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Autore: Lady Asia_20    18/11/2010    0 recensioni
Buongiorno a tutti!!!
Questa è la mia prima fanfiction. Ed eccomi qui, a sognare insieme a voi su di un cartone che come per me, ha incantato molti altri. Ricordo che quando lo seguivo, non sopportavo il poco spazio dedicato a Yuri, colui che secondo me, nascondeva un mondo particolare dentro di se. Questo lo reputo come un viaggio introspettivo, in Yuri e Miki, un viaggio verso i ricordi del cartone e nuove situazioni inventate con la mia fantasia. Il tutto ha inizio proprio quando Yuri scopre che Miki è sua sorella… Se vorrete seguirmi, ne sarò felicissima!!!
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Chi sei Miki?

La mia mente si svuotò…non era possibile…  KOISHIKAUA.

Ricordai mia madre dire queste parole.

–Sai Yu i Koishikaua hanno una figlia della tua stessa età…Miki, Miki Koishikaua!!! Spero davvero andrete d’accordo voi due insieme!!-.

Lei quindi era la figlia dei Koishicaua…!?

Automaticamente strinsi la mano nella quale tenevo il polsino, presto io e lei avremmo vissuto sotto lo stesso tetto e la cosa mi rese assai felice e allo stesso tempo curioso!! Probabilmente a questo punto non sarebbe stato così fuori luogo il fatto che io e lei saremmo potuti diventare amici e questo mi rese fin troppo euforico. Quando mi resi conto che si stava allontanando assieme ai bambini, senza che la mia mente potesse minimamente rifletterci, come  guidato da un riflesso incondizionato, il mio corpo si diresse nella stessa direzione e incomincia a seguirla. I piccini erano raggianti e nonostante Miki fosse un pò contrariata per i suoi piani momentaneamente sfumati, non poteva che essere contenta in fondo. Glielo leggevo nel viso da come guardava quei cuccioli birbanti casinisti!! Probabilmente amava i bambini, il suo modo di fare sembrava quasi infantile quando era accanto a loro. Loro la prendevano in giro e lei faceva esattamente la stessa cosa, sembrava un cucciolo anche lei. Era il giorno più strano che avessi mai passato in tutta la mia vita, stavo seguendo persone a me sconosciute per chissà quale strano gioco del destino..

Alzai gli occhi al cielo…era una giornata calda e incredibilmente limpida. Mi resi conto che per la prima volta mi ero soffermato a pensare alla bellezza della natura che mi circondava.. Sapevo che qualcosa dentro di me stava a poco a poco mutando. Pensai che forse in quella ragazza sarei riuscito a trovare un’amicizia che mi avrebbe dato la forza di fidarmi per la prima volta di qualcuno e di trovare realmente un alleato!!

Passai la giornata ad osservarla, era divertentissima. Ritornammo in un angolo verde e ampio del parco, c’erano delle piccole scalinate che collegavano il sentiero a una piccola piazzola dove solitamente gli artisti di strada si esibivano. I bambini cercavano di fare imparare a Miki delle formule magiche associate a movimenti di combattimento da super-eroi…non posso descrivere le risate che mi sono fatto. Era veramente troppo buffa e il momento senz’altro migliore fu quando in bilico su uno scalino, perdendo l’equilibrio, ha quasi rischiato di planare con la faccia al suolo.. Era particolare, sembrava davvero una bambina in quel momento, ma continuava a piacermi.. Era se stessa, non aveva paura di mostrarsi per come era, quindi, aggiunsi alla mia lista un’altra caratteristica!! Miki era vera e sincera, non aveva paura di mostrare i suoi sentimenti e  se stessa!! Ma queste erano solo idee…presto avrei scoperto molto di più di lei e questo invece di calmare un pò la mia curiosità le diede un ulteriore colpo di vento alimentandola…!!! Come l’aria alimenta il fuoco!!!

 I loro giochi continuarono per  un pò, all’incirca mezz’ora e credo di non essermi mai divertito tanto in vita mia!! La gente che passava nel parco, sorrideva mentre vedeva Miki intenta a diventare un nuovo e improbabile super-eroe. Lei cercava di impegnarsi e ogni tanto, quando alzava lo sguardo, non poteva fare a meno di imbarazzarsi mentre le sue guance si coloravano di un leggero porpora assai invitante. Sapeva che tutti intorno a lei la osservassero giocare con quei bambini, ma a parte lo stupore iniziale alla fine tutti la guardavano con dolcezza. Anche Meiko la osservava seduta sul prato e notai in lei uno sguardo estremamente tenero nei confronti dell’amica, pensai che quella ragazza dovesse voler molto bene a Miki e ne ero felice. Mi faceva sentire sereno pensare che qualcuno le fosse così vicino, che l’aiutasse nei momenti difficili. Miki sorrise all’amica col viso imporporato e mi chiesi se un giorno, quei sorrisi, sarebbero stati riservati anche a me.

La giornata proseguì, Miki, dopo aver salutato i suoi giovani amici, ora poteva dedicarsi completamente a Meiko. La vidi stiracchiarsi e stanca sedersi su una panchina e cominciarono a parlare tra di loro…

 –Allora Miki…perché allenarsi al parco e non al campo da tennis!? Ghinta ci sarà rimasto male…in questo periodo sei scostante con lui..-

-Lo so Meiko…credimi!!! ma ultimamente le cose con Ghinta sono diventate sempre più difficili. Da un lato ho dimenticato quello che è successo, non sono più arrabbiata con lui.. Però dall’altro non riesco a fidarmi del tutto..-

-Lo capisco…ma…prima o poi dovrai affrontare le tue paure Miki!! Pensi che continuando a evitarlo lui si sentirebbe meglio!? E poi parliamoci chiaro, sai perfettamente quello che lui prova per te..-

 anche per questo.. io gli voglio bene Meiko, questo non posso negarlo, ma.. ciò non vuol dire che io provi qualcosa di più di un’amicizia..  Credo sia chiaro dal mio atteggiamento!!-

-Su questo non devi preoccuparti Miki, Ghinta sa di non avere più opportunità in quel senso, ti ha ferita troppo in passato ed è consapevole di questo!!-

Purtroppo dal punto in cui mi ero appostato non riuscii a sentire l’ultima frase di Meiko, Miki era chiaramente a disagio, doveva trattarsi di qualche pretendente indesiderato. Con un gesto frenetico si alzò in piedi con slancio desiderosa di chiudere in fretta quella conversazione.

Ghinta…chi poteva essere!? Perché la rendeva così ansiosa parlare di lui!?

Tutte domande a cui non avrei avuto risposta, o magari col tempo….

Quell’argomento non fu più toccato per il resto della giornata, Miki era tornata a sorridere serena e il suo volto non era più tirato.. Dal suo viso era sparita quella smorfia di dolore e tristezza, lasciando posto a un bel sorriso, che divenne raggiante non appena si ritrovò tra la mani un grande gelato bigusto!! Era incredibile come anche una piccola cosa la vivesse con così grande intensità, doveva essere molto sensibile a ciò che la circondava. All’improvviso sul mio viso sentii allargarsi un sorriso e sapevo che i miei occhi erano diventati più dolci. La giornata stava quasi volgendo al termine, presto sarei dovuto tornare a casa e non avrei più potuto seguirla. Ma ero tranquillo, ero certo che prima o poi i miei mi avrebbero fatto conoscere i Kohishikaua e per forza di cose io avrei rivisto Miki. Mi concessi la possibilità di seguirla ancora per una mezz’ora e come avrei dovuto immaginare, scoprii che come tutte le ragazze della sua età amava lo shopping, ma era diligente, non spendeva tutto quello che aveva per degli assurdi capricci. La seguii per i negozi e per forza di cose mi resi conto che era incredibilmente distratta e a volte addirittura goffa, nel prendere una scatola di biscotti, ad esempio, ha rischiato di far cadere a terra tutta la pila e per evitare il disastro imminente si è abbracciata alle scatole scongiurando l’incidente. La vidi diventare prima pallida e poi paonazza in viso, con Meiko che la rimproverava di essere così straordinariamente sbadata a volte, ma poi…esattamente come me, non poté fare a meno di finire in una fragorosa risata scatenando l’imbarazzo di una incredula Miki!!

L’ultima tappa fu il the delle cinque, si sedettero a un bar e ordinarono al cameriere che prontamente si era diretto verso di loro. Per quanto mi riguardava il tempo che mi ero dato stava scadendo e presto avrei dovuto lasciare sole Miki e Meiko. Per il momento non ci pensai e di slancio andai a sedermi al bar che si trovava esattamente di fronte, nell’altro marciapiede, scelsi un tavolino che mi permettesse di vederla bene e mi sedetti ordinando una bibita fresca. In quel modo mi ero precluso la possibilità di ascoltare la loro conversazione, ma se mi fossi seduto affianco a loro avrei rischiato di dare troppo nell’occhio e sicuramente, o lei o Meiko, si sarebbero accorte di me e della mia dannata curiosità. Mi sarei accontentato di osservarla da lontano.

Il cameriere arrivò con le bibite delle ragazze, le posò sul tavolino e Miki si girò leggermente con un sorriso verso di lui per ringraziarlo, non mi stupì il fatto che lui ne rimase affascinato. Potevo immaginare cosa aveva scatenato quel sorriso accennato nella testa di quel ragazzo, il vortice di vuoto che sentiva dentro la sua mente.

Miki era serena, rideva e scherzava e Meiko non poteva non farsi trascinare dalla sua travolgente allegria e spensieratezza.. Poi improvvisamente fu interrotta da un uomo e una donna che dal tavolo accanto la chiamavano per avere delle indicazioni stradali, erano inglesi e riuscii a comprendere che in materia Miki era una frana!! Meiko era rassegnata e imbarazzata, Miki dal canto suo cercava di spiegare alla coppia la strada migliore per raggiungere il punto che le avevano indicato, ma non capivo una parola di quello che diceva, so solo che i due stranieri ridevano a crepapelle al suo tentativo di indicare a gesti il percorso che avrebbero dovuto intraprendere e anche io non riuscii a trattenere a lungo un sguardo indifferente alla buffa situazione.

Poi accadde qualcosa che non mi aspettavo, i due stranieri si erano accorti che per tutto il tempo non avevo fatto altro che osservare Miki e sorridere. Mi ero fatto scoprire stupidamente e adesso non potevo continuare a rimanere lì facendo finta di niente. Dovevo andarmene.

Mi alzai in fretta e lasciai sul tavolo i soldi per pagare la consumazione. Svoltai in fretta l’angolo che mi lasciava alle spalle il bar, mi permisi ancora una sbirciata e come temevo Miki e Meiko stavano osservando proprio il punto dove pochi istanti fa io mi trovavo seduto. Ora era venuto per me il momento di tornarmene a casa. Non ero più intristito come prima, quando  ancora non sapevo che lei era Miki Kohishikaua. Presto l’avrei rivista e forse un giorno le avrei raccontato di come l’avevo conosciuta e avrei potuto restituirgli il polsino. Misi la mano nella tasca dei pantaloni e tirai fuori quel piccolo oggetto impregnato del suo profumo, lo feci volare in aria riprendendolo velocemente tra le mie dita

–Per ora tu rimani con me, mi farai compagnia per un pò…e poi magari un giorno ti restituirò alla tua legittima padrona-.

Era tardi, il sole stava tramontando e cominciai a correre verso casa, sapevo che stavo sorridendo e questo non succedeva spesso, ma quel sorriso mi aveva contagiato e non riuscivo a togliere dalla mia mente quel visino così allegro.

–Si Miki, diventeremo amici…non ho dubbi!! Mi impegnerò perché questo accada!!-

Tornai a casa in fretta correndo e trovai ad accogliermi mia madre e mio padre felici come non mai!! Vederli così felici mi faceva sentire completo, sapevo che tra noi non sarebbe cambiato nulla, l’affetto che ci univa non sarebbe stato scalfito dalla presenza nella nostra vita della famiglia di Miki. Era la cosa giusta, affianco a Rumi e Jin, mio padre Yuogi e mia madre Catia mi avevano spiegato che avevano capito di essere capaci ancora di donare amore.

Come potevo distruggere quella loro felicità!? E sinceramente anche io adesso ero entusiasta di cominciare questa nuova avventura. La convivenza all’inizio non sarebbe stata facile, le nostre abitudini potevano essere molto differenti ma questo non sembrava spaventare né i miei genitori tanto meno quelli di Miki. Adesso,  l’unica domanda che adesso mi ponevo con maggiore insistenza era…quando avrò l’occasione di conoscere i Kohishikaua!?

Entrando in casa mia madre mi disse che la cena era quasi pronta e di sbrigarmi perché mio padre e lei avevano bisogno di parlarmi. Non stava più nella pelle, lo capivo perfettamente, era impaziente di dirmi qualcosa ed io non ero meno curioso di comprendere il perché di tanta fretta. Ero terribilmente curioso di sapere di cosa volessero parlarmi e segretamente sperai, che dietro quell’euforia, si nascondesse qualche notizia che riguardava i Kohishikaua. Raggiunsi in fretta la mai camera,  sentivo le mie tempie pulsare, se quella comunicazione non fosse riguardata la famiglia di Miki ne sarei rimasto molto deluso, dovevo darmi una calmata e pensare razionalmente. Non esisteva che perdessi così il controllo di me, cercai di ricompormi, ma non raggiunsi un buon risultato, il mio cuore scoppiettava aritmicamente. Mi guardai allo specchio…ed ero un’altra persona, non avevo più lo sguardo assente e poco interessato, quasi passivo. Per la prima volta nella mia vita ero partecipe in qualcosa e qualunque fosse quel qualcosa mi rendeva felice!!

Scesi in fretta le scale, rischiando di precipitare rovinosamente a gambe all’aria e di terminare la discesa col fondoschiena, ma in quel momento impaziente com’ero non avrei sentito nulla. Percorsi a passi sempre più lenti il piccolo corridoio che mi divideva dalla cucina e dal salotto dove sapevo che i miei genitori mi stavano aspettando per cenare. Ormai mi divideva solo la porta da loro, ma prima di entrare dovetti prendere un lungo e lento respiro.. Avrebbero potuto parlarmi di qualsiasi cosa, rovinando le mie aspettative, quindi dovevo assolutamente darmi un contegno e smascherare la delusione se l’argomento che avessero affrontato non era quello che mi aspettavo. Passai una mano tra i capelli chiudendo gli occhi per qualche istante e dissi tra me e me

–Bene Yuri…è ora di entrare.. Sorridi!!-

-oh Yu caro finalmente.. Io e tuo padre dobbiamo parlarti di una cosa molto importante e a cui teniamo molto entrambi..-

-Certo..me lo hai detto prima.. Vi ascolto, non preoccupatevi…- fu mio padre a parlare questa volta e a iniziare il discorso, nonostante fossero chiaramente raggianti ed euforici, vedevo chiaramente che qualcosa li turbava, forse non sapevano che reazione avrei avuto e quindi cercai di incitarli a parlare tranquillizzandoli.

-vedi Yu…qualche giorno fa ti abbiamo parlato dei Kohishikaua, vero!?- il mio cuore si rilassò, forse qualcosa si era mosso, non risposi a parole, avevo paura che la mia voce mi tradisse, facendo scoprire l’emozione celata,  che da dietro la facciata ben costruita, cercavo di nascondere. Quindi mi limitai a un cenno di assenso e per incoraggiare mio padre a proseguire feci un sorriso timido che però lo rilassò.

-beh…vedi Yu, insieme a Rumi e a Jin abbiamo deciso che sia arrivato il momento che le nostre due famiglie si incontrino. Presto andremo a vivere tutti insieme e la cosa migliore sarebbe che almeno una volta tu e Miki abbiate la possibilità di conoscere rispettivamente i nuovi compagni dei vostri genitori!!! Quindi abbiamo optato per una cena domani sera, tutti insieme, al ristorante italiano in centro città e ci chiedevamo cosa ne pensassi. Miki a quanto pare ha accettato ma se per caso non ti sentissi ancora pronto ad affrontare la cosa potremmo rimandare la cena di qualche settimana…-

Leggevo nei loro occhi la speranza, ma io non avevo nessuna intenzione di mandare a monte i loro piani. L’unica cosa che mi tratteneva dal rispondere era l’insicurezza della mia voce, non volevo tradirmi lasciando trasparire l’emozione, ma  a quanto pare ero chiamato a pronunciarmi e i miei genitori non avrebbero ancora retto a lungo quel silenzio. Quindi mi feci coraggio e risposi tutto di un fiato..

-ma certo…che domanda è!? Domani sera non mancherò!! A che ora!?- wowwww…la voce era sotto controllo per il momento…

-oh…tesoro mio!!! Yuogi abbiamo un figlio meraviglioso lo sai!?  Pensa a come saranno felici Jin e Rumi quando sapranno che anche Yu ha accettato l’incontro…non vedo l’ora di dirlo a Rumi!! Dopo aver cenato la chiamo!!-

Per il resto della cena preferii non parlare, ma non perché fossi deluso o amareggiato!! I miei genitori sapevano che ero stranamente entusiasta, certo non potevano sapere il motivo di questa mia segreta tranquillità, ma erano estremamente felici. Se io fossi stato triste sapevo che non avrebbero mai vissuto lietamente quel momento e si sarebbero sentiti terribilmente in colpa per avermi dato un dolore o una delusione. Invece ero ansioso di conoscere anche i genitori di Miki, probabilmente mi sarei affezionato a loro col tempo e sarebbero diventati la mia grande famiglia, il mio riferimento… E Miki?! Cosa sarebbe stata per me!? Una specie di sorella!? Qualunque cosa tra me e lei sarebbe arrivato lo avrei accolto di buon grado, certo…era bellissima, dolcissima, affascinante e anche sexi a suo modo.. Ma potevano esserci un sacco di cose che di lei potevano non piacermi, in fondo avevo solo avuto la possibilità di osservarla e di recepire dal suo modo di fare solo qualche sua piccola caratteristica. Ma cosa si nascondeva in lei!? Chi era Miki nella sua interezza!?

Non potevo fare a meno di chiedermelo…e per un istante mi venne la tentazione di chiedere ai miei genitori se sapessero qualcosa di lei, del suo carattere. Ma misi subito a tacere quella idea insensata, avrei perso il controllo  della mia voce parlando di lei, chiedendo informazioni e poi volevo essere io a  scoprire nuove cose di Miki, senza interferenze…!!!

Ancora oggi, che ero seduto in questo aereo, ormai lontano da lei, dal suo dolce viso, dalle luci di Tokyo non potevo fare a meno di sentirmi come allora. Eppure erano cambiate tante cose. Avevo distrutto la nostra felicità per sempre e se un giorno, avessi deciso di recuperare, di tornare a riprendermela anche contro ogni logica, lei a quel punto non si sarebbe più fidata di me. Avevo agito d’impulso, con rabbia. Mi chiedevo come i nostri genitori avessero potuto agire in quel modo nascondendoci cosa eravamo realmente io e Miki. Ma sapevo anche che se avessi raccontato a Miki la verità sulla nostra parentela, lei non si sarebbe mai rassegnata e avrei in più rischiato di compromettere la nostra ormai stabile vita famigliare. Per me era stato più facile farle credere che non l’amavo più, semplicemente perché ero un essere egoista che pensava solamente a se stesso. Le avevo detto, senza nemmeno guardarla in faccia, che non provavo più le stesse cose per lei, che non la vedevo più come la mia ragazza. La freddezza con cui l’avevo trattata e con cui le avevo parlato, dovevano averla ferita profondamente. Ma soprattutto, la sgarbatezza con cui l’avevo allontanata da me mentre mi abbracciava, l’aveva pietrificata e convinta che per me, lei, non contava più.

Se le avessi  detto che in realtà eravamo fratello e sorella, lei si sarebbe messa contro ai nostri genitori pur di stare con me. Sapevo che l’avrebbe fatto, Miki quando credeva profondamente in qualcosa lottava fino alla fine, ma questa volta non c’era soluzione. Vivere la nostra relazione significava fare qualcosa che era considerato immorale dalla generalità dei soggetti, ci avrebbero perseguitati ovunque senza contare il dolore che avremmo dato ai nostri genitori. Avrei dovuto portarla via da lì, dalla sua vita, privarla dei suoi affetti e magari per me l’avrebbe anche fatto, ma non me la sentivo di trascinarla in questa situazione. I rapporti con i nostri genitori si sarebbero declinati irrimediabilmente e non ci avrebbero mai permesso di vivere tranquillamente il nostro amore. Sapevo di aver fatto la cosa giusta per loro!! Ma non per me e Miki, per i progetti che avevamo insieme. Desideravamo sposarci e comprare un piccola casetta che avremmo arredato assieme, rigorosamente in mezzo al verde, magari con un piccolo ruscello lì accanto. Sognavamo un bel giardino dove i nostri bambini, un giorno, avrebbero giocato insieme alla loro mamma e al loro papà. Li avremmo amati molto la mia Miki ed io, immaginavo il loro musetto dolce e tenero come quello della loro mamma. Speravo tanto che somigliassero a lei, a quella bellezza mozzafiato e genuina.

Ma ormai era tardi, quei sogni erano stati chiusi in un cassetto  forzatamente e non dovevo più riaprirlo se non volevo continuare a soffrire così. Avrei voluto avere solo la metà della determinazione di Miki in quel momento, avevo avuto il coraggio di lasciarla e adesso dovevo cercare di mantenere un certo distacco se non volevo vanificare quello sforzo. Era fin troppo facile essere me stesso con lei, ma se le altre volte era stato d’aiuto ora avrebbe solamente causato problemi.

Guardai l’orologio da polso che Miki mi aveva regalato la sera prima, l’avevo.. ferita, umiliata, delusa, ma nonostante tutto mi aveva fatto un regalo. Mi sentivo una nullità in quel momento e mi chiesi che razza di uomo ero, se per allontanare una ragazza, mi ero dovuto comportare tanto male. Ricacciai indietro le lacrime che stavano tornando a rigarmi il viso e appositamente tornai alla sera prima che incontrassi a cena i Kohishikaua, era incredibile quanto fossi cambiato da allora.

Ricordo che appena finito di cenare salii in camera mia, sentivo mia madre al piano inferiore parlare con Rumi e sentirla così eccitata mi fece sorridere. Comincia a pensare a come potevano essere i genitori di Miki, a chi assomigliava lei fisicamente…quando mi ricordai che il giorno dopo avevo il compito in classe di fisica e io dovevo studiare ancora l’ultima lezione che ci era stata assegnata. Fortunatamente erano poche pagine e in questo ero sempre stato sfacciatamente fortunato, mi bastava leggere una o due volte le cose ascoltando bene la lezione e il gioco era fatto. Inoltre l’argomento che avrei dovuto affrontare prima di dormire era molto semplice e lo conoscevo già. Mi sarebbe bastato leggerlo una volta e le cose mi sarebbero rimaste facilmente in mente. Mi concentrai con molta fatica, dovetti fare il triplo dello sforzo che facevo normalmente. Dopo un’ora tra varie interruzioni, finalmente finii quelle poche pagine. Decisi che era meglio andare a dormire quindi scesi al piano di sotto e salutai mio padre e mia madre che erano intenti a farsi un sacco di risate con un nuovo programma di intrattenimento.

-si…buona notte tesoro- -Notte Yu!!-

Li lasciai così, abbracciati come due bambini che ridevano a crepapelle, sorrisi nel vederli così affettuosi nonostante non si amassero più come una coppia, ma ero contento che l’affetto fosse rimasto. Sapevo che mia madre aveva amato molto e profondamente mio padre e forse era stato quello che mi aveva creato difficoltà all’inizio, quando avevo saputo che si sarebbero lasciati per risposarsi. Temevo che nulla sarebbe mai stato come prima, ma se fossi stato più attento mi sarei reso conto anche io, che quello che li legava, era ormai qualcosa che si avvicinava all’affetto fraterno rispetto che all’amore. Riflettendo sui miei genitori avevo raggiunto la mia stanza, comincia a riporre i vestiti piegati sulla sedia, andai ad aprire la finestra, era davvero caldo..

L’estate era alle porte e l’umidità si faceva sentire. Mi appoggia al balcone e guardai la notte scura, ma sembrava quasi giorno, la luna era piena e le stelle luccicavano splendidamente in quella tarda serata. Mi persi in quel tappeto di lucciole e improvvisamente mi sentivo pronto ad affrontare il giorno dopo. Sorrisi alla luna e alle stelle che quella sera mi avevano rischiarato con la loro luce e in un certo senso, pensai che forse volevano ringraziarmi, perché dopo 18 anni mi ero reso conto della loro bellezza e lucentezza. Risi di gusto di me stesso, ma ero pronto ad accogliere con un sorriso il nuovo Yuri che stava nascendo in me, non sapevo come sarei divenuto e sapevo che non sarei diventato completamente diverso da quello che ero sempre stato. Ma ero consapevole che qualche aspetto troppo spigoloso di me forse sarebbe stato levigato da quel sorriso dolce e contagioso..!! Stavo solo aspettando che questo accadesse, trovare qualcuno di estremamente dolce che ti ispira tenerezza e affetto porta a sentirsi di essere disposti a cambiare qualcosa di se stessi, perché sapevo che se fossi rimasto la stessa persona di prima, invece di avvicinare Miki, l’avrei allontanata probabilmente e io volevo solo che lei mi conoscesse. Una parte di me sarebbe forse rimasta tale, faticavo a parlare con gli altri ed ero introverso, ma avevo l’impressione che lei non si sarebbe fermata alle apparenze e che alla fine avrebbe scoperto com’ero realmente. Con questa speranza nel cuore, tolsi i jeans e piegatoli alla bene meglio li lanciai sulla sedia. Stavo per andare a letto quando mi accorsi che per terra accanto alla scrivania c’era il polsino, che evidentemente quando avevo lanciato i pantaloni era caduto dalla tasca. Mi alzai e lo presi in mano, decisi che dal quel momento lo avrei portato sempre con me, quindi lo riposi nel taschino della mia divisa scolastica, al mattino ero troppo rintronato per connettere il cervello, quindi era meglio non rischiare. Mi addormentai praticamente subito e quella notte la mia testa fu popolata da sogni. Non sognai Miki, ma erano immagini comunque bellissime, la natura, l’arte, l’architettura.

Quella notte, salutai definitivamente il vecchio Yuri!!!

  
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