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Autore: Lily_Rose    15/11/2010    6 recensioni
Arianna, IV B. Attratta e impaurita dagli uomini nello stesso tempo.
Daniele, V F. Le donne non hanno segreti per lui (o forse sì?).
Tra colpi di scena e scherzi del destino, capiranno cosa vuol dire davvero innamorarsi?
“Anche se non mi fido degli uomini, sono innegabilmente attratta da loro. Non posso impedirmi di fissare –talvolta imbambolata- certi ragazzi che, fisicamente parlando, mi stendono gli ormoni fino al knock-out.”
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 CAPITOLO II
 

Geni e genietti
 

 
 

 
 
Quello stesso giorno, a ricreazione, mi accorgo finalmente che quel che diceva Silvia era vero: quel tizio del bar frequenta proprio la nostra scuola. E dire che gli avrei dato almeno vent’anni…
Lo vedo nel chiostro, mentre fuma una sigaretta insieme a un paio di ragazze. Pensavo che ne avrebbe trovata soltanto una, dopo il nostro incontro? Aveva fatto molto meglio! Ne ha due, una da una parte e una dall’altra.
Ciò non gli impedisce, tuttavia, di notarmi mentre gli passo vicino per tornare in classe.
- Toh, la simpaticona! – esclama.
Non avrei dovuto voltarmi. Mannaggia a me!
- Sei sempre circondata da un sacco di amici, a quanto pare! – mi fa l’occhiolino. Le due ragazze vicino a lui ridono. Io rallento. Quel tizio ha ragione, stavolta: sono quasi sempre per conto mio a scuola.
- Meglio soli che male accompagnati. – bofonchio.
Dio, che cosa stupida! Pure i proverbi adesso! Quel tizio azzera davvero le mie facoltà mentali!
Mentre mi guarda con un sorriso storto me la do letteralmente a gambe. Fuggo in classe come neanche Micheal Johnson... e lì ci trovo Silvia, immersa nella degustazione del suo succo alla pera.
- C’era ancora quel tuo amico, in chiostro. – le dico senza pensare.
Mi pento subito dopo: Silvia molla lì il succo e mi guarda con due occhioni da cerbiatta.
- Allora, te l’ha chiesto?
La fisso cauta, indecisa se fuggire di nuovo o fingere indifferenza. – Che cosa?
- Ti ha chiesto di uscire, no?
- Tu sei tutta matta! – la spingo da parte per sedermi al mio posto.
- Ti ha parlato?
- Non mi ha neanche vista! – proclamo. Stavolta servirà?
- Ah. – Silvia ammutolisce.
Evviva!
Ma dura solo pochi minuti. Con di nuovo la cannuccia in bocca, Silvia poggia i piedi sul banco e decide di rendermi partecipe della sua sapienza in quanto a quel tizio. – Lo sai che è stato bocciato? Due volte in prima media, pensa te! Adesso è al quinto anno, ma ha già 20 anni.
Allora l’età gliel’avevo data bene… Gongolo tra me e me, mentre assimilo le informazioni.
- Pensa che adesso è un vero genio a scuola. Ha nove fisso in quasi tutte le materie.
- Quindi non è un galletto senza cervello? – chiedo, ma più a me stessa che a lei.
- Cervello o no, è un figo da paura. Sì, arrogante, ok. Se non gli vai a genio non ti guarda nemmeno. Pensa che Karen una volta gli ha chiesto se si poteva spostare, visto che si era piantato sulla porta dell’aula di chimica e lei non poteva passare. Lui l’ha guardata appena e poi l’ha ignorata del tutto. Non si è spostato!
- Che cafone. – Odio i bellimbusti e chi tratta male le donne, mi sembra di averlo già detto almeno una decina di volte da quando ho iniziato a raccontare questa storia. E questo Daniele Vattelapesca è proprio uno di quelli! Mi prende una vampata di antipatia e sbotto qualcosa di davvero poco carino. – Tipi come quello dovrebbero estinguersi.
- Le tipe come te, invece, si estingueranno di certo se si rifiutano di stare in compagnia delle altre persone.
Questa voce non è di Silvia. Mi guardo intorno terrorizzata, finché capisco. Appoggiato alla porta c’è lui, il cafone! Non me ne ero nemmeno accorta che fosse entrato!
Nemmeno Silvia, probabilmente, perché fa una piccola risatina e inizia a sbattere gli occhi senza smettere di fissarlo, in apparente stato di contemplazione catatonica.
Io devo avere un’espressione un tantino imbarazzata, perché lui scoppia a ridere di gusto, guardandomi.
- E’ un vero peccato – aggiunge poi – perché quello dei capelli rossi è un gene recessivo e chi li ha dovrebbe darsi da fare per popolare il più possibile il pianeta.
Senza potermi frenare, mi guardo le punte che escono dalla sciarpa e ricadono sul maglione.
Nonostante tenti sempre di camuffarli con cappelli e sciarpone, non posso negarlo. Sì, ho i capelli rossi. Sì, naturali e…sì, li odio anch’io. Mi guardano tutti strano per via di questi capelli.
Sono stata presa in giro per anni, alle elementari, per colpa loro. E pure adesso, al liceo, devono contribuire ai miei tormenti. Non c’è mai pace per le rosse, credete a me!
- Per non far recedere il gene devo trovare un ragazzo che sia rosso naturale. – mi stampo in faccia un sorriso plastico. – Quindi spiacente, non mi puoi essere utile.
Silvia inizia a tossire. Sembra che il succo le sia andato di traverso.
Lui fa ancora quel sorrisetto storto. – In caso cambiassi idea… mi trovi in quinta F. – mi fa. – Forse ci sarà un po’ di coda… - sorride poi. – Sai, dalle mie parti funziona così.
Che presuntuoso.
- Munisciti di bigliettini numerati. – gli suggerisco. – Dal salumiere funziona.
Silvia si strangola del tutto.
- Lo terrò presente. – dice lui, e poi sparisce al di là della porta.
 
 
Quando arrivo a casa, quel giorno, la prima cosa che faccio è consegnare a mia madre –con aria afflitta- il compito di matematica che il prof ci ha ridato alla quinta ora. Pensavo di essere andata benino stavolta, e invece…
- Quattro e mezzo??? – sbotta mia madre.
Deglutisco. – Sì, ma tanti altri sono andati male…
È una balla. Il mio è stato il voto più disastroso.
Da che mi ricordo, ho sempre avuto molti problemi con i numeri. Da piccola confondevo sempre la mia età. Sbagliavo il numero civico di casa mia quando davo l’indirizzo alle mie amichette che partivano per il mare, e così finiva sempre che non ricevevo neanche una cartolina. Quando arrivò il momento di imparare il numero del telefono di casa…apriti cielo! Telefonavo a chiunque prima di riuscire a chiamare mia madre per dirle che avevo perso l’autobus. Per fortuna mi comprarono un cellulare, così potevo memorizzare i numeri senza disturbare ogni volta mezza Italia!
E a scuola… beh, devo dire che la matematica non è mai stata il mio forte. Sorvoliamo pure sulla sfilza di 3 e di 4 che sono riuscita a collezionare. Sono sempre andata avanti a suon di debiti. E quest’anno -il prof me l’ha detto già un mese fa- altro che debiti, rischio la bocciatura!
- Stamattina sono andata al nuovo super che hanno aperto in fondo al paese. – dice mia madre cambiando completamente discorso.
Che c’entra il super col mio compito di matematica?
- Ed ho trovato questo. – mi sventola davanti un fogliettino con un numero di telefono.
- Hai trovato un numero di telefono al supermercato? – chiedo titubante.
- Sì, del Papa! – sbuffa lei. – Sveglia, Arianna, per le ripetizioni!
M’illumino. Già, le ripetizioni! Sono settimane che mia madre ne parla. Devo recuperare all’incirca una quarantina di argomenti di mate, direi che sono messa bene.
- E’ un ragazzo, e sembra economico. Non sta neanche tanto lontano, puoi andarci in motorino. Ti ho preso l’appuntamento per domani pomeriggio.
Come corre, mia madre!
La mia situazione è disperata, è vero. È l’idea del “ragazzo” che non mi piace nemmeno un po’.
- Non sarebbe meglio…una ragazza? – tento.
Lei mi fissa stralunata. – Ma che sei, una vergine benedetta? – scherza, e poi va di là in cucina.
Pure mia madre ci si mette. Non ho proprio speranze.
 
 
Il giorno dopo, a scuola, ho un’unica cosa in mente: mimetizzarmi molto bene, in particolare mentre passo dalle parti della V F per raggiungere la mia aula. Per mia fortuna fila tutto liscio: nessuna traccia del tizio dell’estinzione genetica, e neppure del suo ego smisurato. Per sicurezza, passo la ricreazione nel bagno delle ragazze, e devo dire che mi ci sento un po’ cretina.
“Ma finiscila, non si ricorderà neanche di te, oggi!”, penso mentre rimprovero la mia immagine allo specchio. “Figurati, con tutte quelle che ha!”
Ma è pensando a lui e alla sua fila di donne fuori dalla porta che termino le lezioni quel giorno, per poi dirigermi a casa a prelevare il motorino. Mamma mi ha preso l’appuntamento per le tre, ho appena il tempo di un pasto al volo e poi… matematica. Ma che bella vita!
Arrivo a casa del ragazzo delle ripe con un ritardo di pochi minuti, e solo lì mi ricordo che non ho chiesto a mia madre il nome di questo ragazzo. So solo l’indirizzo e l’interno del palazzo.
Sono un genio, eh?
- Sono.. Arianna, sono qui per le ripetizioni. – dico al citofono quando una voce maschile mi risponde.
Perché ho l’impressione di averla già sentita, poi?
Salgo le scale con una vaga inquietudine. No, non è solo per le ripetizioni. Ho una brutta sensazione, che diventa certezza e infine realtà quando la porta d’ingresso della casa del mio futuro tutor si apre davanti a me.
Oh, no...!
 
 
 
 
 
 
 
Note dell’autrice
Sì, lo so che avete capito chi c’è di là dalla porta =) non m’illudo certo di depistarvi… Ma devo dire una cosa fondamentale. L’idea di tirare in ballo le ripetizioni di matematica è una “libera ispirazione” (quasi una citazione, direi) tratta dal cap. 2 della storia di Scarcy90 “Il figlio della prof”, che sto seguendo, e che consiglio a tutti di leggere (beh, dubito che ci sia ancora qualcuno che non l’ha letta, in realtà XD).
Fatte le dovute precisazioni, passo a ringraziare di cuore le persone che hanno inserito questa storia fra le storie seguite, preferite o da ricordare. Sono felicissima di avervi colpito, almeno un po’.
E infine ringrazio, bacio, abbraccio e spupazzo le due ragazze che sono state così carine da lasciarmi una recensione:
sciona: grazie infinite per il tuo commento e per i complimenti. Sono contenta che i due personaggi ti piacciano e spero che possano continuare a farti divertire. Sì, questa è la prima storia che pubblico, infatti sono un filino inquietata, ho il terrore che non possa piacere…ma già il tuo commento mi rassicura tantissimo. Baci! – a proposito. Sto leggendo la tua “Lovely Secrets”…attendi una mia recensione perché ho già preso appunti ;-)
Miky1991: anche a te un infinito grazie per il commento e per l’entusiasmo :) sei davvero molto carina. I due mondi diversi non sono poi così diversi, ma lo si vedrà col tempo. Se ne vedremo delle belle? Eccome ^^ lo vedrai già nel prossimo capitolo.. Spero di riuscire a stupirti un pochino. So che questa storia può avere il sapore del “già sentito” (ce ne sono infinite simili) ma voglio renderla speciale e spero di riuscirci. Tu fammi sapere se continua a piacerti, ok? Baci!
 
 

   
 
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