SE DOVESSI
RINASCERE…
“Sai… Se dovessi rinascere, credo che vorrei rinascere di nuovo accanto a
te…”
La
voce tranquilla del ragazzo dai ricci rossi commosse profondamente l’altro che,
in silenzio, gli teneva la mano; osservavano il mare in tempesta, le onde
sbattere contro la nuda scogliera ai loro piedi e si stringevano l’uno all’altro
con affetto.
Colui che per primo aveva parlato poggiò la testa sulla spalla del
compagno, socchiudendo piano gli occhi mentre il vento gli urlava con forza
nelle orecchie: “Sai, non potrei pensare a una vita senza essere Carlo o senza
che tu sia Matteo, sarebbe una cosa troppo strana e stupida.” sorrise
tranquillo, accoccolandosi come un bambino.
Senza staccare lo sguardo dal mare, Matteo annuì: “Non mi andrebbe a
genio che sia qualcun altro a occuparsi di te.” ribattè serio, cingendogli le
spalle in un dolce abbraccio.
Carlo ridacchiò: “Non l’avrei mai detto che tu fossi così geloso.”
mormorò il giovane con un filo di voce, “è strano sentirti parlare così.”
borbottò con rammarico; poi si staccò da lui, avvicinandosi pericolosamente al
dirupo, sul viso, uno sguardo triste che sembrava spegnere qualunque scintilla
di vita.
Il
rosso tremò violentemente.
“Non… Non mi va l’idea di morire… Non mi va proprio…” balbettò con una
nota di autentico terrore nella voce, “Non mi sento pronto…” singhiozzò il
rossino, stringendosi nel cappotto.
Una
improvvisa sensazione di calore sulle spalle lo riscosse momentaneamente dal suo
dolore, la sua mente sofferente ricevette in quell’attimo il balsamo dell’amore
mentre Matteo lo stringeva forte da dietro: “Fratellino… Mi dispiace di averti
coinvolto in questa storia senza uscita… Mi spiace così tanto…” disse lui con
tono furente, si sentiva così arrabbiato con sé stesso… Aveva condannato a morte
anche lui.
Carlo si scostò delicatamente dal suo abbraccio per poterlo fissare
dritto negli occhi, le polle di verde smeraldo rilucettero di lacrime non piante
e di parole non dette; poi, toltosi il giaccone, si strappò la manica della
camicia, mostrando una grossa M tatuata nei toni accesi del rosso sulla sua
pelle appena abbronzata e cosparsa qua e là di piccole lentiggini: “Questa
lettera indica il nostro legame… Siamo nati assieme e moriremo assieme, questo è
il nostro destino, questo è ciò che è giusto per noi. Se anche io sopravvivessi,
in realtà, non avrebbe senso nemmeno vivere. Perché noi siamo più di anime
gemelle siamo gemelli. E affrontare la morte non mi spaventa, se sono con te.
L’unica cosa che mi scazza è che ci hanno preso prima loro e che stiamo per
rimetterci la pelliccia per colpa di quei disgraziati. Certo che come
investigatori non siamo granchè, eh, fratello?” cercò di ridere il più giovane,
gettandogli le braccia al collo.
Matteo lo lasciò fare e anzi, lo strinse più forte di quanto avrebbe mai
fatto: “rinasceremo ancora, questa è una promessa. E rinasceremo ancora assieme,
come fratelli.” giurò il ragazzo dai riccioli color bronzo, “è una
promessa.”.
Il
rosso si asciugò furtivamente gli occhi, poi prese per mano il gemello e
assieme, si voltarono, dando la schiena al
mare.
Una
serie di colpi di arma da fuoco rimbombarono nel silenzio, e l’ultima cosa che
entrambi videro fu il cielo.
§§§
Svegliatosi di soprassalto sotto tonnellate di coperte e lenzuola, il
ragazzo disteso nel letto gemette disturbato per la gran luce che lo colpiva sul
viso, una luce piacevole.
La
luce del sole, la luce del giorno.
Confuso e stranito, Carlo si mise seduto sul letto, massaggiandosi la
fronte dolorante…
Diavolo!
C’era qualcosa che lo disturbava, qualcosa che gli faceva male nel
profondo dell’animo.
Socchiuse per un attimo gli occhi…
Riudì lo sparo.
Tremando li spalancò nuovamente, c’era paura in lui, una paura folle e
irrazionale.
Il
giovane ragazzo scostò malamente il cumulo di coperte, incespicando nelle
lenzuola, e si slanciò fuori dal letto; la finestra era spalancata e l’aria
frizzante di mare del primo mattino gli ripulì i polmoni dal calore della notte,
svegliandolo del tutto.
Si
guardò attorno.
Tutto sembrava in ordine…
Ma
era sicuro, non poteva avere sognato!
Sentiva il dolore della ferita, della pallottola che gli trapassava il
cuore.
Col
busto avvolto di una semplice e sgualcita maglietta, Carlo corse giù per le
scale e poi fuori di casa, ritrovandosi col mare in
fronte.
E
sulla spiaggia, qualcuno che passeggiava tra i flutti; le mani presero a
tremargli per l’emozione e il cuore cominciò a battergli a mille e più, non
riusciva a calmarsi.
“Sai… Se dovessi rinascere, credo che vorrei rinascere di nuovo accanto a
te…”
“Perché noi siamo più di anime gemelle siamo
gemelli.”
“E rinasceremo ancora assieme, come fratelli.”.
L’altro alzò improvvisamente la testa, doveva averlo sicuramente visto
perché un sorriso burbero illuminò il suo viso per poi aprire le braccia in un
chiaro invito.
Il
rosso si slanciò tra le onde, con l’acqua che lo bagnava da capo a piedi, e
abbracciò con forza, quasi con disperazione, il corpo del ragazzo: entrambi
caddero all’indietro, tra le onde schiumose: “Finalmente ti sei svegliato,
marmotta.” lo apostrofò dolcemente Matteo, tenendogli la testa fuori
dall’acqua.
Aggrappato alla sua spalla come a un salvagente, Carlo rise
sommessamente, poi si scoprì parte della
sua.
La
grande M tatuata splendeva al Sole più vivida che mai: “Abbiamo avuto una
seconda possibilità… Siamo rinati assieme…” sussurrò commosso, stringendo una
mano al petto nel punto in cui le pallottole erano entrate un eternità
prima.
Il
fratello gli alzò teneramente il viso, poi stracciò a sua volta parte della
maglietta che indossava: un’elaborata C in corsivo splendeva dei toni del blu;
non c’era bisogno di dire nulla.
E
mentre i gabbiani cantavano e urlavano attorno a loro, i due ragazzi si
strinsero ancora, consapevoli della loro immensa
fortuna.
Erano morti nel medesimo giorno assieme, come erano
nati…
E il
Destino aveva donato loro una nuova
possibilità.
Di
nuovo assieme.
Per
sempre assieme.
“Perché noi siamo più di anime gemelle. Siamo gemelli.”.