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Autore: Queen_Dair    20/11/2010    5 recensioni
Storia scritta in un momento di sconforto, mentre la mia mente ricordava l'amicizia che mi aveva legata ad una persona eccezionale, che purtroppo non è più con noi. La storia descrive i sentimenti che ho provato in quel periodo e la visita inaspettata di questa persona, che mi ha aiutato a ritrovare la serenità perduta.
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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titolo ff: Tears of the sky
raiting: verde
autore: -Micky86- o Micky6277
DISCLAIMER: La storia che ho scritto, purtroppo, è di pura fantasia ma vorrei dedicarla a una mia carissima amica, Giulia (giuliechelon90), che purtroppo ci ha lasciati quattro mesi fa.

<< vuoi alzarti dal letto almeno oggi, o vuoi diventare una mummia? >>

Aprì lentamente un occhio per controllare la stanza, e vedendo che c’era ancora una completa oscurità, mi decisi ad aprire anche l’altro ma una luce improvvisa mi accecò e mi costrinse a richiuderli all’istante.

<< cavolo! Sono stanchissima, perché hai aperto le tende? >> mi misi a pancia ingiù e sprofondai la faccia sul cuscino per ripararmi da quella terribile luce che mi faceva sentir male.

<< mi correggo, sei una vampira. Infondo hai sempre voluto diventare una di loro ma non immaginavo che già lo fossi… >> mi disse in tono piatto.

<< che cosa vuoi? Perché sei qui? >> le chiesi io, continuando però a ripararmi con il cuscino da quella forte luce.

<< non riesco nemmeno a capire quello che dici se parli con un cuscino davanti alla faccia! >> sbuffai e alzai un po’ la testa per guardarla, ma la luce era ancora troppo intensa, così fui costretta a stringere un po’ gli occhi per cercare di resistere a quel dolore.

<< ti ho chiesto… perché sei qui? Che cosa vuoi da me? >>

Lei si sedette sul letto, di fianco a me, riparandomi con la sua ombra dalla luce solare.

<< sono qui…>> disse accarezzandomi i capelli, << per farti capire che stai commettendo un errore. >> Sbuffai e girai la testa dall’altra parte. Lei si arrabbiò e con un tono di voce più alto cercò di farsi ascoltare da me.

<< Insomma, siamo amiche no? Allora te lo devo proprio dire …stai sprecando la tua vita! >> mi girai di nuovo a guardarla. Ora era in piedi di fianco al letto e mi scrutava con quel suo sguardo indignato ma nello stesso tempo dolce e comprensivo, mentre teneva le mani nei fianchi in un gesto piuttosto teatrale che non le si addiceva molto.

<< beh se non sbaglio, te ne sei andata da un po’, per cui, non hai il diritto di dirmi se sto o no sprecando la mia vita! >> le risposi con durezza, ma me ne pentì subito, perché le braccia le riaccaddero velocemente nei fianchi, e i suoi occhi si tinsero di tristezza. << mi dispiace, io… non volevo dire quello che ho detto, è solo che tu, beh, non te la prendere, ma in questo momento sei l’ultima persona che potrebbe aiutarmi… >> abbassai lo sguardo, perché non sopportavo l’idea di averla nuovamente ferita.

<< sì, capisco quello che intendi, ma forse è proprio per questo che sono qui… >>.

<< non capisco. >> risposi io, probabilmente con uno sguardo più stupido del solito.

Lei mi sorrise. Era da tanto tempo che non vedevo quel suo splendido sorriso, che le faceva brillare gli occhi, rivolto a me.

<< sul serio. Perché sei qui? >> insistetti io.

<< te l’ho detto. Voglio aiutarti. >>

<< in che modo? Credo che tu non possa fare nulla per cambiare le cose. È andata com’è andata ed io ho fallito! >>

<< tu hai fallito? >> ripeté lei in tono confuso.

<< sì, io ho fallito. Non ti ho aiutata quando tu avevi più bisogno di me e poi mi hai abbandonata, lasciandomi sola con i miei problemi, con una famiglia che a stento sento mia, con un lavoro che non mi appartiene realmente e senza nessuno con cui sfogarmi liberamente, ma tutto questo è accaduto per colpa mia, e sono pronta a pagarne le conseguenze. Tu non centri nulla! >> Mi alzai in piedi di scatto, e a passi veloci andai verso la porta del bagno per chiudermi dentro in attesa che lei mi lasciasse sola, ma in qualche modo lei riuscì ad afferrarmi per il braccio, prima che io avessi anche solo il tempo di accorgermi che era alle mie spalle.

<< come hai fatto? >> chiesi sconvolta io.

Lei si trovava nel lato opposto della stanza e per raggiungermi così velocemente avrebbe dovuto almeno correre sopra al letto, ma io non avevo sentito nessun rumore provenire dalla stanza.

Lei mi sorrise ancora. Il suo sguardo era dolce e sereno ed io mi sentì stranamente calma e leggera mentre la guardavo dritta negli occhi. Era come se tutto a un tratto il tempo si fosse fermato e lei avesse acquisito dei super poteri che le permettevano di farmi provare le sue stesse emozioni.

<< tesoro, non lo hai ancora capito? >>

<< capito cosa? >> chiesi io, sempre più confusa.

<< beh non ha importanza, non sono qui per questo, ma per… ehm… salvarti. >> pronunciò l’ultima parola come se mi avesse raccontato un segreto imbarazzante che non voleva che sapesse nessun altro. La guardai ancora più perplessa di prima, ma la sua calma mi contagiava ogni secondo di più, così attesi di avere una spiegazione, che presto arrivò.

<< ti prego, siediti, così parliamo un po’… >> mi fece accomodare nel letto e sedendosi davanti a me, iniziò a spiegarmi.

<< io sono qui, per farti capire che tu non hai colpe per quello che è successo. Nessuno ce le ha. È stato il destino a volere questo e nessuno poteva fare nulla per cambiare le cose. Non si può modificare quello che è già scritto per noi. >>

<< ora parli davvero come una pazza. >> dissi io, mentre portai le ginocchia accanto al mio petto per stringerle in un abbraccio e iniziare a cullarmi da sola in cerca di risposte che forse non volevo nemmeno avere.

<< so cosa stai pensando.>> mi disse lei, lanciandomi un enorme sorriso.

<< che i conigli sarebbero carini, anche se fossero colorati di blu? >>

Si mise a ridere e poi allungandosi un po’ si avvicino alla mia guancia e me la baciò. Le sue labbra erano fredde e leggere come una piuma, ma questo non mi spaventò perché infondo al cuore, ne conoscevo già il motivo, anche se avevo ancora paura di dirlo ad alta voce.

<< sul serio. So che credi che almeno avresti potuto dirmi più spesso che mi volevi bene e che eri felice di essere mia amica. Avresti voluto farmi divertire di più e sfogarti di meno con me per regalarmi dei momenti stupendi, ma voglio che tu sappia, che ogni momento che ho trascorso con te e con tutte le nostre amiche è stato un momento speciale e unico che rimarrà per sempre nei miei ricordi. >> le lacrime iniziarono a bagnarmi le guancie e la vista piano piano iniziò a offuscarsi, ma cercai comunque di ascoltare quello che aveva da dirmi, continuando a cullarmi. Lei però mi conosceva ancora meglio di quanto mi conoscessi io e sapeva che in quel momento volevo solo abbracciarla e così avvicinandosi lentamente a me, per darmi il tempo di capire, mi strinse dolcemente a se continuando a parlarmi con una voce armoniosa e leggera.

<< Non rimpiango nulla del passato. È vero, avrei voluto essere ancora qui con voi, ma era giunto il momento per me di lasciarvi, anche se la cosa mi ha fatto soffrire molto, e credimi … continuo ancora a soffrire… >> si scostò un po’ da me per permettermi di guardarla negli occhi e di vedere che anche lei stava piangendo come me. << le cose non vanno sempre come vogliamo, ma sono felice di vedere che tu e le altre siete più unite di prima e che vi aiutate a vicenda. Questo mi riempie davvero il cuore di gioia. >>

<< ne sono felice… >> le risposi finalmente io. Lei mi sorrise di nuovo e mi riabbracciò.

<< sono felice di averti come amica. >>

<< anch’io… >> riuscì a risponderle, prima che il singhiozzo soffocasse le mie parole.

<< allora, mi prometti che la smetterai di sentirti in colpa e che ricomincerai a vivere serenamente? >>

<< si… te... lo… prometto. >> riuscì a dirle tra un singhiozzo e l’altro, mentre le lacrime continuavano a scendere sul mio viso come un fiume in piena.

<< bene. >> disse lei, asciugandomi le lacrime. << ora che mi racconti di bello? Hai iniziato a leggere Harry Potter? >>

<< ti prego, non ricominciare. Lo sai che quel moccioso mi fa schifo! >> risposi io, senza rendermi conto di aver finalmente smesso di piangere.

<< uffa. Smettila di dire così e leggilo. Sono sicura che lo amerai… anzi, evita di comprare i primi tre libri e inizia dal quarto. Vedrai che non te ne pentirai. >>

<< lo sai che sei noiosa quando fai così? >> le dissi io in tono un po’ acido e lei iniziò a ridere di gusto. Poi improvvisamente un fulmine squartò il cielo e guardando fuori dalla finestra vidi la pioggia scendere dall’alto per bagnare con forza tutto quello che si trovava sul suo cammino. Mi girai per guardare la mia amica, ma lei era sparita. Guardai di nuovo fuori dalla finestra e una voce avvertì che il treno si sarebbe fermato nella stazione di Padova tra pochi minuti. Il mio cervello non capiva più nulla. Stazione? Pochi minuti? Dov’era finita la mia amica? Mi guardai intorno e mi accorsi di essere in treno. Quindi? Era solo un sogno e nulla di più?

Poco dopo arrivai in stazione, ma prima di andare dalle altre mi fermai davanti alla libreria.

<< scusi, sa dirmi qual è il quarto libro di Harry Potter? >>

<< certo. Vuole che glielo prenda? >>

<< sì, grazie. >> pagai il libro e andai ad abbracciare le amiche che mi stavano aspettando fuori dalla stazione.

Probabilmente quello che avevo fatto era solo un sogno ma Giulia aveva ragione. Non potevo fare nulla per cambiare le cose, nessuna di noi avrebbe potuto fare nulla per aiutarla.

Alzai lo sguardo verso il cielo e vidi che aveva smesso di piovere e che una luce intensa e brillante iniziava a farsi strada tra le nuvole ancora alte. Sorrisi e con la mente salutai e ringraziai Giulia prima di unirmi alle altre per fare uno dei nostri consueti meeting per i 30 seconds to mars, la band che aveva unito me, Giulia e tutta la nostra divisione.

   
 
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