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Autore: Nikki_killjoy_darkside___    19/11/2010    2 recensioni
Questa è la storia di una 14enne che la gente crede "strana" e che, dopo essere stata depressa per troppo tempo per colpa di un ragazzo, finisce per innamorarsi di una persona che non si sarebbe mai immaginata di amare. Riuscirà la nostra eroina "dai capelli cotonati" a trovare il vero amore? Questa commedia romantica, a volte anche ironica, racconta più che altro la routine della protagonista e le sensazioni che prova all'ordine del giorno, oltre ai momenti che passa con il ragazzo che ama.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 8 – Miserable at Best

Caddi in depressione.

Passai la settimana seguente a piangere, non andai a scuola, non vidi nessuno, non risposi alle telefonate.

Stavo tutto il tempo a letto, con il cuscino in grembo, a fissare la parete con uno sguardo vacuo.

Una settimana dopo, decisi che per il mio bene, dovevo alzarmi dal letto e uscire. Quel giorno camminai per non so quanto tempo, senza una meta, fino a quando si fece buio.

 La mattina seguente mi alzai presto e ripresi la mia vecchia routine, solo per il gusto di farlo.  

Ero sempre, costantemente pallida, i miei capelli erano spenti, e oramai avevo anche smesso di truccarmi perché piangevo talmente tanto che puntualmente il trucco si scioglieva facendomi assomigliare ancora di più a uno zombie in calze a rete. Dormivo poco e male, e nel mio sonno non c’era l’ombra di un sogno.

Mi sentivo come se mi avessero strappato l’anima.

Andavo a scuola, ma non mi impegnavo. Me ne stavo seduta al banco completamente assente.

Le ragazze della mia classe parlavano solo del ballo di fine anno che la scuola stava organizzando. Per me erano sempre state delle caccole fastidiose, ma in quel momento più che mai. Le ignoravo e basta, proprio come loro avevano sempre fatto con me.

L’unica che sembrava preoccupata per il mio malumore, oltre alla mia migliore amica Valeria che però non frequentava la mia stessa classe, era Tomata, la mia compagna di banco.

Quella ragazza era un’altra delle poche persone che mi capivano veramente, probabilmente perché anche lei veniva reputata strana.

Magra e non molto alta, decisamente poco atletica, nascondeva la pelle chiarissima del viso sotto una foresta di capelli mori e ricci, e gli occhi castano scuri sotto una lunga frangetta. Nel complesso assomigliava più a un barboncino che a una 14enne.

Nessuno conosceva il suo vero nome, ma veniva chiamata Tomata perché in qualsiasi cosa mangiasse c’era la presenza di pomodori.

Tomata era molto simile a me, tranne per i gusti musicali e per il fatto che fosse lesbica. Era molto intelligente e introversa, ma con le persone a lei care diventava un’amica adorabile, che esprimeva la sua gioia saltellando. Amava stare da sola e il suo carattere era talmente complicato che solo io riuscivo a capirlo, perché era identico al mio.

Ogni giorno all’uscita di scuola, incontravo Lorenzo. Ma oramai mi ero messa l’anima in pace, e ogni volta che lo vedevo soffrivo un po’ di meno, anche se il cambiamento era impercettibile.

Dopo scuola prendevo sempre il solito autobus. Arrivata alla fermata tornavo a casa, pranzavo, facevo i compiti e mi infilavo in camera mia, da cui uscivo solo quando dovevo andare a danza.

Perfino mia madre non sapeva più che fare. Era disperata: ogni volta che mi vedeva o vagavo per casa bianca come un fantasma, oppure stavo sdraiata sul letto, con il cuscino in grembo a fissare il muro con lo stesso sguardo vacuo di sempre, ad ascoltare una sola canzone, sempre la stessa. “Miserable at Best” dei Mayday Parade.

Anche se non era esattamente il mio genere –quella canzone era TROPPO deprimente per i miei gusti- io non ci facevo proprio caso. La ascoltavo solo perché sapevo che fosse terribilmente triste e che mi aiutasse a deprimermi più di quanto non lo fossi già.

 

Ora che ci ripenso, in quel periodo ero parecchio masochista.

  
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