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Autore: SHUN DI ANDROMEDA    12/11/2010    0 recensioni
“Sai… Se dovessi rinascere, credo che vorrei rinascere di nuovo accanto a te…”
La voce tranquilla del ragazzo dai ricci rossi commosse profondamente l’altro che, in silenzio, gli teneva la mano; osservavano il mare in tempesta, le onde sbattere contro la nuda scogliera ai loro piedi e si stringevano l’uno all’altro con affetto.
Colui che per primo aveva parlato poggiò la testa sulla spalla del compagno, socchiudendo piano gli occhi mentre il vento gli urlava con forza nelle orecchie: “Sai, non potrei pensare a una vita senza essere Carlo o senza che tu sia Matteo, sarebbe una cosa troppo strana e stupida.” sorrise tranquillo, accoccolandosi come un bambino."
Rinascere assieme... Cosa vuol dire veramente?
Presenza minima di fluff!
Genere: Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Carlo&Matteo, Carlotta&Matteo'
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SE DOVESSI RINASCERE…

“Sai… Se dovessi rinascere, credo che vorrei rinascere di nuovo accanto a te…”

La voce tranquilla del ragazzo dai ricci rossi commosse profondamente l’altro che, in silenzio, gli teneva la mano; osservavano il mare in tempesta, le onde sbattere contro la nuda scogliera ai loro piedi e si stringevano l’uno all’altro con affetto.

Colui che per primo aveva parlato poggiò la testa sulla spalla del compagno, socchiudendo piano gli occhi mentre il vento gli urlava con forza nelle orecchie: “Sai, non potrei pensare a una vita senza essere Carlo o senza che tu sia Matteo, sarebbe una cosa troppo strana e stupida.” sorrise tranquillo, accoccolandosi come un bambino.

Senza staccare lo sguardo dal mare, Matteo annuì: “Non mi andrebbe a genio che sia qualcun altro a occuparsi di te.” ribattè serio, cingendogli le spalle in un dolce abbraccio.

Carlo ridacchiò: “Non l’avrei mai detto che tu fossi così geloso.” mormorò il giovane con un filo di voce, “è strano sentirti parlare così.” borbottò con rammarico; poi si staccò da lui, avvicinandosi pericolosamente al dirupo, sul viso, uno sguardo triste che sembrava spegnere qualunque scintilla di vita.

Il rosso tremò violentemente.

“Non… Non mi va l’idea di morire… Non mi va proprio…” balbettò con una nota di autentico terrore nella voce, “Non mi sento pronto…” singhiozzò il rossino, stringendosi nel cappotto.

Una improvvisa sensazione di calore sulle spalle lo riscosse momentaneamente dal suo dolore, la sua mente sofferente ricevette in quell’attimo il balsamo dell’amore mentre Matteo lo stringeva forte da dietro: “Fratellino… Mi dispiace di averti coinvolto in questa storia senza uscita… Mi spiace così tanto…” disse lui con tono furente, si sentiva così arrabbiato con sé stesso… Aveva condannato a morte anche lui.

Carlo si scostò delicatamente dal suo abbraccio per poterlo fissare dritto negli occhi, le polle di verde smeraldo rilucettero di lacrime non piante e di parole non dette; poi, toltosi il giaccone, si strappò la manica della camicia, mostrando una grossa M tatuata nei toni accesi del rosso sulla sua pelle appena abbronzata e cosparsa qua e là di piccole lentiggini: “Questa lettera indica il nostro legame… Siamo nati assieme e moriremo assieme, questo è il nostro destino, questo è ciò che è giusto per noi. Se anche io sopravvivessi, in realtà, non avrebbe senso nemmeno vivere. Perché noi siamo più di anime gemelle siamo gemelli. E affrontare la morte non mi spaventa, se sono con te. L’unica cosa che mi scazza è che ci hanno preso prima loro e che stiamo per rimetterci la pelliccia per colpa di quei disgraziati. Certo che come investigatori non siamo granchè, eh, fratello?” cercò di ridere il più giovane, gettandogli le braccia al collo.

Matteo lo lasciò fare e anzi, lo strinse più forte di quanto avrebbe mai fatto: “rinasceremo ancora, questa è una promessa. E rinasceremo ancora assieme, come fratelli.” giurò il ragazzo dai riccioli color bronzo, “è una promessa.”.

Il rosso si asciugò furtivamente gli occhi, poi prese per mano il gemello e assieme, si voltarono, dando la schiena al mare.

Una serie di colpi di arma da fuoco rimbombarono nel silenzio, e l’ultima cosa che entrambi videro fu il cielo.

§§§

Svegliatosi di soprassalto sotto tonnellate di coperte e lenzuola, il ragazzo disteso nel letto gemette disturbato per la gran luce che lo colpiva sul viso, una luce piacevole.

La luce del sole, la luce del giorno.

Confuso e stranito, Carlo si mise seduto sul letto, massaggiandosi la fronte dolorante…

Diavolo!

C’era qualcosa che lo disturbava, qualcosa che gli faceva male nel profondo dell’animo.

Socchiuse per un attimo gli occhi…

Riudì lo sparo.

Tremando li spalancò nuovamente, c’era paura in lui, una paura folle e irrazionale.

Il giovane ragazzo scostò malamente il cumulo di coperte, incespicando nelle lenzuola, e si slanciò fuori dal letto; la finestra era spalancata e l’aria frizzante di mare del primo mattino gli ripulì i polmoni dal calore della notte, svegliandolo del tutto.

Si guardò attorno.

Tutto sembrava in ordine…

Ma era sicuro, non poteva avere sognato!

Sentiva il dolore della ferita, della pallottola che gli trapassava il cuore.

Col busto avvolto di una semplice e sgualcita maglietta, Carlo corse giù per le scale e poi fuori di casa, ritrovandosi col mare in fronte.

E sulla spiaggia, qualcuno che passeggiava tra i flutti; le mani presero a tremargli per l’emozione e il cuore cominciò a battergli a mille e più, non riusciva a calmarsi.

 

“Sai… Se dovessi rinascere, credo che vorrei rinascere di nuovo accanto a te…”

“Perché noi siamo più di anime gemelle siamo gemelli.”

“E rinasceremo ancora assieme, come fratelli.”.

 

L’altro alzò improvvisamente la testa, doveva averlo sicuramente visto perché un sorriso burbero illuminò il suo viso per poi aprire le braccia in un chiaro invito.

Il rosso si slanciò tra le onde, con l’acqua che lo bagnava da capo a piedi, e abbracciò con forza, quasi con disperazione, il corpo del ragazzo: entrambi caddero all’indietro, tra le onde schiumose: “Finalmente ti sei svegliato, marmotta.” lo apostrofò dolcemente Matteo, tenendogli la testa fuori dall’acqua.

Aggrappato alla sua spalla come a un salvagente, Carlo rise sommessamente, poi si scoprì parte della sua.

La grande M tatuata splendeva al Sole più vivida che mai: “Abbiamo avuto una seconda possibilità… Siamo rinati assieme…” sussurrò commosso, stringendo una mano al petto nel punto in cui le pallottole erano entrate un eternità prima.

Il fratello gli alzò teneramente il viso, poi stracciò a sua volta parte della maglietta che indossava: un’elaborata C in corsivo splendeva dei toni del blu; non c’era bisogno di dire nulla.

E mentre i gabbiani cantavano e urlavano attorno a loro, i due ragazzi si strinsero ancora, consapevoli della loro immensa fortuna.

Erano morti nel medesimo giorno assieme, come erano nati…

E il Destino aveva donato loro una nuova possibilità.

Di nuovo assieme.

Per sempre assieme.

 

 

“Perché noi siamo più di anime gemelle. Siamo gemelli.”.

   
 
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