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Autore: Cat Can Play Cello    17/11/2010    2 recensioni
Feliciano Vargas ha in mente un piano che preoccupa Ludwing seriamente. "Lud, secondo te, cosa si ottiene mescolado la scurrilità e la violenza tipica di mia sorella Romana all'instabilità e alla poca delicatezza tutta firmata Russia?" "Non ne ho idea ma io non lo farei..." "Ok passami il telefono!" Attenzione Crack pairing e gender swap (su Romano Vargas). HO RISPOSTO ALLE RECENSIONI DEL CAPITOLO 4.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Germania/Ludwig, Nord Italia/Feliciano Vargas, Russia/Ivan Braginski, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Desclaimers: i personaggi non sono miei. Non c'è un'epoca storica precisa.

Si schiarì per l'ennesima volta la gola.
Sete. Sete. Sete.
Caldo forte, troppo, afoso.
Non riusciva a respirare.
Poggiò il falcetto a terra e si asciugò il sudore sulla fronte con un fazzoletto già completamente bagnato con un sospiro.
Non poteva chiedere ancora acqua al suo vicino, ne aveva poca anche lui.
Sospirò, provocandosi un attacco di tosse a causa dell'aria secca.
Romana si piegò in due improvvisamente colta da un attacco di nausea.
'Accidenti...'
Respirò a fondo, una, due, tre volte senza trovare aria a sufficienza. La testa girava.
Si raddrizzò a fatica asciugando il nuovo velo di sudore che le copriva gli occhi.
"Non ce la faccio più..." biascicò.
Riaprì gli occhi vedendo solo una chiazza gialla offuscata.
"Ma che diamine.."
Batté le palpebre. Niente: i contorni si erano liquidati ed erano svaniti.
"Che sta succedendo?" un altro capogiro.
Afferrò la testa e la tenne stretta come per fermare il mondo che sembrava ruotare vorticosamente.
Il caldo era sempre più forte. Più opprimente.
Non c'è aria.
"Sto andando a fuoco."
Alzò gli occhi al cielo che sembrava imbrunire.
"Ma che.."
Scese la notte.
*
Ivan ancora non capiva come aveva fatto Feliciano a convincerlo.
Forse erano stati i vestiti della misura giusta che gli aveva fatto ondeggiare davanti agli occhi, forse la sua insistenza assurda, forse...
Sbuffò sistemandosi meglio lo zaino sulle spalle.
"Accidenti a te, Italia." mormorò senza nemmeno sapere se si riferisse a Feliciano o a Romana.
Già, Romana.
L'immaginava nervosa e arrabbiata che gli veniva incontro guardandolo male e urlandogli di essere un pazzo che si divertiva a seguirla.
Come se lui avesse mai... No, non era esattamente corretto.
Lui avrebbe voluto seguirla, prenderla per un braccio, voltarla verso di se e urlarle in faccia che diamine volesse e perché si comportasse così.
"Probabilmente, se lo avessi fatto, mi avrebbe urlato le stesse cose di una settimana fa.. Forse cose peggiori e avrebbe tentato di picchiarmi e io... L'avrei picchiata..?"
Si morse un labbro.
Sarebbe riuscito mai ad alzare le mani su di lei? Una volta aveva fallito.
Lui che nel passato ha ucciso donne e bambini a sangue freddo passandoli a fil di spada e freddandoli con...
Ivan rabbrividì a quelle immagini, parte di lui. Anche il caldo sole italiano sembrava essersi ghiacciato.
Pazzo, bestia, scansato, evitato... Tutti avevano paura.
"Fanno bene e hanno ragione..."
Si stropicciò il viso.
"Basta. Non ce la faccio a pensarci ancora."
Si concentrò sul paesaggio che si aprì improvvisamente davanti ai suoi occhi.
Una distesa dorata di grano.
Come sul treno: sorpreso e meravigliato da piccoli spettacoli come quello. Si incamminò per scendere a valle osservando l'enorme distesa dorata: le macchine agricole erano davvero poche e il lavoro di mietitura era quassi del tutto manuale.
Ivan rimase completamente ammutolito. Il sole faceva splendere quella distesa dorata cosparsa di papaveri rossi. Ad un tratto ci fu un movimento generale di persone che convergevano in un punto unico.
Ivan li guardò incuriosito. Giungevano urla e grida indistinte.
"Che sia successo qualcosa?"
Il russo iniziò a scendere la leggera china ed ad avvicinarsi accelerando il passo. Magari poteva dare una mano.
"Soccorsi, chiamate l'ambulanza!" riuscì a capire quando fu più vicino.
'Si è sentito male qualcuno..'
Il gruppetto di persone guardavano tutte a terra.
Prima li osservò da lontano per non intralciarli, poi si spinse verso di loro per chiedere dove avrebbe potuto trovare Romana.
Stava per chiedere informazioni quando uno degli uomini che facevano muro intorno alla persona a terra si allontanò per prendere altra acqua.
Ivan si sentì gelare.
"Romana!" urlò facendo sobbalzare tutti i presenti.
Si precipitò da lei inginocchiandosi accanto alla sua testa.
"Romana! Che le è successo? Romana!"
Le toccò il viso bollente e arrossato, guardando scioccato le palpebre chiuse e la sua espressione sofferente.
"Lei, si tolga, immediatamente! Che diamine ha da urlare così?" lo rimbeccò uno degli uomini là presenti.
Ivan alzò lo sguardo sul suo interlocutore. Lo sguardo si era caricato istantaneamente di furia.
L'uomo fece qualche passo indietro nel fissare quelle iridi violette dense di ferocia.
Ivan avrebbe voluto dire altro ma chiese:
"Che le è successo? Perché sta male?" furono quasi un ringhio.
'Che le abbiano fatto qualcosa di brutto?'
"Un colpo di calore." avanzò un ragazzo pigolando piano.
Ad Ivan ricordò molto Lettonia.
"E' svenuta di colpo... Mi aveva chiesto acqua perché ne era sprovvista ma anche io ne avevo poca e non ho potuto dargliene a sufficienza.. Deve essersi disidratata." proseguì guardandolo con timore.
Ivan lo fissò ancora un po' poi sbuffò e tornò a rivolgere la sua attenzione alla ragazza accarezzandole i capelli scuri bagnati di sudore, voleva chiedere tra quanto sarebbero arrivati i soccorsi.
"S-scusi, ma lei è il suo fidanzato?" pigolò lo stesso ragazzo.
La mano del russo tremò e si fermò in mezzo ai capelli.
Che rispondere? Che dire? Cosa fare?
"Da. Si."
Da quando il silenzio è diventato così assordante?
Cosa aveva detto?
"Ah, bene allora andrà lei in ambulanza con Romana, signor.. Come si chiama?"
'Oh bè se questo serviva ad andare in ambulanza con lei...'
"Ivan. Perciò avete già chiamato i soccorsi?"
"Si, si stanno arrivando."
Il russo sospirò. Almeno quello...
Si tolse lo zaino si spalla e con l'acqua e dei fazzoletti iniziò a bagnare fronte e labbra della ragazza, la guardava preoccupato: sembrava morta.
'Le nazioni non possono morire per malattie o colpi di sole giusto?' Ivan si diede un colpo sulla fronte 'Ma che penso? Certo che no! idiota...'
"Signore tutto bene?"
Ivan alzò lo sguardo per incontrare ancora quello del ragazzetto.
"Da, tranquillo il sole non da alla testa anche a me." lo fulminò con un'occhiataccia e quello non emise più un fiato fino.
Ivan si concentrò sulla ragazza. Che diamine di situazione..
Con i fazzoletti imbevuti d'acqua le accarezzò il viso che per una volta non aveva la solita espressione corrucciata. Sembrava... Bella?
Ivan arrossì leggermente.
'Ma cosa vado a pensare? Italia del sud.. Bella?'
Le accarezzò i capelli.
'Probabilmente questa sarà l'unica volta in cui potrò accarezzarla.. Ma che dico, sfiorarla così. Se solo non fosse così acida e perennemente arrabbiata..'
Con la scusa del fazzoletto seguì il contorno delle sue labbra ora rovinate e screpolate dal sole e dall'aria secca.
I suoi occhi non persero alcun dettaglio
Quando sentì una mano sulla spalla sobbalzò.
"Ragazzo, quando starà meglio dille che potrà tornare solo quando si sarà riposata abbastanza. La conosco è una brava ragazza. Sei molto fortunato ad averla accanto."
Ivan si voltò e lanciò all'uomo un'occhiata curiosa.
Quest'ultimo continuò:
"Ci mancherà, soprattutto in paese. Organizza sempre feste per i bambini e per gli anziani, intrattiene i piccoli, fa studiare i più grandi. Ma adesso è il caso che si riposi. È l'angelo del paese, sa? È sempre gentile e solare.. Ma immagino che lei lo sappia meglio di me, no?"
Ivan lo fissava stupito. Davvero Romana era così generosa e altruista ma soprattutto così buona con gli altri?
Tornò a guardare la ragazza a terra.
'Ma allora perché ti comporti così male con me?' la guardò con rimprovero mentre al petto sentiva una morsa di dispiacere stringergli il cuore... Perché?
Una donna robusta con il viso arrossato dal sole e dalla fatica si fece largo tra gli uomini scansandoli come avrebbe fatto un bulldozer, annunciando che l'autoambulanza stava arrivando.
"Vorrei chiederle una cosa, Ivan." continuò la donna "Era successo qualcosa a Romana ultimamente? Era silenziosa, pensierosa.. Come dire.. Distante."
Ivan provò a balbettate qualcosa ma quella gli parlò sopra.
"Rimaneva fino a fare tardissimo e quando una sera gli ho chiesto come mai non tornasse a casa, ha borbottato qualcosa come mi vergogno e sono inutile. Io le ho detto che non era vero e che tutti in paese la adoriamo ma lei non mi ha nemmeno ascoltato. Ha continuato a falciare in silenzio per poi dirmi di andare perché altrimenti avrei fatto tardi dai miei nipoti. Non ha mai fatto così, non capiamo."
'Ovvio che non capiate...'
Adesso sapeva perché si faceva vedere il minimo indispensabile. Era dispiaciuta e si vergognava, troppo orgogliosa per chiedere scusa.. La morsa di dispiacere si allentò di poco.
'Il lavoro le serviva a scappare da me e Feliciano..'
Sentì le sue braccia avvolgerla e attrarla al petto sorreggendole la testa. Era come se fosse diventato uno spettatore esterno di se stesso.
Aveva fatto bene a disfare le valige una seconda volta. Ludwig aveva ragione.
"Sei una pazza, Romana.." le mormorò ad un orecchio "Siamo due pazzi.."
La strinse a se, stupendosi lui stesso del suo gesto.
"Signore, la metta giù! Potrebbe stare ancora più male."
"Silenzio." Ordinò il russo.
Nessuno si azzardò a dire nulla fino all'arrivo dei soccorsi, giunti fin li a sirene spiegate. Solo allora Ivan la lasciò andare riappoggiandola a terra.
Dopo le formalità e i primi controlli i portantini la caricarono velocemente su una barella e subito sul mezzo.
"Vengo anche io con voi."
Il portantino squadrò Ivan da capo a piedi.
"E lei chi è?"
Il russo si morse la lingua. Accidenti alle formalità e alla burocrazia italiana.
"Il suo fidanzato, ci sposiamo tra un mese e suo fratello non è in casa. Devo venire sono l'unico familiare." sibilò in risposta irritato.
"Salga ma ci lasci fare il nostro lavoro, non si intrometta."
Non se lo fece ripetere due volte e salì mettendosi in un angolino.
Durante il viaggio guardò preoccupato i medici e gli infermieri affaccendarsi intorno al corpo di Romana in rispettoso silenzio.
***
Cos'è la morte se non un sonno senza sogni? Senza sensazioni, senza dolore, senza che si debba avere un'importanza, un codice di regole specifico da seguire. No etica, no morale, ma anche niente Feliciano, niente fratellino stupido da coccolare. Niente Italia. La sua amata Italia. Niente... Già sarebbe mancato anche lui.
Bip... Bip... Bip...
Cos'era quello? Avrebbe dovuto sentire quel dannato Bip per l'eternità? E questo? È fastidio per caso? Ma allora forse..
'Che non sia morta?'
A poco a poco le percezioni si moltiplicano. Il morbido sotto di se, un qualcosa di fastidioso conficcato nel braccio, un malessere generale, una stretta calda nel braccio opposto a quello che pulsa, sotto il Bip un altro rumore molto regolare.
Qualcosa che assomiglia al russare ritmico di una persona.
Cos'era mai tutto quello?
'Diamine la testa..' quella la sentiva oltremodo pesante.
Aggrottò le sopracciglia e poi aprì gli occhi. C'era un penombra piacevole anche per i suoi occhi arrossati dalla febbre e non abituati alla luce. I contorni sfuocati si misero in sesto a poco a poco mostrandole un monitor con il suo battito cardiaco sulla destra. Ecco cos'era quel suono infernale. La sagoma di una gruccia per le flebo le rivelò la causa del dolore al braccio che sotto i suoi occhi era livido e incanulato.
Con uno sforzo per lei sovrumano spostò la testa sulla sinistra.
Il monitor registrò tutto con le sue linee e i suoi suoni.
Dalle labbra secche e spaccate a sangue uscì un rantolo che avrebbe voluto essere un verso di sorpresa.
Stringeva il braccio sinistro rendendolo piacevolmente caldo, dormiva accucciato appoggiato al braccio che stringeva il suo.
Per il monitor fu come se qualcosa avesse inciampato, poi si scatenò una tachicardia assurda.
Per Romana, lo stomaco, che sentiva come un macigno nella pancia, sembrò sparire mentre il mondo intero intorno a loro sembrava dissolversi. C'erano solo lei e lui.
'Ma che ...' chiuse gli occhi.
È un sogno. Illusione della morte.
Li riaprì.
Ma che illusione persistente..
Provò a muovere le dita e incontrò la sua pelle morbida.
Molto convincente, di sicuro.
Questo significava che lui era davvero lì.
'Ma che ci fa qui Ivan Braginski? Non era quello che mi odiava?'
Scrutò a lungo il suo viso addormentato.
Poi dei passi. Qualcuno si avvicinava.
"Signorina Vargas." una voce sconosciuta "Bentornata tra noi." una luce accecante le passò davanti agli occhi.
Mugugnò infastidita.
'Ma chi è?'
"Bene, i riflessi dell'occhio ci sono. Sono l'infermiera ho sentito il monitor fare suoni strani e sono venuta a controllare. È un sollievo che lei sia sveglia." bisbigliò.
"Che mi è successo?" biascicò la ragazza.
"Ha preso un colpo di sole. È svenuta in un campo e il suo ragazzo l'ha soccorsa."
"Ragazzo? Intende lui? E Lui era con me?" biascicò senza capire. Lei era a lavoro non con Ivan né tanto meno lui sapeva dove lavorava. E lui non era il suo ragazzo.
Il suo sguardo si fece interrogativo e si spostò dalla donna al ragazzo addormentato vicino a lei.
"Era venuto a portarla il pranzo e l'acqua quando l'ha trovata già a terra. Mi sembra sorpresa, signorina Vargas. Eppure il portantino mi ha raccontato che lui era molto preoccupato per lei e che ha insistito tantissimo per venire in ambulanza con lei."
'Pettegola..' pensò Romana mentre sul suo viso si dipingeva un aria ancora più sorpresa "È vero quello che mi sta dicendo?"
Quella fece una smorfia poco visibile nella penombra.
"Certo che si. Io sono sincerissima! E poi se lo faccia dire anche da suo fratello."
"Mio fratello è qui?" biascicò guardandosi intorno.
"No, è rimasto solo il signor Ivan. Lui l'ha convinto insieme al suo amico biondo a tornare a casa."
"A casa??" adesso il tono era indignato, molto.
'Come ha osato spacciarsi per mio fidanzato e cacciare Feliciano??'
Una timida ipotesi le si affacciò alla mente: se lo avesse fatto per il suo bene?
Feliciano avrebbe fatto troppo..
"... Casino. Suo fratello sa fare una marea di casino in cinque minuti. Questo ragazzo è un santo e anche il biondo tedesco. Hanno avuto una pazienza enorme pur di spiegargli moltissime volte la situazione e nell'impedirgli di assalire il medico ogni volta vedesse."
"Oh.." commentò Italia del sud. Un piacevole calore si diffuse nel petto "Ivan..." mormorò. Si era preoccupato per lei allora.. Non era la persona pessima che lei credeva. Il rimorso l'aggredì stringendole il petto.
Ruotò il polso in modo da poterlo accarezzare piano senza svegliarlo. Sarebbe stata l'unica volta in cui avrebbe potuto fare un gesto simile. Lui non glielo avrebbe mai permesso e lei non avrebbe mai avuto il coraggio..
Un movimento. Il russo si mosse e strofinò la testa contro la mano della ragazza, senza svegliarsi.
La ragazza sussultò ma si trattene appena in tempo da ritrarre la mano di botto.
".. Romana.." biascicò nel sonno il russo.
L'italiana arrossì.. o per lo meno sentì le guance pizzicarle piacevolmente,
"Si vede che siete proprio innamorati, signorina. Lui non l'ha lasciata mai oggi. Nemmeno per un attimo. Ha aspettato durante le operazioni di rianimazione fuori dalla porta, l'ha riaccompagnata in camera e poi non si  mosso da qui. Pensi che non ha nemmeno mangiato per tutta ieri. Adesso riposate, appena sarà mattina il medico verrà per la visita. 'Notte."
"N-notte..." biascicò Romana di rimando seguendola con lo sguardo mentre usciva, poi si dedicò completamente al ragazzo.
"Ivan.. Sei un pazzo, siamo due pazzi..." le parole le mancarono, la voce tremò e si spense "Perdonami per tutto.. E ti ringrazio davvero molte.." mormorò piano.
Il ragazzo non si mosse affatto stavolta. Lei rimase a guardarlo finché stanchezza e torpore non presero di nuovo il sopravvento tornando a trascinarla nell'incoscienza..

   
 
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