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Autore: Yameta    17/11/2010    2 recensioni
Ha vissuto da sempre da solo, ha protetto le persone che lo odiano nell'oscurità, non ha mai trovato un modo per essere felice.
Ora è come un fantasma privo di desideri o di vendette, ora si limita solo a proteggere uno sterile villaggio che ignora da sempre la sua esistenza.
Ma sarà sempre così?
Genere: Azione, Generale, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kakashi Hatake, Un po' tutti | Coppie: Hinata/Naruto
Note: AU, Lemon, OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Naruto prima serie, Naruto Shippuuden
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Inizia una nuova ff durante il periodo di preparazione agli esami!
Devo dire che mi sembra davvero fenomenale l'essere di nuovo qui a scrivere dopo un pò di tempo.. eheheheh.
Sto iniziando con questa ff che mi assillava da una vita: tranquilli, per una volta non sarà una serie di saghe come le Uzumaki Chronicles.. accidentaccio non vedo l'ora di finire le Gaiden Series.. scusatemi.
Beh, che altro se non un'augurarvi una buona lettura?
Buona lettura! :)


NarutoxHinata fino alla fine!
Kakashi Hatake come sensei di vita!
Mayuri Kurotsuchi come professore di scienze!


Cresciuto con odio


La luce lunare di quella notte ricopriva i tetti legnosi del villaggio di Konoha. Il suo bianco abbagliava chiunque e non veniva oscurato da nessun ammasso nuvoloso che avrebbe permesso di vedere, ad un visitatore giunto da poco nel villaggio, le luci soffuse delle botteghe o i magri fumi delle rosticcerie all'aperto dove i membri del clan Akimichi avevano creato un'enorme fila per ricevere sempre più porzioni di cibo.
La festa della Foglia nuova era un'usanza molto importante a Konoha: si festeggiava il centesimo anno dalla sua fondazione da parte dell'alleanza del fuoco guidata da Hashirama Senju.
Gente vestita con yukata e kimono che passeggiava allegramente era il tipico scenario che poteva vedersi, seguita da sbigottiti shinobi con in mano bottiglie di ceramica ubriachi fradici, e rincorsa da bambini festanti che provavano ogni tipo di gioco fornito dalle bancarelle di proprietari sorridenti e con le mani a sfregarsi per gli enormi guadagni di quell'importante settimana nel villaggio ninja di Konoha.
Un villaggio che ancora si leccava le ferite dall'enorme batosta assestatagli dal demone ennacoda, Kyubi no Yoko.
Case, persone, ricordi, persino la speranza di ricominciare una nuova vita o la possibilità di dimenticare quell'incubo, Kyubi aveva lasciato a Konoha questo ed altro in modo che nessun abitante del villaggio avesse sempre impressi gli orrori di quella notte per l'intera durata della loro vita.
Una scusa per dimenticare tutti a cinque anni di distanza dalla tragedia in cui Konoha aveva perso anche il loro capo ed eroe: Namikaze Minato, Yondaime Hokage.
E per cosa poi?
Per cosa era morto il loro eroe? Per chi erano morti i validi shinobi contro quel demone?
Ogni volta che gli sguardi della gente si spostavano su quell'incerta zazzera bionda che si muoveva cauta e timorosa fra la folla e quegli occhi a loro detta malvagi ma che trasudavano innocenza cercavano un punto indefinibile fra quel trambusto o un posto in cui poter avere qualcosa da mangiare senza che gli puntassero contro kunai o una mazza.
La gente di Konoha non riusciva proprio ad accettare che i loro cari fossero morti per far vivere quel bambino.
La reincarnazione del demone
Il bambino-volpe
Il Kyubi
Ma tutti preferivano chiamarlo Mostro.
Incerto sul da farsi ed imbarazzato sui pesanti sguardi carichi su di lui, Naruto Uzumaki, perché questo era il suo nome, 4 anni e mezzo, avanzava con in mano una banconota da cinque ryo alla ricerca di un venditore straniero da cui potesse comperare qualcosa con soli cinque ryo.
Secondo molti, il fatto che ancora fosse vivo o che vivesse in un monolocale datogli dall'Hokage era già segno della loro nobiltà d'animo che il Mostro non riconosceva mai. Per questo, per la sua enorme sfacciataggine e per la sua cattiveria da mostro che loro lo allontanavano o lo picchiavano.
Ma stavolta Naruto era davvero sfortunato. Ogni volta che si avvicinava a qualche bancarella speranzoso sempre la solita frase
-Vattene via, mostro! Non vendo la mia merce ad uno come te-
Deluso, Naruto si allontanò prima possibile da tutto quel trambusto nascondendosi per il tratto di foresta che ne impedisse il ritrovamento.
Esistere era un crimile per lui. E lui non sapeva spiegarsi il perché.
L'odio era stato la madre con cui stava crescendo.
La solitudine suo padre.
E lui rimaneva nell'ignoranza e nel dolore per il destino che era stato scritto per lui.
Non poteva far altro che chiedersi il perché.

Con lo stomaco brontolante, tornò a casa coricandosi sul letto e cercando di soffocare il gorgoglio con dei pugni. Aveva già esaurito le lacrime per piangere di quella sua vita, aveva oramai perso la minima speranza che qualcuno potesse amarlo o volesse avere a che fare con lui: sarebbe rimasto per sempre da solo.
Si alzò debolmente dal letto, se non mangiava qualcosa al più presto gli sarebbe ammalato come due mesi prima, quella volta i medici lo avevano curato nei modi più brutali dicendogli di doverli ringraziare solamente per averlo aiutato.
Stremato, si appoggiò alla finestra da cui vide flotte di felici famiglie che passeggiavano per le vie del villaggio. Bambini che festeggiavano di fronte ai dolci che i genitori li comperavano; le risate ed i gesti festanti mentre passeggiavano contenti.
-Perché?-
Perché lui non aveva nulla?! Perché gli altri si e lui no? Non era giusto!
Per la prima volta da quando era nato, così, all'improvviso, provava invidia ed odio per quelle persone.
Non capiva per quale ragione.
Un rumore poi lo distrasse facendolo voltare dalla parte opposta.
Il rumore proveniva dalla cucina, si alzò preoccupato di chi ci fosse e, paurosamente, si avvicinò alla porta scrutando una qualsiasi eventuale presenza: nessuno.
Avanzò preoccupato mentre il vento entrava dalla finestra della cucina, non sapeva come mai ma sul tavolo aveva trovato due confezioni di onigiri già pronti che non aveva mai visto.
La fame era troppa che non riuscì a resistere, strappò la confezione di plastica ed iniziò a mangiare contento e sorridente incurante dello sguardo di qualcuno dalla finestra.

Non sapeva come ma quel sorriso e quell'espressione beata gli riempiva il cuore di gioia e di continui dubbi per non fare mai abbastanza per Naruto.
Kakashi Hatake, Anbu, 18 anni fissava con tristezza il bambino di quattro anni. Lo guardò mangiare fino a quando non avesse finito portandosi poi sul tetto una volta che questo ebbe finito di mangiare.
-Possiamo andare, taichou?- fece una voce assonnata
Una donna dai capelli viola dalla stessa divisa di Kakashi e con una maschera bianca a forma di coniglio si era avvicinata a lui porgendogli una tortina di riso.
-Mangia qualcosa prima di partire per la missione, taichou- continuò
Perplesso, Kakashi la fissò con sguardo grato mentre afferrava la tortina di riso e se la mangiava nascondendosi dagli sguardi della sua squadra.
-Taichou...- mugugnò lo shinobi
Kakashi sapeva qual'era la domanda più gettonata che tutti gli facevano, per questo lo fulminò con lo sguardo zittendolo, dopodiché si infilò la maschera bianca di ANBU a forma di cane e si rivolse ai propri uomini.
-Muoviamoci-
La notte di Konoha non veniva mai deturbata da nessun movimento degli shinobi né dalle battaglie più feroci; una notte però, a settimane dopo quell'episodio, avrebbe però visto il rosso e fatto rivivere un incubo agli abitanti di Konoha.

  
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