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Autore: elleMoony    18/11/2010    0 recensioni
- Sapete qual è la cosa che mi fa più arrabbiare? Che voi non eravate in giro a cercarlo, quando Sirius mi ha trovata, ma eravate in giro a cercare Severus per torturarlo ancora una volta! Ma che razza di animali siete?- chiese lei, con sdegno.
- Un cane nero… - rispose Sirius.
- … e io un cervo – concluse James.
- Risparmiatemi le vostre sciocchezze, ragazzi… - disse lei, sospirando.
Sirius le si avvicinò, le prese il braccio dolente e lo fasciò con una benda. James, scocciato, andò in camera a dormire. Soraya non volse nemmeno uno sguardo a Sirius e, quando ebbe finito, si alzò e si diresse verso il buco del quadro.
- Aspetta! – la fermò lui – Sei ancora arrabbiata con me?
La ragazza si voltò, il broncio che le corrugava il viso. Lo guardò negli occhi e distese il volto in un sorriso, per poi voltarsi nuovamente e uscire dal Quadro.
“Io amo quella ragazza!” pensò Sirius che se ne andò a letto con quello sguardo viola e intenso stampato in mente.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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 1974, 4° anno, Hogwarts
 
Era ormai notte e Soraya camminava tra i corridoi della Scuola sempre più irritata. Teneva i libri stretti fra le braccia come in una morsa e i suoi occhi erano puntati a terra, colmi di lacrime. Svoltò bruscamente un angolo e quasi si scontrò con un ragazzo.
- Severus! – esclamò lei, sorpresa – Perdonami, non ti avevo visto…
- Già, come la maggior parte degli esseri viventi, del resto. – bofonchiò lui, le labbra strette.
Soraya si lasciò liberare una risatina che per un attimo le asciugò gli occhi.
- Che ci fai a gironzolare per i corridoi a quest’ora, Severus?
- Potrei farti la stessa domanda… mezzaserpe.
- Oh, grazie! Non solo quelle smorfiose delle ragazze, adesso ti ci metti anche tu! ‘Mezzaserpe’… come se mi desse fastidio…
- Perché, non è così? – chiese lui, indifferente.
- Severus, sono un elfo per metà… vengo presa in giro da quando sono nata per via dei capelli bianchi… il nomignolo che mi date voi non mi tange. Ormai lo prendo come un complimento. – disse lei, alzando le spalle – Ma dimmi, stavi cercando qualcosa? Potrei aiutarti!
Piton la guardò storcendo la bocca dal disgusto: – Non ho bisogno della tua pietà né del tuo aiuto… non mi farei mai aiutare dall’amica di coloro che ogni giorno mi umiliano davanti a tutti per qualsiasi stupidaggine…
Soraya rimase sorpresa dalla freddezza del ragazzo nei suoi confronti: - Oh, beh, se la metti così… ARRANGIATI! – urlò, per poi tornare sui suoi passi, ancora più arrabbiata.
L’incontro con il suo compagno le aveva fatto dimenticare per qualche istante quello che aveva visto quel pomeriggio: mentre andava alla lezione di Divinazione, aveva scorto due individui all’ombra dell’armadio che si trova sotto la botola per entrare in classe. Guardando meglio, prima di salire le scale a chiocciola, aveva visto chiaramente Sirius che scherzava teneramente con Melody, una sciocca tipetta di Tassorosso. Non ci aveva visto più: era tornata indietro, saltando l’ora di Divinazione, e si era rintanata in camera. Era scesa solo per la cena, dove aveva scorto Sirius che baciava sulla guancia ancora quella stupida di Melody, prima di sedersi accanto agli amici Remus e James, che si era congratulato con lui con una bella pacca sulla spalla e un sorriso.
Soraya camminava per i corridoi, sempre più irritata e arrabbiata… pestava il suolo come se dovesse sfondarlo, stringeva i libri come se dovesse soffocarli, dimenava i lunghi capelli bianchi come se si dovesse liberare di qualcosa di scomodo… gli occhi s’inondarono di nuovo di lacrime e si fiondò in Biblioteca: lì poteva stare tranquilla. Si nascose dietro ad uno scaffale, sedendosi sul davanzale interno di una finestra. Fu lì che, immersa tra i libri e nel silenzio della notte, liberò le lacrime e pianse. Accese una torcia e la posò lì accanto. Non le serviva la luce per piangere, ma per potersi difendere nel caso arrivasse qualcuno. E infatti qualcuno arrivò: la porta della grande sala si aprì cigolando e dei passi irrequieti si susseguirono sul pavimento. Soraya scese dal davanzale, la bacchetta alla mano destra e la torcia nell’altra. Non fece in tempo a nascondersi che un’ombra nera le si parò davanti: Sirius.
Soraya urlò dalla rabbia e fece cadere la torcia, provocando un’alta fiamma che fece indietreggiare il ragazzo.
- Soraya! – esclamò lui – Sei impazzita?
- Come puoi parlarmi ancora? Tu? Tante belle parole e poi… e poi ti trovo ad amoreggiare con quell’imbecille di Melody. Melody!! Come puoi…?- disse lei e lanciò uno ‘stupeficium’.
Sirius lo schivò e prese il braccio della ragazza: – Ehi, ascoltami… - cominciò lui, pacato – Non agitarti così…
- Ti ho visto, Sirius, ti ho visto! Non dire che non è così…
- Lo so… - continuò il ragazzo, sospirando. Raccolse la torcia e la riaccese. La posò sul davanzale e tornò a guardare Soraya, lo sguardo pentito: - James mi ha detto che devo dimenticarti, Soraya… e in qualche modo ci devo riuscire…
- Non dirmi così… non dirlo… - singhiozzò lei.
- Io non voglio, Soraya, ma è necessario! E poi… Melody è un gioco… lo sai anche tu!
- Sì, lo so anch’io, ma è un gioco pericoloso, Sirius. O me o lei. Non puoi divertirti con lei di giorno e venire di nascosto da me nella notte… e non guardarmi con quegli occhi da cane bastonato!! - ringhiò lei.
- Io… non so che dirti, Soraya. Non so davvero che dirti.
- Ma come sei arrivato qui? Mi hai seguita, forse?- chiese lei, quasi più tranquilla.
- No, io e James stavamo seguendo Severus per uno dei nostri scherzi e quando l’abbiamo incontrato ci ha detto di te…
- È solo questo che sapete fare, eh? Torturare l’anima ad un ragazzo che non vi ha mai fatto niente! Siete solo degli imbecilli!- esclamò lei, voltandosi a braccia conserte verso la finestra, lo sguardo basso.
- Andiamo, Soraya… non vorrai punirmi anche questo… lo sai com’è fatto James! Per lui una giornata non è bella finché non si scherza un po’ con Mocciosus… è fatto così!
Soraya alzò lentamente gli occhi verso il cielo, fuori dalla finestra: allora non aveva visto male, era proprio lì, alta e maestosa come non mai. Senza voltarsi chiese a Sirius: - Dov’è Remus?
- Come? – chiese lui, spaesato.
Soraya si voltò di scatto, gli occhi sbarrati: – Dov’è Remus?! – urlò, per poi trascinare Sirius verso la porta della Biblioteca. Quella era una notte di Luna Piena.
Corsero a perdifiato in cerca di James e lo trovarono alle prese con Piton. Lo trascinarono via e lasciarono Severus con i capelli verdi e rossi. Corsero per i corridoi, le alte mura che risuonavano dei loro passi, mentre James chiedeva spiegazioni.
- Abbiamo perso di vista Remus, e fuori c’è la Luna Piena. – spiegò Sirius.
- E ora come lo fermiamo?- chiese James.
- Lo farò io – intervenne Soraya – come ho fatto l’altra volta, ma prima dobbiamo trovarlo.
Sirius e Soraya si divisero: il ragazzo andò nel parco, seguito da James, mentre lei si diresse ai sotterranei.
Il pavimento si fece sempre più scivoloso e Soraya dovette fare attenzione; smise di correre e cominciò a tastare bene il terreno prima di avanzare ad ogni passo. Il soffitto gocciolava e presto i capelli di Soraya s’incresparono fino a diventare ricci. I suoi occhi viola cominciarono a brillare e così riuscì a vedere a lunga distanza: intravide una porta e un’ombra nera. “Ci siamo” pensò. Avanzò lentamente e presto giunse all’uscio. Provò a girare la maniglia ma era troppo scivolosa: bisbigliò ‘alohomora’ e la porta magicamente s’aprì, cigolando. Soraya fece un lungo sospiro “Va bene… ci sei quasi, Soraya… non è difficile… avanti, forza!”.
La ragazzina scostò la porta con la mano sinistra, mentre la destra era armata di bacchetta pronta a scattare ad ogni evenienza. Avanzò di qualche passo ed entrò nella stanza: la luce della luna entrava da un’ alta finestra e illuminava una parte del pavimento. Soraya tremava e deglutì più volte dall’agitazione. D’un tratto sentì un ringhiare provenire dal fondo della stanza e scorse un’ombra nera avanzare lenta verso di lei: gli occhi gialli del lupo mannaro anticiparono le zanne affilate che l’animale esibì subito dopo. La ragazza si fece coraggio e quando il lupo saltò per azzannarla, lei lanciò uno ‘stupeficium’ che fece schiantare la bestia sul muro. Soraya si preoccupò di aver ferito Remus e così s’avvicinò per vedere come stava: la bestia attese che le fosse abbastanza vicina per voltarsi di scatto e graffiarle un braccio. Lei urlò dal dolore e si accasciò a terra: la ferita era profonda e le impedì di difendersi oltre. Il lupo mannaro fece per attaccarla di nuovo, ma Soraya si concentrò e lo guardò negli occhi: il suo sguardo viola cominciò a brillare e ne uscirono delle ombre azzurre che abbracciarono gli occhi del Lupo, rendendolo mansueto per qualche istante. Si creò un legame tra i due amici che cominciarono a parlare con la mente.
“Remus… sono io, Soraya… torna in te… non hai bisogno delle pozioni…”
“Soraya! Perdonami… ti ho ferita… non volevo, davvero! Quando finirà quest’agonia? È una maledizione che non riesco a controllare…”
“Non ti preoccupare, Remus… tu puoi controllarla, devi solo crederci veramente: abbandona il tuo lato oscuro, allontanati da ciò che ti impone il tuo corpo… non sei un mostro, tu puoi controllarlo…”
“No, non posso farlo…” concluse lui.
D’un tratto giunse un raggio rosso che colpì il lupo alla spalla. Sirius e James entrarono nella stanza e allontanarono l’animale dalla ragazza. Sirius corse a vedere come stava Soraya che però s’alzò subito e, infischiandosene delle attenzioni del ragazzo, si avvicinò al lupo: gli saltò al collo e lo costrinse a guardarlo di nuovo. La bestia scaraventò Soraya contro il muro e cominciò a dimenarsi come un folle: scappò dalla finestra, e corse verso il Platano Picchiatore
I due amici si guardarono, per poi volgere lo sguardo a Soraya, sanguinante.
- Ora… ora andrà alla Stamberga Strillante… non dobbiamo più preoccuparci…- disse Soraya.
Dopodichè andarono nella Sala Comune dei Grifondoro.
- Beh… - cominciò Ramoso – Soraya, un grazie non te lo posso negare… ma bada bene, non è altro che un grazie…
- Non voglio la tua pietà, James, tanto so che ormai non torni indietro su quello che hai deciso, ma sono arrabbiata con voi per un altro motivo…
- Cioè? – chiese Sirius, fingendosi ingenuo.
- Posso capire che avete abbandonato me, ma non potete abbandonare Remus in questo modo! Certo, lui è sempre un vostro amico, ma dovete fare più attenzione. L’avete lasciato in balia del suo destino pur sapendo che è in grave pericolo. Siete degli irresponsabili!
- Soraya, lui sa quando c’è la Luna piena, noi non possiamo fargli da infermieri…- scherzò James.
- Quindi dovrei farlo io? Devo corrergli dietro ad ogni Luna Piena per evitare che faccia danni? Oh, siete incredibili…
- Senti, lo abbiamo solo perso di vista un momento! Può succedere, no? So anch’io che non avremmo dovuto, ma è successo!!- esclamò Sirius.
- Sapete qual è la cosa che mi fa più arrabbiare? Che voi non eravate in giro a cercarlo, quando Sirius mi ha trovata, ma eravate in giro a cercare Severus per torturarlo ancora una volta! Ma che razza di animali siete?- chiese lei, con sdegno.
- Un cane nero… - rispose Sirius.
- … e io un cervo – concluse James.
- Risparmiatemi le vostre sciocchezze, ragazzi… - disse lei, sospirando.
Sirius le si avvicinò, le prese il braccio dolente e lo fasciò con una benda. James, scocciato, andò in camera a dormire. Soraya non volse nemmeno uno sguardo a Sirius e, quando ebbe finito, si alzò e si diresse verso il buco del quadro.
- Aspetta! – la fermò lui – Sei ancora arrabbiata con me?
La ragazza si voltò, il broncio che le corrugava il viso. Lo guardò negli occhi e distese il volto in un sorriso, per poi voltarsi nuovamente e uscire dal Quadro.
“Io amo quella ragazza!” pensò Sirius che se ne andò a letto con quello sguardo viola e intenso stampato in mente.
 
  
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