Harry inciampò nei suoi stessi piedi e cadde fuori dal camino rovinosamente, trascinandosi dietro il suo ragazzo. Quell’incidente non sembrò distrarli più di tanto dalla loro occupazione preferita e Draco stava ancora cercando di spingergli il più a fondo possibile la lingua in gola, mentre ormai gli aveva già slacciato i pantaloni eleganti che aveva scelto per la festa al Ministero e infilato la mano al loro interno.

Il Salvatore singhiozzò e strattonò i capelli del suo compagno, e con l’altra mano gli palpò il culo come se fosse l’unico appiglio sulla faccia della terra, tirandoselo sempre più addosso.

Draco lo aveva fatto impazzire per tutta la serata: si era strusciato su di lui ogni qualvolta si era avvicinato al tavolo degli aperitivi, lo aveva sfiorato per tutta la durata della discussione al tavolo del Primo Ministro Francese – discussione che avrebbe dovuto sancire un importante accordo diplomatico tra i loro paesi – e per di più facendo praticamente un lavoretto di bocca al cucchiaino da dessert, sapendo benissimo che Harry sarebbe morto sul posto. E questi erano solo alcuni esempi della sua continua sfacciataggine.

“Sei uno stronzo, lo sai vero?” Harry gemette quando Draco serrò il pugno e lo morse sul collo. Lo tirò nuovamente per i capelli e il biondo lo accontentò baciandolo con entusiasmo. E Harry era affamato, da morire, soprattutto di quell’entusiasmo che poteva sentire sulla sua coscia. “Cazzo Draco,” si separarono alcuni secondi e Harry fissò lo sguardo in quello altrettanto desideroso del suo amante, “una puttana si sarebbe comportata più decentemente di te al ricevimento!”

“Finalmente siamo d’accordo su qualcosa, Potter.”

“Blaise!?”

“Zabini?!”

I due rotolarono l’uno sull’altro mentre cercavano di ricomporsi. Per di più, Draco aveva deciso di asfissiare Harry tenendolo al sicuro dallo sguardo del suo migliore amico. Lui era ancora totalmente vestito mentre gli attributi di Harry erano visibili – troppo visibili.

“Potter, Draco.” Blaise salutò la coppia esibendo un sorriso sornione e mantenendo la sua imperturbabile calma. Come se non fosse stato seduto sul loro divano, sorseggiando qualche alcolico preso dalla loro scorta personale, e fosse rimasto in silenzio a guardarli mentre si stavano per scopare.

“Blaise che cazzo-!”

“Draco!?” Harry si chiese se il suo pappagallino fosse ancora nella gabbia, perché il Serpeverde aveva l’aria di un gatto che aveva appena mangiato un uccello.

“Lasciamelo insultare e maledire cosicché non potrà più avere una cazzo di erezione per i pochi brevi istanti di vita che gli rimangono e se l’Avada farà cilecca, avremo le nostre spiegazioni.” Il biondo si era seduto sulle gambe di Harry cosicché il suo corpo impedisse allo sguardo del suo migliore amico di mangiarsi il suo ragazzo. Tutta quella roba era sì sua, ma preferiva senza ombra di dubbio che fossero separate, molto separate, dato che conosceva perfettamente Blaise.

“Draco, calmati.” Anche se Harry non era entusiasta della situazione, era però abbastanza lucido da riconoscere che non gli andava proprio di vedere il suo ragazzo rischiare di finire ad Azkaban.

Draco, dopo aver preso un respiro profondo per calmarsi, distolse l’attenzione da Harry per fulminare Blaise. “Pervertito, che cazzo ci fai sul nostro divano?”

Blaise non si scompose e sorseggiò il suo drink mentre giocherellava con il bottone del suo nuovo e costosissimo completo grigio fumo firmato Armani. “Speravo tanto di poter assistere.” All’occhiata omicida di Draco si alzò e si diresse sogghignando al camino. Harry guardò verso la cucina e si chiese di nuovo se il suo pappagallo fosse ancora là o nello stomaco di Zabini. “Le carte. Sono là, sul tavolo, firmate.”

E prima che potessero pensare a come ribattere, Zabini alzò un sopracciglio, squadrò sfacciatamente il culo di Draco, fissò bramoso le labbra rosse e gonfie di Harry e poi scomparve nel fumo verde della Metropolvere.

Harry impiegò diversi secondi per trovare qualcosa da dire. “Ehm…” Beh, più o meno.

“Io lo ammazzo,” fu invece il commento lapidario di Draco, prima che Harry decidesse di girargli il viso per cacciargli la lingua in gola. Decisamente, il moro non voleva che il suo compagno finisse ad Azkaban.