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Autore: Astrid 5E    11/11/2010    0 recensioni
Premessa: questo primo capitolo non centra molto con il capitolo seguente, ma introduce un'altra parte che si aggiungerà in seguito. Per il momento immergiamoci, nel vero senso della parola nell'avventura di questo ragazzino che si trova in mezzo al mare, inerme. Buona lettura! Spero piaccia a tutti!
Genere: Comico, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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 La scuola dei maghi.
Eccoci qua! Benvenuti a tutti coloro che hanno avuto la voglia di leggere il continuo di quello che si appresta ad essere un romanzo un po’ sconclusionato (sicuri di voler continuare? Contenti voi).
Allora, adesso, per tutti quelli che hanno letto il capitolo precedente e, francamente, non ci hanno capito una cicca (come ad esempio il legame fra il titolo e tutto quello scritto finora), non preoccupatevi! Vedremo di capire bene la questione! (ad ogni modo il primo capitolo vedrò di legarlo alla storia in seguito). E adesso, via!
Immaginate. Usate per un attimo la fantasia.
Vi ricorderete senz’altro i soliti paesini nordici con le case tutte piccole, bianche e con i tetti in terracotta, con le mattonelle tutte uguali e rosee che risplendono al sole, in mezzo ad una rigogliosa pianura attraversata da un fiumiciattolo che porta costantemente dell’acqua fresca e pura, no?
Bene. Dimenticatevi pure tutte queste sdolcinatezze che fanno impastare la bocca. Queste solite sviolinate non ci interessano (mi scuso con tutti quelli che invece hanno ambientato la loro storia in un paesaggio simile, ma questo non è l’ambiente per la mia storia :P).
Ciò che ci interessa è infatti il cielo. … . No, non le nuvolette, più sopra! Sali più su, più su! Ecco! La vedi quella strana figura in lontananza che sembra una pietra di quelle che usavano i vichinghi? Lascia perdere, quella cosa ci interessa. Vedi di arrivarci.
Ok! Ecco. Vedi che vista davanti, fa impressione? Eh? Sì, ma partiamo con ordine.
La nostra storia, si svolgerà qui. Cosa sia questa “cosa” che continuo a nominare? Presto detto, una piattaforma volante. Un’enorme piattaforma volante, sopra la quale  è stata costruita la più importante scuola di magia di questo secolo. Quale secolo? Il nostro, che domande! (ah, voi non siete nel nostro secolo? )
Comunque sia; questa scuola, costruita a mo di cattedrale gotica, completamente di color grigio, ma con i vetri colorati (una vera e propria chiesa, insomma), ha istruito molti famosi maghi e istruisce tutt’ora altrettanti  allievi destinati a diventare come i loro superiori.
Insomma, tra questo enorme e incessante andirivieni di alunni, tutti occupati con le loro lezioni e per questo, chi volando chi a passo svelto, dirigendosi nelle loro rispettive classi, scoveremo il nostro protagonista.
Già, ma a trovarlo il nostro protagonista. Tra questo opprimente calpestio sul pavimento a scacchiera bianco e verde petrolio, ci vorrà un’eternità!
…  Ma … aspetta, lì qualcuno si è accorto di noi! Sì, si sta avvicinando con un passo stranamente …  “regale”? … mah, direi più “altezzoso”. Poco importa, sarà lui il nostro eroe? Il nostro protagonista?
L’individuo si avvicina, sfoggiando il suo, diciamo così, particolare aspetto; i capelli lunghi e biondi sono raccolti dietro la schiena con un nastro viola, in tinta con la parte davanti della maglietta e gli coprono in parte uno degli occhi lilla, a cui ha abbinato il colore delle maniche e del colletto della divisa (l’avrà fatto apposta?). È un ragazzo abbastanza slanciato e magro. Come regola universale, anche lui in questa scuola, come tutti, è tenuto a indossare dei pantaloni lunghi e neri.
Il ragazzo evidentemente non sa recitare visto che in questo momento sta alzando le sopracciglia in modo frenetico, mentre si guarda intorno con fare circospetto.
Cosa vorrà? … ah, sì … mm no, direi proprio che non è la persona che cercavo. Andiamo, cerchiamolo un po’ più a destra, forza!
Quello là, dalla parte sua, rimane immobile, completamente sbiancato, osservandoci mentre ce ne andiamo.
<< Aspettate! >> la voce risuona attraverso le chiavi di volta che riempiono  pienamente l’interno dell’edificio e quindi riusciamo a sentirle, nonostante siano in realtà un lieve sibilo.
<< Aspettate, vi prego >> continua quello, con fare implorante ma allo stesso tempo esigente. No, sicuramente non è questo il nostro protagonista.
<< Non potete far finta di niente, voi non avete idea del danno che state causando all’umanità >>
Ossignore e adesso?
 << Vi prego, signori, di pensar bene a quel che fate, perché state rischiando di perdere il miglior protagonista di tutti i tempi … >>
 Andiamo ragazzi, leviamo le tende, prima che sia troppo tardi. Il ragazzo si dispera, vedendoci andare via.                                                                                                << No, no davvero … aspettate … se non il protagonista … beh, magari … una … una particina (qua la sua voce diventa pian piano più stridula) >> .
Oh, mi è sembrato di sentire un sibilo.
Il ragazzo si inginocchia (inginocchiarsi uno come lui?) … ah, no non si è inginocchiato a terra, ma si è seduto su una sedia … da dove l’avrà presa la sedia poi!
 << Lei non sa chi sono io >> fa lui, con tono di superiorità.
Bene, non lo so e non sono tenuto a saperlo; per la verità non mi interessa affatto.
<< Stia fermo, non se ne vada. Mi faccia parlare e capirà che ho mille doti adatte per questo ruolo, mi  creda >>.
 Ah, allora non aveva rinunciato all’idea di essere protagonista!
   Sbuffo e guardo da un’altra parte, giusto per far finta di niente, ed eccolo là. Trovato.
Sì, è lui il protagonista, me lo sento. Fissandolo mi scrollo di dosso quell’altro che vuole ancora che io lo ascolti; sì è lui, si riconosce.
Il nostro eroe, eccolo qui, con il suo portamento normale (i protagonisti devono sempre “sembrare” apparentemente “normali”); con la sua camminata tranquilla; con il suo sguardo leggermente … assonnato?.. ehm ehm; con la sua mantella nera (che fa il suo fascino, diciamolo); con la sua figura, insomma da perfetto protagonista, come dimostra la sua caduta scivolando su una buccia di banana …
BANANA?! Il nostro protagonista scivola su una buccia di banana? Incominciamo bene! Comunque; il nostro protagonista si alza  guardandosi intorno, fa finta di niente e continua per la sua strada, come un vero e proprio protagonista.
<< Ma non è vero! Non si comporta così un protagonista! >> . Ah, il biondino si accolla ancora! Oh, toh guarda; il nostro protagonista si avvicina a questo rompiscatole. In un modo o nell’altro, la nostra storia comincia … (ah, ultimo commento: non che sia iniziata con il piede giusto ma … speriamo bene)
Il giovane si avvicina all’altro, quello slanciato.
<< Ciao  Ryan, come stai? >> . Quel ragazzino, lo sta guardando con quegli enormi occhi verde foresta e aspetta tranquillamente una risposta.
Ryan, dal canto suo, se lo squadra da capo a piedi e poi, guardando da un’altra parte non fa a meno di notare come una persona talmente sciatta e poco, anzi per niente, aristocratica come quella che ha  accanto, possa essere il protagonista. Di quale storia, neanche lui lo sa e forse aveva fatto bene a non accettare la proposta di essere lui il protagonista (ma chi mai gliel’aveva chiesto!); magari si tratta in realtà di una storia di poca importanza, sì, infatti, è sicuramente così.
Si gira di nuovo a guardarlo. Quell’altro sta sempre là, con il sorriso stampato ancora in faccia e qualche ciuffo di capelli ramati che gli cadono sul viso. Lui se li prende e li sposta, ma quelli ricadono giù.
<< Sì, ciao Keichi >> . Almeno rispondendo, quel sorriso ebete sparisce dalla sua faccia. Ma il sorriso non sparisce. Perché? Anzi, sì, sparisce, ma per trasformarsi in una smorfia di soggezione e difficoltà.
Ryan si mette a guardarlo bene; sì, in effetti non è proprio lo stesso. A guardarlo bene sembra che …                << … Hevil, che ci fai nel corpo di Keichi? >>
Dalla schiena del ragazzo più basso esce fuori un diavoletto di sì e no cinque centimetri, con la faccia tutta contratta, quasi come se si stesse per mettere a piangere. Il, o meglio, la diavoletta svolazza intorno a Keichi,  scusandosi più e più volte con Ryan, con le lacrime agli occhi. Keichi, intanto, avuto un attimo di “trans” sembra riprendersi come da un brutto incubo durato ore intere e apre la bocca riprendendo fiato.
Si massaggia la tempia e, spalancando di nuovo gli occhi (stavolta di un verde acceso), rivolto verso l’esserino svolazzante, dice: << Possibile, Hevil, che ne combini sempre una delle tue? >> e poi, rivolto al nulla, alla sua sinistra: << E anche tu, Hikaru, con quella buccia di banana! >> . Da un punto indefinito appare un altro essere, grande tanto quanto  quello che svolazzava  prima chiedendo scusa e che ora si è seduto sulla spalla di Keichi. Questa “Hikaru” è evidentemente un angioletto, poiché vestita di bianco e con aureola e ali. Lo sguardo però è tutt’altro che angelico; direi più … malizioso. Adesso l’angelo se la ride sdraiata a pancia in su a mezz’aria, prendendo in giro il diavoletto e il ragazzo che l’aveva rimproverata.
<< Che spasso!! Dovevate vedervi! Tu sei scivolato e lei, schiacciata da te, ti è entrata dentro!!    AHAHAHA!!! >> . sarebbe bastato un attimo di più per far dire in coro agli altri tre : << Basta , Hikaru!>> se non fosse stato per il suono della campanella, al suono della quale tutti gli studenti devono recarsi nelle proprie aule. I ragazzi si fissarono e poi annuirono insieme, come per intesa. Spiccicarono delle parole irriconoscibili e iniziarono a fluttuare. Poi, ognuno andò per la propria strada.
  
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