Finite le lezioni pomeridiane, mi
ritrovai su di una corriera extraurbana diretto al paese dove
abitavo.
Ero seduta nei posti che si trovavano sul fondo, sempre
verso l'esterno, dato che soffrivo il mal d'autobus, guardare fuori
dal finestrino in cui mi riflettevo era l'unico modo per far passare
la nausea provocata dalle curve infinite.
Lo zaino, che avevo
imprestato da mia sorella, ed il resto del materiale scolastico erano
posizionati accanto a me, incastrati l'uno nell'altro, in modo che
non cadessero.
Mi trovavo occupata a scrivere mille volte il mio
nome sul vetro ed il vapore che si accumulava poi diventava acqua,
osservavo le gocce cadere rapide verso il basso.
Faceva freddo e
non stavo indossando la giacca, malgrado la stagione avesse già
cominciato a cambiare non avevo ancora sentito il bisogno di vestirmi
più pesante. Il giorno prima aveva piovuto, ed era stato di
domenica, sicché non ero stata dell'umore per fare un qualsiasi
compito di una qualsiasi materia.
L'autobus, puzzava di polvere, i
sedili sarebbero stati da buttare. Piccoli commenti tappezzavano gli
schienali di tutto il mezzo. Ogni volta che mi sedevo ad un posto
differente mi trovavo sempre lo stesso commento o scarabocchio,
neppure fossero stati fatti bene, ma ormai ero abituata a ripetere
questa processione da tre anni e col tempo impari a non prestargli
attenzioni. La noia era mia compagna di viaggio e non vedevo l'ora
d'arrivare per potermi sbarazzare di essa e del suo abitacolo
nauseabondo.
Pensai ad una canzone, la ascoltavo piuttosto
frequentemente in questo periodo.
Mi balenò alla mente che avevo
il mio Mp3 nello zaino. Mi sentii invadere da un tiepido sintomo di
felicità.
Con una fretta che non controllavo, mi
girai verso lo zaino, che beato e pacioccone se ne stava contro lo
schienale.
Aprì la cartella e ci infilai un braccio all'interno.
Nella parte anteriore dello zaino ci mettevo tutto ciò che non era
un testo scolastico.
Tastai gli oggetti che vi erano all'interno:
cercavo le cuffiette che spesso si srotolavano mescolandosi agli
astucci ripieni di matite. Trovai persino il mio cellulare, mi
sarebbe servito, quando più tardi avrei raggiunto l'ultima curva ed
avrei avuto bisogno di chiamare mia madre sul suo telefono.
Mi ricordai improvvisamente che quella
mattina aveva detto che non sarebbe stata a casa per venirmi a
prendere.
Imprecai tra me e me. Infilai il cellulare nella tasca
dei jeans lo mandai a quel paese.
Nel mentre stavo per raggiungere
il fondo, tastai qualcosa di nuovo. Mi fermai per riflettere su cosa
fosse quell'oggetto che mi pareva nuovo nella borsa. Si trattava del
pacchetto di sigarette. Non era mio, anzi, apparteneva ad una mia
compagna di classe che mi aveva affidato poco prima del suono della
campanella.
“puoi tenermelo tu?” aveva improvvisamente
intonato con la sua vocina suadente.
Io, titubante per la
situazione inaspettata, accettai.
“penso che mia madre mi abbia
scoperto...”
avevo anche l'accendino, nell'astuccio delle penne.
quando lo ricevetti lo toccavo con riluttanza. Non ero molto pratica
con oggetti di quel tipo e non sapevo se per accenderlo ci sarebbe
voluta molta forza. La professoressa si stava avvicinando e io non
persi tempo a nasconderlo nel primo posto sottomano.
Tirai fuori
il pacchetto e lo misi da parte. Tornai dentro con tutto il braccio
per un ultimo tentativo di ritrovare la fonte di musica.
Finalmente!
Le cuffiette si fecero tastare, le sentivo che erano diventate un
groviglio. Le tirai fuori alla svelta. Dallo zaino uscì un nodo
gigante, facevano proprio pena. Le mie cuffie.
Una era in uno
stato di inutilità, l'altra aveva I fili di rame intrecciato che
uscivano penzolanti dalla plastica nera. Quella, quando le andava più
comodo, iniziava a inventarsi suoni e interferenze che andavano a
rovinarmi tutto il bello della canzone.
In questo periodo stavo
scaricato i sountrack di un film bellissimo.
Ed ora avevo una
voglia matta di ascoltarli. Distrarmi in tutti I modi possibili dalla
nausea che mi perseguitava, di fatti appena premetti il bottone di
accensione la musica parti e la nausea venne offuscata.
Avevo
creato una playlist infinita di sountrack e chissà per quale ragione
riuscivo a ricordarmi la posizione esatta delle canzoni migliori,
mentre quando studiavo per le verifiche di fatto non rammentavo mai
nulla. Le mie spalle si rilassarono e fui come invasa da un fluido
caldo.
Mi ricordavo la scena epica in cui la mia attrice preferita
dopo essersi vigorosamente fumata la sua sigaretta dice a tutti come
stanno le cose e spiattella in faccia al suo capo le prove
inconfutabili che avrebbero poi fatto incastrare l'antagonista.
Mi rimanevano spesso impresse le
immagini di fumatori. I miei genitori non lo erano mai stati. Ma
invece I miei amici fumavano tutti. Ero riuscita ad abituarmi a
loro, ma invece loro si lamentavano del fatto che non fumavo. La
realtà è che non ci avevo mai neppure provato.
Spostai la
cartella dalle mie gambe, dove l'avevo appoggiata e la riposi sullo
schienale lurido.
In fondo, la mia amica non mi avrebbe ripreso se
le avessi imprestato una sigaretta. Aprì il pacchetto e contai
quante ne conteneva.
Fuori dal finestrino delle luci arancioni
cominciarono ad illuminare la strada di campagna. Decretai che entro
pochi minuti sarei arrivata a casa.
In fretta ne sfilai una dal
contenitore liscio e la misi in bocca. La mia fermata si avvicinava
sempre di più. Per mia fortuna il campanello per prenotare le
fermate era proprio sopra ma mia testa. Lo pigiai di sfuggita.
Avevo
ancora da richiudere la cartella. Misi tutto quello che avevo nello
zaino, a casaccio come era mio solito. Ed alla fine risparmiai
qualche secondo.
Mi sentii in una situazione di stallo.
Mi rimaneva la sigaretta tra le labbra e trovavo che sarebbe stato
uno spreco buttarla solo perché l'avevo messa in bocca , presi
l'astuccio dove avevo l'accendino. Lo tirai fuori e mi alzai per
scendere. Le frenate improvvise da parte dell'autista non mi
aiutavano minimamente. Avevo solo la destra libera per aggrapparmi.
Facevo una figuraccia ogni volta che balzavo verso
l'avanti.
Finalmente si fermò e io scesi.
Fuori si gelava. mi strinsi nelle
spalle. Vidi il vapore usciva dalle mie narici, illuminato dalla luce
dei lampioni che costeggiavano il marciapiede.
Mi rimaneva la
sigaretta in bocca e l'accendino nel pugno sinistro.
Mi guardai
attorno a cercare anima viva. Non c'era nessuno. Nessuno che avrebbe
potuto spifferare ai miei di avermi visto fumare.
Portai
l'accendino acceso alla bocca. La fiammella arancione mi si avvicinò
al viso.
poi inspirai profondamente.
ciao a chi legge ^^
spero che questa storiella mi sia venuta bene, se volete aiutarmi a migliorare ditemi pure la vostra opinione
questa storia è per metà inventata, però penso che
se dovessi iniziare a fumare sarà pressapoco così...
grazie ancora per essere aver avuto il tempo di leggere le mie stupidate