ATTENZIONE! QUESTA E' UNA FIC SCRITTA A 4 MANI TRA BABY80 E CRISSI "Alcuni momenti della vita dei nostri amati, scanditi dal tempo, dalle stagioni... e tenute insieme da scorpacciate, mal di pancia e insetti fastidiosi..."
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
André osservava con particolare interesse l'andirivieni di
formiche indaffarate sul tronco dell'albero, un grosso ciliegio
punteggiato di rosso vivace.
Inarcò le sopracciglia constatando che correvano su e
giù
proprio come le cameriere dei Jarjayes quelle volte in cui Nanny
strillava più del generale preso nei suoi giorni storti.
Le osservava non per un improvviso interesse alla biologia, ma
perché non poteva fare altrimenti, bloccato lì
con Oscar
sulle spalle che stava pilucchiando ciliegie direttamente dalle fronde
cariche e si prendeva tutta la calma del mondo per ingozzarsi.
In fin dei conti, lei era la padrona e lui doveva solo obbedire,
nonostante fosse ridotto ad uno straccio, sudato e dolorante.
- Però potresti almeno passarmene qualcuna .... -
borbottò.
- Hai detto qualcosa?
- Passami qualche ciliegia! ho detto...
- ... per favore, ....
- ... per favore, sì, per
favore…
Oscar si chinò fino ad imboccarlo, il busto piegato e il
viso in
prossimità di quello di André, il quale poteva
sentire il
suo alito caldo contro la fronte.
La ragazzina si perse per qualche istante, intenta ad osservare quella
che le sembrava la faccia più buffa che avesse mai visto, il
moro invece non riusciva a togliere lo sguardo dagli occhi
dell'amichetta, chiedendosi se fossero già stati
così
vicini, e come mai non si fosse mai accorto delle tonalità
di
azzurro che coloravano le sue iridi.
Oscar prese una ciliegia dalla tasca e la portò davanti alla
bocca di André; quando lui l'aprì, per farvi
entrare il
frutto, anche quella di lei ne imitò il gesto, proprio come
una
mamma intenta ad imboccare il proprio piccolo.
Ciò lasciò il giovane colmo di sorpresa, stupito
nel
sentirsi rapito dalle labbra della biondina, così piene e
rosse,
esattamente come la ciliegia che stava esplodendo sotto la morsa dei
propri denti.
André si domandò perché mai provasse
turbamento
per quella che aveva sempre visto come una mocciosa; le uniche volte in
cui si era sentito in quel modo era quando... “…
cavolo…”
Ancora quei bellissimi occhi azzurri e quelle labbra lievemente
dischiuse, umide, dalle quali fuoriuscivano aliti di respiro bollente,
tutto questo preannunciava l'arrivo di una ciliegia che il ragazzino
accolse aprendo la bocca, cercando di non pensare al brivido che stava
correndo lungo la schiena, ma anche con tutta la buona
volontà
non ci riuscì.
Non vi riuscì a maggior ragione quando le dita di Oscar gli
sfiorarono le labbra, in un tocco involontario, che aveva
però
scatenato l'inferno tra le sue viscere, in quel punto che da qualche
tempo lo rendeva diverso dal bambino che era stato, ma non
così
tanto da potersi definire uomo. “Era a questo
cui faceva riferimento la nonna, quando lo definiva
“ometto”?”
La biondina era invece tranquilla e priva di preoccupazioni. Ogni
qualvolta giungeva entro i confini di Arras la testa le diventava
più leggera, sgombra da qualsiasi tipo di pensiero, ed anche
ora, sulle spalle di quel che da lì a poco sarebbe diventato
il
suo “attendente”, tra una ciliegia e... una
ciliegia, non
trovava di meglio da fare che burlarsi del volto capovolto dell'amico,
così stranamente buffo; solo quando le sue dita sfiorarono
la
bocca di André si rese conto della loro morbidezza, come se
prima di allora non fosse mai stata sfiorata da quel pensiero, da
quella curiosità che d’un tratto le pareva
legittima.
Dal canto suo, il ragazzo, tentava di mantenere un briciolo di
controllo ingurgitando ciliegie ed evitando di guardare la padrona
negli occhi, ma anche distogliendo lo sguardo gli era impossibile
sottrarsi al profumo che emanavano i suoi capelli, penzoloni dinnanzi
al proprio viso.
La stanchezza ormai non la sentiva più, desiderava soltanto
che
lei smettesse di occuparsi di quel maledetto albero e decidesse di
scendere; ma la mocciosa non dava segni di cedimento, eppure era
là sopra da un sacco di tempo, sotto il sole cocente!
Forse solo un improvviso colpo di calore che facesse crollare lei lo
avrebbe liberato, poi però sarebbe stata Nanny a metter fine
alla sua giovane vita!
André sbuffò ed Oscar si chinò
nuovamente,
puntando le iridi azzurre sul suo volto, per centrare al meglio la
bocca. Lui guardò il frutto avvicinarglisi e quelle piccole
dita
strette attorno al gambo e non poté evitarsi di lasciare che
lo
sfiorassero ancora, come non poté impedire alle proprie
labbra
di chiudersi, per un istante, attorno, assaporando il gusto di quella
pelle che fino a quel momento aveva solo visto, e non toccato.
La ragazzina sembrò non badarci, forse perché fu
questione di un secondo, o semplicemente perché ancora non
possedeva malizia, ma il giovane al contrario ne rimase turbato, a tal
punto da stringere le mani attorno alle gambe di Oscar, in un gesto di
possessione, di bramosia, per allentare quella tensione che sentiva
lungo la schiena, come una scossa improvvisa, quell'agitazione che si
prendeva gioco di lui solo quando... quando si recava a spiare le
lavandaie... Ma? Come era possibile che lei...?
La voce squillante e imperiosa della padroncina gli rubò i
pensieri.
- Buone?
- Niente male – rispose dopo aver sputato il nocciolo. - ma
ora scendi.
- Quando scendo, lo decido io! – rimarcò Oscar col
tono da
militare consumato che inorgogliva tanto anche il generale suo padre -
spostati di lì!
André sbuffò.
- Di lì! Di lì! …Di lì
dove? non ti vedo quando gesticoli!
Oscar gli tirò un ciuffo di capelli.
- Ahiaa!
- A destra... sì... fermo, fermo!
Ordinò tirandogli il codino.
- Ehi! Non sono un cavallo! ed i miei capelli non sono redini!
- Ohhh… lo so che non sei un cavallo ... i cavalli
obbediscono – … ciliegia… - e non
borbottano di
continuo... – … ciliegia… - Sembri tua
nonna!
- … senti, … tirane giù un po' ed
andiamo. Sono stanco!
- Quando sei stanco …
-… “lo decido io” eccetera
eccetera… - le
fece il verso. - Quanto sei noiosa quando non fai che darmi ordini!
- Sì’ … hai decisamente preso da tua
nonna! –
concluse la biondina senza scomporsi. - Dai, avvicinati a
quel
ramo che voglio salire.
- Cosa? Non ci penso nemmeno! Se cadi chi la sente la mia cara
vecchietta!
Oscar gli tirò un calcio sul fianco, sorridendo sadica.
- Ahiiiah! Sei impazzita?!! Vuoi rompermi una costola!
- Trotta trotta, cavallino … - rise lei tirandogli ancora il
ciuffo.
André si arrese portandosi al di sotto del tronco che gli
indicava.
- Sei … sei … - borbottò serrando poi
le labbra
per costringersi a tacere - Vedi di scivolare, mi raccomando
… -
la pungolò, ironico.
Oscar allungò le braccia al ramo, cominciò a
tirarsi su,
puntando i piedi sulle spalle del moro, finché
riuscì a
mettersi cavalcioni e lo liberò.
- Senti … prendine un po’ ed andiamocene. Non sono
tranquillo qui… - disse André guardandosi intorno
con
fare guardingo.
- Di che hai paura… - ironizzò l’amica,
cominciando
a passargli la frutta che André infilava in tutte le tasche
a
disposizione, perfino nello scollo della camicia.
- Beh, questo albero non è … esattamente tuo,
Oscar.
- Questa terra è dei Jarjayes, tutto qui intorno
è dei Jarjayes!
- Sì, ma è in affitto a persone che, oltre a
pagare
l’affitto a tuo padre, pagano le tasse, vi danno una parte
del
raccolto e si spezzano pure la schiena…
- Allora consideralo un anticipo sull’affitto… -
disse lei
alzandosi cautamente per raggiungere un ramo più alto.
- Stai attenta … - piagnucolò ansioso.
- Piantala di fare la donnicciola! Mi innervosisci quando fai
così! – ringhiò lei.
- Ehi! Che state facendo! – tuonò un vocione alle
loro spalle – Maledette pesti! Beccati!
Velocemente, Oscar si calò di nuovo sulle spalle di
André
e da lì a terra con una agilità degna di un
ruba-ciliegie
professionista e, senza indugio, si diedero alla fuga mentre il
mezzadro tuonava, agitava minacciosamente i pugni e cominciava a
rincorrerli.
- Corri più forte, Oscar! Mi sa che stavolta ci prende! Tu e
le tue maledette pensate!
- Chiudi la bocca e piantala di piagnucolare, mollaccione! Siamo quasi
arrivati allo stagno!
- Sì e che facciamo una volta lì?
Scivolarono lungo un pendio erboso, ruzzolando, incespicando;
arrivarono alla pozza e senza parlare Oscar indicò il guscio
di
noce, altrimenti chiamato barca, col quale si dedicavano saltuariamente
alla pesca, attività considerata noiosissima da lei ed
estremamente rilassante da lui, quindi motivo di screzi ed accese
baruffe.
Spinsero la barchetta in acqua, Oscar balzò a bordo,
acchiappò un remo mentre ancora André, con
l’acqua
che arriva alla cintola, spingeva. Lei cominciò a pagaiare
verso
il centro del laghetto; André si issò a sua
volta, prese
l’altro remo e l’aiutò.
- Prima o poi vi prenderò e gonfierò come si deve
i
vostri aristocratici culetti! – esclamava il contadino
furente ed
impotente da riva, continuando ad agitare i pugni prima di mandarli a
quel paese con un gestaccio esplicito e tornarsene sui suoi passi.
- Beh … - gongolò André mentre
entrambi venivano
colti da un irrefrenabile attacco di risa e si abbandonavano sdraiati
sul fondo della barca – mi sa che ce l’aveva solo
con te!
Io non ho un “aristocratico culetto”
- Sempre il solito, tu! Quando ti fa comodo ti
“defili”! passa qua il bottino, mollaccione!
André infilò una mano nella camicia e
cominciò ad allungarle ciliegie.
Rimasero lì a mangiare in silenzio, affiancati, testa contro
piedi, sputando noccioli in acqua ed ammirando il cielo sporcato qua e
là da qualche nuvoletta leggera di passaggio che, per Oscar
avevano sempre l’aspetto di eroi greci e per André
di
… cibo… Chissà
perché?
- Quando siamo qui ad Arras mi sento un po’ come Diana
… - se ne uscì lei all’improvviso.
André scoppiò a ridere.
- Oh, si! ti ci vedo col gonnellino a cavalcare e tirar frecce qua e
là!
- Certe volte sei proprio stupido … - lo
rimproverò . -
Mi riferivo alla pace di questi luoghi … Non sembra anche a
te
che qui la vita scorra diversamente?
Lui sospirò, ammettendo con sé stesso che quando
stavano lì, Nanny pretendeva meno da lui…
Forse perché con Oscar si rendeva irreperibile per gran
parte
della giornata, perso nei campi con l’amica e quando
tornavano
erano talmente stanchi da crollare ancor prima di raggiungere il letto.
- Sì, hai ragione … - mormorò.
Rise ancora.
- Che hai ora?!
- Pensavo alla storia di Diana e Atteone … Ti ci vedo a
trasformare in cervo un poveraccio e farlo sbranare da una muta di cani
per il solo fatto d’averti vista nuda…
Oscar rizzò il capo a guardarlo malamente.
- Scusa…? – sibilò.
- Di sicuro a me lo faresti…
- … Scusa…?
- … se ti vedessi nuda … Ahiii! –
esclamò
massaggiandosi il braccio dove lei lo aveva pizzicato con forza.
– E che accidente ho detto ora?! Ti ho già vista
nuda!
Ahiaa!.. Avevi 6 anni, Oscar!
- Oh, già, adesso ti dedichi alle lavandaie del paese, vero!
- Loro non mi prenderebbero a pizzicotti! –
replicò – Certe volte sei troppo irascibile!
- E tu un mollaccione ruffiano!
Si guardarono reciprocamente in cagnesco e, tacitamente, riposero le
“armi”, tornando come nulla fosse a fissare il
cielo.
- Prima o poi dovremo tornare a riva … - mormorò
lui
constatando l’ovvietà di aver solo rinviato il
pericolo.
Oscar gli rispose con un lamento.
- Che hai?
- Credo d’aver mangiato troppe ciliegie … -
grugnì.
- Sempre la solita … Come con la cioccolata …
Possibile che non sei capace di trattenerti un poco?
- Senti chi parla … Hai il ventre che sembra quello del
Generale Bouillè …
- … Qui? – la interruppe André
posandole la mano sul ventre.
Ad Oscar mancò un battito nel sentire il calore della sua
mano,
lì, vicino a dove entrambi ormai sapevano di essere davvero
diversi.
Non voleva ammettere con André che, quella volta, le
ciliegie
c’entravano poco col mal di pancia; che non era come da
piccoli,
quando dopo aver esagerato con dolci, dolcetti e così via,
finivano col leccarsi reciprocamente le ferite della guerra alla
dispensa… Non voleva ammettere con lui che, da un paio di
mesi,
le loro differenze erano aumentate.
A proposito … Bouillè è venuto a
trovare mio padre, prima che partissimo per Arras…
Lo disse in tono preoccupato.
e…? – la incalzò l’amico.
Hanno parlato del mio futuro… Bouillè gli diceva
che era
un pazzo, che era una assurdità, che se ne sarebbe
pentito…
André non commentò: quel Bouillè non
gli piaceva
assolutamente, ma non voleva confessare di essere in parte
d’accordo con lui.
… io … io diventerò un soldato,
André! – esclamò con aria sognante.
… tu sei una ragazza … - non poté
trattenersi il moro.
All’improvviso, come spesso accadeva quando venivano toccati
certi argomenti, lei esplose in una rabbia silenziosa.
Afferrò la sua mano e la spostò violentemente dal
suo
ventre, si tirò su e cominciò a pagaiare con
energia.
Ma … Oscar!
Ma lei non aveva intenzione di continuare. Labbra serrate e sguardo
fisso, gli avrebbe rivolto la parola solo quando le fosse passata.
Ormai André la conosceva e si rassegnava ai suoi modi,
convinto
in cuor suo che, prima o poi, lei avrebbe capito; che, prima o poi,
sarebbe diventata una donna.
… prima o poi…