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Autore: Love Today    12/11/2010    8 recensioni
Bella Swan ha 24 anni ed è convinta che la sua vita sia un totale disastro. Un giorno Bella si risveglia in un letto di ospedale convinta di essere sempre la stessa persona, ma dopo un occhiata allo specchio ritrova davanti sè una sconosciuta; una 28enne sicura di sè con un fisico perfetto, un posto di lavoro sicuro ed un marito bellissimo. Com'è possibile tutto ciò? Il fatto è che Bella dopo aver sbattuta la testa su un marciapide non ricorda più nulla della sua vita negli ultimi tre anni. Riuscirà a ritrovare la memoria?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Salve a tutti.
Questa è la prima fan fiction che pubblico su Edward e Bella, quindi perdonatemi se posso sembrare patetica o altro.
La storia è ispirata al romanzo di Sophie Kinsella "Ti Ricordi Di Me?". Nel prologo troverete anche dei riferimenti al "Diavolo Veste Prada" .
La storia è una Bella/Edward, poi non so più cosa dire.
Vi lascio alla storia, spero che vi piaccio un pochettino e mi farebbe piacere sapere la vostra opinione su questo "orrore" che ho scritto.



 




 

 

Prologo
 

 
Di tutte le serate di merda e di stramerda che ho passato in vita mia, questa di sicuro si classifica al primo posto.
Non piove da mesi e doveva ricominciare proprio il giorno in cui ho indosso un nuovo paio di scarpe che mi sono costate un occhio della testa e 4 mesi di duro lavoro.
Lavoro, già. Il mio lavoro è un vero strazio e io sono un disastro.
Lavoro per la rivista di moda più letta d’America, “Mode”, ma il mio sogno non era questo, io volevo lavorare per il “New York Times”, diventare una reporter e invece mi ritrovo ad osservare galline che sculettano sui tacchi 12 dalla nove del mattino fino alle sei del pomeriggio.
Mi sono trasferita nella grande mela con la mia migliore amica Alice da circa un anno e lavoro a “Mode”, sempre con lei, da circa sei mesi.
Quando accettai il lavoro non immaginavo che sarebbe stata dura pensavo solo “Ora mi faccio una paio di mesi qui e alla prima occasione me ne scappo in una redazione seria” e invece sono sei mesi che sono nelle grinfie della direttrice Colette Bundchen, sembrava una donna così adorabile al nostro primo incontra, forse un po’ troppo piena di sé e troppo presa dalla fama e dal lavoro ma nel complesso una donna con un bel caratterino. Il contratto prevedeva che io Alice avremmo lavorato come sue assistenti personali per tre mesi. Colette accompagnò la proposta a testuali parole: “Faccio ciò perché devo fidarmi delle persone del mio team a tal punto da affidargli la mia stessa vita. Vi assicuro che questo non è un eufemismo.”
La rivista nacque come un giornale per le ragazze durante gli anni dello splendore economico degli Stati Uniti con il nome “Teen Mode” ed ottenne un gran successo tanto che veniva letto anche da donne che di “Teen” ormai non aveva più nulla, e quindi venne fondato anche “Mode” per un pubblico più adulto.
I primi mesi di lavoro andavano a gonfie vele io ed Alice collaboravamo per soddisfare tutte le necessità di Colette.
Poi un giorno, per una distrazione del barista, portai un caffè macchiato, anziché un cappuccino e da quel giorno iniziò a torturarmi.
Chiedeva cose assurde, tipo bibite dietetiche che venivano prodotte in India, oppure di portarle all’alba dei resoconti dell’ultimo semestre e cosa ultima ma non meno importante, ogni mattina criticava il mio modo di vestire o la pettinatura, niente le andava bene “Isabella, potresti evitare di indossare un paio di jeans così anonimi nella mia redazione?” e la risposta che puntualmente la avrei voluto rifilare era “Non tutti possono permettersi un paio di jeans Dolce&Gabbana” ma il mio buon senso prendeva il sopravvento mi scusavo e uscivo dalla stanza con la coda tra le gambe e una voglia di sprofondare nel seminterrato. 
Fortunatamente c’era Alice che mi alleviava tutti questi dolori lei ogni giorno pensava al mio guardaroba prestandomi qualcosa di suo oppure prendendo qualcosa che utilizzavano le modelle per i servizi fotografici ma comunque sempre qualcosa che io odiavo, avrei girato perennemente in converse e jeans ma il mio lavoro non lo permetteva quindi mi dovevo adattare se volevo uscire viva dalla redazione di “Mode” e lo avrei fatto questa era diventata una battaglia per orgoglio dovevo raggiungere un livello superiore nella “piramide” della redazione, volevo che qualcun’altra portasse il cappuccino a Colette la mattina. Ma conoscendomi tra qualche settimana sarei scoppiata in lacrime per lo stress  e avrei implorato Colette di licenziarmi.
In questo momento sono con Alice e stiamo raggiungendo un locale sotto la pioggia incessante di fine settembre.
Le mie amiche sono la mia unica ancora di salvezza. Oltre Alice ci sono Angela e Rosalie, entrambe le abbiamo conosciute sul posto di lavoro. La prima scrive in una delle tante rubriche del giornale, mentre l’altra, bhè lei è una modella è nata per stare davanti all’obbiettivo ha un fisico pazzesco, capelli perfetti, mani sempre curate e altro che non sto a ripetere se no finirei di deprimermi.
Entriamo nel locale e vediamo Angela che si sbraccia per farsi notare. Ci accomodiamo al tavolo e dopo pochi minuti si presenta una cameriera con il menù dei cocktail “Oggi mi voglio sbronzare come si deve non voglio ricordare nulla di questo giorno”. Il mio sguardo vola immediatamente ai drink alcolici e decido per un “cuba libre”, do il mio ordine e cerco di riordinare le idee in testa.
- Bella, ma stasera verrà anche Mike lo sfigato?- Alzo gli occhi al cielo – Come non detto, tasto dolente.- Sento mormorare Angela.
- Bhè mi ha promesso che sarebbe venuto entro le nove e mezza, poi non so..-
- Che hai Bella?- Mi chiede seriamente preoccupata Alice.
- Sto per avere una crisi isterica! Non sopporto più Colette. Quella non è una donna qualsiasi è Crudelia Demon con un completo di Chanel e le scarpe Prada.-
Guardo Alice e Angela entrambe continuano a sorridere. – Dai Bella. Ora non ci pensare, non farti rovinare questa bella serata.- dice Alice cercando di strapparmi un sorriso. – Non vedi, c’è il Karaoke! Tu adori il Karaoke!- okay, Alice, forse mi stai convincendo – E stasera mi sento in vena di fare la carina- fa una piccola pausa – Offro io per tutte. E poi c’è da festeggiare il Bonus che riceveremo, e io ho già in mente un bel modo per spendere questo bonus.
Appena sento la parola bonus gli occhi si spalancano la mascella quasi tocca terra.
- Bonus? Avete ricevuto la comunicazione del bonus?- chiedo incredula.
- Sì. Tu non lo hai ricevuto?
Il bonus. Io non ho ricevuto alcuna comunicazione di quel bonus.
- No, non ho ricevuto nulla.- mi getto sulla poltroncina distrutta – Arghh che nervi! I soldi del bonus mi servono per pagare l’affitto e poi i miei mi hanno chiesto dei soldi.- Sbuffo come un cavallo e mi porto le mani al viso per insonorizzare un urlo.
- Ma non ti preoccupare te li presto io i soldi.- dice felice Alice.
- Non mi sembra il caso.
- Ti devo pregare? Lo sai che ne sono capace, vero?
Annuisco alle sue parole e poi inizia con il suo coretto di “Ti prego. Ti prego. Ti prego. Ti prego. Ti pago io l’affitto poi me li ridarai i soldi. Dai!”
Alla fine cedo e le prometto sul mio onore che il prima possibile riceverà tutti i soldi indietro.
Una voce stridula mi arrivò alle orecchie e tra la folla di persone noto Rosalie avvicinarsi al nostro tavolo con delle buste con dei nomi che fino a sei mesi fa mi erano quasi sconosciuti.
- Buona sera amiche mie! Vi ho portato delle cosette dal mio servizio fotografico per “Generation”.-
Rosalie consegna una busta per ciascuna e a me tocca quel con su scritto Burberry scarto la carta e mi trovo tra le mani una t-shirt per niente male.
- Ho scelto la firma che a mio parere è perfetta per voi.- dice Rosalie.
- Oh mio Dio Rosalie!- Alice inizia a saltellare con la borsetta di Chanel tra le mani per poi gettarsi tra le braccia di Rosalie e urlare mille volte grazie.
Angela cerca di contenersi di più, ma vedo chiaramente che gli occhi le stiano brillando dalla felicità.
Mentre Alice e Rosalie parlano dell’utilità della ricostruzione delle unghie e Angela chiacchiera con una ragazza io mi trovo a pensare a quanto lo stress del lavoro mi stia rendendo un essere asociale.
Prendo il cellulare dalla borsa e noto che Mike mi ha mandato un SMS.
 
Scusa piccola, ma ho avuto un imprevisto. Mi dispiace tanto. Prometto che domani ti porto a cena fuori. Mike
 
Avrei tanto voluto rispondergli: “Non preoccuparti. Goditi la tua scopata con la puttanella di turno. Ci vediamo domani sempre se il tue parti basse permettano.” Invece gli rispondo con un semplice:
 
Ok, a domani.
 
Non ho la più pallida idea del motivo per cui continuo ad uscire con lui. Forse lo so, sono troppo codarda per dirgli “E’ stato un piacere conoscerti, ma ora non me la sento di uscire con nessuno.”
“Che vita patetica!” penso e lancio il cellulare sul tavolino. Intanto arrivano i drink ordinati e mi lancio sul mio Cuba libre.
La serata passa in fretta e alle undici e trenta siamo di nuovo sotto la pioggia a cercare uno schifo di taxi che non passa.
Ho il timore che non troveremo mai un taxi che passeremo tutta la notte qui sotto la pioggia.
Sento ancora il sapore di alcol che mi brucia in gola, forse ho un tantino esagerato stasera.
Ma ormai quel che fatto è fatto. Non si torna più indietro.
Le ragazze hanno tentato di ripararsi dalla pioggia addossandosi al muro di un palazzo. Io invece sono fracida e ho le dita dei piedi che stanno iniziando a perdere la sensibilità tanto che sono ghiacciate.
In lontananza vedo una luce e d’istinto inizio a dimenarmi e ad urlare – Taxi! Taxi!- Non mi vede,
devo far qualcosa. Inizio a correre sul marciapiede bagnato rischiando di scivolare e spezzarmi l’osso del collo. – TAXIIIII!! TAAAXI!!!-
L’autista finalmente accosta.
Felice come mai di poter tornare finalmente a casa, mettere il mio pigiamone e dormire stretta stretta al mio amato Teddy. Sospiro pensando al mio grosso orsacchiotto che ho da quando avevo quattro anni.
- Qui!- grido come una disperata. Mi avvicino al taxi e dico – Un secondo, arrivo subito con le mie amiche. Grazie.- L’autista annuisce.
Mentre mi volto per chiamare Alice ed Angela noto con mio grande orrore che un tizio in giacca e cravatta si sta dirigendo verso il MIO taxi. “Ah no bello quello è mio. Non se ne parla proprio!”
Comincio a correre di nuovo dalla parte del taxi.
- No. L’ho fermato io quel tax… ohh cacchio. Auuuuuu.-
Non avevo notato il gradino e scivolo. Il mio piede inizio a slittare cerco in qualche modo di ritrovare l’equilibrio, ma ormai è troppo tardi. Sotto di me trovo l’asfalto ad accogliermi.
Batto forte la testa contro il marciapiede e poi non sento più nulla; sono sicura che rimarrà un bel bernoccolo da questa caduta…
 
 
  

 

  
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