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Autore: Elelovett    15/11/2010    1 recensioni
Questo è il sequel della mia altra storia "Sweeney Todd, cosa sarebbe successo se..." perciò vi prego di leggere prima quella fic e poi questa! Sono passati anni dalla tragica notte ed Emily e Claudia cercano di dimenticare. Ma il ricordo di Sweeney è duro a morire e darà loro del filo da torcere ancora una volta...Specie se Anthony Hope è veramente deciso a risolvere il mistero del barbiere. Riuscirà Emily a tenere all'oscuro di tutto la figlia di Pirelli?
Genere: Drammatico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Anthony Hope, Johanna Barker, Nuovo personaggio, Tobias Ragg
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Sweeney Todd, cosa sarebbe successo se...'
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Il fuoco si era ormai spento, ma non sarebbe stato comunque utile. Il sole era già sorto, ed i due si stavano appena svegliando. Il cielo era di un rosa pallido, meraviglioso. L’aria era fredda e Serafine starnutì.

- Nessuna belva feroce?- chiese divertita.

Toby rispose serio:

- No…Ma forse un ladro…La mia borsa è sparita.

- Che cosa?!?- esclamò Serafine impaurita.

Toby si mise a ridere e le mostrò il suo bagaglio, che aveva tenuto dietro di sé tutto il tempo. Disse solo:

- Dovresti vedere la tua faccia!

Serafine lo colpì al petto e si alzò imbronciata. Si avviò verso la stradina sterrata col suo bagaglio, nel quale aveva riposto i panni e le lenzuola.

- Ehi! Dove credi di andare?!- le urlò dietro Toby.

Lei non rispose. Ma proprio mentre era in mezzo alla stradina si votò verso la direzione dalla quale erano venuti e si parò gli occhi con la mano. Poi gridò:

- Toby! Arriva qualcuno!

Il ragazzo si alzò immediatamente, prese il suo bagaglio e la raggiunse. Guardò anche lui: in effetti da lontano si poteva scorgere un minuscolo puntino correre a tutta velocità. Mano a mano che si avvicinava si faceva sempre più chiaro.

- È un carro!- esclamò Toby.

In effetti era un piccolo carro trainato da un cavallo grigio. Alla guida stava un uomo robusto, con un cappello di paglia in testa. Il carro si fermò a pochi metri da loro. L’uomo li guardò sorpreso, come se stesse avendo un miraggio.

- Allora non mi sbagliavo- disse- c’era qualcuno sulla strada! Perbacco, qui non passa mai nessuno, solo io! Come sono finiti due ragazzetti come voi in un posto come questo?

Toby parlò per entrambi:

- Scusateci, signore, stiamo cercando una locanda dove alloggiare…Abbiamo fatto un lungo viaggio e stanotte abbiamo dormito in quella radura…Sapreste dirci a quanto dista il prossimo punto di ristoro?

L’uomo sembrava sempre più stupito, ma rispose:

- Be’, ragazzo, la prossima locanda è a un giorno di cammino da qui!

- Oh, no!- si lasciò sfuggire Serafine.

L’uomo si affrettò a dire:

- Oh, ma posso darvi un passaggio io, se volete! Sto andando proprio là, faccio tutti i giorni questo percorso. Porto le mie rape alla locanda e talvolta qualche giornale di Londra, se sono stato in città. Abito nella prima casa che trovereste tornando sui vostri passi. Questa non è una zona molto popolata, ma chi vive isolato come noi si deve dare una mano, non credete? Così faccio io su e giù per la locanda e per i contadini come me!

Mentre parlava i due ragazzi osservarono il retro del carro, pieno zeppo di rape. Anche se era piccolo e sporco, sarebbero stati bene, seduti sul fondo. Ringraziarono l’uomo e salirono sopra, le gambe penzoloni mentre il carro ripartiva.

- A proposito- esclamò l’uomo voltandosi appena per rivolgersi a loro ma senza perdere d’occhio la strada- mi chiamo Sam!

Toby chiese con lo stesso tono di voce, per sovrastare lo scalpiccio del cavallo:

- Sam, dev’essere difficile per voi fare questo tragitto quasi tutti i giorni! Stamattina per esempio sarete partito quando era ancora buio!

- Certo ragazzo! E arriveremo a sera. Infatti quando arrivo alla locanda passo sempre la notte lì. Vi piacerà, è un posto onesto!- rispose Sam.

Toby si voltò verso Serafine, che guardava l’orizzonte allontanarsi sempre di più. Il ragazzo aprì il borsone e tirò fuori una mela, che le passò chiedendo:

- Facciamo una tregua?

Serafine arrossì, perché quel frutto le ricordava la mela del gioco, e quella che il giorno precedente le era stata negata. Poi sorrise e disse:

- Non ero arrabbiata…

E con sguardo d’intesa si mise a mangiare.

Sam aveva ragione, ed arrivarono alla locanda quando il sole stava tramontando. Era un edificio a dir la verità un po’ decadente, tutto di legno. Al tetto mancava qualche tegola e l’insegna appesa cigolava in modo poco invitante. Ma subito un vecchio dall’aria gentile uscì dalla porta e venne incontro a Sam salutandolo cordialmente. Si offrì di sistemare lui il cavallo e di portarlo nella stalla. Il contadino lo ringraziò, slegò il carro e radunò la merce, annunciando che aveva portato con sé due clienti.

Tutti e tre fecero l’ingresso nel locale. Il salone principale era più lungo che largo, a destra un bancone ed una porta, a sinistra qualche tavolo ed un divanetto. In fondo si scorgevano delle scale a chiocciola anch’esse di legno che dovevano portare alle camere. Dalla porta uscì una donna che doveva avere più o meno l’età di Emily e Claudia. Portava i capelli castani raccolti sotto una cuffia e aveva le maniche rimboccate. Quando li vide esclamò:

- Sam! Quelle sono rape? Sei stato gentile a passare…Oh, ma non sei solo!

Stava guardando i due ragazzi. Il contadino spiegò:

- Sì Sarah, stanno cercando una stanza, hanno bisogno di un alloggio.

- Accidenti, qui abbiamo sempre gli stessi clienti da anni, ormai…O pochi forestieri, ma vengono tutti dalla parte opposta…Non verrete mica da Londra, vero?- chiese la donna incuriosita.

Toby mentì:

- No…Ci siamo capitati solo di passaggio…

La donna sorrise e tirò fuori da sotto il bancone un foglio ed un calamaio. Prima di scrivere chiese:

- Volete una stanza, quindi. Nome?

Toby rimase allibito: non ci aveva pensato. Indugiò per un attimo, e Sarah si giustificò:

- È la procedura…

- Edmund- rispose finalmente- Edmund Finnis.

La donna prese appunti, mentre Serafine si faceva avanti:

- E Mary Jones.

Sarah scrisse tutto, chiedendo anche per quante notti sarebbero rimasti. Toby aveva risposto che non ne erano ancora sicuri, ma che per quel momento avrebbero pagato sei notti. E consegnò il denaro necessario.

In quel momento entrò il vecchio che aveva sistemato il cavallo. A Sam era stata offerta una birra.

- Sigfried, puoi servire tu? Io mostro la stanza ai nuovi arrivati…- disse Sarah riponendo il foglio.

Il vecchio annuì con la testa e sorrise ai due ragazzi. La donna li guidò su per le scale a chiocciola spiegando:

- Ci sono solo altre due camere occupate. Ma sono clienti che ben conosciamo, sempre impegnati in viaggi di lavoro, pendolari, che si fermano qui spesso…Non vi arrecheranno fastidio, ve lo assicuro.

Tirò fuori dalla tasca del grembiule una chiave e aprì l’ultima porta a destra. La camera era piccola, con un grande letto matrimoniale, un armadio e un piccolo scrittoio. Una finestra dava sulla piazzetta nella quale erano arrivati col carro.

Mentre osservavano la stanza, la donna era rimasta ferma sulla porta con le mani sui fianchi. Toby si voltò:

- È perfetta, grazie.

- Se avete bisogno di qualsiasi cosa, siamo tutti al piano di sotto, cibo, bevande…- disse congedandosi Sarah.

Chiuse la porta e restarono soli. 

  
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