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Autore: Josie Walking_Disaster Vengeance    19/11/2010    3 recensioni
“Tu sei quello che chiamano Two Dollar Bill?” “Si e tu chi sei?” gli chiedo rimanendo sulla difensiva. Si avvicina lentamente e mi porge la mano “Mike” si presenta incatenando i suoi occhi ai miei.
“Billie” rispondo un po’ diffidente, ma alla fine la stringo.
Fanfiction che narra di come si sono conosciuti Billie e Mike e come si è sviluppata la loro relazione. è tutta pura invenzione, tutto nella mia testa, ho preso poco dalla realtà! :)
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Billie J. Armstrong, Mike Dirnt
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Premetto che questa fan fiction non segue i veri avvenimenti accaduti ai personaggi  descritti, ne le varie relazioni fra loro sono le stesse della realtà. (Bè più o meno XD Dico subito che a chi non interessano le Slash fiction è meglio che lascia perdere e si va a leggere qualcosaltro u.u) XD Semplicemente mi è venuto in mente un modo in cui avrebbero potuto conoscersi Billie e Mike e tutti gli avvenimenti che sono successi dopo. È semplicemente quello che c’è nella mia testa : ) A una certa farà la sua comparsa anche Trè non vi preoccupate ;) che fanfiction sarebbe senza di lui u.u Detto questo penso sia tutto, buona lettura!  ;)





Sono Billie Joe e vivo in una cittadina chiamata Rodeo.

Ho quindici anni e mio padre è morto da quando ne avevo dieci.

Mia madre si è risposata un anno dopo, ma io odio quel bastardo. Cos’avrà di tanto meglio da poter sostituire mio padre? Un cazzo. E forse in senso letterale può essere anche vero. Sta di fatto che non lo sopporto, per questo evito si stare a casa il più possibile.

Non che faccia chissà che quando sono fuori, più che altro bighelloneggio.

C’è un locale a dieci minuti da casa  dove vado spesso. Posto buio e anche un po’ sudicio, ma mette buona musica e ci sta anche qualche ragazzo simpatico, con cui  scambiare quattro chiacchiere.

Il giovedì fanno delle serate  in cui fanno suonare gruppi del posto. Sconosciuti naturalmente. Credo che non siano neanche pagati, giusto qualche bevuta gratis se la serata è andata bene.


La mattina arrivo a scuola con un paio di ore di ritardo o a volte non vado per niente.

In realtà quando vado nonostante sia presente fisicamente con la mente non è che ci stia più di tanto. Diciamo che l’unico motivo che mi spinge ad alzare il culo dal letto la mattina per andare in quel dannato posto  è che guadagno qualche dollaro al giorno vendendo erba ai compagni, tanto che mi sono guadagnato l’appellativo di Two Dollar Bill.

Torno a casa e rimango una mezz’oretta per pranzo poi esco di nuovo perché non mi va di stare a sentire le urla dei miei cinque fratelli maggiori. L’unico a cui sono particolarmente legato è Alan che è il più grande.

Quando ero più piccolo mi portava  a lavoro con lui e ora invece andiamo insieme a farci qualche birra, dato che a me ancora, essendo minorenne, non ne danno.

 Giusto il tempo di riempirmi un po’ la pancia e sono di nuovo fra le strade polverose di Rodeo. Anche oggi, come tutti gli altri giorni, seguo questa noiosa e apatica ruotine.

Mi sto dirigendo in un posto in cui vado di solito quando voglio stare da solo, che si trova in cima ad una collina  arida e brulla di cespugli marroni e secchi sotto la luce bianca e il calore cocente del sole delle due di pomeriggio.

Percorro la strada, le mani in tasca e i capelli intrisi di polvere che viene alzata da una leggera raffica di vento caldo di tanto in tanto.

Solitamente vado a sedermi su un masso, la cui superficie è stata levigata dal vento. Da li c’è una vista opposta a quella della città di Rodeo da dove si può ammirare… il nulla. Solo una vasta e sconfinata moltitudine di montagne aride alternate a pianure altrettanto insignificanti.

Faccio per avvicinarmi al masso, pronto a sdraiarmi e dire addio al mondo per un po’, quando arrivato ad una distanza ragionevole noto una figura abbastanza alta con la schiena appoggiata alla superficie della roccia.

Sbuffo e accelero il passo. Ci mancava  soltanto qualche stupido ragazzino che profanasse il mio luogo di solitudine!

“Hey!” faccio, diminuendo la distanza fra me e lo sconosciuto.

Il ragazzo si volta verso di me “si?” dice con aria svogliata ed un filo d’erba in bocca.

La vicinanza e la luce mostrano un ragazzo più o meno della mia età, ma più alto. Probabilmente neanche tanto di più, ma la canottiera troppo larga, i jeans sbiaditi lunghi fino al ginocchio e la corporatura troppo magra  lo fanno sembrare più alto di quello che in realtà è.

Ha la tipica aria del ragazzo silenzioso, con mille problemi e che vuole essere lasciato in pace. Riuscirebbe anche a incutere un po’ di paura, o quanto meno disagio, se non fosse per gli occhi azzurri di una profondità infinita. Roba da non riuscire a distogliere lo sguardo…

“Bè? Vuoi qualcosa?” chiede vedendo che non dico una parola.

“Si. Vedi questo è il mio posto quindi dovresti andartene” dico prima di rendermi conto dell’immensa stupidità delle mie parole.

“Ah e così questo posto sarebbe tuo?” chiede senza scomporsi minimamente davanti alla stupidità della mia ultima frase.

“Già” dico abbassando gli occhi e giocherellando con il piede con dei sassolini sotto la mia scarpa.

“Capisco” dice il tipo scostandosi  dalla parete del masso e gettando a terra il filo d’erba che teneva in bocca “ tu sei quello che chiamano Two Dollar Bill?”

Non ho mai visto questo tipo in vita mia, come fa a sapere chi sono?  Se vivesse qui lo avrei sicuramente visto in giro.

“Si e tu chi sei?” gli chiedo rimanendo sulla difensiva.

Si avvicina lentamente e mi porge la mano “Mike” si presenta incatenando i suoi occhi ai miei.

“Billie” rispondo un po’ diffidente, ma alla fine la stringo “comunque se vuoi la roba da me sappi che ora non ho niente dietro”

Sciogliamo la stretta e rimaniamo uno davanti all’altro.

“So dove procurarmi ciò che voglio, non ho bisogno di chiedere a ragazzini”

Ok quel tipo cominciava a dargli leggermente sui nervi.

“Ragazzino? Come minimo sono pure più grande di te!”

“Comunque sia non mi interessa, ciao Billie” e con quest’ultima frase mi supera, scompigliandomi i capelli con una mano.

Ma chi si crede di essere per trattarmi come un bambino?

Sono quasi tentato di seguirlo e dirgliene quattro, ma decido di lasciar perdere e vado a stendermi sopra il masso, con le braccia dietro la nuca e lo sguardo volto verso il cielo, a fissare le nuvole che corrono veloci.

Nonostante sia un tipo un po’ troppo sfacciato mi ha colpito… Non so dire cosa, ma non ci do troppo peso e nel giro di un paio di minuti mi addormento.

Durante il sonno faccio un sogno veloce e confuso dove c’è Mike che mi indica con un dito ridendo. Mi sveglio di soprassalto pensando che quel tipo deve proprio avermi segnato per averlo sognato conoscendolo da non più di dieci minuti.

Mi metto a sedere tastandomi una spalla indolenzita. Il sole sta già scomparendo oltre l’orizzonte, perciò decido  di  incamminarmi verso casa per mettere qualcosa sotto i denti. Dopo voglio andare al solito locale che è giovedì e suonano i gruppi. Spero sempre di trovare qualcuno di interessante con cui poter parlare, soprattutto di musica, la mia più grande, e credo unica, passione.


Dopo cena mi ritiro in camera mia, dove prendo la chitarra e inizio a strimpellare qualcosa che ho scritto in questi giorni…

Nel giro di qualche minuto cado addormentato nel letto, abbracciato alla chitarra. Ultimamente mi capita di addormentarmi ovunque… Deve succedere così, probabilmente, quando non si hanno particolari motivi per rimanere svegli.

Mi rialzo intontito e mi è quasi passata la voglia di uscire. Ma poi vedo che sono appena le nove e tre quarti e non mi va di passare tutta la sera a casa.

Alle dieci sono dentro il locale a bere un analcolico e ad ascoltare distrattamente il gruppo che  si sta esibendo al momento: niente di che. Musicalmente non sono male, ma in quanto a testi sono banali e mezzi copiati ad altre band più famose.

Nelle due ore successive si esibiscono almeno altri quattro gruppi a cui non presto particolare attenzione.

Dopo aver scolato tre o quattro analcolici decido di tornare a casa annoiato e con la vescica gonfia.

Mi alzo dallo sgabello del bancone nel momento in cui l’ultimo gruppo previsto per la serata fa il suo ingresso sul piccolo palco stipato infondo al locale e inizia a suonare.

Mentre mi infilo la giacca mi cade l’occhio sul palco e quasi mi immobilizzo. Sopra  c’è Mike, un basso a tracolla che fa su e giù per il palco, suonando con entusiasmo. Non so perché ma sento come una forza magnetica che mi impedisce di andarmene, senza poter distogliere lo sguardo.

Mi sfilo la giacca e mi rimetto a sedere, ho intenzione di rimanere finche non termina l’esibizione.

Il gruppo di Mike suona per la mezzora successiva e io rimango per tutto il tempo con lo sguardo fisso sul bassista, senza neanche rendermi conto.

L’esibizione termina fra gli applausi di quell’unica decina di persone che sono rimaste nel locale, a cui mi unisco. Subito dopo mi alzo, afferro la giacca e mi avvio verso l’uscita.

Sto per varcare la porta dell’uscita quando mi sento afferrare per un braccio.

Mi volto e vengo colpito dalla forza degli occhi azzurri di Mike.

“Hey” lo saluto.

“Piaciuta l’esibizione?” chiede.

“Si non dovevano farvi suonare per ultimi site stati i migliori”

“Troppo buono, non siamo così bravi”

“No dico sul serio! Io non faccio complimenti gratuiti” gli assicuro.

“Allora grazie” dice dandomi una pacca sul braccio “ti prendi una birra?” mi chiede.

“Magari… non ho l’età” dico alzando le spalle.

“Te la prendo io” dice e ci avviciniamo al bancone. “Due birre” chiede Mike.

“Arrivano” risponde il tipo del bar.

Pochi secondi dopo arrivano le bevande che abbiamo ordinato “ma quanti anni hai?” chiedo notando la semplicità con cui ha ottenuto le birre.

“Sedici. Ma me ne danno di più” dice sorseggiando con noncuranza.

“Allora magari ci esco più spesso con te così posso bere anche io” dico, causando dei risolini da parte di Mike.

“Mica è un appuntamento” dichiara.

“Certo che no!” dico arrossendo come un cretino.

“Si non ti scaldare scherzavo!” dice ridendo ancora.

Mi volto dall’altra parte cercando di nascondergli il rossore sulle mie guance, non mi va proprio di fare figure di merda con Mike, sembra il tipo che ti sfotte fino all’esaurimento.

Passiamo la mezzora successiva a parlare di musica, sembra abbastanza informato sull’argomento.

Finisce di bere la sua birra e poggia i soldi sul bancone. Si alza afferrando il resto “io vado” annuncia mettendosi la giacca.

“Tornerai qui qualche volta?” chiedo preso improvvisamente dall’ansia di non rivederlo più.

“Probabilmente mi vedrai qui spesso. Ciao Billie” saluta.

Alzo un braccio in segno di saluto, mentre Mike sparisce oltre l’uscita.

Finisco di bere la mia birra e mi preparo per uscire anch’io. Tutto d’un tratto non vedo l’ora che sia di nuovo domani per poter rivedere Mike. Fa uno strano effetto su di me, ma forse è perché finalmente ho trovato qualcuno con cui poter parlare e con cui ho delle cose in comune. Improvvisamente mi viene voglia di sapere di più su di lui. Sento come se fossimo sulla stessa lunghezza d’onda.

Torno a casa che sono passate le due. Penso per qualche altro minuto alla serata e alla mia nuova conoscenza, poi senza neanche accorgermi cado addormentato.






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