualcosa. Ma non dovreste essere rinchiusi nella cappella Sistina sino alla nomina di un nuovo Papa?” chiesi, un po’ in imbarazzo per quella autorevole ed inaspettata presenza in casa mia.
“Proprio così, dottore, e noi il nuovo Papa lo abbiamo eletto.”
“Mi scusi, non lo sapevo. Eppure ho visto due ore fa il telegiornale e non ne hanno parlato.”
“Non lo sa ancora nessuno.” Disse il cardinale, che sembrava imbarazzato anche lui. ”Dobbiamo prima avere l’accettazione da parte dell’eletto e lui non è uno dei partecipanti al conclave.”
E mi guardò fisso di nuovo. Io fui assalito da un inatteso brivido, che il cardinale rafforzò con le successive parole.
“ E’ lei, che è stato eletto, dottor Cipriani.” Disse con dolcezza.
Benché ormai me lo fossi immaginato, rimasi come fulminato da quelle parole. Guardavo il cardinale come per verificare se davvero lui fosse lì o se si trattava di un sogno ad occhi aperti, come a volte ne faccio prima di addormentarmi.
Ma egli era lì, in carne ed ossa, con un sorriso triste sulle labbra sottili.
Dopo qualche secondo, mi alzai e mi rivolsi a lui con improvvisa veemenza:
”Cardinale, fosse anche vero ciò che mi ha appena detto, trattasi di pura follia. E le do subito quattro motivi per cui tale nomina è sicuramente nulla: primo, non sono credente, non credo nel cristianesimo, non credo nelle religioni in genere. In particolare, penso che la Chiesa cattolica sia una delle istituzioni più sanguinarie ed ipocrite mai create dall’uomo. Ovviamente non sono un prete, infine sono felicemente sposato ed ho un figlio.”

“Dottore, si calmi; capisco il suo sconcerto e forse anche il suo timore. Tuttavia, nessuna di queste ragioni è sufficiente per annullare la sua nomina. Già in passato abbiamo avuto papi che non erano preti, che erano sposati ed avevano anche numerosi figli legittimi e bastardi. Il fatto che lei non sia un buon credente e che anzi disistimi la nostra Chiesa,sarà probabilmente il motivo che la porterà a non accettare la nomina, null’altro.”
“Sicuro, cardinale, non accetterò mai di fare il Papa, anche se qualche volta ho sognato di diventarlo per poter distruggere dalle fondamenta la Chiesa, o, nel migliore dei casi, rivoltarla come un calzino per riportarla alle origini, alla spiritualità delle prime comunità nate poco dopo la morte di Cristo. Sa, come capita che, a volte, si sogni di far saltare per aria il Parlamento convocato a Camere riunite, per poter sostituire completamente ed in un sol colpo una classe politica corrotta e incompetente.”
“Capisco, dottor Cipriani, ma qui non siamo in un sogno ad occhi aperti, ma in una quasi irreale realtà. E’ necessario che lei venga con me a Roma, in conclave, per accettare o rifiutare la nomina, altrimenti il conclave è paralizzato, non sapremmo come procedere.”
“Scusi, cardinale, può avere prima di tutto la cortesia di spiegarmi come mi avete coinvolto in questa pazzia?”
“Ha ragione, dottore, è giusto, anzi necessario, che lei sappia perché il suo nome è stato votato da più di due terzi dei cardinali elettori, che oltretutto nulla sapevano di chi lei fosse e come la pensasse sulla nostra Chiesa.” Tacque, poi aggiunse: ”Le chiedo però di darmi la sua parola che non racconterà ad alcuno quanto sto per dirle, deve rimanere segreto.”
“Cardinale, sa bene che non ho alcun obbligo di segretezza, né intendo per ora assumerlo; se vuole raccontarmi, bene, se no pazienza.” Poi aggiunsi: ”Sa, ora sento anche una forte rabbia per la situazione in cui, per qualche strana ragione, mi avete cacciato. Sono un uomo semplice, vivo serenamente con poche cose e poche persone care ed improvvisamente mi trovo a poter essere uno degli uomini più potenti della terra, basta che risponda sì ad una breve domanda in latino!”
Dopo qualche secondo di silenzio un po’ teso, il cardinale disse:
“Le racconterò ciò che è successo in questi ultimi tre giorni di conclave, poi lei mi dirà se accetta di mantenere il segreto. Conto che lei lo farà. Sono forse una bestia sanguinaria, come ci considera lei, ma penso di conoscere bene gli uomini.”
“Certo, cardinale, per poter manipolare gli uomini bisogna appunto conoscerli bene. Ma ora mi racconti, presto tornerà la sua automobile.”
“Posso avere prima un altro bicchiere d’acqua, per favore?”
Andai in cucina, presi una bottiglia d’acqua minerale, la svuotai in una caraffa di vetro e la posai sul tavolino di fronte al cardinale De Vlaeminck, dopo aver riempito i due bicchieri usati prima.
“Ecco, si serva a suo piacere.” 
  
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