Colonne
sonore: “How it ends” Devotchka, “Me & You”
Fall Out Boy, “Broken Youth” Nico touches the wall,
“Until June” You Do, “The Only Hope For Me Is You”
& “SING” My Chemical Romance, “Coming Down”
Skillet, “The
Grand Finale” Edward Shissorhands – Danny Elfman.
Questa
è la storia più dolce che io abbia scritto, ed è
tutta dedicata ad Arianna, la persona migliore che io abbia mai
conosciuto <3
All the hopes are just beneath your skin
Non
avevano idea di dove fossero. Tutti quanti.
Era
una sorta di camera bianchissima, a guardarla facevano male gli
occhi, e li si doveva stringere e massaggiarli di continuo.
C’erano
i più assurdi personaggi che avessero mai visto, inusuali
indumenti e complicate parlate.
In
particolare, quella che sembrava la leader, assurdamente buffa e allo
stesso tempo simpatica sin dal primo istante[1].
Sirius,
al suo fianco, sbuffava di continuo apparentemente senza motivo. Ma
era davvero necessario che vi fosse, un motivo, per la sua noia?
Aveva sempre creduto che fosse troppo altezzoso e viziato. Nonostante
questo, da quando l’aveva conosciuto sei anni prima non poteva
far altro che volergli un mucchio di bene.
D’improvviso
comparvero James, Lily, Severus, un bambino dai capelli rossi, due
ragazzi che gli assomigliavano molto, anche loro con una capigliatura
fulva scompigliata, il loro Preside, il professor Albus Dumbledore, e
ancora altri esseri umani – ipotizzava – che non
conosceva minimamente.
Al
polso sinistro, tutti, indifferentemente, avevano un braccialetto
rosso con una scritta nera. Il suo, identico a parecchi in quella
stanza, recitava “Harry Potter”.
La
leader, una bambina di circa undici anni, al centro della stanza,
rideva in una maniera contagiosa. Sirius non poté più
trattenersi e la seguì, anche se non aveva la più
pallida idea di cosa stesse accadendo. Non importava, sapevano
tutti nel remoto abisso della loro mente, quello mai tastato, che
solo in quegli istanti sentivano e imparavano a conoscere –
come se, fino ad allora, non fosse mai esistito, una sorta di
coscienza spuntata all’improvviso, senza un motivo apparente,
se non quello di manifestarsi – ciò che dovevano fare
era... rilassarsi e attendere.
Nel
corso dei secondi – minuti? non era semplice capire – il
luogo fu il porto d’attracco per una moltitudine sempre più
variegata di gente. Più ′sbarcavano′, più
le pareti impalpabili e invisibili s’allargavano, lo spazio
aumentava, la sensazione di beatitudine si accresceva.
“Noi
veniamo da Londra”. Pronunciò seriamente un uomo dalle
lunghe basette bionde[2], Remus finalmente riuscì ad
afferrare il senso di tutte quelle parole meravigliose – anche
soltanto per essere lì – che volavano nella
camera.
“Anche
noi!” Esclamò infatti di rimando. “Siamo dei
maghi”.
“La
magia non esiste”. S’intromise una bambina dai boccoli
marroni, e una camicia da notte azzurra. “a parte quella delle
fate, naturalmente”[3].
“Come
conosci le fate, bambina?”.
“Oh,
me ne ha mostrata una il mio amico Peter Pan”.
“È
tardi, è tardi!” Saltellò strepitando un
coniglietto bianco con un panciotto[4]. Una nuova moda fra
gli animaghi? Si domandò Remus, rimanendo sbalordito.
Quale proprietà di linguaggio aveva quel piccolo animale!
“Buon non-compleanno a tutti!”. Un ometto dalla chioma
arancione versava del tè in tazzine che galleggiavano
nell’aria senza ausilio di bacchetta.
Fu
la volta della comparsa di un uomo allampanato apparentemente
indivisibile da altre due figure, un ragazzo con una tuta nera e le
forbici al posto delle mani: il secondo, una sorta di figura babbana
chiamata pirata, delle perline intrecciate a una ciocca della
capigliatura coperta da un cappello di cuoio, una bandana avvolta in
vita; il terzo, somigliante in modo raccapricciante a Sirius,
atteggiato nelle stese pose, e perfino con l’identico modo di
corrucciare le sopracciglia e alzarle in un’espressione di
sdegno[5].
Una
comitiva si materializzò accanto alla ragazza-leader, in
fronte avevano una scritta rossa “Alternative Ending”[6].
Una
sorta di folle con delle occhiaie pazzesche corse incontro ai
ragazzi[7], dialogando in quello che pareva proprio
Giapponese, mentre un bambino dal volto tumefatto correva
ghignando[8] – il modo più bello che avesse mai
udito di ridere – su una poltrona con delle ruote alle
estremità, seguito da un altro molto simile a lui[9],
in piedi sulle proprie gambe, che faticava a seguirlo ma che si
divertiva alla stessa maniera, seriamente, quasi non vi fosse altro
da fare al mondo che quello: fino a perdere la voce, il fiato e ogni
tristezza.
Due
adolescenti si tenevano la mano, canticchiando e suonando un basso e
una chitarra, una melodia allegra ma dalle parole tristi[10].
Alla
fine, da una sorta di porta di luce ancora più luminosa, entrò
una giovane donna. Era lei ad alimentare la luce, era lei a muovere
tutto quello.
“Salve
a tutti”. Sorrise. Riuscivamo a sentirla e comprenderla. “Io
sono la padrona di questo luogo, vi ho invitati io qui”.
“Perché?”
La leader le si affiancò, sistemandosi alle sue spalle,
attendendo una risposta, promettendo eterna lealtà.
“Ho
bisogno di voi per oggi, il giorno del mio compleanno. Ho scelto
quasi ogni essere umano – reale o meno – che ha cambiato
la mia vita, i miei diciassette anni”.
“Se
venissi dal nostro paese Natale, saresti maggiorenne!” Trillò
Sirius.
“Sì,
esattamente” Gli regalò un’occhiata
particolarmente benevola, a cui lui rispose fieramente, con un bel
sorriso a trentadue denti.
“Vi
desideravo perché, bene o male, non smetterete mai di
seguirmi, anche se non come accade ora. Molti di voi si sono persi
durante il tragitto, altri non sono riuscita a trattenerli dal
scegliere qualcos’altro, ma ora siete attorno a me. Non c’è
regalo più bello”.
Come
la donna del castello che attende, durante lustri e secoli, il
ritorno dell’amante perduto. Nel giorno di festa del feudo,
poi, ritrovarlo al portone, e festeggiare con lacrime e baci e danze
e musica.
“Mi
avete insegnato, assieme ai vostri padroni o la vostra anima, tutto”.
Ricordammo,
allora, quello che eravamo e che eravamo stati e che saremmo stati.
Una bolla che scoppiava nelle mura del nostro cranio, fummo investiti
da dolore, da gioie, da tutto quello che si può provare, e
perfino dal trascorrere degli anni che, ricevendolo tutto insieme,
non era poi tanto impercettibile come sembrava.
“Siete
i miei compagni, i marinai della mia nave, le idee e i principi, il
bene che scelgo di compiere, il sacrificio dell’ultima goccia
di sangue”.
Un
velo dietro il quale Sirius scompare, una bomba che fa esplodere un
capanno degli attrezzi, lacrime che sgorgano dalle vene, immacolate e
preziose come il dono più grande, la giovane Alice che diventa
donna e dimentica il Mondo Sottoterra, il flebile suono dell’ultima
parola, l’addio di Sakura e Shaoran, le labbra che tremano,
l’idea del mondo corrotto e di quello sacro, ali dalla schiena,
la lotta contro il quaderno della morte, l’amicizia distrutta
di Sasuke e Naruto, le emozioni in una canzone, la rabbia taciuta e
il bisogno che brucia.
Tutto
riflesso nel volto della Giovane Donna di fronte a noi. Apparteneva
al suo cuore.
Ci
stringemmo in un cerchio perfetto attorno a lei, fu invasa dalla
nostra essenza, riempiendosi.
Vedemmo
attraverso i suoi occhi una strada buia, un cumulo di spazzatura, la
terra che si apriva sotto i piedi di persone scalze, il sole che
esplodeva in milioni di piccoli pezzi, la mano che si tagliava contro
il vetro, trentatré uomini che risalivano dal sottosuolo, la
festa che solo il salvarsi può produrre: la gioia reale,
quella pura.
“Siamo
noi, siamo sempre qui”.
Continuammo
a camminare su quel pezzo d’asfalto lunghissimo, una coltellata
al fianco dopo l’altra, superando le menzogne e il male.
Quello
a cui giungemmo – un futuro roseo che ancor non si può
raccontare – non portò la nostra morte, se mai il
ricordo infinito di ciò che saremo per sempre.
Ricordi,
memorie e, per questo, indelebili speranze, impossibili da
distruggere: se qualcosa è già stato, non può
essere cancellato.
Noi
siamo. Ciò che amiamo non è mai perso davvero. Attende
solo d’esser trovato.
Lei,
la donna, sapeva trovare.
[1]
Personaggio: Margherita Dolcevita; Fandom: Libro - “Margherita
Dolcevita”, Stefano Benni.
[2]
Personaggio: Sherlock Holmes; Fandom: Libro - “Sherlock
Holmes”, Arthur Conan Doyle.
[3]
Personaggio: Wendy; Fandom: Libro - “Peter Pan”, James
Matthew Barrie.
[4]
Personaggio: Bianconiglio; Fandom: Libro - “Alice nel paese
delle Meraviglie”, Lewis Carrol.
[5]
Johnny Depp in “Edward mani-di-Forbice”, “La
Maledizione della prima luna” e la probabile interpretazione di
Sirius (questo perché Arianna vorrebbe che fosse lui a
interpretarlo).
[6]
Personaggi: Sakura, Shaoran, Kurogane, Fay, Mokona; Fandom: Manga –
“Tsubasa Chronicle Reservoir”, CLAMP.
[7]
Personaggio: L Lawliet; Fandom: Manga – “Death Note”,
Tsugumi Ohba & Takeshi Obata.
[8]
Personaggio: Achille; Fandom: Libro – “Achille piè
veloce”, Stefano Benni.
[9]
Personaggio Elianto; Fandom: Libro – “Elianto”,
Stefano Benni.
(I
bambini protagonisti di “Elianto”, “Achille piè
veloce” e “Margherita Dolcevita” hanno tutti delle
malattie).
[10]
Personaggi: Peter Wentz & Patrick Stump; Fandom: RPF – Fall
Out Boy.
Buon
compleanno, questo è tutto quello che non riesco a dirti e
dimostrarti; questo per farti capire che non è finzione la
mia, ma che ti voglio davvero bene, che vedo davvero tanto buono in
te e che non riesco a concepire che tu possa fare del male. Perché
non sei in grado.
Spero
che per te sia stata una giornata splendida.