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Autore: Loda    15/11/2010    3 recensioni
Cherise a soli diciotto anni non crede nell'amore. Elena è appesa a un filo e sotto di lei c'è la depressione. Mattia è sessualmente confuso. Luca è innamorato della sorella. Andrea nasconde un mare di guai sotto l'apparente perfezione. Sono alcuni dei ragazzi che cercano di fare una sola cosa: vivere, ognuno con la propria storia in primo piano. Situazioni familiari disastrose, altre troppo perfette. Intrecci, preoccupazioni, scelte difficili, colpi di scena. L'amore in tutte le sue sfaccettature per un racconto reale che è solo un'altra storia, ma è la nostra storia.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Di ghiaccio in acqua


Quando sarebbe tornato a casa?

“Quando torni a casa?”.
Non ne aveva voglia.
“Non lo so”.
Roberto si voltò su un fianco, a guardarlo. “Credevo che con i tuoi le cose fossero migliorate”.
“Peggiorano” ribatté Mattia “prima erano solo sconvolti, ora sono impazziti”.
L’altro annuì, comprensivo.
“Buffo” continuò Mattia “i miei amici mi hanno sempre invidiato, dicevano che la mia famiglia era perfetta. I miei vanno ancora d’amore e d’accordo come due fidanzati, e neanche io e Giulia abbiamo mai litigato troppo con loro e tra noi”.
Roberto ascoltava, senza dire niente.
Mattia continuò a sfogarsi, senza preoccuparsi della sua voce, che stava diventando un pigolio lagnoso: “E allora perché dobbiamo litigare per una cosa del genere? Non è una cosa per cui litigare, i miei si amano, non lo capiscono l’amore?”.
“Nella loro perfezione hanno affrontato pochi problemi” disse Roberto “e ora non sanno che pesci pigliare”.
“Non hanno affrontato problemi perché non ne avevano”.
Roberto alzò un sopraciglio. “Non è possibile non avere problemi. La perfezione non esiste no?”.
Mattia non rispose. Si rigirò e lentamente si alzò dal letto.
“Vado a bere un bicchiere d’acqua”.
“Vuoi che ti prepari una camomilla?”.
“No, grazie, non importa”.
Infilò i piedi nelle ciabatte e si avviò verso la cucina. In realtà voleva solo un po’ stare da solo. E sperava che nel frattempo Roberto si addormentasse. Non sapeva perché, ma non voleva parlare. Non voleva più parlare. Si strofinò gli occhi. Fece un sospiro.
Era un monolocale.
Non sarebbe mai stato solo.
Sentiva il respiro di Roberto dietro la sua nuca. Almeno non parlava più.
Aprì il frigo.
Una suoneria invase la stanza.
“E’ il tuo” fece la voce di Roberto.
Mattia sbuffò e chiuse il frigo. Si precipitò sul comodino e prese il telefono.
Mamma.
Perché chiamava la sera così tardi?
Non voleva rispondere.
Non voleva sentire la sua voce da pazza che gli chiedeva come stesse andando la sua vacanza con gli amici.
Rimase qualche attimo, forse addirittura minuto, a fissare quello schermo, con lo sguardo privo di espressione.
“Rispondi” mugugnò Roberto, rigirandosi sul lenzuolo.
Non voleva rispondere.
La musica continuava, si faceva sempre più insistente.
“Fallo smettere” fece ancora Roberto, la testa conficcata nel cuscino.
Mamma.
Perché chiamava a quell’ora?
La suoneria non demordeva.
Rispondi.
Mattia avvicinò il cellulare all’orecchio.
“Pronto?”.
La sua mente si svuotò in un attimo e la stupidità dei suoi genitori divenne in un lampo l’ultimo dei suoi problemi. 
 
 
Era Agosto.
Eppure c’era freddo in quel letto.
Cherise si strinse a sé, sentendo il respiro regolare di Andrea accanto.
Come cavolo ti è venuto in mente di dirglielo così?
Si era arrabbiata, poi gli aveva urlato in faccia la verità. La verità che dimostrava che lei era in torto. Torto marcio.
Non dovevo baciare Marco non dovevo baciare Marco!
Sentiva le lacrime scorrerle sul viso, silenziose.
Tratteneva i singhiozzi. Non voleva che lui la sentisse piangere. Non voleva, perché lui l’avrebbe ignorata.
Scusami…
Avrebbe voluto piangere forte, avrebbe voluto pestare i piedi per terra, gridare che era una stupida.
Ogni parole le moriva in gola.
Lui non l’avrebbe ascoltata.
Ricordava perfettamente il suo sguardo pietrificatosi, i suoi occhi spalancarsi, le sue pupille restringersi quando gli aveva detto di Marco.
Aprì gli occhi. Tra le lacrime vedeva la sua schiena, le sue spalle, i suoi capelli. Le dava le spalle.
Non aveva mai visto Andrea così freddo e distaccato come quella sera. Non le aveva più parlato. Era stata la cena più terribile della sua vita. Lei aveva tentato di parlare, di chiedere scusa. In risposta aveva ottenuto solo un tintinnio di forchette e il vociare della gente intorno. Rumore insignificante, rumore silenzioso, lei non lo sentiva, sentiva solo il silenzio glaciale in cui era avvolto Andrea.
Allungò una mano, fece per toccare quella schiena larga, forte, ma subito la ritrasse, sentendo le forze uscire dal suo corpo, uscire sottoforma di lacrime.
Era lì, di fianco a lei, nel suo stesso letto. Era irraggiungibile.
Ma le mani erano codarde, la voce era troppo flebile, le parole non erano abbastanza. E i rimorsi, morso dopo morso, le stavano divorando il cuore. Respirava irregolarmente, il cuore assalito batteva fiocamente.
Sentiva all’interno il sangue colare come gocce di pianto, sentiva le lacrime scorrere, acqua su un viso di fuoco. Ma lui era lì davanti a lei…
La gelosia è orribile, finirebbe per farci del male e basta.
Allora lui era geloso di lei.
La gelosia distrugge…
Qualcosa suonava. Lo sentiva distante. C’era un ronzio nella sua testa, possibile che fosse ridotta così? O forse stava sognando. Il cuore continuava a battere lamentoso, gli occhi avevano preso a chiudersi, e le ciglia in quel bagno di lacrime…
Suonava ancora.
E’ il telefono.
Cherise aprì gli occhi, improvvisamente sveglia.
Chi diamine chiama a quest’ora?!
Lanciò un braccio fuori dal letto. La mano finì contro qualcosa di duro, il comodino. La ragazza cercò a tastoni il cellulare. Lo trovò e lo portò vicino all’orecchio.
Premette il testo per accettare la chiamata.
Non aveva neanche letto chi era.
“Pronto?” disse con voce fioca. Era un sussurro misto a un pianto, una voce che risuonava come un triste eco lontano.
“Cher…”.
Era Mattia.
“Mattia, ciao… Perché cavolo mi chiami a quest’ora?”.
Aveva sentito Andrea agitarsi. Era sveglio.
“Cher…” ripeté Mattia, come se non l’avesse sentito.
Un momento, c’era qualcosa che non andava. Perché anche la voce di Mattia sembrava piangesse?
Si mise di scatto seduta.
“Mattia, che succede?”.
“Scusa ma… volevo chiamare qualcuno e…”.
“Che succede?!”.
“E’ Giulia… l’hanno investita…”.
Cherise si portò una mano alla bocca. “Cosa? E… come sta?”.
“Io… non lo so… è…”.
“Come non lo sai?!”.
“Sono al mare, mi ha chiamato mia mamma…”.
“E?”.
“E’ entrata in coma”.
Cherise era in piedi. Doveva partire, subito.
“Mattia tu dove sei?”.
“A Cesenatico”.
“Noi a Rimini. Partiamo subito anche noi, hai capito?”.
“Okay… Grazie, Cher. Ciao”.
“Ciao!”.
Cherise chiuse la chiamata. Lanciò il telefono sul letto e prese con furia una borsa. Poi cominciò a vestirsi.
Si immobilizzò, vedendo la schiena immobile di Andrea.
Forza.
“Andre…” fece con voce flebile “Andre… Andre!” ripeté più forte.
Arrabbiata, si buttò sul letto e cominciò a colpirlo con più forza che poteva. “Andre, dobbiamo andare! Subito!”.
Lui si girò di scatto parandosi con le mani. “Ehi, che ti prende?!”.
Lo vide finalmente negli occhi. Occhi spenti. Scoppiò a piangere. “Dobbiamo andare… Dobbiamo andare!”.
“Cosa… ehi” fece Andrea circondandola con un braccio “Che sta succedendo?”. Le accarezzò la testa.
Cherise ne approfittò subito e pianse sul suo petto. Ma lo sentiva ancora così rigido… E quegli occhi freddi…
“Mattia ha bisogno di me, ti prego, andiamo…”.
Ora non aveva importanza, dovevano partire.
“Che è successo?” chiese Andrea, con tono dolce. Ma Cherise lo sentiva che nascondeva odio… Lo sentiva, lo sentiva nel suo abbraccio, nel suo sguardo, nella sua voce. Era veleno.
Ma Giulia poteva morire…
“Giulia è in coma. Ti prego torniamo a Bologna!”.
Andrea sbarrò per un attimo gli occhi, poi riprese il controllo e si alzò dal letto.
“Andiamo allora”.
Cherise si rese conto per un attimo della situazione. Era notte, stava chiedendo ad Andrea di interrompere la vacanza, di mettersi a guidare di notte per andare a consolare il ragazzo che aveva fatto a pezzi il cuore di sua sorella.
“Che c’è ora?” chiese lui, guardando lei, immobile.
“Non sei stanco? Ce la fai a guidare?”.
“Sì, tranquilla” disse Andrea, vestendosi velocemente “E poi non è che non mi importi di Giulia”.
Cherise rimase per un attimo perplessa.
L’espressione del ragazzo non era più fredda. Non c’era odio. C’era paura e basta.
“E’ molto amica di mio fratello. Sarà distrutto”.
Già…
“Ehi, Cher, muoviti!”.
Io volevo prima chiederti scusa…
Andrea le si avvicinò, premuroso. “Non stare lì con quell’aria imbambolata, mi preoccupo. Stai tranquilla, andrà tutto bene! Però ora muoviamoci!”.
Andrà tutto bene?
Cherise si riscosse. Afferrò le cose sul comodino, prese un paio di pantaloni dall’armadio, preparò la borsa. Con foga. Non pensava più, cose troppo confuse nella sua testa, ma dentro stava male. Male.
Il cuore continuava a piangere. A piangere.


Erano tutti lì, riuniti, divisi tra sogno e paura, una parete davanti, dietro la quale non c’era altro che quella spaventosa, ignota, verità.
Mattia e ne stava fermo, immobile, più piccolo e fragile che mai di fianco a Roberto.
I suoi genitori erano poco distanti, sui visi di tutto, angoscia e dolore. Non più accusa e pazzia. Mattia non ce la vedeva più la pazzia, ma la sentiva dentro di sé, la sentiva in ogni parte del suo corpo, lo stava prendendo, lo stava stritolando in una morsa e non riusciva a respirare, non riusciva a piangere. Era come se ogni lacrima si fosse cristallizzata dentro l’occhio, era come se ogni parte di sé fosse stata immersa in acqua gelata, il cervello congelato, ogni pensiero diventato ghiaccio. Mattia stesso era una statua di ghiaccio in tensione. E sarebbe potuto rompersi in qualunque momento, in qualunque modo, con l’acqua che sgorgava senza pietà.
Gli occhi di sua madre erano lo specchio di lui stesso. Vedeva la pupilla tremare, in un’iride intrisa di lacrime, circondata da ciglia nere bagnate. Una mano davanti alla bocca, Lorenza sembrava trattenersi dal gridare. Suo marito la sorreggeva, lo sguardo chino a terra, impenetrabile come al solito.
Nell’annebbiamento del suo cervello, Mattia trovò una scintilla, odio, solo odio. Quel volto imperscrutabile, che ancora non lo guardava negli occhi…
Qualcosa si ruppe dentro di sé. Il ghiaccio si frantumò, Mattia avanzò e un’inondazione con lui di furia e paura…
“E’ colpa vostra!” gridò “E’ colpa vostra se me ne sono andato di casa! E se ora Giulia muore…”.
Sentiva gli occhi di tutti puntati su di sé, quelli degli zii, dei nonni, di Roberto, di Cherise… Ma non importava. Il suo cervello non lavorava. Dilagava acqua, torrenti infuocati d’acqua.
Lorenza scoppiò a piangere nascondendo il volto tra le mani.
Non hai il coraggio di guardarmi eh?
Lo sguardo di Nicola era ancora impassibile.
“Giulia è in un letto di morte là dentro!” urlò Mattia “Non li affrontate ancora i problemi?!”.
Dei passi accelerarono insieme al pianto della madre. Un uomo in camice bianco apparve in fondo al corridoio. Avanzava verso di loro. “Ehi, questo è un ospedale, vi prego di non urlare”.
Nessuno ebbe la forza di rispondere ed il medico sparì dietro a un angolo di pareti bianche.
Lorenza continuava a piangere premendosi la mano sulla bocca. Allargò la braccia e tese le mani verso Mattia. “Mattia… Mattia…”.
Mattia si rilassò, ma sentì un nodo in fondo alla gola, vomito o forse veleno che gli salì fino in superficie, si mescolò alla saliva, fino a fargli sentire l’amaro in bocca. Aveva tanta voglia di espellere tutto quel male ma poi guardò gli occhi di sua madre, le sue braccia, le sue mani tremanti. Lasciando scivolare lo sguardo verso il basso, lentamente, si sedette. Non disse più niente, non si agitò, non singhiozzò.
Non si accorse nemmeno che era arrivata altra gente. Quando sentì nuove voci alzò lo sguardo.
Erano i Mancini. Andrea, dopo aver lasciato Cherise con loro in ospedale, era andato a prendere i suoi fratelli. Il suo sguardo indugiò su Elena. Sentiva qualcosa di strano, come se il cuore si stesse lentamente ritraendo. Perché era venuta, lo voleva ancora guardare in faccia?
Voleva evitare il suo sguardo, ma allo stesso tempo sapeva che se non l’avesse guardata sarebbe stato ancora peggio, il cuore gli si sarebbe definitivamente accartocciato per la vergogna, come un foglio sbagliato da buttare.
“Mattia”. Mattia la guardò. Il cuore gli salì in gola mentre la vedeva così, dritta, forte, su di lui che invece era seduto. C’era qualcosa di diverso nei suoi occhi, una luce che lui non aveva mai visto brillare. Forse era cambiato, forse ora era viva. Lei si piegò sulle ginocchia, chinandosi su di lui. “Ciao”.
“Ciao” rispose lui debolmente.
Elena sorrise. “Tranquillo eh”.
Parole di circostanza, ma da lei, sentirle da lei lo rendeva felice. Era come se l’avesse perdonato.
Sentì gli occhi inumidirsi. Buffo, non era lei quella che crollava?
Forse c’era qualcosa di storto nel mondo. Forse era il mondo che era storto. Giulia, che era l’unica cosa dritta nella sua vita…
“Giulia…”.
Elena lo abbracciò.
In qualche modo il freddo che aveva dentro si scaldò, le lacrime presero a scorrere come acqua morbida, il cervello si scongelò e un turbine di pensieri finalmente lo invase come tanti granelli in una tempesta di sabbia.
 
 
Cherise ed Elena si erano salutate appena, con un sorriso incerto.
Andrea lasciò scivolare lo sguardo dall’una all’altra. Da quando avevano smesso di essere amiche?
Possibile che non si fosse accorto di una cosa del genere…
Come non ti sei accorto che Cherise e Marco erano troppo amici.
Andrea socchiuse gli occhi.
Non era il momento di chiedere spiegazioni, non era il momento di arrabbiarsi, non era il momento di nulla.
Guardò Luca.
Era lì, silenzioso, quasi in apnea.
Aveva già visto quella scena, troppe volte.
Chi c’è là dentro, Ado?
Luca non parlava.
Era molto amico di quella Giulia?
“Quando si saprà qualcosa?” chiese ad un tratto.
“Non lo so”.
“E’ in coma?”.
“Sì”.
Luca abbassò lo sguardo. “Non si sveglia più…”.
Non si svegliano più, vero Ado?
“Non dire cavolate” disse Andrea, suggestionato “certo che si sveglia”.
Quando, quando?!
Luca non disse niente.
“Ehi” fece Cherise, infilandosi tra i due. Poggiò una mano sulla spalla di Luca. “Come stai?”.
“Ho sonno” rispose il ragazzo dopo un po’.
Andrea e Cherise si scambiarono uno sguardo ansioso.
Luca parlò ancora: “Era con me”.
“Cosa?”.
“Dovevo accompagnarla a casa…”. La voce del ragazzo aveva preso a tremare.
“Luca, non è colpa tua” disse Andrea con voce ferma “Anzi, se l’avessi accompagnata forse ora sareste in due là dentro”.
Luca aveva il volto come oscurato. “Mi sentirei meglio se fosse lì con lei”.
Andrea guardò Cherise. Ma nessuno disse più niente e tutti e tre si sedettero.
Per quanto fosse egoistico, Andrea pensava ancora al bacio di Cherise e Marco. Gli veniva il vomito.
Ma non poteva dire niente in quel momento.
Nessuno disse niente per ore.
 
 
L’attesa stava diventando straziante.
Luca, seduto, batteva il piede per terra, una nube di pensieri in testa.
Aveva in mente Giulia in sala giochi, Giulia per strada, con un gelato, la vedeva ridere, la vedeva piangere, quel bacio…
Abbiamo fatto il possibile ma non ce l’hanno fatta.
No, non avrebbe sentito ancora quelle parole.
Erano rimasti in pochi ad attendere un qualche verdetto. I signori Parisi erano seduti vicino a Mattia e Roberto, in silenzio. Cherise si era addormentata sulla spalla di Andrea, Elena sonnecchiava lì vicino.
Andrea aveva proposto di andare via, aveva detto che sarebbero tornati il giorno dopo. Ma Luca non poteva lasciarla lì, sola come era sempre stata.
Guardò l’orologio. Erano quasi le quattro. Tra poco il medico sarebbe arrivato a consigliare loro di tornare a casa, che la situazione non cambiava, che era inutile stare lì. Inutile.
Luca era impotente. Conosceva bene quella sensazione di impotenza, si sentiva schiacciato da qualcosa di troppo forte, qualcosa che era lassù, qualcosa che era il male, che controllava, che manipolava, che faceva morire…
Ma Dio dove cazzo è?
Non c’era nessun Dio, non c’era la grazia, non c’era la fortuna, non c’era niente.
Mamma e papà se ne sono andati in Paradiso, dev’essere un posto bello.
Luca inspirò a fondo.
Il Paradiso non è nessun posto perché non ci vanno persone ma anime. Non è nessun fottuto posto e loro non esistono più!
Ma Giulia dov’era ora? Cosa sentiva, cosa provava?
Quando si fosse svegliata, gliel’avrebbe chiesto.
Glielo poteva chiedere anche ora, poteva stare un po’ con lei.
Ho paura di vederla…
Mattia e i suoi genitori erano stati dentro poco prima, erano stati dentro molto.
Ho paura di crollare…
Si alzò. Qualcuno aveva detto che stare vicino alle persone in coma aiutava.
Con mamma e papà non è servito.
Si avvicinò alla porta e nessuno disse niente. Vinse le sue paure e varcò la soglia.
Forse è meglio che tu non entra a vedere Elena, Luca.
Era entrato.
Voglio vederla!
Pareti bianche, un letto bianco, una macchina, un rumore.
Beep beep.
Il beep beep che teneva Giulia ancorata alla vita.
Luca si avvicinò al letto lentamente, trattenendo il fiato.
Te l’avevo detto che era meglio di no!
Giulia aveva il volto ammaccato di lividi. I capelli erano increspati di sangue, un sopracciglio rotto, un rivolo dal naso, un viso freddo e marmoreo, le labbra violacee.
Era stata investita. Com’era possibile che da una botta non ci si svegliasse più?
Com’è possibile che Elena si sia tagliata i polsi?
Luca alzò una mano e le accarezzò il volto.
“Ovunque tu sia” fece “torna presto… hai capito? Torna presto…”.
Chissà come, credeva di vedere dei cambiamenti nella sua espressione, un lieve sorriso, un fremito nelle palpebre?
“Giulia?”.
Un viso di ghiaccio, una scultura perfetta.
“Giulia…”.
Luca sentiva una cosa strana nel petto. Come un macigno, gli impediva di respirare. Il cuore si ribellava, faceva male, era dolore, doveva essere per quello che sentiva gli occhi umidi.
Luca, perché non piangi?
Non sapeva più cosa fossero le lacrime, erano tutte lì, accumulate in un angolo, infossate da qualche parte dietro gli occhi, dove nessuno poteva vederle, trovarle, dove nessuno era mai arrivato da quel terribile giorno…
Che cavolo succede…
Gli occhi bruciavano. Era fastidioso.
Luca non piange… Ha qualcosa che non va?
Nessuno era mai arrivato fino a quel punto.
Credo abbia toccato il fondo.
Farlo piangere sarebbe stato un po’ come salvarlo.
Luca prese la mano di Giulia.
Lo stava salvando?
“Sono io che devo salvare te… Giulia…”. Lei voleva un amico, voleva essere salvata.
Luca sorrise. Troppo complessati per stare insieme.
Lei stava sorridendo, ne era sicuro, la vedeva sorridere a lui in risposta.
Aveva il volto così rilassato…
Il beep beep era sparito. Un lungo beep aveva preso il suo posto e Luca abbandonò la mano di Giulia come un automa. Alzò lo sguardo verso lo schermo della macchina. Una linea piatta gli trafisse il cuore come mille spilli appuntiti.
Indietreggiò.
“Ehi…” boccheggiò “Ehi… che succede?! No! Aiuto!”.
Subito la porta dietro di sé si aprì e si fiondarono dentro degli uomini in camice.
“Ragazzo esci di qui!”.
Luca corse via.
Si trovò circondato di gente.
Vedeva la madre di Giulia come impazzita. Il marito la teneva. Mattia era pietrificato, sorretto da Roberto. Cherise, Elena ed Andrea avevano gli occhi sbarrati, nessun’espressione, voltati verso di lui.
Ma era tutto così senza senso, tutto così surreale…
Uno sbattere di porta.
Si voltò automaticamente.
Il medico era tornato da loro con quell’espressione.
Parlò.
E ancor prima di sentire l’urlo terrificante della signora Parisi, Luca si sentì crollare a terra mentre le lacrime che non aveva mai avuto gli scorrevano sul volto senza pietà.








Finalmente postato l'ultimo capitolo :D tranquilli non è che si chiude così bruscamente, ci sarà anche un epilogo a breve (spero..)
Ci ho messo veramente tanto ma è che quest'anno sono davvero allucinata. Cè ci sono giorni in cui devo studiare 7 ore, da spararsi u.u Ma a luglio sarà tuuuutto finito!  *-*


RedTears, certo che l'ho fatta investire u.u oh a qualcuno doveva pur toccare io odio il lieto fine.. cmq sì, Andrea è un po' un fesso, mi sa che quella parte la riscriverò prima di stampare tutta la storia, non rende bene l'idea XD
Morgana, ahahahah XD Tranquilla dalla morte di Giulia non ci saranno conseguenze tanto gravi! anzi.. XD
Nakiri, che forte XD sì Elena ha fatto una cosa sensata, Marco sta piano piano evolvendo e Andrea è un furbone sì.. ma povero è confuso XD cmq sì molto meglio le farfalle dello stomaco..  Beh dubito fortemente che se tu venissi investita avresti il tempo di recitare un verso di Leopardi XD sarebbe figo però alquanto *-* Sì la storia della mia vita.. stavo cominciando a scriverla ma poi sono successe cose che mi sono talmente scese che ho lasciato perdere.. XD
RuNami 4ever , tanto piacere XD acquisto nuovi fan anche verso la fine XD grazie mille per i complimenti! bene ti ho aperto un nuovo mondo, quello delle fiction originali XD pensa che io non entro mai in quelle non-originali.. sarà perché non seguo molto tv e robe varie e, visto quello che c'è ora in giro, è anche meglio così XD e sì, ti ho uccisa Giulia XD ma mi perdonerai *-* sì cmq ti capisco bene, la gente che scrive di solito è più riflessiva e più propensa alla tristezza diciamo.. è un luogo comune pensarlo.. ma ciò che molti non sanno è che siamo benissimo in grado di mascherarci dando un calcio alla vita :)))
Arcacia_Lovegood, sìsì hai c'entrato il punto, la cosa fondamentale in questa disgrazia che è toccata a Giulia è la reazione di Luca XD Elena e Marco.. sì insieme facevano schifo. E Andrea e Cherise non vogliono rompere, è solo che.. diciamo che fanno cagate u.u Marco lo rivedrai nell'epilogo cmq, non posso mica abbandonarlo così XD


Grazie mille ragazze spero che recensirete anche quest'ultimo capitolo e, più avanti, l'epilogo!!
Grazie anche agli altri che mi seguono silenziosi!!



Vi do appuntamento all'epilogo.. ;)


baci,



Loda
   
 
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