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Autore: YUE3899    13/11/2010    0 recensioni
non si tratta della prima volta con un ragazzo, ma un altro tipo di prima volta. che da quanto mi raccontano non è così facile dimenticare.
ho scritto tutto d'un fiato. quindi spero che sia venuta egregiamente.
dura poco: il tempo di un respiro.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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la prima volta...

Finite le lezioni pomeridiane, mi ritrovai su di una corriera extraurbana diretto al paese dove abitavo.
Ero seduta nei posti che si trovavano sul fondo, sempre verso l'esterno, dato che soffrivo il mal d'autobus, guardare fuori dal finestrino in cui mi riflettevo era l'unico modo per far passare la nausea provocata dalle curve infinite.
Lo zaino, che avevo imprestato da mia sorella, ed il resto del materiale scolastico erano posizionati accanto a me, incastrati l'uno nell'altro, in modo che non cadessero.
Mi trovavo occupata a scrivere mille volte il mio nome sul vetro ed il vapore che si accumulava poi diventava acqua, osservavo le gocce cadere rapide verso il basso.
Faceva freddo e non stavo indossando la giacca, malgrado la stagione avesse già cominciato a cambiare non avevo ancora sentito il bisogno di vestirmi più pesante. Il giorno prima aveva piovuto, ed era stato di domenica, sicché non ero stata dell'umore per fare un qualsiasi compito di una qualsiasi materia.
L'autobus, puzzava di polvere, i sedili sarebbero stati da buttare. Piccoli commenti tappezzavano gli schienali di tutto il mezzo. Ogni volta che mi sedevo ad un posto differente mi trovavo sempre lo stesso commento o scarabocchio, neppure fossero stati fatti bene, ma ormai ero abituata a ripetere questa processione da tre anni e col tempo impari a non prestargli attenzioni. La noia era mia compagna di viaggio e non vedevo l'ora d'arrivare per potermi sbarazzare di essa e del suo abitacolo nauseabondo.
Pensai ad una canzone, la ascoltavo piuttosto frequentemente in questo periodo.
Mi balenò alla mente che avevo il mio Mp3 nello zaino. Mi sentii invadere da un tiepido sintomo di felicità.
Con una fretta che non controllavo, mi girai verso lo zaino, che beato e pacioccone se ne stava contro lo schienale.
Aprì la cartella e ci infilai un braccio all'interno. Nella parte anteriore dello zaino ci mettevo tutto ciò che non era un testo scolastico.
Tastai gli oggetti che vi erano all'interno: cercavo le cuffiette che spesso si srotolavano mescolandosi agli astucci ripieni di matite. Trovai persino il mio cellulare, mi sarebbe servito, quando più tardi avrei raggiunto l'ultima curva ed avrei avuto bisogno di chiamare mia madre sul suo telefono.
Mi ricordai improvvisamente che quella mattina aveva detto che non sarebbe stata a casa per venirmi a prendere.
Imprecai tra me e me. Infilai il cellulare nella tasca dei jeans lo mandai a quel paese.
Nel mentre stavo per raggiungere il fondo, tastai qualcosa di nuovo. Mi fermai per riflettere su cosa fosse quell'oggetto che mi pareva nuovo nella borsa. Si trattava del pacchetto di sigarette. Non era mio, anzi, apparteneva ad una mia compagna di classe che mi aveva affidato poco prima del suono della campanella.
“puoi tenermelo tu?” aveva improvvisamente intonato con la sua vocina suadente.
Io, titubante per la situazione inaspettata, accettai.
“penso che mia madre mi abbia scoperto...”
avevo anche l'accendino, nell'astuccio delle penne. quando lo ricevetti lo toccavo con riluttanza. Non ero molto pratica con oggetti di quel tipo e non sapevo se per accenderlo ci sarebbe voluta molta forza. La professoressa si stava avvicinando e io non persi tempo a nasconderlo nel primo posto sottomano.
Tirai fuori il pacchetto e lo misi da parte. Tornai dentro con tutto il braccio per un ultimo tentativo di ritrovare la fonte di musica.
Finalmente! Le cuffiette si fecero tastare, le sentivo che erano diventate un groviglio. Le tirai fuori alla svelta. Dallo zaino uscì un nodo gigante, facevano proprio pena. Le mie cuffie.
Una era in uno stato di inutilità, l'altra aveva I fili di rame intrecciato che uscivano penzolanti dalla plastica nera. Quella, quando le andava più comodo, iniziava a inventarsi suoni e interferenze che andavano a rovinarmi tutto il bello della canzone.
In questo periodo stavo scaricato i sountrack di un film bellissimo.
Ed ora avevo una voglia matta di ascoltarli. Distrarmi in tutti I modi possibili dalla nausea che mi perseguitava, di fatti appena premetti il bottone di accensione la musica parti e la nausea venne offuscata.
Avevo creato una playlist infinita di sountrack e chissà per quale ragione riuscivo a ricordarmi la posizione esatta delle canzoni migliori, mentre quando studiavo per le verifiche di fatto non rammentavo mai nulla. Le mie spalle si rilassarono e fui come invasa da un fluido caldo.
Mi ricordavo la scena epica in cui la mia attrice preferita dopo essersi vigorosamente fumata la sua sigaretta dice a tutti come stanno le cose e spiattella in faccia al suo capo le prove inconfutabili che avrebbero poi fatto incastrare l'antagonista.
Mi rimanevano spesso impresse le immagini di fumatori. I miei genitori non lo erano mai stati. Ma invece I miei amici fumavano tutti. Ero riuscita ad abituarmi a loro, ma invece loro si lamentavano del fatto che non fumavo. La realtà è che non ci avevo mai neppure provato.
Spostai la cartella dalle mie gambe, dove l'avevo appoggiata e la riposi sullo schienale lurido.
In fondo, la mia amica non mi avrebbe ripreso se le avessi imprestato una sigaretta. Aprì il pacchetto e contai quante ne conteneva.
Fuori dal finestrino delle luci arancioni cominciarono ad illuminare la strada di campagna. Decretai che entro pochi minuti sarei arrivata a casa.
In fretta ne sfilai una dal contenitore liscio e la misi in bocca. La mia fermata si avvicinava sempre di più. Per mia fortuna il campanello per prenotare le fermate era proprio sopra ma mia testa. Lo pigiai di sfuggita.
Avevo ancora da richiudere la cartella. Misi tutto quello che avevo nello zaino, a casaccio come era mio solito. Ed alla fine risparmiai qualche secondo.
Mi sentii in una situazione di stallo. Mi rimaneva la sigaretta tra le labbra e trovavo che sarebbe stato uno spreco buttarla solo perché l'avevo messa in bocca , presi l'astuccio dove avevo l'accendino. Lo tirai fuori e mi alzai per scendere. Le frenate improvvise da parte dell'autista non mi aiutavano minimamente. Avevo solo la destra libera per aggrapparmi. Facevo una figuraccia ogni volta che balzavo verso l'avanti.
Finalmente si fermò e io scesi.
Fuori si gelava. mi strinsi nelle spalle. Vidi il vapore usciva dalle mie narici, illuminato dalla luce dei lampioni che costeggiavano il marciapiede.
Mi rimaneva la sigaretta in bocca e l'accendino nel pugno sinistro.
Mi guardai attorno a cercare anima viva. Non c'era nessuno. Nessuno che avrebbe potuto spifferare ai miei di avermi visto fumare.
Portai l'accendino acceso alla bocca. La fiammella arancione mi si avvicinò al viso.
poi inspirai profondamente.

ciao a chi legge ^^
spero che questa storiella mi sia venuta bene, se volete aiutarmi a migliorare ditemi pure la vostra opinione
questa storia è per metà inventata, però penso che se dovessi iniziare a fumare sarà pressapoco così...
grazie ancora per essere aver avuto il tempo di leggere le mie stupidate

  
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