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Autore: sihu    14/11/2010    10 recensioni
sono passati sette anni da quando la ciurma di cappello di paglia si è sciolta in modo misterioso prima di realizzare i propri sogni. per setti anni i nostri eroi hanno vagato soli per mare per poi incontrarsi alla ricerca di un tesoro. qualcuno però manca all'appello ed è proprio il responsabile della divisione del gruppo. se volete scoprirne di più di tutti questi misteri non vi resta che leggere.. CAPITOLO DUE: “Ragazzi non andremo su quell’isola.” disse deciso Rufy, mettendo fine ai loro progetti. “Capitano sei impazzito?” chiese Chopper confuso chiedendosi se Rufy non avesse la febbre. Nessuno fiatava, tutti aspettavano che Rufy parlasse. “No, il nostro viaggio finisce qui.” precisò il capitano dopo un lungo silenzio che sembrava non finire mai.
Genere: Suspence, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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EPILOGO
IL FUTURO CI ASPETTA


La mattina seguente agli scontri tra i pirati e la marina ed ai salvataggi all’ultimo secondo, Rufy e Zoro dormivano ancora della grossa, ed Ace non era certo da meno.
C’era stato molto movimento a bordo della Sunny, ma alla fine tutti quanti avevano ripreso il mare sani, salvi e più o meno illesi. I feroci attacchi della marina erano stati placati grazie alla collaborazione di tutti; Akaniu aveva ricevuto una bella lezione da Ace che era riuscito alla fine a vendicare il padre e uno Smoker più furioso che mai aveva giurato a Rufy che la prossima volta non l’avrebbe fatta franca, stizzito che il pirata in questione fosse svenuto e non potesse sentirlo. Agli occhi dell’ammiraglio ancora una volta quel dannato ragazzo era riuscito a farla franca grazie all’intervento dei suoi amici; possibile che ovunque andasse ci fosse gente che lo conosceva disposto a rischiare la vita pur di dargli una mano? Nonostante questi pensieri, di buon umore o meno, alla fine tutti i marinai erano tornati alla loro base e i pirati avevano potuto finalmente tirare un sospiro di sollievo. L’unica preoccupazione al momento era la salute dei compagni, come al solito conciati malissimo.
“Non si sono ancora svegliati?” Chiese Usop, ansioso, camminando avanti e indietro per la stanza dove i suoi amici dormivano, sotto lo sguardo critico di Franky. Erano tutti radunati lì da ore, in attesa che gli amici dessero qualche cenno di vita o che quanto meno il medico di bordo dicesse loro qualcosa circa le loro condizioni.
Quello messo peggio era certamente il capitano, come suo solito, ferito e indebolito dall’acqua di mare ma anche Zoro non era certo da meno. Dopo la prima occhiata ai loro corpi martoriati Chopper aveva sentenziato che se si fosse trattato di uomini normali a quel punto sarebbero stati certamente morti, ma tutti loro sapevano bene che ne Zoro ne tanto meno Rufy erano uomini normali. Lo spadaccino nonostante avesse affrontato nemici non particolarmente forti era riuscito a coprirsi di ferite superficiali che avevano finito per stancarlo e per indebolire i suoi riflessi tanto da non fargli vedere il fendente con cui un vice-ammiraglio lo aveva colpito alle spalle. Quando si era accordo della presenza dell’uomo ormai era tardi e la sua spada stava già penetrando a fondo nella sua carne. Inutile dire che il marine non aveva fatto una bella fine, colpito a sua volta ed in modo mortale dalla rabbia di uno spadaccino profondamente offeso per essere stato colpito alle spalle.
Ace da canto suo durante il combattimento con l’ammiraglio non si era certo risparmiato e ora ne pagava le conseguenze, dormendo della grossa. Certo, la straordinaria capacità di rigenerarsi tipica di un rogia aiutava, ma tuttavia le bruciature che aveva riportato sembravano parecchio serie persino per un tipo come lui.
“Beh, è normale. Non è stata una passeggiata..” spiegò Chopper, avvicinandosi cautamente ai ragazzi addormentati per cambiare loro le bende.
Nonostante le ferite fossero gravi, dormivano tranquilli e per nulla agitati dal recente combattimento. Più che da una feroce battaglia sembravano reduci da una vacanza particolarmente faticosa o da una giornata di lavoro molto stressante.
Immersa in questi pensieri, Nami guardava il suo capitano dormire, riflettendo sul fatto che negli ultimi tempi lo aveva visto più spesso dormire ricoperto di bende piuttosto che sveglio. L’unica consolazione per la ragazza e per gli altri membri della ciurma, era che questa volta non erano feriti per colpa loro. Anche Usop, proprio come la compagna, aveva fissato a lungo l’amico, ripensando all’ultima volta che lo aveva visto qualche giorno prima quando rideva spensierato sul ponte insieme a Zoro ed al fratello. In quell’occasione era stato geloso di quel legame così stretto dal quale lui era escluso, ora invece desiderava solo che i tre si riprendessero presto per poter tornare a navigare insieme, come una famiglia. Più o meno lo stesso valeva per i compagni, anche loro preoccupati. La più in ansia era decisamente la navigatrice, seguita a ruota da Robin; quando Nami aveva visto Rufy precipitare verso l’acqua per qualche istante aveva davvero creduto che per lui fosse finita. In modo inspiegabile invece di perdere la calma ed urlare aveva iniziato a correre ed in qualche modo era riuscita ad arrivare in tempo per ripescarlo prima che annegasse, concedendosi di perdere le staffe solamente a salvataggio avvenuto. Una voce dentro di lei le aveva urlato di darsi da fare, ricordandole che un tipo speciale come il suo capitano non poteva morire in un modo tanto stupido. Sanji e Brook avevano lodato quell’impresa per ore, mentre la ragazza li mandava a quel paese intimando loro di lasciarla sola. Non era certo la prima volta che accadeva che il Ragazzo di Gomma finisse in acqua durante una battaglia, ma mai come quella volta era andato così vicino a lasciarci le penne. L’unica cosa che poteva averlo salvato doveva essere qualche santo che pregava per lui dal paradiso, forse lo spirito di una nonna o di un antenato informato dalla sua poca prudenza.
Robin, a pochi passi dalla navigatrice era sbiancata, esattamente come avevano fatto i suoi compagni, e aveva iniziato a stringere ossessivamente il bracciale che gli aveva dato lui, ripetendosi che se fosse successo qualcosa al suo capitano la colpa sarebbe stata solamente sua. Se avesse avuto il bracciale con sé, invece di lasciarlo a lei, avrebbe potuto nuotare e non sarebbe successo nulla.
“Che teste vuote, avrebbero potuto farsi uccidere.” commentò Sanji scuotendo la testa ed allontanandosi per lanciare lontano un mozzicone ormai finito mentre ripensava agli avvenimenti del giorno precedente. Nel giro di pochi minuti era passato dalla speranza di tornare a navigare con il capitano e lo spadaccino alla terribile certezza che questi sarebbero morti nel giro di poco per poi tornare nuovamente a sperare ed a sognare ad occhi aperti. Nonostante non fosse disposto ad ammetterlo anche lui si era spaventato molto ed era rimasto attonito a guardare il salvataggio di Nami, incredulo. I riflessi della ragazza erano stati fenomenali. Nessuno infatti avrebbe saputo spiegare in modo razionale come avesse potuto arrivare in tempo, nemmeno una persona logica e razionale come Robin. Tuttavia era accaduto e questo sembrava bastare a tutti, le spiegazioni erano superflue.
“Trafalgar Law?” chiese Brook, curioso, distraendo i compagni dal pensiero del capitano e del suo quasi tuffo in mare. Lo scheletro trafficava da alcune ore con il suo violino, senza emettere nessuna nota mentre Franky lo guardava torvo. Era infatti stato lui a minacciarlo che lo avrebbe buttato in mare nel caso in cui avrebbe dato fastidio agli amici addormentati.
“Ha ringraziato ed è partito.” rispose Robin, ritrovando il sorriso ed alzando le spalle.
Lo strano comportamento aveva stupito i ragazzi, che tuttavia non vi avevano dato molto peso. Durante i loro viaggi per mare, sia insieme a Rufy che da soli, ne avevano incontrata parecchia di gente strana e avevano da tempo smesso di farsi troppe domande. Non è mai saggio porsi quesiti quando viaggi con gente come Rufy, Zoro e Sanji, famosi per essere più imprevedibili e irascibili che razionali.
Ad ogni modo, la ciurma del capitano Law era salpata qualche ora prima a bordo della nave che la Galley Company aveva messo a disposizione della ciurma di Cappello di Paglia dopo che la loro era stata prima sequestrata e poi distrutta durante il combattimento dalla marina. Certo, il pirata aveva acconsentito a partire solamente dopo aver avuto la certezza che tutti i feriti erano stati curati, il particolar modo Ace, Jimbei, Rufy e Kidd, mentre Chopper lo guardava lavorare ammirato.
Una volta che Nami aveva ripescato Rufy la battaglia era praticamente arrivata al termine. I marinai avevano avuto abbastanza perdite da decidere di ritirarsi prima che qualcuno dei pirati avesse il tempo di chiamare ulteriori rinforzi. Akaniu aveva avuto la sua lezione e Smoker conosceva abbastanza Jimbei per ritenere che l’uomo pesce non avesse ancora terminato la lista di possibili pirati da chiamare in aiuto nel caso la battaglia fosse destinata ad andare avanti. Era infatti prevedibile che il Cavaliere del Mare avesse altri assi nella manica, tra  cui dovevano certamente esserci anche Marco la Fenice e gli altri uomini che un tempo avevano fatto parte della ciurma di Barbabianca. Tutti sapevano che i cosiddetti fratelli di Ace erano gente pericolosa che era meglio non coinvolgere a meno che non fosse strettamente necessario. Akaniu aveva cercato di protestare debolmente ma Smoker gli aveva intimato di stare zitto e lo aveva trascinato via senza attendere una sua risposta.
L’unico davvero seccato era il capitano Kidd, ferito nell’orgoglio per non aver avuto l’occasione di battersi contro un ammiraglio. Jimbei aveva riso della sua delusione e gli aveva assicurato che la prossima volta gli avrebbe assicurato una lotta all’ultimo sangue con un pezzo grosso del quartiere generale.
“Gli altri?” chiese Sanji, alzando lo sguardo sulla bella archeologa. La ragazza parve rifletterci sopra qualche istante prima di dare una risposta.
“Kidd ha borbottato che non avevano tempo da perdere e Jimbei è sparito in acqua dicendo che ci aspettava sull’isola degli uomini pesce.” continuò a raccontare Robin, pensierosa. In realtà non era il pensiero dei pirati che avevano preso il largo a preoccuparla, quanto le condizioni dei tre amici ancora profondamente addormentati.
“Dite che adesso per un po’ staremo tranquilli?” chiese Brook, lasciando perdere il violino e prendendo a giocherellare con il suo bastone. Nessuno rispose, non subito almeno.
Raggiungere i loro compagni nel bel mezzo di una battaglia era costato loro molte più energie di quelle che avevano creduto necessarie. Certo, non avevano preso parte alla lotta tuttavia era stato ugualmente tremendo. Vedere la potenza dei colpi che partivano da entrambe le parti aveva permesso loro di realizzare che non avrebbero avuto nessuna possibilità se avessero combattuto al fianco di Zoro e di Rufy. Il più colpito da quella scoperta era stato Sanji, che aveva immediatamente ripreso ad allenarsi per non essere inferiore a Zoro. Certo, il tempo da recuperare era molto, ma il cuoco era affascinato dalla sfida e più che mai determinato a raggiungere i livelli dell’odiato rivale. Lo spadaccino poteva anche essere il vice di Rufy, ma lui non voleva essere da meno.
“Credo di No..” rispose Usop, serio, senza l’ombra del minimo spavento. Per la prima volta da molto tempo era cosciente di stare andando incontro al pericolo e l’idea lo affascinava. Non era solo e tanto gli bastava per guardare avanti a testa alta, senza tremare. Sapeva che insieme ai suoi compagni non gli sarebbe potuto accadere nulla di male e che nessuna sfida era troppo complicata per essere vinta. Il recente scontro di Rufy e Zoro con ben due ammiragli della marina ne era la prova.
“Vorrei ben vedere.” esclamò Nami, sorridendo. I suoi occhi erano lucidi, non per i tesori che la aspettavano nel Nuovo Mondo ma per le avventure che avrebbero vissuto insieme, come una famiglia che si ritrova dopo un periodo burrascoso.
“Che dici, sei pazzo?” chiese Chopper, lasciando cadere le bende che teneva in mano per la sorpresa. Gli sembrava assurdo sentire parlare in quel modo Nami e Usop, proprio i due compagni che come lui erano sempre stati più restii ad andare incontro al pericolo.
“No, sono sulla nave del Re dei Pirati. Pensi davvero che staremo tranquilli qui?” chiese il cecchino in rimando, sorridendo. Chopper deglutì, prima di annuire.
“Con un capitano come Rufy? No, credo proprio di No..” mormorò Franky, bevendo un lungo sorso di cola. Subito il suo ciuffo tornò al suo posto, più splendente che mai.
“Beh, meno male!” sospirò Sanji. La vita tranquilla non faceva per lui, gli erano serviti altri sette anni alle dipendenze del suo vecchio maestro ma alla fine lo aveva capito.
Lo scambio di battute tra i due ragazzi fece riflettere tutti i presenti, permettendo loro di concludere che la vita senza Rufy, per quanto sicura, fosse anche incredibilmente noiosa e prevedibile. Meglio una lotta all’ultimo sangue al fianco di quelli che puoi chiamare amici o meglio ancora fratelli piuttosto che l’apatia più totale su una tranquilla isola dimenticata dal mondo e dalla marina. Dopo qualche istante di silenzio i ragazzi si accorsero che Chopper aveva finito con le medicazione e decisero di lasciare la stanza dove i compagni riposarono. Lasciarli riposare sembrava la decisione migliore anche se a conti fatti non avevano la minima idea di quanto tempo ci sarebbe voluto. L’unica che rimase insieme ai compagni fu Robin, incaricata di controllare che non succedesse nulla ai feriti che sembravano dormire della grossa tanto che ci volle un po’ perché la ragazza, presa dal suo libro, si accorgesse che stava accadendo qualcosa.
Robin alzò appena lo sguardo dal libro che stava leggendo quando sentì il respiro dello spadaccino farsi appena più affannato. Si guardò intorno, preoccupata che quel debole rumore potesse avere svegliato gli altri due ragazzi. Guardò Rufy e subito scacciò quell’idea. Il ragazzo dormiva della grossa arrotolato nelle coperte, placido come suo solito. Aveva perso i sensi subito dopo essere stato salvato da Nami, prima ancora di riuscire a mettere insieme due parole. Ace e Zoro li avevano trovati poco lontani, esausti come Rufy. Lo spadaccino aveva abbozzato un sorriso, per nulla sorpreso di trovarli in quel tratto di mare, poi si era accasciato tra le braccia di Franky.
Nonostante i pirati avessero avuto la meglio sugli ammiragli lo scontro era lo stesso stato cruento e sanguinoso, molto più di quanto avevano previsto. Persino Kidd e Killer erano provati e scossi. L’unico davvero tranquillo, a discapito di tutta quella confusione, era Law. Il ragazzo sembrava deciso a non smentire la sua reputazione di chirurgo freddo e controllato. Anche lui era ferito, certo, forse anche più degli altri, ma sembrava essere intenzionato a non dare assolutamente peso alla cosa. Avrebbe anche ripreso immediatamente il mare se Jimbei non gli avesse intimato di non azzardarsi a fare un passo. Dopo qualche discussione, Law aveva deciso di fare il bravo scolaretto come diceva il grosso uomo pesce senza protestare. Jimbei aveva sorriso, fiero di se stesso. Non importa quanto i pirati fossero forti, crudeli, pericolosi e famosi, alla fine tutti ubbidivano a lui.
Ci volle parecchio prima che qualcuno dei tre ragazzi addormentati desse segno di riprendere i sensi. Il primo a tornare definitivamente nel mondo dei vivi fu lo spadaccino.
Al suo risveglio Zoro si sentiva ancora stanco e con la testa decisamente pesante. I suoi due compagni di avventura, Rufy ed Ace, erano ancora profondamente addormentati e lo sarebbero rimasti ancora  a lungo come era loro solito. Mentre cercava di decidere se quelli che stava patendo fossero postumi di una colossale sbronza o piuttosto di una furiosa battaglia, la porta della stanza si aprì lasciando entrare Chopper seguito da Nami ed Usop. Il ragazzo percepì la loro presenza prima ancora di riuscire a distinguere bene quelle figure avvolta da una strana nebbia.
“FATE PIANO.” implorò il dottore con fare severo, cercando di mettere a tacere i due rumorosi amici. Nami ed Usop avevano insistito parecchio per seguire Chopper, ignorando le proteste del medico che alla fine era stato costretto a cedere.
“Ma dormono..” mormorò Usop, deluso, lasciandosi cadere su una sedia libera.
“Appunto!” esclamò Chopper, alzando gli occhi al soffitto.
“Tranquillo, serve ben altro per svegliarli..” mormorò Nami, guardandosi intorno. Nessuno dei tre aveva fatto a caso a Zoro, che si rigirava debolmente tra le coperte.
“Io avrei il mal di testa..” iniziò Zoro, sarcastico. La sua voce, per quanto bassa e debole, fece sobbalzare i tre amici e subito tutte le loro attenzioni si concentrarono su di lui, troppo debole per protestare. Immediatamente Nami controllò Rufy, delusa di trovarlo ancora nel mondo dei sogni mentre Chopper si precipitava a visitare lo spadaccino.
“Zoro, come stai?” chiese Usop, ansioso, scattando il piedi ed avvicinandosi a lui.
“A dire il vero, non lo so.” rispose lo spadaccino, accigliandosi per quella strana domanda. Trovare i suoi compagni al suo capezzale era decisamente strano, senza contare che non riusciva bene a mettere a fuoco in che luogo si trovasse. Tutto quello che riguardava era la conversazione con il suo migliore amico subito dopo colazione e poi solamente tanta confusione. La sua mente era parecchio annebbiata.
“Non fare caso a questi due idioti. Ho detto che venino a medicarvi e sono voluti venire a tutti i costi insieme a me.” spiegò Chopper, sospirando. Zoro si voltò istintivamente verso la navigatrice che subito arrossì.
“Non montarti la testa, idiota.” mormorò Nami, imbarazzata, distogliendo lo sguardo dal ragazzo dai capelli verdi che aveva preso a sorridere in modo malizioso.
Zoro provò a rispondere alla provocazione della navigatrice ma una fitta al fianco gli tolse il fiato lasciandolo boccheggiare per un po’, riverso sul letto. Quando si riprese si accorse di essere ricoperto di bende che Chopper, aiutato da Nami e da Usop, si stava affannando a sostituire. Tutti e tre erano piuttosto pallidi e spaventati.
“Non credo che questi siamo i postumi della più colossale sbornia di tutti i tempi..” commentò Zoro, ironico. Usop alzò gli occhi, sospirando per la stupidità del suo amico.
“Certo che no, idiota, ti sei già dimenticato della battaglia contro la marina?” chiese Nami, scocciata ed incredula. Zoro ci pensò un po’ su e tutto gli tornò improvvisamente in mente; gli ammiragli, i tanti marinai disposti a tutto pur di fare loro la pelle e Rufy che cadeva in acqua troppo lontano da lui.
“Rufy!” urlò Zoro, spaventato ed agitato, cercando di mettersi a sedere. Usop fu più rapido di lui e gli impedì qualsiasi movimento prima che potesse sentirsi di nuovo male.
“Cosa urli, brutto demente! Così lo svegli!” urlò Nami, indicando un letto poco distante da quello dello spadaccino. Zoro si voltò e incontrò con lo sguardo la figura rassicurante del suo capitano che dormiva beato. Lo spadaccino rimase a lungo a fissare l’amico e si decise a rimettersi sdraiato solo una volta che si fu convinto che stesse veramente bene.
“Nami lo ha recuperato prima che fosse tardi.. C’è mancato veramente poco questa volta.” spiegò Chopper, intuendo quali fossero le preoccupazioni del compagno.
Zoro annuì a fatica, lanciando alla ragazza un‘occhiata colma di gratitudine, poi perse nuovamente i sensi e tornò a riposare per qualche ora.
Il capitano, a differenza del suo vice, dormì ancora tutto il giorno e si svegliò solamente il tardo pomeriggio del giorno successivo quando oramai Zoro ed Ace erano già in piedi da un bel po‘, completamente ripresi. La prima cosa che Rufy riconobbe, una volta svegliato, fu la figura familiare di una ragazza seduta al suo capezzale.
“Nami?” chiese il ragazzo di gomma, confuso. Ricordava chiaramente il suo viso e la sua voce mentre cadeva in acqua, ma aveva una paura folle di essersi sbagliato.
“Sta zitto, devi riposare! Chopper dice che sei debole..” esclamò la ragazza, confermando al capitano che non si era trattato solamente di un sogno. La sua voce era decisa e dura, ma allo stesso tempo preoccupata e dolce.
“Riesco a parlare.” obiettò Rufy, testardo. Nami alzò gli occhi al soffitto ma decise di sforzarsi di restare calma per non peggiorare le condizioni del suo capitano. Il medico di bordo si era raccomandato di non agitarlo, ricordando loro che aveva bisogno di dormire, di rilassarsi e di riprendere le forze.
“Diresti idiozie, mi faresti arrabbiare, finiremmo con il litigare e tu sei debole.” sbuffò Nami, spiegandogli pazientemente le cose come avrebbe fatto con un bambino.
Rufy aprì la bocca per rispondere, poi la richiuse e lasciò che sul suo volto si allargasse uno dei suoi straordinari sorrisi. La navigatrice lo fissò a lungo, sorpresa. Improvvisamente aveva realizzato quanto gli fosse mancata quella testa vuota in quei lunghi sette anni.
“Grazie per ieri.” sospirò il capitano dopo un po‘, fissando intensamente la sua compagna. Quello sguardo così intenso ebbe il potere di fare arrossire Nami, che prese a tossire nervosamente distogliendo lo sguardo.
“È stato quasi due giorni fa.” borbottò la ragazza, imbarazzata.
“Sai, ho preso una decisione..” continuò Rufy, ignorando le reazioni dell’amica.
Non aveva mai staccato gli occhi da lei, rapito dalla sua decisione ed allo stesso tempo dalla sua timidezza.
“Le tue decisioni mi spaventano. Dove ci vuoi abbandonare questa volta?” chiese Nami, con un filo di ironia della voce. Rufy alzò gli occhi al soffitto, ignorando il commento della ragazza. Sapeva bene che aveva ragione, ma non aveva voglia di ripensare a tutto quello che era successo negli ultimi sette anni. In particolare, non voleva ripensare alle ultime, caotiche, settimane. Sarebbe stato troppo per lui.
“Puoi chiamare gli altri?” continuò il capitano, mettendosi a sedere con qualche sforzo.
Nami sospirò e fece quello che gli era stato ordinato anche se temeva che il Ragazzo di Gomma non ce l‘avrebbe fatta ad alzarsi dal letto. Tuttavia il capitano restava sempre il capitano e non poteva certo mettere in dubbio i suoi ordini, nonostante fosse un pazzo inaffidabile.
“Adesso vado.. Tutti quanti?” chiese conferma la navigatrice, perplessa.
“Di loro di andare sul ponte.” disse Rufy, deciso, scostando le coperte dal letto per potersi alzare. Nami ebbe la tentazione di fermarlo o quanto meno di aiutarlo ma qualcosa la trattenne. Non voleva essere aiutato, doveva lasciarlo fare da solo.
Uscì sul ponte e prese ad urlare, attirando l’attenzione di tutti. Persino Zoro, addormentato sull’albero maestro di vedetta si precipitò subito da lei intuendo che fosse successo qualcosa nel quale era coinvolto anche il suo capitano.
Tutti si radunarono in fretta, incuriositi dalle parole della navigatrice.
“Beh, c’è una festa?” scherzò Franky, arrivando per ultimo.
“Non ancora, forse dopo. Ora, ascoltate me.” disse Rufy, deciso, raggiungendo i compagni sul ponte. Tutti quanti, ad eccezione di Nami e dello spadaccino, erano preoccupati per la salute del capitano ed allo stesso tempo sorpresi di vederlo li con loro come se niente fosse. Solo qualche minuto prima era privo di sensi ed ora era allegro e pimpante sul ponte principale della nave.
“Avanti..” lo incitò Zoro, sicuro. Conosceva bene il suo capitano ed era abbastanza certo di essere in grado di indovinare le sue intenzioni. Il viso del ragazzo di gomma per qualche istante si adombrò, ma prima che i compagni potessero rendersene conto era già tornato lo stesso ragazzo spensierato che era sempre stato.
I suoi amici avrebbero capito, ne era sicuro.
“Sono il più colossale degli idioti e per quanto io possa essere cresciuto non credo che smetterò mai di essere così, non del tutto almeno.” iniziò Rufy, sorridendo. Aveva passato quasi sette anni a pensare cosa avrebbe potuto dire in una situazione del genere ed oramai sapeva il discorso a memoria.
“Puoi arrivare al punto o ci vuoi fare perdere tutto il giorno?” chiese Sanji, fingendosi seccato per nascondere l‘emozione che gli facevano provare quelle parole che tutti loro avevano aspettato di sentire da sette lunghi anni.
“Certo, faccio subito. Il punto è che ho sbagliato, tutto qua. L’ho fatto in buona fede. Sono stato un egoista, ma volevo solo proteggervi. Anche fregandomi di quello che volevate voi.” continuò Rufy, senza abbassare lo sguardo dagli sguardi dei suoi amici. Sapeva che era duro, ma voleva guardare i loro occhi e non perdersi nessuna delle loro reazioni. Doveva farlo se li rivoleva con sé.
“Ti sei sempre preso cura di noi, nonostante tutto..” sottolineò Chopper, grato.
“Si, ma non è stato abbastanza. Avevo promesso che vi avrei aiutato a realizzare i vostri sogni e invece così non è stato.” esclamò Rufy, stringendo i pugni.
“Quindi?” chiese Sanji, pacato, accendendosi l’ennesima sigaretta della giornata.
“Beh, se nonostante tutto siete abbastanza pazzi da voler salire ancora su questa nave e darmi una seconda possibilità.. Siete i benvenuti! Allora, che mi dite?” chiese Rufy, guardandosi freneticamente intorno. Aveva paura che fossero loro a voltargli le spalle questa volta, per ripagarlo con la stessa moneta. Avrebbero fatto bene, certo; come poteva dargli torto? Tuttavia negli occhi dei suoi compagni il capitano non leggeva rabbia ma bensì gioia per quelle parole, aspettate da tanto tempo.
Fu Nami alla fine che parlò, interpretando il pensiero di tutti i presenti.
“Sei un idiota, Rufy Cappello di Paglia!” esclamò decisa la navigatrice.
Rufy sorrise, rassicurato da quelle parole. Dopo tutto, si trattava di un inizio decisamente promettente conoscendo la ragazza.
“Secondo te abbiamo fatto tutta questa strada nonostante la marina solo per fare una gita? Credi davvero che qualcuno di noi ti volterebbe le spalle?” continuò Usop, più sicuro che mai. Voleva tornare con il suo capitano, solcare i mari imbattendosi in nemici, esseri strani e in tutti i guai in cui Rufy li avrebbe trascinati.
“È quello che meriteresti per quello che hai fatto loro passare” si intromise Ace, fino a quel momento indifferente.
“Per carità Ace, mettiamo fine a tutta questa storia.” commentò Zoro, fulminando l’amico con uno sguardo quasi più tagliente delle sue lame. Ace guardò a lungo lo spadaccino, prima di passare al fratello. I tre rimasero così, fissandosi, fino a che Pugno di Fuoco non scoppiò improvvisamente a ridere, trascinando gli altri con sé.
“È deciso?” chiese Brook, prudente. Temeva che quello fosse solamente un sogno e che di lì a poco si sarebbe svegliato, solo, nella casetta dei promontori gemelli.
“Beh, si..” mormorò Robin, guardandosi intorno.
Tutti apparivano decisamente più rassicurati e decisi che mai. Certo, il loro futuro era più che mai incerto e pericoloso, ma anche come un’avventura piena di sorprese.
“Allora facciamo festa!” esclamò Rufy, contento. Erano anni che non aspettava altro che poter pronunciare quella frase, sette per l’esattezza. Certo, in quei lunghi anni lui e Zoro non si erano certo annoiati. Avevano fatto festa in molte occasioni, ma non era mai stato lo stesso. Le feste che avevano organizzato insieme sulla Sunny apparivano come un lontano ricordo ineguagliabile.
“Sanji, in cucina; Usop, pensa ai fuochi; Zoro, prendi da bere. Voi, apparecchiate!” cominciò ad ordinare Nami, severa. Stranamente nessuno aveva da obiettare e tutti quanti si affannavano ad ubbidire agli ordini della ragazza. Nessuno era mai stato così felice di ubbidirle. Avrebbero anche ballato con vestiti ridicoli se lei lo avesse chiesto.
“È proprio tornato tutto come prima..” constatò Ace rivolto al fratello, durante un attimo di calma. I due si erano allontanati dal gruppo e guardavano gli amici da lontano, sorridendo sereni. C’erano ancora molte battaglie di fronte a loro, così come c’erano tante avventure che li attendevano, ma guardare al futuro non era mai stato così eccitante come in quel momento.
“La nostra normale vita incasinata su una nave piena di pirati improbabili..” mormorò Zoro, allegro, avvicinandosi ai due con un grosso boccale di birra in mano. Rufy cerco di rubarglielo, ma desistette non appena si accorse che era quasi vuoto. Lo spadaccino era sempre il solito e non sarebbe mai cambiato.
Nonostante il rumore, i canti e la musica, tutti si erano fatti più silenziosi quando Zoro aveva parlato ed avevano preso ad osservarlo attenti.
“Beh, siamo i Pirati di Cappello di Paglia, no?” disse Usop, fiero di poter finalmente tornare ad urlare al mondo quelle parole.
Rufy guardò prima il fratello, poi ad un ad uno i compagni fermandosi alla fine su Usop. Avevano ragione, tutti quanti. Loro erano i Pirati di Cappello di Paglia, con tutto quello che ne conseguiva. Gente strana, certo, capace di compire imprese destinate a rimanere nella storia senza pensare troppo alle possibili conseguenze. Disposti a sacrificare tutto per un amico in difficoltà. Lo sarebbero stati per sempre, sia nel bene che nel male.
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La morale di questa storia ci riporta all’inizio, quando un ragazzo camminava solitario in una città con un cappuccio calato sul viso.
“Hey, ma tu sei il Re dei Pirati!” urlò un bambino che doveva avere meno di dieci anni.
“Certo ragazzo, sono proprio io..” mormorò Rufy, continuando a camminare solitario per la strada buia diretto verso la nave dove la ciurma al completo aspettava solo lui per salpare. Il piccolo rimase a lungo sorpreso, senza muovere nemmeno un muscolo.
Era evidente che avrebbe voluto dire molte cose ma si sa, l’emozione fa brutti scherzi e per ciò rimase in silenzio e poi corse via, eccitato, mentre Rufy ripensava al passato realizzando di avere già visto quella scena, prima che la sua vita e quella di Zoro prendessero ancora una volta una brusca svolta. Il Ragazzo di Gomma sorrise, calcandosi un cappuccio a coprire il volto. Era incredibile come le grandi domande che tormentano l’esistenza di tanto in tanto ritornano, vedendo gli scenari completamente mutati.
Ora non era più solo, aveva di nuovo i suoi compagni ed era lo stesso convinto che valesse più che mai la pena essere il Re dei Pirati.

“Ci sono delle amicizie, dei sogni e degli amori che non si possono fermare;
Nemmeno il destino ce la può fare..”

ANGOLO DELL'AUTRICE, OVVERO TIRIAMO LE SOMME!
Arrivare a scrivere queste righe conclusive è allo stesso tempo fantastico e triste, ma non è assolutamente un addio!
Anzi, vi comunico ufficialmente che la storia si Rufy, Ace e Sabo sta prendendo forma.
Ad ogni modo, prima di dare l'addio a questa storia devo dire grazie a tutti quelli che l'hanno resa grande, in particolare a coloro che mi hanno dato la possibilità di  scrivere nel loro forum!
La mia storia è stata letta da più di 2.000 persone, commentata da 107, preferita da 28, ricordata da 4 e seguita da 49.
Che dire?
Vorrei potervi ringraziare tutti, uno ad uno, ma purtroppo non vi conosco e non posso fare altro che ringraziare tutti coloro che hanno commentato lo scorso capitolo!
A tutti gli altri dico GRAZIE, e mi auguro di potervi conoscere nelle prossime storie che scriverò!

BRANDO: grazie per questo e per tutti i commenti che mi hai lasciato!
Sono tutti vivi, anche Akaniu alla fine. Ho pensato se farlo fuori oppure no ma poi ho deciso che per uno come lui essere sconfitto ma sopravvivere è decisamente più vergognoso che finire al creatore. Forse smetterà di essere così odioso, chissà!
Rufy è caduto in acqua per caso, mentre era distratto.
Aggiornerò presto anche l'altra storia ma ho dato la precedenza a questa perchè si trattava dell'ultimo capitolo!

LADY SAIKA:
grazie per questo e per tutti i commenti che mi hai lasciato!
Ebbene si, ho deciso che la scriverò. Non solo, i primi tre capitoli circa sono pronti ma credo che la finirò prima di postarla perchè è parecchio compliacata.. Non sarebbe male avere qualcuno che mi aiuta a rivederla per evitare sviste.
Concordo circa la necessità della fine, continuarla all'infinito la renderebbe una telenovela e finirebbe con il rovinarla!
Potevo non mettere un bel lieto fine?

NEKO:
grazie per questo e per tutti i commenti che mi hai lasciato!
Per quando riguarda l'umore di prima mattina credo di essere più d'accordo con te che con quei due. Devo anche ammettere che Killer un paio di ragioni le ha..
D'estate quando mi sveglio e trovo i miei amici già vispi ed allegri li ammazzerei.. grrr!!!
Beh, era ovvio che cadesse in acqua proprio quando non aveva il bracciale..
Di la verità, quando hai visto che lo stava lasciando a Robin non hai intuito che poi avrebbe fatto un tuffo nel bel mezzo di una battaglia?
:D

KGM92:
grazie per questo e per tutti i commenti che mi hai lasciato!
Più che depresso direi pensieroso, capita a tutti in fondo anche se è strano quando capita ad un personaggio che di solito è un vulcano ed un fulcro per tutti coloro che gli stanno intorno!

SAISAI_GIRL:
grazie per questo e per tutti i commenti che mi hai lasciato!
Ebbene si, come avevo annunciato siamo alla fine! Non voglio infierire, ma non credo che questa storia avrà un seguito.
Il motivo principale è che è venuta bene e che un seguito potrebbe rovinarla. Insomma, per amore di questa storia scriverò altro. Un paio di idee le ho di già!

HERMIONE616:
grazie per questo e per tutti i commenti che mi hai lasciato!
Ebbene si, Rufy è salvo, Akaniu è stato battuto da Ace e tutti stanno bene.
Smoker alla fine è il solito, non credo che riuscirà mai a catturare Rufy!
Non so perchè ho fatto in modo che fosse Nami a salvare il suo capitano.. Robin non la vedevo bene e poi in questo modo la navigatrice prova a tutti che tiene a Rufy, nonostante nei primi capitoli non lo volesse nemmeno sentire nominare!

SUSYKO:
grazie per questo e per tutti i commenti che mi hai lasciato!
Diciamo che sulla fine di Ace io ed il caro Oda non ci troviamo d'accordo, per cui nelle mie storie normalmente Ace c'è ed è vivo!
Credo si tratti di una sorta di protesta, ma non credo serva poi a molto!
Povero Ace!

STELLINA4EVER:
grazie per questo e per tutti i commenti che mi hai lasciato!

TRE 88:
grazie per questo e per tutti i commenti che mi hai lasciato!
Non so proprio come facciano ad essere così di prima mattina, io personalmente sono parecchio scontrosa. Prima di un caffè non ragiono per nulla!
Per quanto riguarda Kidd la tua idea è buona, credo che la sfrutterò nelle prossime storie se mai ne scriverò su di lui. Rum al mattino, geniale!
La frase che hai citato l'ho scritta di getto, ma è piaciuta un sacco anche a me. Si tratta di una di quelle chicche che un autore infila nel testo sperando che qualcuno la noti, sei geniale!
La storia sui tre fratelli è in fase di scrittura, solo non so se finirla e poi pubblicarla o iniziare a pubblicare almeno i primi capitoli!

FRM18_ONEPIECE:
grazie per questo e per tutti i commenti che mi hai lasciato!
Poteva finire in modo diverso la mia storia?
In fondo io sono un'inguaribile ottimista che vede sempre rosa, posso fare capitare di tutto ai miei personaggi ma alla fine il lieto fine non manca mai.. Almeno, non per i protagonisti!

SMEMO92:
grazie per questo e per tutti i commenti che mi hai lasciato!
Beh, a dire il vero credo che nemmeno Nami sappia come ha fatto. In fondo è stato uno di quei gesti strani e apparentemente assurdi che uno fa per salvare qualcuno. Si tratta delle prova che in fondo le cose belle a volte accadono, anche nel bel mezzo del trambusto!












  
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