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Autore: _A_    18/11/2010    0 recensioni
A giorni Renesmee compirà 18 anni. La zia Alice ,insieme a tutta la sua famiglia, le ha organizzato una festa magnifica. Subito dopo aver festeggiato partiranno tutti per l' isola di Esme dove succederà qualcosa di inaspattato che porterà un bel pò di scompiglio in tutta la famiglia..... se vi siete incuriositi venite a leggere !!!!
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alice Cullen, Un po' tutti, Volturi | Coppie: Jacob/Renesmee
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
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I giorni passavano lentamente. Continuavo a stare dai nonni, non parlavo con mio padre da almeno un mese i miei rapporti sociali si limitavano alle sei ore di scuola.
Riuscì a riprendermi un po’ anche grazie al permesso ottenuto per la gita scolastica, che, tra l’ altro, aveva provocato parecchi diverbi in famiglia.
Per tutto questo tempo non vidi né sentì Jacob, ogni giorno che passava credevo o forse speravo inutilmente di dimenticarlo e immaginavo che lui, in qualche modo, si fosse fatto una nuova vita anche se tutto questo mi lacerava.
“Nessie ! “
“Che c’è zia?”
“Hai voglia di uscire?”
Non risposi, sapevo esattamente dove Alice voleva andare a parare.
“ Cosa intendi esattamente per uscire?”
“Bhe né più né meno di ciò che significa…”.
Mi guardò con un’  espressione che ormai conoscevo a memoria e che, nonostante i numerosi tentativi di ignorarla, riusciva sempre a farmi cedere.
“ Va bene…”, mi arresi
“ D’ accordo! Preparati, ti aspetto in garage”.
Mi aggiustai soltanto i capelli e andai da Alice che era già al voltante della sua Porche.
“ Destinazione?”, chiesi allacciandomi la cintura di sicurezza.
“ Port Angeles, nei migliori negozi di griffe, ovviamente”, rispose facendomi l’ occhiolino.
“ Come immaginavo”, sospirai.
“ Tesoro, domani parti e non posso permetterti di mettere in valigia solo un paio di jeans e delle magliette vecchie!”
Scossi la testa, la maglietta più “ vecchia” risaliva a circa due settimane fa e i jeans erano tutti nuovissimi.
Arrivammo a Port Angeles e dopo aver girato tutti i negozi della città, ritornammo a casa con l’ auto piena di buste.
“ Zia, temo che tutte queste cose non entreranno nella mia valigia”
“ Non è una problema, te ne ho comprata una nuova capientissima e anche molto leggera così potrai mettere tutto quello che vuoi e in più non avrai problemi all’ aeroporto”.
Sorrisi, non saprei come fare senza la mia zietta.
“ Caspita, avete fatto grandi spese a quanto pare”, disse Emmet che era alle prese con la sua jeep.
“Si, si e invece tu stai tentando ,per l’ ennesima volta, di riparare la tua macchina, a quanto pare…”
“Direi di si, ma questa volta sono sicuro che tornerà come nuova”
Io ed Alice ci scambiammo un’ occhiata eloquente.
“ Vabbè zio ci dai una mano?”
Prima che avesse il tempo di rispondere, zia lo sommerse di buste.
“ Grazie Emmet…”, disse ironicamente
“Prego, non c’è di che”
Entrammo in casa.
“ Buonasera!”, dissi salutando tutti.
“ Emmet, porta tutto di sopra”, ordinò zia Alice
“ Ehi nanetta, non sono il tuo facchino!”.
“Non mi importa! Fai come ti ho detto, sbrigati!”
Risi. Era divertentissimo vedere battibeccare i miei zii.
 “ Che avete comprato?”, chiese Rosalie
“ Tanti bellissimi vestiti che ti faremo vedere dopo”, rispose Alice.
Guardai l’ orologio.
“ Zia ma è tardissimo! Dobbiamo preparare la valigia e tantissime altre cose!”, dissi agitata.
“ Renesmee, stai calma! Che ci sto a fare io?”
Mi  tranquillizzai  subito. 
“ D’ accordo, allora io vado di sopra a chiamare le mie amiche, così ci organizziamo”
Andai in camera mia e mi stesi sul letto. sentì qualcosa di duro sotto il cuscino. Vidi che era una scatola. L’ aprì. Dentro c’ era una lettera.
Decisi di non leggerla perché capì dalla calligrafia che era di Jacob. Come aveva fatto a metterla in camera mia senza essere scoperto?. 
La lasciai sul comodino e lo chiamai. dopo parecchi squillami rispose.” Pronto?”
Restai in silenzio per qualche secondo , poi riattaccai.
Ero una vigliacca! Non avevo il coraggio di parlargli.
Speravo con tutto il cuore che lui mi chiamasse, ma non lo fece. Ero certa che provava le mie stesse emozioni.
Mi convinsi che forse era meglio così.
Mi addormentai abbracciata al lupacchiotto di peluche che mi aveva regalato al mio compleanno e che aveva il suo stesso profumo. Era l’ unico modo per sentirlo vicino a me.
  
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