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Autore: crissi    17/11/2010    17 recensioni
ATTENZIONE! QUESTA E' UNA FIC SCRITTA A 4 MANI TRA BABY80 E CRISSI "Alcuni momenti della vita dei nostri amati, scanditi dal tempo, dalle stagioni... e tenute insieme da scorpacciate, mal di pancia e insetti fastidiosi..."
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Estate 1768 - Arras

André osservava con particolare interesse l'andirivieni di formiche indaffarate sul tronco dell'albero, un grosso ciliegio punteggiato di rosso vivace.
Inarcò le sopracciglia constatando che correvano su e giù proprio come le cameriere dei Jarjayes quelle volte in cui Nanny strillava più del generale preso nei suoi giorni storti.
Le osservava non per un improvviso interesse alla biologia, ma perché non poteva fare altrimenti, bloccato lì con Oscar sulle spalle che stava pilucchiando ciliegie direttamente dalle fronde cariche e si prendeva tutta la calma del mondo per ingozzarsi.
In fin dei conti, lei era la padrona e lui doveva solo obbedire, nonostante fosse  ridotto ad uno straccio, sudato e dolorante.

- Però potresti almeno passarmene qualcuna .... - borbottò.
- Hai detto qualcosa?
- Passami qualche ciliegia! ho detto...
-    ... per favore, ....
-    ... per favore, sì, per favore…

Oscar si chinò fino ad imboccarlo, il busto piegato e il viso in prossimità di quello di André, il quale poteva sentire il suo alito caldo contro la fronte.
La ragazzina si perse per qualche istante, intenta ad osservare quella che le sembrava la faccia più buffa che avesse mai visto, il moro invece non riusciva a togliere lo sguardo dagli occhi dell'amichetta, chiedendosi se fossero già stati così vicini, e come mai non si fosse mai accorto delle tonalità di azzurro che coloravano le sue iridi.
Oscar prese una ciliegia dalla tasca e la portò davanti alla bocca di André; quando lui l'aprì, per farvi entrare il frutto, anche quella di lei ne imitò il gesto, proprio come una mamma intenta ad imboccare il proprio piccolo.
Ciò lasciò il giovane colmo di sorpresa, stupito nel sentirsi rapito dalle labbra della biondina, così piene e rosse, esattamente come la ciliegia che stava esplodendo sotto la morsa dei propri denti.
André si domandò perché mai provasse turbamento per quella che aveva sempre visto come una mocciosa; le uniche volte in cui si era sentito in quel modo era quando...
“… cavolo…”
Ancora quei bellissimi occhi azzurri e quelle labbra lievemente dischiuse, umide, dalle quali fuoriuscivano aliti di respiro bollente, tutto questo preannunciava l'arrivo di una ciliegia che il ragazzino accolse aprendo la bocca, cercando di non pensare al brivido che stava correndo lungo la schiena, ma anche con tutta la buona volontà non ci riuscì.
Non vi riuscì a maggior ragione quando le dita di Oscar gli sfiorarono le labbra, in un tocco involontario, che aveva però scatenato l'inferno tra le sue viscere, in quel punto che da qualche tempo lo rendeva diverso dal bambino che era stato, ma non così tanto da potersi definire uomo.
“Era a questo cui faceva riferimento la nonna, quando lo definiva “ometto”?”
La biondina era invece tranquilla e priva di preoccupazioni. Ogni qualvolta giungeva entro i confini di Arras la testa le diventava più leggera, sgombra da qualsiasi tipo di pensiero, ed anche ora, sulle spalle di quel che da lì a poco sarebbe diventato il suo “attendente”, tra una ciliegia e... una ciliegia, non trovava di meglio da fare che burlarsi del volto capovolto dell'amico, così stranamente buffo; solo quando le sue dita sfiorarono la bocca di André si rese conto della loro morbidezza, come se prima di allora non fosse mai stata sfiorata da quel pensiero, da quella curiosità che d’un tratto le pareva legittima.
Dal canto suo, il ragazzo, tentava di mantenere un briciolo di controllo ingurgitando ciliegie ed evitando di guardare la padrona negli occhi, ma anche distogliendo lo sguardo gli era impossibile sottrarsi al profumo che emanavano i suoi capelli, penzoloni dinnanzi al proprio viso.
La stanchezza ormai non la sentiva più, desiderava soltanto che lei smettesse di occuparsi di quel maledetto albero e decidesse di scendere; ma la mocciosa non dava segni di cedimento, eppure era là sopra da un sacco di tempo, sotto il sole cocente!
Forse solo un improvviso colpo di calore che facesse crollare lei lo avrebbe liberato, poi però sarebbe stata Nanny a metter fine alla sua giovane vita!
André sbuffò ed Oscar si chinò nuovamente, puntando le iridi azzurre sul suo volto, per centrare al meglio la bocca. Lui guardò il frutto avvicinarglisi e quelle piccole dita strette attorno al gambo e non poté evitarsi di lasciare che lo sfiorassero ancora, come non poté impedire alle proprie labbra di chiudersi, per un istante, attorno, assaporando il gusto di quella pelle che fino a quel momento aveva solo visto, e non toccato.
La ragazzina sembrò non badarci, forse perché fu questione di un secondo, o semplicemente perché ancora non possedeva malizia, ma il giovane al contrario ne rimase turbato, a tal punto da stringere le mani attorno alle gambe di Oscar, in un gesto di possessione, di bramosia, per allentare quella tensione che sentiva lungo la schiena, come una scossa improvvisa, quell'agitazione che si prendeva gioco di lui solo quando... quando si recava a spiare le lavandaie... Ma? Come era possibile che lei...?
La voce squillante e imperiosa della padroncina gli rubò i pensieri.


- Buone?
- Niente male – rispose dopo aver sputato il nocciolo. - ma ora scendi.
- Quando scendo, lo decido io! – rimarcò Oscar col tono da militare consumato che inorgogliva tanto anche il generale suo padre - spostati di lì!
André sbuffò.
- Di lì! Di lì! …Di lì dove? non ti vedo quando gesticoli!
Oscar gli tirò un ciuffo di capelli.
- Ahiaa!
- A destra... sì... fermo, fermo!
Ordinò tirandogli il codino.
- Ehi! Non sono un cavallo! ed i miei capelli non sono redini!
- Ohhh… lo so che non sei un cavallo ... i  cavalli obbediscono – … ciliegia… - e non borbottano di continuo... – … ciliegia… - Sembri tua nonna!
- … senti, … tirane giù un po' ed andiamo. Sono stanco!
- Quando sei stanco …
-… “lo decido io” eccetera eccetera… - le fece il verso. - Quanto sei noiosa quando non fai che darmi ordini!
- Sì’ … hai decisamente preso da tua nonna! – concluse la biondina senza scomporsi.  - Dai, avvicinati a quel ramo che voglio salire.
- Cosa? Non ci penso nemmeno! Se cadi chi la sente la mia cara vecchietta!
Oscar gli tirò un calcio sul fianco, sorridendo sadica.
- Ahiiiah! Sei impazzita?!! Vuoi rompermi una costola!
- Trotta trotta, cavallino … - rise lei tirandogli ancora il ciuffo.
André si arrese portandosi al di sotto del tronco che gli indicava.
- Sei … sei … - borbottò serrando poi le labbra per costringersi a tacere - Vedi di scivolare, mi raccomando … - la pungolò, ironico.
Oscar allungò le braccia al ramo, cominciò a tirarsi su, puntando i piedi sulle spalle del moro, finché riuscì a mettersi cavalcioni e lo liberò.
- Senti … prendine un po’ ed andiamocene. Non sono tranquillo qui… - disse André guardandosi intorno con fare guardingo.
- Di che hai paura… - ironizzò l’amica, cominciando a passargli la frutta che André infilava in tutte le tasche a disposizione, perfino nello scollo della camicia.
- Beh, questo albero non è … esattamente tuo, Oscar.
- Questa terra è dei Jarjayes, tutto qui intorno è dei Jarjayes!
- Sì, ma è in affitto a persone che, oltre a pagare l’affitto a tuo padre, pagano le tasse, vi danno una parte del raccolto e si spezzano pure la schiena…
- Allora consideralo un anticipo sull’affitto… - disse lei alzandosi cautamente per raggiungere un ramo più alto.
- Stai attenta … - piagnucolò ansioso.
- Piantala di fare la donnicciola! Mi innervosisci quando fai così! – ringhiò lei.

- Ehi! Che state facendo! – tuonò un vocione alle loro spalle – Maledette pesti!
Beccati!
Velocemente, Oscar si calò di nuovo sulle spalle di André e da lì a terra con una agilità degna di un ruba-ciliegie professionista e, senza indugio, si diedero alla fuga mentre il mezzadro tuonava, agitava minacciosamente i pugni e cominciava a rincorrerli.
- Corri più forte, Oscar! Mi sa che stavolta ci prende! Tu e le tue maledette pensate!
- Chiudi la bocca e piantala di piagnucolare, mollaccione! Siamo quasi arrivati allo stagno!
- Sì e che facciamo una volta lì?

Scivolarono lungo un pendio erboso, ruzzolando, incespicando; arrivarono alla pozza e senza parlare Oscar indicò il guscio di noce, altrimenti chiamato barca, col quale si dedicavano saltuariamente alla pesca, attività considerata noiosissima da lei ed estremamente rilassante da lui, quindi motivo di screzi ed accese baruffe.
Spinsero la barchetta in acqua, Oscar balzò a bordo, acchiappò un remo mentre ancora André, con l’acqua che arriva alla cintola, spingeva. Lei cominciò a pagaiare verso il centro del laghetto; André si issò a sua volta, prese l’altro remo e l’aiutò.
- Prima o poi vi prenderò e gonfierò come si deve i vostri aristocratici culetti! – esclamava il contadino furente ed impotente da riva, continuando ad agitare i pugni prima di mandarli a quel paese con un gestaccio esplicito e tornarsene sui suoi passi.
- Beh … - gongolò André mentre entrambi venivano colti da un irrefrenabile attacco di risa e si abbandonavano sdraiati sul fondo della barca – mi sa che ce l’aveva solo con te! Io non ho un “aristocratico culetto”
- Sempre il solito, tu! Quando ti fa comodo ti “defili”! passa qua il bottino, mollaccione!
André infilò una mano nella camicia e cominciò ad allungarle ciliegie.
Rimasero lì a mangiare in silenzio, affiancati, testa contro piedi, sputando noccioli in acqua ed ammirando il cielo sporcato qua e là da qualche nuvoletta leggera di passaggio che, per Oscar avevano sempre l’aspetto di eroi greci e per André di … cibo…
Chissà perché?
- Quando siamo qui ad Arras mi sento un po’ come Diana … - se ne uscì lei all’improvviso.
André scoppiò a ridere.
- Oh, si! ti ci vedo col gonnellino a cavalcare e tirar frecce qua e là!
- Certe volte sei proprio stupido … - lo rimproverò . - Mi riferivo alla pace di questi luoghi … Non sembra anche a te che qui la vita scorra diversamente?
Lui sospirò, ammettendo con sé stesso che quando stavano lì, Nanny pretendeva meno da lui…
Forse perché con Oscar si rendeva irreperibile per gran parte della giornata, perso nei campi con l’amica e quando tornavano erano talmente stanchi da crollare ancor prima di raggiungere il letto.
- Sì, hai ragione … - mormorò.
Rise ancora.
- Che hai ora?!
- Pensavo alla storia di Diana e Atteone … Ti ci vedo a trasformare in cervo un poveraccio e farlo sbranare da una muta di cani per il solo fatto d’averti vista nuda…
Oscar rizzò il capo a guardarlo malamente.
- Scusa…? – sibilò.
- Di sicuro a me lo faresti…
- … Scusa…?
- … se ti vedessi nuda … Ahiii! – esclamò massaggiandosi il braccio dove lei lo aveva pizzicato con forza. – E che accidente ho detto ora?! Ti ho già vista nuda! Ahiaa!.. Avevi 6 anni, Oscar!
- Oh, già, adesso ti dedichi alle lavandaie del paese, vero!
- Loro non mi prenderebbero a pizzicotti! – replicò – Certe volte sei troppo irascibile!
- E tu un mollaccione ruffiano!
Si guardarono reciprocamente in cagnesco e, tacitamente, riposero le “armi”, tornando come nulla fosse a fissare il cielo.
- Prima o poi dovremo tornare a riva … - mormorò lui constatando l’ovvietà di aver solo rinviato il pericolo.
Oscar gli rispose con un lamento.
- Che hai?
- Credo d’aver mangiato troppe ciliegie … - grugnì.
- Sempre la solita … Come con la cioccolata … Possibile che non sei capace di trattenerti un poco?
- Senti chi parla … Hai il ventre che sembra quello del Generale Bouillè …
- … Qui? – la interruppe André posandole la mano sul ventre.
Ad Oscar mancò un battito nel sentire il calore della sua mano, lì, vicino a dove entrambi ormai sapevano di essere davvero diversi.
Non voleva ammettere con André che, quella volta, le ciliegie c’entravano poco col mal di pancia; che non era come da piccoli, quando dopo aver esagerato con dolci, dolcetti e così via, finivano col leccarsi reciprocamente le ferite della guerra alla dispensa… Non voleva ammettere con lui che, da un paio di mesi, le loro differenze erano aumentate.
A proposito … Bouillè è venuto a trovare mio padre, prima che partissimo per Arras…
Lo disse in tono preoccupato.
e…? – la incalzò l’amico.
Hanno parlato del mio futuro… Bouillè gli diceva che era un pazzo, che era una assurdità, che se ne sarebbe pentito…
André non commentò: quel Bouillè non gli piaceva assolutamente, ma non voleva confessare di essere in parte d’accordo con lui.
… io … io diventerò un soldato, André! – esclamò con aria sognante.
… tu sei una ragazza … - non poté trattenersi il moro.
All’improvviso, come spesso accadeva quando venivano toccati certi argomenti, lei esplose in una rabbia silenziosa.
Afferrò la sua mano e la spostò violentemente dal suo ventre, si tirò su e cominciò a pagaiare con energia.
Ma … Oscar!
Ma lei non aveva intenzione di continuare. Labbra serrate e sguardo fisso, gli avrebbe rivolto la parola solo quando le fosse passata.
Ormai André la conosceva e si rassegnava ai suoi modi, convinto in cuor suo che, prima o poi, lei avrebbe capito; che, prima o poi, sarebbe diventata una donna.
… prima o poi…
   
 
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