Anime & Manga > Captain Tsubasa
Segui la storia  |       
Autore: Akuma    12/11/2010    3 recensioni
« Su la mano, chi non si è mai chiesto come ci si senta ad essere onnipotenti?
Non onnipotenti come il Padre Eterno, quella è roba superata! No, io parlo dell’illimitata facoltà di disporre di denaro e persone a proprio piacimento, di viaggi, di auto di lusso, di cibo prelibato, di donne mozzafiato.
Andiamo, chi non si è mai posto la questione?
Beh, a tutti coloro che almeno una volta hanno sognato tutto ciò, io posso rispondere senza troppa difficoltà.
E senza arroganza o presunzione, gente, semplicemente perché io sono Ryoma Hino, forse la rockstar più quotata di tutti i tempi dopo Angus Young.
Lui era stato eletto “individuo di bassa statura più importante del mondo”, io mi sono guadagnato il titolo di “persona dai capelli ossigenati più influente del pianeta”.
Persino Eminem è stato costretto a capitolare al mio cospetto.
Sono praticamente un mito, quindi fate largo, sarò io a rispondervi! »
Genere: Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Juan Diaz, Luis Napoleon, Ramon Victorino, Ryoma Hino
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

5TH TRACK - Savin’ me

Decine di ragazze in hot pants e reggiseno civettavano le une con le altre in un pollaio che volentieri avrei trasformato nel set del più trasgressivo schiuma party di tutti i tempi.

Improvvisamente, del martellante mal di testa da Muay-thai mi restò solo il vago ricordo.

Gli enormi finestroni alla Flashdance permettevano al sole di diffondere i suoi lunghi raggi sui corpi giovani ed allettanti delle ragazze,  pronti a scatenarsi e dare il meglio per la selezione.

Alcune ballerine si erano già accorte della nostra presenza e si erano portate le mani alla bocca, tutte eccitate dal fatto d’essere di fronte a una superstar.

Due, c’era anche Napo.

Diaz, che fino a quel momento aveva flirtato senza ritegno con una mora dai capelli ricci all’angolo del salone, si voltò verso di noi, mostrandoci la sua sfolgorante coda di pavone spalancata.

La sua arma segreta, faceva faville.

- Eccoli qua, si sono fatti attendere!- esordì, elegante come non mai nel suo nuovo completo color sabbia. Aveva lasciato la giacca appoggiata ad una delle sedie del tavolone principale, accaparrandosi il posto che assicurava una completa visuale sull’aia stracolma di gallinelle, le quali si sarebbero esibite di lì a poco a gruppi di cinque.

Dopo l’introduzione di Juan a cui non badai minimamente, mi accomodai con i piedi sul tavolo e le gambe lunghe e distese, pronto a godermi lo spettacolo.

Che non mi deluse affatto.

Sembrava di stare in un reality: di ogni membro del gruppo che ci si presentava, venivano elencati i nomi e le referenze, tutte cose superflue. La parte divertente era valutare le professioniste secondo una scala di abilità.

Era praticamente scontata la presenza di tecnici e coreografi di professione, coloro che poi avrebbero dovuto realmente valutare le esibizioni. Noi eravamo lì per puro gusto personale, nient’altro.

Mi complimentai mentalmente con Diaz, chiedendomi per l’ennesima volta come diavolo avesse fatto ad organizzare una cosa del genere in così poco tempo e con esito tanto positivo.

Probabilmente aveva già tutto calcolato dal principio, ancor prima di raggiungermi a Londra.

O forse era veramente uscito da una lampada magica.

Questo mistero non sono ancora riuscito a risolverlo.

Mi voltai verso di lui, mentre il sesto gruppo si faceva avanti e la commissione ringraziava il precedente. Volevo scambiare qualche battuta cretina delle nostre, scontatamente a sfondo sessuale, invece lo trovai imbambolato con gli occhi a pesce e la bocca semiaperta a fissare le curve di una bionda in seconda fila.

- Ci risiamo.- alzai gli occhi al cielo.

Focalizzai meglio il soggetto a cui il mio manager stava rivolgendo il proprio totale interesse, dimenticandosi forse per quale motivo si trovasse in sala e quale fosse il ruolo che ricopriva.

Il bocconcino in questione non era molto alta, aveva una massa di lunghi capelli platinati che avevo già visto in Pamela Anderson e in un milione di altre bionde hollywoodiane legati in una coda scomposta dietro la nuca e gli occhi dalle screziature azzurre talmente intense ed insolite che non avevo visto nemmeno nei migliori esperimenti pubblicitari di fotoritocco.

Aveva un piercing ad anello al naso e le labbra piene e disegnate dipinte di un rosso acceso: non proprio l’aspetto di una ragazza per bene, ma era bella come una bambola.

- Però.- commentai, ancora incerto su come definirla.

- Mio caro.- Diaz mi posò una mano sulla spalla, senza smettere di fissarla - Ho appena deciso quale sarà la prima che toccherò con mano.-

Io ridacchiai, Louis sbadigliò.

- Napo, ci sei?- gli conferii una gomitata delle mie - Guarda quanto ben di...- 

D’un tratto la frase mi si spezzò in gola.

Da dietro le partecipanti che ancora dovevano dimenare i loro bei fondoschiena a due centimetri dalla nostra tavolata di lupi famelici, due occhi neri mi attirarono come una calamita su un volto bianco, tondo e pulito, dagli spiccati tratti orientali.

Mi sporsi per carpire qualche altro particolare di quella ragazza che mi resi conto mi stava fissando da lunghi istanti. Aveva un nonsoché di misterioso ed esotico, di indecifrabile e ammaliante in quell’espressione incorniciata da una chioma di capelli drittissimi e scuri, così in contrasto con la sua pelle lattea da principessa.

Inutile dire che me la immaginai completamente nuda, nascosta dietro un ombrello di carta giapponese, a danzare come una geisha.

Dopotutto, ero ancora un poeta.

- Anch’io.- risposi al mio agente.

 

Mi svegliai arrotolato come un salame tra le lenzuola di seta nere del mio giaciglio che decine e decine di volte era stato teatro dei miei amplessi più selvaggi con le partner più scatenate.

Ero proprio al culmine dello stereotipo, dal momento che anche quella notte non mi ero risparmiato.

E vai! Un altro touch down da portare a casa.

Avevo abbordato con facilità la geisha del giorno prima, dopo che questa mi aveva convinto al cento per cento con la sua esibizione da ginnasta.

Alla prima spaccata avevo già scommesso su di lei un milione di dollari sul fatto che a letto facesse dei numeri da veri intenditori. E così era stato: su queste cose non avevo mai sbagliato.

Beato ed in pace col mondo, mi rigirai supino, godendomi la vista del sole nascente tra i grattacieli della città degli angeli, finché una voce carezzevole non mi sorprese.

- Buongiorno.-

Saltai su come una molla, convinto fino a quel momento di essere solo in casa, dal momento che mi ero appena svegliato in un letto vuoto e non avevo udito lo scroscio della doccia. E poi di solito c’era un accordo sottinteso tra me e le mie partner: era chiaro che la mattina dopo ognuno doveva andarsene per la sua strada, quindi era praticamente inutile trattenersi a guardare l’altro dormire, farsi le coccole o altre stronzate del genere.

Sei sveglia? Allora leva le tende.

- Ciao...- mugugnai, sfregandomi le palpebre e mettendo a fuoco l’esile figura femminile che davanti a me stava allungando un vassoio con pancake, latte e succo d’arancia.

Oh, no.

- Ti ho preparato la colazione.- i suoi occhi neri mi sorridevano sereni, la bocca sottile era curvata in un’espressione benevola.

Troppo benevola. Morbosamente benevola.

- Oh. Err... grazie.- fu l’unica cosa che riuscii a dire, indietreggiando ancora lungo e disteso sulle punte dei gomiti.

- Figurati!- quella si strinse nelle spalle ed allora notai che era vestita con un semplice abito in cotone bianco, qualcosa a metà strada tra “Mamma mia” e “Tutti insieme appassionatamente”.

Si era portata il cambio?

- Ora devo andare, devo trovare un completo per la prima di “Black Panther”.- buttai là, sgusciando fuori dalle coperte ed infilando la porta del bagno.

- Oh! Se vuoi ti accompagno, sarebbe divertente!-

- No!- mi lasciai sfuggire un urlo di terrore - Cioè, volevo dire, no. Meglio di no, devo passare dal mio agente, prima, mettere giù un sacco di firme, organizzarmi la giornata, sai la solita burocrazia! Ti annoieresti.-

Ma lei, imperterrita come un’amazzone armata di arco e frecce, si fece avanti di qualche deciso passo, decisamente puntandomi.

- Niente affatto!- la chioma corvina ondeggiò vistosamente nello scuotere il capo - So cosa stai pensando: questa è un’esaltata rompiscatole con qualche problema mentale.-

Esatto.

- Ma dai!-

Ma spudoratamente mentii, nonostante fosse più che normale che io pensassi una cosa del genere, dal momento che ero appena stato assalito con un vassoio da breakfast!

- Non ti preoccupare, comunque.- mi rassicurò, agitando il bacino da ballerina - Sono già stata a letto con dei tipi come te. L’ultimo è stato Shingo Aoi, pensa un po’!-

Rabbrividii.

- E questo dovrebbe darti delle credenziali?-

Pregai lo staff Candid Camera di saltare fuori, prima che un raptus omicida prendesse il sopravvento.

- Certo! E’ così che le ragazze fanno strada in questo mondo, non te l’hanno mai detto?-

E invece non si fece vivo nessuno.

Un attimo di silenzio non so se definire imbarazzante, inquietate o del tutto insensato si frappose tra di noi.

Soltanto dopo indefiniti istanti fui in grado di riaprire bocca.

- Devo andare.- ripetei, defilandomi definitivamente.

 

Diaz, seduto al posto di guida, si stiracchiò e ricadde pesantemente sullo schienale della sua coupé, mentre attendevamo lo scattare del verde fermi ad uno degli innumerevoli semafori sul Sunset Blvd.

- Ore piccole?- fu la mia questione.

Il mio agente si portò alle labbra il bicchiere di cartone stracolmo di caffèlatte fumante.

- Ci sto lavorando, amico.- una risposta insolita per Juan Diaz.

- Non ci credo che non ti sei rimorchiato nessuna di quelle assatanate!-

E ci tenevo proprio a commentarlo.

- Ehi, non sono mica una puttana!-

- Insomma.-

- Che vuoi dire?-

- Che tutto fa brodo per te, Juan.-

- Ma dai! Sarei sifilitico a quest’ora.-

- Ah, non lo sei?-

- No, non lo sono.- stranamente il Genio mi rispose con tono piccato - E comunque ripeto, per tua informazione, ho puntato la bambolina bionda. E quando Juan Diaz adocchia una preda, non ci sono palliativi che tengano!-

- E allora perché non te la sei portata a letto?-

Fu una domanda spontanea, senza malizia. Giuro.

- Quanto sei noioso, Ryoma!- tentò di tagliare corto lui, ma visto che continuavo a fissarlo dal sedile passeggero con aria sorniona, si decise a rispondere stando bene attento a non alzare troppo la voce - Aveva... altro da fare.-

- Altro da fare?! Ah ah, ti ha mandato in bianco!-

Per poco non rotolai giù dalla Lotus, esilarato dalla mia brillante deduzione.

- Va bene, va bene, piantala di ridere! Ti ho detto che me ne occupando. A lavoro concluso non mancherò di farti un gran bel rapporto dettagliato. Girerò anche un filmino, così impari a prendermi per i fondelli!-

Il mio scout era tremendamente suscettibile quando si parlava di donne. O, più nello specifico, delle sue prestazioni sessuali e della sua indiscutibile fama di playboy.

- Dimmi di te, piuttosto, ti ho visto uscire dalla sala con una mora dagli occhi a mandorla o sbaglio?- buttò lì, ammiccando e prendendo un altro sorso dal bicchiere di cartone.

Io scossi il capo, ancora percorso dai brividi al solo ricordo della pazza che mi ero ritrovato in camera da letto quella mattina.

- Avrei preferito mille volte la mano amica, puoi giurarci.-

- Gesù, scherzi?-

Non scherzavo affatto, così gli narrai brevemente l’episodio agghiacciante.

- Sono stato paragonato a quell’idiota di Shingo Aoi, ti rendi conto?!- me ne uscii infine, l’ultima delle disgrazie della lista.

Ora. C’era da fare luce su alcuni piccoli particolari.

Partendo dal principio.

Tsubasa Ozora e la sua boyband erano gli idoli delle ragazzine dai dodici anni in su. Erano coloro che avevano avuto il potere di far eclissare i Backstreet Boys e farli cadere in serie B. Al contrario di questi ultimi, erano un gruppo che non si sarebbe sciolto mai e questo rappresentava la loro grande fortuna.

Come in ogni boyband che si rispetti c’era il bravo ragazzo a cui tutte le madri avrebbero dato in sposa le proprie figlie: Tsubasa, per l’appunto. Poi c’era il sofisticato, tale Jun Misugi, il puro e genuino, Taro Misaki, il mostro di simpatia Shingo Aoi ed infine quello un po’ più sanguigno, Hikaru Matsuyama.

I loro balletti causavano più svenimenti da sovreccitamento delle droghe pesanti, erano degli idoli della musica pop.

I Boru wa Boyz avevano conquistato il pubblico grazie alla loro semplicità ed alla capacità di infondere una grande speranza nei desideri, nell’amore, nell’amicizia. Non a caso le loro canzoni erano un tormentone nei licei.

Tutta roba da ragazzine sognatrici.

Ad esempio Tsubasa, il leader, aveva recentemente sposato una sua grandissima fan, una certa Shana, o Sanae... non ricordo. Fatto sta che comunque tutti guardavano a questa favola realizzata come una specie di lume della speranza a cui appigliarsi nei momenti più bui - o semplicemente per continuare a credere che prima o poi il principe azzurro arriva per tutti.

In realtà Shana aveva avuto soltanto una gran botta di fortuna.

E chi crede ancora nelle favole è ora che si dia una svegliata.

Misugi, invece, si era messo con la manager del gruppo e Matsuyama con una sua vecchia compagna di classe.

Nessuno di loro ha mai pensato di farsi un giro con una stripper? Insomma, dai, c’è bisogno di fare il paragone?

Per non parlare di Misaki, cultore dell’arte. Organizzava aste di beneficienza a non finire per smerciare i suoi orridi quadri, visto che nel tempo libero era anche un pittore. Era un modo per sentirsi ancora vicino al suo caro papà, che viveva dall’altra parte del mondo e che lo aveva iniziato alla pittura dai tempi dell’asilo. Che cuore grande.

Il sopraccitato Shingo Aoi, invece, era il caso più disperato: sosteneva che l’arrosto della sua mamma fosse il piatto migliore che avesse mai mangiato.

Bambocci, non c’è altro da aggiungere.

Diaz sputò tutto il caffelatte che stava bevendo, nel tentativo di non morire soffocato dalla sua stessa risata.

Risata che durò circa cinque minuti.

Non esagero. Facemmo in tempo a ripartire ed attraversare tutto il quartiere.

Sembrava il gemello perduto del Joker.

Cominciai a guardarmi l’orologio.

- Ah, tu sì che sei divertente, Bomber!- sghignazzò infine, asciugandosi le lacrime e facendosi aria con la mano.

- Non c’è un cavolo da ridere, idiota!-

- Ne sei sicuro?-

Già, non ne ero molto sicuro.

   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Captain Tsubasa / Vai alla pagina dell'autore: Akuma