Ho ingurgitato il sole circa due
rotazioni d'elio fa. I
pianeti che gli ruotavano impazziti intorno, figli pietrificati di un
padre infuocato, sono stati digeriti da ciò che i nebulosi
abitanti
di quei mondi avrebbero definito millenni. Per me sono pochi
frammenti, quasi non più divisibili, della mia esistenza
cosmica.
Ora, in questa porzione d'universo, non più grande di uno
dei miei
illimitati occhi, regna il nulla siderale. Eppure mi rendo conto che
per chi guarderà questo cielo da infiniti miliardi di atomi
di
distanza, io non avrò fatto altro che cancellare un
semplice,
piccolo, invisibile quasi, puntino luminoso. Nessuno nel cosmo se ne
accorgerà. Solo la stella che si è spenta si
accorge di non
brillare più. Io sono un divoratore di stelle, di galassie,
di
universi. Portatore delle tenebre siderali. Araldo del nulla cosmico.
Io sono Dio. E sto per morire. Come si può uccidere un Dio?
Lo si
uccide facendogli ingoiare una Stella Danzante, partorita dal caos
del nulla. Come lo so? Perché non sono il primo Dio che
muore. Altri
Dei sono stati ammazzati prima di me. Altri Dei si sono suicidati
prima di questa notte. Con chi sto parlando ora? Non lo so: sto
lanciando questo messaggio nelle profondità del cosmo, in
ogni più
oscuro anfratto delle pieghe del tempo, nelle intercapedini
dimenticate dello spazio, nei pozzi di follia nera fra le stelle.
Perché lo sto facendo? Perché un Dio sta per
morire questa notte, e
questa è la sua cerimonia funebre. Esisto da così
tanto tempo. Ho
visto quest'universo esplodere ed implodere così tante volte
che la
sua esistenza, fra un'esplosione ed un'implosione, ha perduto ogni
suo significato intrinseco. Se mai ne ha avuto, ovviamente. Ora credo
che ogni esplosione, ogni nascita, avesse il solo scopo d'implodere,
di morire. Ogni foglia di ogni albero di ogni pianeta di ogni sistema
solare di ogni galassia di ogni cosmo germoglia nelle primavere per
appassire negli autunni. Tutti i mondi esistono per essere divorati
da noi Dei. E noi Dei perché esistiamo? Noi non veniamo
divorati da
nulla. I nostri cadaveri sono destinati a restare immutati come le
tenebre fino alla fine dell'eternità. Oltre la fine
dell'eternità.
I nostri cadaveri sopravviveranno all'eternità. Noi non
abbiamo
alcuno scopo, alcun fine, alcun motivo d'esistere se non quello di
portare il nulla. La nostra esistenza è quella di spegnere
stelle,
di far avanzare le tenebre, di far scomparire i sogni dagli occhi dei
bambini. I miei denti sono lerci delle grida di morte degli abitanti
dei mondi che ho divorato; i miei occhi straripano il sangue che ho
versato dagli animali silenziosi e pacifici che pascolavano in quei
prati; il mio cuore è colmo di maledizioni per le lacrime
delle
anime che ho condannato. Io sono l'araldo del nulla e del male,
effige del dolore cosmico, giullare sadico dell'esistenza. Io respiro
per portare dolore. Sono marcio. Noi Dei tutti siamo marci. Per non
morire, per dare un senso alla nostra esistenza, dobbiamo far
scomparire le stelle del cielo. Ogni notte che una stella si spegne
un Dio si accende. E per cosa poi? Per quale motivo portiamo le
tenebre? Cosa può giustificare una simile
crudeltà? Quale acqua può
lavare i nostri peccati? Il nulla! Facciamo tutto questo per nulla!
Divoriamo le stelle per divorare altre stelle. Lo scopo è la
causa.
La fine è il principio. E cosa può cambiare in un
simile cosmo?
Agisco per poter agire. Ferisco per poter ferire nuovamente. A causa
mia sono state versate lacrime, cuori sono stati divorati, anime sono
state infrante, corpi sono marciti, astri evaporati, e tutto questo
perché? Perché nuove lacrime potessero essere
versate, nuovi cuori
divorati, nuove anime infrante, nuovi corpi marcire, nuovi astri
evaporare. Che senso ha tutto questo? Perché non mi sono
nutrito
prima di una Stella Danzante? Perché ho aspettato la pioggia
nel
deserto cosmico. L'ho aspettata dal mio primo vagito di dolore.
L'avrei aspettata per l'eternità. Ma lei non è
mai giunta. E mai
giungerà. Sarà un vuoto divorare fino a quando la
clessidra del
tempo non tornerà ad essere di pietra e noi Dei non
ritorneremo ad
essere che semplici granelli di sabbia nel nulla. Una volta che hai
compreso ciò, come puoi non ingurgitare una Stella Danzante?
Come?
Mi mancherà vedere i raggi cosmici illuminare e danzare
leggeri
sulle porte di Trafalgore; mi mancherà il sapore dei fiori
che
germogliano su Alpha Centauri quando la neve sta ricoprendo i blu
prati; mi mancherà il vento siderale che corre e fugge e
respira fra
le stelle appena nate, loro vagito di vita; mi mancherà il
bagno
sacro di luce di un astro che brilla per l'ultima volta e lancia nel
cosmo la sua essenza di pura luce; mi mancherà il cosmo
tutto. Amo
il cosmo. Ma con la mia esistenza non posso fare a meno di mutilarlo
insensatamente stella dopo stella, portando con ogni mio respiro una
notte un po' più profonda ed un po' più fredda,
allontanando con i
miei occhi ogni alba giorno dopo giorno. Oh! Sento la Stella Danzante
vibrare dentro di me. La sento schiudersi come un fiore che
germoglia. I suoi petali di dorato nulla mi avvolgono dall'interno.
Calore. Estremo, dolce, amabile, mortale – oh, mortale! -
calore.
Il nulla, dentro di me, sta germogliando ed avvampando. Oh! Lasciate,
ora, che il nulla mi prenda nel silenzio. Addio! Addio! Addio! Un Dio
questa notte è morto! Alleluia!