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Autore: thequeenofdrama    18/11/2010    6 recensioni
Ci aveva provato, ci stava provando con tutta sé stessa ad odiare Damon, ad escluderlo dalla sua vita, a negargli la sua amicizia, a non pensare a ciò che aveva perso lasciandolo andare via. // Spoiler, Post 2x09
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Note: Non lo so da dove ho tirato fuori questa cosa pessima... In teoria non avevo ispirazione, ma poi all'improvviso mi sono messa a scrivere ed eccoci qui... Non era questa l'idea iniziale... (quando mai XD ) Però poi alla fine mi sono lasciata guidare dall'istinto... La collocazione è in un punto indefinito della seconda stagione... Non so quanto i personaggi siano IC... Ho versato un bel po' di lacrime mentre scrivevo... Oggi mi sento emotivamente instabile e forse è questo che mi ha dato la forza di buttare giù questa shot... La smetto di parlare e di annoiarvi... Come sempre critiche, commenti, annotazioni, tutto ben accetto ;)

 

I NEVER SAID THANK YOU FOR THAT...



Elena gettò l’ennesimo top fuori moda alle sue spalle, sulla pila degli altri vestiti che aveva deciso finalmente di buttare via. Si era sempre ripromessa di mettere ordine nel suo armadio, ogni giorno lo trovava sempre più trasbordante e ultimamente non c’era più posto per qualcosa di nuovo, quindi, si, era arrivato il momento di fare pulizia. Poteva sembrare un passatempo futile e stupido in quel periodo, ma era esattamente quello di cui aveva bisogno. Voleva semplicemente staccare la spina per un solo pomeriggio, evitare di pensare ai mille pericoli mortali che incombevano su lei e le persone che amava, aveva bisogno di fare qualcosa che fosse totalmente in contrasto con tutto il dolore, l’angoscia e la paura che ormai la accompagnavano da troppo tempo. Perciò, per quel pomeriggio, aveva deciso di tornare una “normale” adolescente la cui più grande preoccupazione riguardava il suo guardaroba. Sorrise amaramente. Sapeva che era solo un’illusione.

Dopo aver sistemato l’angolo jeans e magliette, cominciò a dedicarsi all’altra anta dell’armadio, quella con i vestiti. Sicuramente ce n’erano decine che non le andavano più o che non poteva più indossare ora che non era più una ragazzina delle medie. Li passò in rassegna uno ad uno, ognuno le faceva riaffiorare un ricordo, un pomeriggio spensierato con Bonnie e Caroline, lo shopping con sua mamma, un apprezzamento di suo padre, il primo appuntamento con Matt. Li esaminò con cura, decidendo di conservarne alcuni anche solo per il valore affettivo che portavano con loro. Questi ultimi li piegò e li sistemò con cura sul suo letto, in modo da poterli poi conservare in apposite scatole. Tornò a frugare nell’armadio per esaminare gli ultimi vestiti rimasti. Le sue dita sfiorarono della seta blu e, senza che se rendesse conto, il suo respiro si fermò per un solo istante.

Tirò fuori l’abito da sera in questione. Quell’abito da sera. Quello che aveva indossato per il concorso di Miss Mystic Falls. Non voleva, non voleva ripensare a quella giornata. Troppi ricordi. Troppe emozioni le pesavano addosso. Cercò di concentrarsi sul pensiero di Stefan assetato di sangue umano, su come avesse saputo poi reagire e imparare a controllarsi, come stava facendo anche in quelle ultime settimane. Cercò di ripensare solo alla sua paura, alla sua volontà di aiutarlo, ma no, non poteva impedire alla sua mente di andare lì dove lei stessa non voleva ritornare. Lì, in cima a quella scala, terrorizzata nello scoprire l’assenza di Stefan, sollevata nel constatare che c’era qualcun altro per lei, pronto a starle vicino. Senza chiedere nulla in cambio. Solo per vederla felice. Come aveva sempre fatto, come continuava a fare. Damon.

Non poteva farci niente, quel vestito urlava Damon, nonostante lei si impegnasse a pensare ad altro. Richiuse velocemente l’anta dell’armadio, mettendo tra sé e quell’abito la distanza di cui aveva bisogno. Ma era tutto inutile. Ormai la diga si era rotta. Ogni sguardo, ogni sfioramento di mani, ogni sorriso, l’alchimia, la magia, la musica. Tutto. Tutto si stava ridisegnando nella sua testa, più nitido e intenso che mai, come se lo stesse rivivendo in quell’istante. Riaprì l’armadio e riprese il vestito tra le mani. Si accasciò sul letto, stringendo la stoffa tra le dita. Una lacrima le scivolò lungo la guancia. Ci aveva provato, ci stava provando con tutta sé stessa ad odiare Damon, ad escluderlo dalla sua vita, a negargli la sua amicizia, a non pensare a ciò che aveva perso lasciandolo andare via. E adesso un solo vestito era bastato a far riaffiorare un’infinità di sensazioni che aveva disperatamente cercato di nascondere in fondo al suo cuore.

“Era più facile quando dovevamo preoccuparci solo di Stefan e del suo problema col sangue.” Elena si girò di scatto, Damon la osservava con un sorriso, la testa leggermente piegata da un lato. Asciugò in fretta quella lacrima impertinente, ma un’altra la raggiunse contro la sua volontà. Lui allungò una mano per scacciarla via e lei non si spostò. Rimase semplicemente in silenzio. “Vorrei poterti dire che le cose andranno meglio.” Lei scosse la testa, continuando a non dire nulla. Damon lo interpretò come un segnale, come un desiderio di restare sola. Si incamminò verso la porta, pronto a riprendere il suo turno di guardia in giardino, ma la voce di Elena lo fermò prima che potesse uscire dalla stanza. “Non stavo piangendo per quello.” Damon si voltò a guardarla, il suo sguardo curioso. Lei se ne stava in piedi di fronte a lui, sempre a distanza di sicurezza, il vestito ancora stretto tra le mani.

“Questo vestito… Pensavo… A quel giorno. A me. A te. A quel ballo. A noi.” Damon deglutì a fatica. Non era il momento di mostrarsi debole e vulnerabile. Prima voleva capire dove Elena volesse arrivare con quel discorso. Piangeva per loro, per lui? Damon scosse impercettibilmente la testa. Impossibile. Elena sorrise, cercando di trattenere il pianto. Le sue dita stringevano nervosamente la seta blu, le nocche bianche per lo sforzo. I grandi occhi nocciola fissi in quelli azzurri di Damon. Era difficile. Eppure sentiva la necessità di parlare, di dirgli tutto quello che stava pensando. “Quel giorno eri lì per me. Ci sei sempre stato. Ci sei ancora.” Damon cercò di interromperla, non doveva dirgli niente, lui agiva soltanto seguendo il suo cuore, il suo amore per lei. “No, fammi finire. Volevo dirti. Grazie. Non te l’ho mai detto ad alta voce, non te l’ho mai detto per tutte le volte che mi hai salvato la vita, che non mi hai mai lasciata sola, che mi hai protetto, anche quando io ho deciso che non c’era più posto per te nella mia vita.”

Inghiottì le lacrime. Fece un passo verso di lui. “Mi manchi, Damon. Mi manca il mio amico.” Una mano lasciò la presa sul vestito e si tese in avanti. Damon sgranò gli occhi pieni di sorpresa. Allungò a sua volta il braccio e strinse la mano di lei. “Elena…” Non sapeva cosa dire. Lei gli si avvicinò ancora. Un altro passo. Le sottili braccia di lei gli circondarono la vita, la guancia appoggiata al suo petto. Il vestito blu ora giaceva inerme a terra. Elena lo strinse più forte, mentre qualche lacrima bagnava la camicia scura di Damon. Lui istintivamente ricambiò l’abbraccio, cingendole le spalle con le sue braccia forti, accarezzando i lunghi capelli di lei con dolcezza. Lei sollevò la testa e lo guardò ancora, un timido sorriso accompagnò le sue parole. “Ti perdono.” Damon non poté impedire ad una lacrima di cadere anche dai suoi occhi. Era la seconda volta che piangeva davanti ad Elena. Questa volta, però, lei poteva rendersene conto e lesse lo stupore nei suoi occhi. Le sussurrò un flebile grazie, la voce rotta dall’emozione. Poi continuò semplicemente a stringerla a sé, mentre lei strofinava il viso sul suo petto.

   
 
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