New York, 1976
Novembre
Isabella strinse la mano dell’avvocato
Austen, che insieme a suo padre aveva aperto uno studio tre anni prima. “La
prego di perdonare mia madre, avvocato, ma è ancora molto scossa.”
“Posso comprendere alla perfezione
le condizioni in cui si trova sua madre. La prego di porgerle le mie più
sentite condoglianze.”
Isabella annuì. Aveva compiuto diciassette
anni da due mesi, e da due giorni aveva perso suo padre, coinvolto in un grave
incidente d’auto. La zia Lucy le passò un braccio attorno alle spalle e la
guidò verso le scale. Erano appena tornate dal funerale, e la casa sembrava
insolitamente tetra e vuota.
“Zia, non è necessario che tu resti
qui con noi…”
“Non dire cretinate. Resterò qui per
tutto il tempo necessario.”
Lucy Miller aveva trentadue anni,
non si era mai sposata e non aveva avuto dei figli. Con grande disappunto da
parte di sua madre, si era trovata un lavoro, e si manteneva da sé. Sicuramente
non avrebbe abbandonato la sorella e la nipote nel momento del bisogno.
“Vai a stenderti, tesoro. E cambiati:
non riesco a guardarti, vestita così, tutta di nero.”
“La nonna mi ucciderà.”
“La nonna non è qui.”
Isabella obbedì, e si chiuse in
camera. Lucy proseguì fino alla porta in fondo al corridoio. La socchiuse, e
gettò un’occhiata alla figura distesa sul grande letto matrimoniale. Avrebbe
potuto pensare che Katie dormisse, se solo non avesse notato il movimento delle
spalle. Katie stava piangendo ancora. Probabilmente non aveva ancora smesso.
Lucy si chiuse la porta alle spalle
e si sfilò le scarpe. Camminò lentamente fino al letto, poi si stese accanto
alla sorella, circondandola con le braccia.
“Aveva promesso” singhiozzò la
vedova. “Aveva promesso che ci sarebbe sempre stato.”
“Sempre
è una promessa piuttosto stupida, non credi?”
“Lucy…”
“Katie, dovevi aspettarti che prima
o poi sarebbe successo.”
“Lucy, aveva quarantun anni! Avrei dovuto
aspettarmi che un uomo nel fiore degli anni, perfettamente sano…”
“Sai che cosa intendo dire, Katie. Prima
o poi vi sareste dovuti separare.”
Katie non rispose. Lucy si curò di
abbassare la voce.
“Katie, so che lo amavi. So che gli
eri grata per tutto quello che ha fatto per te. Si è preso cura di te e di
Isabella, vi ha amate, e…”
“Lucy, che farò adesso?”
“Non lo so, Katie. Ma qualunque cosa
tu decida di fare, puoi contare su di me. Lo sai. Hai sempre potuto contare su
di me.”
La lettura del testamento, la
settimana successiva, rivelò che Thomas aveva saputo gestire il proprio
patrimonio con moderazione, ammassando una piccola fortuna, che a Katie e
Isabella sarebbe bastata per vivere più che dignitosamente.
Dopo l’appuntamento con il notaio,
madre e figlia ne approfittarono per fare una passeggiata a Central Park,
nonostante l’aria frizzantina.
“Mamma, il notaio ha detto che la
somma lasciata da papà aumenta ogni anno, giusto?”
“Sì, tesoro. Quello che è depositato
in banca aumenta ogni anno. Comunque, dovremo usare quel denaro con parsimonia.”
“Sì, è vero. Ma… ecco, stavo
pensando… credi che una parte di quella somma potrei utilizzarla per… beh,
ecco, io…”
“Tu cosa, tesoro?”
“Stavo pensando che mi piacerebbe
frequentare l’università.”
“La trovo una splendida idea,
tesoro. E il testamento dice che il capitale può essere utilizzato per
finanziare i tuoi studi. Comunque, il tuo obiettivo primario deve essere quello
di diplomarti, adesso. Poi penserai al college.”