titolo
ff: Tears of the sky
raiting: verde
autore: -Micky86- o Micky6277
DISCLAIMER: La storia che ho scritto, purtroppo, è di pura fantasia ma
vorrei
dedicarla a una mia carissima amica, Giulia (giuliechelon90), che
purtroppo ci
ha lasciati quattro mesi fa.
<<
vuoi alzarti dal letto almeno oggi, o vuoi diventare una mummia?
>>
Aprì
lentamente un occhio per controllare la stanza, e vedendo che c’era
ancora una
completa oscurità, mi decisi ad aprire anche l’altro ma una luce
improvvisa mi
accecò e mi costrinse a richiuderli all’istante.
<<
cavolo! Sono stanchissima, perché hai aperto le tende? >> mi misi
a
pancia ingiù e sprofondai la faccia sul cuscino per ripararmi da quella
terribile luce che mi faceva sentir male.
<<
mi correggo, sei una vampira. Infondo hai sempre voluto diventare una
di loro
ma non immaginavo che già lo fossi… >> mi disse in tono piatto.
<<
che cosa vuoi? Perché sei qui? >> le chiesi io, continuando però
a
ripararmi con il cuscino da quella forte luce.
<<
non riesco nemmeno a capire quello che dici se parli con un cuscino
davanti
alla faccia! >> sbuffai e alzai un po’ la testa per guardarla, ma
la luce
era ancora troppo intensa, così fui costretta a stringere un po’ gli
occhi per
cercare di resistere a quel dolore.
<<
ti ho chiesto… perché sei qui? Che cosa vuoi da me? >>
Lei
si sedette sul letto, di fianco a me, riparandomi con la sua ombra
dalla luce
solare.
<<
sono qui…>> disse accarezzandomi i capelli, << per farti
capire che
stai commettendo un errore. >> Sbuffai e girai la testa
dall’altra parte.
Lei si arrabbiò e con un tono di voce più alto cercò di farsi ascoltare
da me.
<<
Insomma, siamo amiche no? Allora te lo devo proprio dire …stai
sprecando la tua
vita! >> mi girai di nuovo a guardarla. Ora era in piedi di
fianco al
letto e mi scrutava con quel suo sguardo indignato ma nello stesso
tempo dolce
e comprensivo, mentre teneva le mani nei fianchi in un gesto piuttosto
teatrale
che non le si addiceva molto.
<<
beh se non sbaglio, te ne sei andata da un po’, per cui, non hai il
diritto di
dirmi se sto o no sprecando la mia vita! >> le risposi con
durezza, ma me
ne pentì subito, perché le braccia le riaccaddero velocemente nei
fianchi, e i
suoi occhi si tinsero di tristezza. << mi dispiace, io… non
volevo dire
quello che ho detto, è solo che tu, beh, non te la prendere, ma in
questo
momento sei l’ultima persona che potrebbe aiutarmi… >> abbassai
lo
sguardo, perché non sopportavo l’idea di averla nuovamente ferita.
<<
sì, capisco quello che intendi, ma forse è proprio per questo che sono
qui…
>>.
<<
non capisco. >> risposi io, probabilmente con uno sguardo più
stupido del
solito.
Lei
mi sorrise. Era da tanto tempo che non vedevo quel suo splendido
sorriso, che
le faceva brillare gli occhi, rivolto a me.
<<
sul serio. Perché sei qui? >> insistetti io.
<<
te l’ho detto. Voglio aiutarti. >>
<<
in che modo? Credo che tu non possa fare nulla per cambiare le cose. È
andata com’è
andata ed io ho fallito! >>
<<
tu hai fallito? >> ripeté lei in tono confuso.
<<
sì, io ho fallito. Non ti ho aiutata quando tu avevi più bisogno di me
e poi mi
hai abbandonata, lasciandomi sola con i miei problemi, con una famiglia
che a
stento sento mia, con un lavoro che non mi appartiene realmente e senza
nessuno
con cui sfogarmi liberamente, ma tutto questo è accaduto per colpa mia,
e sono
pronta a pagarne le conseguenze. Tu non centri nulla! >> Mi alzai
in
piedi di scatto, e a passi veloci andai verso la porta del bagno per
chiudermi
dentro in attesa che lei mi lasciasse sola, ma in qualche modo lei
riuscì ad
afferrarmi per il braccio, prima che io avessi anche solo il tempo di
accorgermi che era alle mie spalle.
<<
come hai fatto? >> chiesi sconvolta io.
Lei
si trovava nel lato opposto della stanza e per raggiungermi così
velocemente
avrebbe dovuto almeno correre sopra al letto, ma io non avevo sentito
nessun
rumore provenire dalla stanza.
Lei
mi sorrise ancora. Il suo sguardo era dolce e sereno ed io mi sentì
stranamente
calma e leggera mentre la guardavo dritta negli occhi. Era come se
tutto a un
tratto il tempo si fosse fermato e lei avesse acquisito dei super
poteri che le
permettevano di farmi provare le sue stesse emozioni.
<<
tesoro, non lo hai ancora capito? >>
<<
capito cosa? >> chiesi io, sempre più confusa.
<<
beh non ha importanza, non sono qui per questo, ma per… ehm… salvarti.
>>
pronunciò l’ultima parola come se mi avesse raccontato un segreto
imbarazzante
che non voleva che sapesse nessun altro. La guardai ancora più
perplessa di
prima, ma la sua calma mi contagiava ogni secondo di più, così attesi
di avere
una spiegazione, che presto arrivò.
<<
ti prego, siediti, così parliamo un po’… >> mi fece accomodare
nel letto
e sedendosi davanti a me, iniziò a spiegarmi.
<<
io sono qui, per farti capire che tu non hai colpe per quello che è
successo.
Nessuno ce le ha. È stato il destino a volere questo e nessuno poteva
fare
nulla per cambiare le cose. Non si può modificare quello che è già
scritto per
noi. >>
<<
ora parli davvero come una pazza. >> dissi io, mentre portai le
ginocchia
accanto al mio petto per stringerle in un abbraccio e iniziare a
cullarmi da
sola in cerca di risposte che forse non volevo nemmeno avere.
<<
so cosa stai pensando.>> mi disse lei, lanciandomi un enorme
sorriso.
<<
che i conigli sarebbero carini, anche se fossero colorati di blu?
>>
Si
mise a ridere e poi allungandosi un po’ si avvicino alla mia guancia e
me la
baciò. Le sue labbra erano fredde e leggere come una piuma, ma questo
non mi
spaventò perché infondo al cuore, ne conoscevo già il motivo, anche se
avevo
ancora paura di dirlo ad alta voce.
<<
sul serio. So che credi che almeno avresti potuto dirmi più spesso che
mi
volevi bene e che eri felice di essere mia amica. Avresti voluto farmi
divertire di più e sfogarti di meno con me per regalarmi dei momenti
stupendi,
ma voglio che tu sappia, che ogni momento che ho trascorso con te e con
tutte
le nostre amiche è stato un momento speciale e unico che rimarrà per
sempre nei
miei ricordi. >> le lacrime iniziarono a bagnarmi le guancie e la
vista
piano piano iniziò a offuscarsi, ma cercai comunque di ascoltare quello
che
aveva da dirmi, continuando a cullarmi. Lei però mi conosceva ancora
meglio di
quanto mi conoscessi io e sapeva che in quel momento volevo solo
abbracciarla e
così avvicinandosi lentamente a me, per darmi il tempo di capire, mi
strinse
dolcemente a se continuando a parlarmi con una voce armoniosa e
leggera.
<<
Non rimpiango nulla del passato. È vero, avrei voluto essere ancora qui
con
voi, ma era giunto il momento per me di lasciarvi, anche se la cosa mi
ha fatto
soffrire molto, e credimi … continuo ancora a soffrire… >> si
scostò un
po’ da me per permettermi di guardarla negli occhi e di vedere che
anche lei
stava piangendo come me. << le cose non vanno sempre come
vogliamo, ma
sono felice di vedere che tu e le altre siete più unite di prima e che
vi
aiutate a vicenda. Questo mi riempie davvero il cuore di gioia. >>
<<
ne sono felice… >> le risposi finalmente io. Lei mi sorrise di
nuovo e mi
riabbracciò.
<<
sono felice di averti come amica. >>
<<
anch’io… >> riuscì a risponderle, prima che il singhiozzo
soffocasse le
mie parole.
<<
allora, mi prometti che la smetterai di sentirti in colpa e che
ricomincerai a
vivere serenamente? >>
<<
si… te... lo… prometto. >> riuscì a dirle tra un singhiozzo e
l’altro,
mentre le lacrime continuavano a scendere sul mio viso come un fiume in
piena.
<<
bene. >> disse lei, asciugandomi le lacrime. << ora che mi
racconti
di bello? Hai iniziato a leggere Harry Potter? >>
<<
ti prego, non ricominciare. Lo sai che quel moccioso mi fa schifo!
>>
risposi io, senza rendermi conto di aver finalmente smesso di piangere.
<<
uffa. Smettila di dire così e leggilo. Sono sicura che lo amerai… anzi,
evita
di comprare i primi tre libri e inizia dal quarto. Vedrai che non te ne
pentirai. >>
<<
lo sai che sei noiosa quando fai così? >> le dissi io in tono un
po’
acido e lei iniziò a ridere di gusto. Poi improvvisamente un fulmine
squartò il
cielo e guardando fuori dalla finestra vidi la pioggia scendere
dall’alto per
bagnare con forza tutto quello che si trovava sul suo cammino. Mi girai
per
guardare la mia amica, ma lei era sparita. Guardai di nuovo fuori dalla
finestra
e una voce avvertì che il treno si sarebbe fermato nella stazione di
Padova tra
pochi minuti. Il mio cervello non capiva più nulla. Stazione?
Pochi minuti? Dov’era finita la mia amica? Mi guardai
intorno e mi accorsi di essere in treno. Quindi?
Era solo un sogno e nulla di più?
Poco
dopo arrivai in stazione, ma prima di andare dalle altre mi fermai
davanti alla
libreria.
<<
scusi, sa dirmi qual è il quarto libro di Harry Potter? >>
<<
certo. Vuole che glielo prenda? >>
<<
sì, grazie. >> pagai il libro e andai ad abbracciare le amiche
che mi
stavano aspettando fuori dalla stazione.
Probabilmente
quello che avevo fatto era solo un sogno ma Giulia aveva ragione. Non
potevo
fare nulla per cambiare le cose, nessuna di noi avrebbe potuto fare
nulla per
aiutarla.
Alzai lo sguardo verso il cielo e vidi che aveva smesso di piovere e che una luce intensa e brillante iniziava a farsi strada tra le nuvole ancora alte. Sorrisi e con la mente salutai e ringraziai Giulia prima di unirmi alle altre per fare uno dei nostri consueti meeting per i 30 seconds to mars, la band che aveva unito me, Giulia e tutta la nostra divisione.