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Autore: GFPentium    11/11/2010    1 recensioni
Gironzolando in rete ho scoperto che esite una sorta di filone "Shinji era meglio che nascevi femmina" allora ho deciso di riprendere l'idea primordiale di New Girl Entry e fare una nuova storia. PRECISAZIONE - E'UNA STORIA LEGGERA, Non apsettatevi un'altra NewGirlEntry.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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LeiLaThirdChildren024 Capitolo 24    – Gendo e le sue figlie –

Yui era molto felice di come era trascorsa la giornata, preparava la cena e canticchiava contenta, Gendo, seduto in soggiorno a leggere il giornale sorrideva, era contagiato pure lui dal buon umore della moglie fino a quando Rei giunse accanto a lui chiedendo:

“Comand… Papà… cosa posso fare per fare la brava figlia?”

L’uomo abbassò il giornale un poco frastornato con Yui a correre ad abbracciare la First dicendo:

“Rei, non devi fare nulla, sii te stessa e basta, non esitare a chiedere.”

La ragazza restò zitta mentre veniva coccolata dalla madre fino a quando chiese flebilmente:

“Papa, perché non ti sei comportato anche prima così?”

A detta dell’uomo pure Rei iniziava a rigirare il coltello nella piaga con un modo innocente, però trovò la forza di rispondere:

“Perché senza tua madre avevo perso di vista certe cose e mi sono comportato male.”

“Però tu mi hai sempre trattato bene.”

“Non era abbastanza, ho sostituito te a Shinji sia perché sei la copia di tua madre, sia perché mi rammentavi cosa sarebbe stata Shinjiko senza le mie manipolazioni.”

Successivamente la ragazza guardò la donna mormorano malinconica:

“Allora io sono solo una copia.”

Gendo la corresse rigirando verso di lui il volto della First appoggiando delicatamente le su dita al suo mento:

“Rei, non fraintendermi, io non volevo dire copia nel senso di clone, ma copia nel senso di somiglianza fisica, guardati allo specchio, hai i suoi stessi lineamenti.”

“Capisco.”

Yui:

“Piccola, ascolta, noi come famiglia ci siamo appena formati e dovremo sforzarci di farla funzionare, ma non preoccuparti, qualsiasi dubbio, domanda vieni da noi e cercheremo di aiutarti.”

“Perché?”

Gendo:

“Perché è così che funziona una famiglia ed io me ne sto accorgendo solo adesso grazie a tua madre, a Shinjiko ed anche a te… Non preoccuparti, non ripeterò gli sbagli che ho già fatto, vi proteggerò come avrei dovuto fare da sempre.”

Yui rivolgendosi al marito:

“Ed io ti aiuterò e ti sosterrò come avrei dovuto fare.”

Rei:

“Ed io?”

“Pure tu potrai fare questo.”

“E Shinjiko? Lei non vuole stare con noi.”

Gendo:

“Ascolta, con Shinjiko le cose sono molto complicate, io e tua madre gli abbiamo fatto degli enormi torti e sarà molto difficile farci perdonare.”

Dubbiosa la ragazza:

“Papà tu gli hai negato la sua vita, ma la mamma cosa gli ha fatto?”

La donna molto mestamente:

“L’ho abbandonata ed ho scelto l’Eva al posto suo, come tuo padre pure io sono colpevole.”

“Allora pure io sono colpevole di aver preso il suo posto.”

L’uomo:

“No, questo non lo devi né pensare né dire, tu sei solo stata una vittima, non hai colpe, lei di questo ne è certa, lei soffre perché tu l’hai sostituita, ma non prova rancore verso di te in un certo modo ti protegge e vuole aiutarti.”

“Come posso aiutarla a fare pace con voi?”

La donna:

“Sono contenta che tu ci faccia questa domanda, vuol dire che in te c’è il desiderio di poter aiutarci a risolvere la questione, però mi dispiace non poterti dare una risposta, la questione è molto complicata e solo il tempo può risolverla, comunque Rei stai cambiano molto e forse è anche grazie a Shinjiko, nonostante il suo vivere al di fuori di questa famiglia ti tratta come sua sorella a tutti gli effetti.”

“Una sorella…”

La donna prese le mani della ragazza e baciandole le dita:

“Ascolta, che dici di aiutarmi in cucina?”

“Si.”

Cosicché le due se ne andarono in cucina a preparare la cena.

A casa Katsuragi Misato non stava più nella pelle, percepiva il buon umore di Shinjiko ed alla fine, durante la cena le chiese:

“Allora Shin-Chan, devo dedurre che hai passato una gran bella giornata.”

Sorniona la Children:

“Devo ammettere di si.”

“Allora racconta.”

“Nulla di che, è stato un normalissimo pranzo in famiglia…”

Dopo l’ultima parola Shinjiko si bloccò di colpo, famiglia, quella parola così sconosciuta che ora sembrava compresa, la Third ripensava al padre, così tenero e sereno, non era più lui.
Misato si accorse dello stato pensieroso della Castana e le domandò un poco intimorita da quella espressione:

“Scusa, non volevo.”

La ragazza rispose:

“No, Misato, non devi scusarti di nulla, solo che per me la cosa è molto strana, per me queste sono cose nuove… Adesso perdonami tu, voglio stare un po’ da sola.”

Detto questo si rifugiò in camera buttandosi sul letto stringendosi al suo Peluche, dopo aver assistito a questo il maggiore restò immobile  maledirsi di avergli fatto quella domanda.
Shinjiko era molto turbata, pensava al padre, era sincera la sua conversione o nascondeva ancora qualcosa, era la vera natura del padre quella, oppure una nuova farsa. Sapeva che ora c’era sua madre, sapeva che quella donna era ciò che il padre più desiderava e ciò che lo rendeva umano.
Misato la spiava dalla fessura della porta semichiusa e la vedeva struggersi, però non riusciva a dirle qualcosa, non trovava parole di conforto fino a che la stessa ragazzina si alzò dal letto saltando fuori dicendo:

“Misato, devo andare da mio padre, ho una cosa da chiedergli.”

La donna si lamentò:

“E’ quasi mezzanotte.”

“Misato, devo farlo.”

Era stata così convincente quella risposta che dopo pochi minuti la donna stava portando a casa Ikari la Children. Come furono fuori dall’abitazione Shinjiko prese il suo telefono, compose un numero e come fu in linea con l’interlocutore parlò severamente:

“Si, lo so che è mezzanotte passata… Non preoccuparti di come ho avuto il tuo numero… Devo parlarti, la cosa è urgente… In un qualche modo me lo devi… Quanto tu mi hai convocato io sono venuta, almeno ricambiami il favore… Per me è molto importante… Sono qui sotto... ti aspetto.”

Come chiuse la comunicazione una finestra della casa si illuminò e dopo una manciata di minuti apparve alla porta il Comandante Ikari il quale con l’aria assonnata chiese alla Third:

“Cosa c’è di così urgente?”

Ancora molto solenne la castana:

“Dobbiamo parlare.”

“Di cosa?”

“Voglio delle garanzie.”

“Garanzie?”

L’uomo uscì in strada e Shinjiko continuò:

“Su di te.”

Stupito l’uomo:

“Su di me?”

I due iniziarono a camminare lungo la via con Misato a sedersi in macchina ad aspettare il loro ritorno, aveva capito che la faccenda riguardava solo loro due.

Dopo qualche metro in silenzio Shinjiko riprese il colloquio:

“Ti ricordi quella volta quando ti chiesi di dirmi in faccia di non voler aver nulla a che fare con me, eravamo in ascensore ed io ero riuscita a parlarti dopo vari tentativi, tu mi stavi evitando.”

Mesto l’uomo:

“Si, me lo ricordo.”

“Volevo chiederti se quello che mi avevi detto era vero, oppure mi stavi ancora manipolando.”

Dopo alcuni secondi di silenzio:

“Da un certo punto di vista ti stavo manipolando.”

Una stizza della ragazza:

“Lo sapevo.”

“Volevo che tu vivessi senza contare su di me, non volevo che tu continuassi a rincorrere uno stronzo come me.”

“Oppure c’erano altri fini.”

“No, te lo giuro, fidati.”

La ragazza iniziò a tremare:

“Papà, non chiedermi questo… Non chiedermi di fidarti di te dopo tutto quello che c’è stato tra noi, non prendermi in giro.”

“Shinjiko, cosa stai dicendo?”

“Ti sto dicendo che io ho paura, ho paura che tu mi stia usando, ho paura che tu stia abbindolando me, la mamma e Rei. Da quando c’è la mamma tu sei troppo cambiato, io non so se è grazie a lei sei rinsanito così, il mio dubbio è che tu ci stia nascondendo ancora qualcosa.”

“Cosa dovrei nascondervi?”

“Non lo so, però ho paura che questo tuo nuovo modo d’essere sia una farsa, come i miei primi quattordici anni.”

Gendo non sapeva cosa dire, Shinjiko aveva c’entrato la questione e gli restò solo di domandare:

“Come posso avere la tua fiducia?”

“Non tradendo ne me, ne la mamma, ne Rei.”

“Io posso solo dirti che ora non ci sono secondi fini, manipolazioni o altre situazioni nascoste. Purtroppo l’unica garanzia che ti posso dare è la sola mia parola.”

La ragazza fece un paio di passi davanti all’uomo e voltandosi per guardarlo negli occhi chiese:

“Me lo giuri?”

Gendo, guardando gli occhi blu della figlia:

“Si, te lo giuro.”

Finalmente Shinjko tirò un lieve sorriso dicendo:

“Bene, allora direi che possiamo tornare a letto.”

Infatti, dopo aver aggirato alcune abitazioni, tornarono al punto di partenza e si lasciarono con Shinjiko a tornare verso casa con Misato e l’uomo a rientrare nella propria abitazione. Come ebbe chiuso la porta dietro di se si appoggiò al muro col gomito e diede un pugno alla parete ringhiando contro se stesso:

“Come ho fatto ad essere così miope e stupido, Shinjiko, Rei, Yui, Naoko, Ritsuko, ho rovinato la vita a tutte senza mai rendermi conto di quello che stavo combinando, il loro perdono forse l’avrò ottenuto, ma la loro fiducia sarà molto più difficile ottenerla.”

Si accese la luce del tinello con l’apparizione della dottoressa Yui dalle scale, la quale con aria molto preoccupata chiese:

“Gendo cosa c’è, con chi ti sei dovuto vedere a quest’ora?”

La mesta risposta arrivò:

“Con nostra figlia Shinjiko, lei mi ha nuovamente ricordato il mostro che ero diventato.”

“Possibile che lei sia capace di tanto?”

“No, lei non ne sarebbe capace, né tu né Rei ne sareste capaci, lei voleva da me la garanzia che il mio comportamento è sincero e che non ci sono trame occulte. Ha perfettamente ragione e ne ha tutti i diritti, è a lei che dovrò dimostrare maggiormente la mia sincerità.”

La donna sorrise suggerendo:

“Caro, torna a letto, stare qui a riflettere sul passato non servirà a nulla.”

“Hai ragione.”

Si diressero verso le scale e come videro sopra di esse la First si bloccarono, solo Yui riuscì a chiedere alla figlia:

“Rei, cosa c’è? Non riesci a dormire?”

Flebile la ragazza:

“Mi sono svegliata, vi ho sentito parlare di mia sorella, spero che non gli sia successo nulla di grave.”

Gendo:

“No, non è successo nulla di grave, Shinjiko voleva solo domandarmi una cosa.”

“Come mai a quest’ora?”

“Ci sono certe domande alle quali serve una risposta subito.”

“Papà…”

“Dimmi.”

“Perché io esisto?”

Quella notte per Gendo non sembrò finire mai, prima Shinjiko ed ora Rei ad accusarlo con la più pura delle innocenze, dopo tutto era la loro caratteristica principale, quella che le rendeva adatte a pilotare gli Evangelion. Il comandante osservava gli occhi rossi di Rei ai quali si sovrapponevano quelli di Shinjiko, il colore era diverso, ma l’espressione era identica, l’uomo ingoiò prima di rispondere:

“Per puro egoismo.”

“Come?”

Il comandante si diresse in soggiorno invitando la figlia:

“Meglio sederci.”

Dopo pochi istanti i tre furono accomodati in salotto e Gendo iniziò:

“Mi stupisco che proprio tu mi faccia una domanda del genere, lo sai benissimo perché ti ho creato, sei la chiave del Third Impact. Ora, vista la nuova situazione che si è andata a creare ti sono sorti dei dubbi, e tu più che domandarmi perché esisti, tu vorresti domandarmi quale è il tuo scopo ora.”

La ragazza guardava languida l’uomo per poi proferire un poco impacciata:

“Si… Ora che la dottoressa Yui è qui… io… cioè… volevo dire la mamma… ho pensato che tu no volessi attuare il Third Impact e che mi avresti abbandonato… invece…”

Gendo fece un lieve sorriso:

“Rei, ora che Yui è qui non mi serve il Third Impact… e ora come ora non sarei capace di abbandonarti o peggio, voglio che tu possa vivere una vita normale.”

“Ma io non sono nata per vivere.”

“Lo dicevo pure io, poi c’è stata tua madre, a Shinjiko gliel’ho già detto…”

Prese la mano della compagna finendo la frase:

“… Yui mi ha fatto conoscere cose che non pensavo di provare, ed ora vorrei che pure te le provassi.”

“Io ho paura.”

“Tutti c’è l’abbiamo, per te il mondo è più vasto, tu intravedi nuovi dubbi e domande, ma allo stesso tempo ci sono occasioni ed esperienze da vivere.”

La ragazza era silenziosa, Gendo le aveva descritto quello che lei stessa stava provando, ma che non riusciva a spiegarsi sino a che l’uomo:

“Adesso a dormire.”

Successivamente si avvicinò alla First e prendendola in braccio:

“Ora ti porto a letto.”

La First si fece trasportare, non riusciva a capire cosa le stesse accadendo, però era felice di quelle attenzioni e senza accorgersene appoggiò la testa sulla spalla dell’uomo e quest’ultimo a metà delle scale:

“L’ultima volta che ho portato qualcuno in braccio così è stata tua sorella, era ubriaca.”

Ricevette una sberla dietro la testa dalla dottoressa che lo ammonì:

“Gendo!”

“Calmati Yui, Shinjiko aveva bevuto un solo bicchiere di vino…”

Il comandante si rammentò di quella sera e di come si confessò a Shinjiko per poi aggiungere:

“… vino veritas.”

Una volta messa a letto Rei e ritornato nel suo giaciglio Gendo poté riprendere sonno in quella lunga e complicata notte.

  
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