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Autore: Bethan Flynn    20/11/2010    2 recensioni
La storia riguarda Bethan, un'esorcista che tutti hanno sentito nominare, ma che nessuno, oltre Miranda, ha mai visto. Il suo è un potere forte e terribile al tempo stesso, pronto ad esplodere in ogni momento e temuto dallo stesso Ordine, che tuttavia non si fa scrupoli ad utilizzarlo quando le cose si mettono male... Incontrando il ben noto gruppo di esorcisti e in particolare uno di loro, per la prima volta proverà il desiderio di evadere dalla prigione che lei stessa si è creata, e si vedrà costretta a prendere una decisione drastica.
Pairing Kanda x Nuovo Personaggio, molto possibili spoiler, soprattutto riguardo alla storia di Kanda.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Yu Kanda
Note: OOC | Avvertimenti: Spoiler!
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Scese le scale praticamente saltellando e andò a fare colazione. Aveva usato l’innocence per guarire le ferite, ed era riuscita a riparare al grosso dei danni. Si sentiva ancora debole, ma non le importava. Non si preoccupò nemmeno per un secondo di nascondere il sorriso che le spuntava automatico.
Canticchiando passò accanto alla cucina –il solito, Jerry!- quel tono di voce così allegro sembrava quello di Linalee. Il cuoco la guardò allibito.
-Che c’è? Mai viste persone di buonumore la mattina? Certo, qui è piuttosto raro…- ridacchiò e senza aspettare una risposta afferrò il vassoio e si sedette pesantemente accanto a Lavi. Il rosso aveva uno sguardo da paura. Bethan guardò interrogativa Linalee che scosse piano la testa e le fece un cenno nascosto con la mano, come per dire “ti spiego più tardi”.
Mangiò ad una velocità degna di Allen e schizzò su per le scale verso la sala degli allenamenti: se non scaricava quell’euforia avrebbe finito per distruggere qualcosa. Erano anni e anni che non si sentiva così.
Il salone era completamente vuoto, e la cosa le piacque. Si stiracchiò, poi evocò l’innocence.
“Illusione”
Migliaia di specchi coprirono ogni parete ed ogni colonna, riflettendo l’immagine di lei distorta, mentre invocava “ali nere”.
Bethan schizzò a mezz’aria con un salto e lì rimase, sbattendo di tanto in tanto le candide ali.
-Bene, cominciamo- disse.

-Lavi, non puoi reagire così. Non è giusto, e Allen te l’aveva pure detto- Linalee lo guardava severamente. Il rosso non rispose, mortalmente silenzioso. La cinese sospirò –Sapevi fin dall’inizio che non sarebbe stato possibile. Tu sei il futuro Bookman, in ogni caso, e prima di tutto, se le tue intenzioni fossero state serie, avresti dovuto pensare a questo- la mano di Lavi sbattè violentemente sul tavolo, facendoli sobbalzare.
-Ci ho pensato, maledizione! Cos’è, credete, che per me sia facile?- sbottò frustrato, tormentando un pezzetto di torta.
Linalee e Allen si scambiarono un’occhiata.
-Non l’avevo certo previsto! Se avessi potuto farlo, probabilmente l’avrei evitato!- il rosso respirò affannosamente.
-Lavi, non posso sapere quanto serie fossero le tue intenzioni- disse Allen deciso –ma in ogni caso, adesso farai meglio a dimenticartene. Bethan non lo lascerà-
-E tu come fai a saperlo?-
-Adesso basta, Lavi!- era stata Linalee a sbottare. Guardò all’altro capo del tavolo, per vedere se Kanda, Marie e Miranda l’avessero sentita. Tutti continuavano a mangiare come prima, ma abbassò comunque il tono della voce.
-Bethan ha sofferto, e adesso forse le cose miglioreranno- disse –sii contento per lei e falla finita con questo atteggiamento. Non farai altro che danneggiare loro e te stesso- Allen e il rosso la guardarono senza dire una parola. Raramente Linalee era così dura con i suoi compagni.

Un fragore assordante bloccò di colpo gli esorcisti impegnati a fare colazione.
Non c’erano dubbi da dove provenisse, e chi di loro potesse esserci in quella direzione.
Kanda scattò a sedere e filò su per le scale, seguito a ruota da Linalee, Lavi e Allen. –Aspettate, ragazzi, potrebbe essere…- Miranda cercò di fermarli, ma non fece in tempo quasi ad aprire bocca che erano già spariti –andiamo, o succederà un finimondo- disse a Marie. Corsero dietro agli altri.
Kanda spalancò la porta di schianto, e lo spettacolo che gli si parò davanti aveva dell’incredibile. Frammenti di specchi volavano ovunque, grossi o ridotti in polvere, sospesi a mezz’aria come in un quadro impossibile da decifrare.
Bethan stava esattamente nel mezzo, sudata. Impugnava la spada e si scagliava senza pietà contro le lastre di vetro.
-Ma che cavolo…- fece per andare da lei, ma una mano lo fermò.
-Fermo… non la interrompere. Questa è l’illusione- Miranda lo trattenne, ansimando per la corsa –è una sua tecnica. Crea specchi che riflettono ciò che chi si allena deve eliminare. Nonostante sembri innocua, è pericolosa- disse. Kanda non ebbe bisogno di sentire altro. Capiva benissimo che chiunque, se non abbastanza forte e deciso, se fosse stato messo di fronte a tutto ciò che odiava di se stesso sarebbe anche potuto impazzire.
Cercò di focalizzare le immagini negli specchi che Bethan continuava a ricreare.
“Ali nere”, nella maggior parte, Alpha in altre, la stanza che lui aveva devastato in altri specchi ancora, più immagini che non riconosceva. Sbarre spesse di ferro, catene, buio, e l’immagine del generale Tiedoll.
-Che c’entra Tiedoll?- mormorò.
-E’ una cosa che devi chiedere a lei- disse seria Miranda.
Gli esorcisti guardarono ancora per un bel po’ l’allenamento di Bethan, ma solo due di loro riuscivano a capirne il significato.
Ad un tratto, Kanda vide i colpi della ragazza farsi sempre più rabbiosi, meno controllati e più sprecisi.
-Kanda, fermala- il panico nella voce di Miranda fece scattare un campanello d’allarme nel suo cervello.
-Perché? E’ grandiosa!- esclamò Lavi, ma il giapponese era già partito.
Non poteva fermarla frapponendosi all’improvviso fra lei e uno specchio, ci avrebbe rimesso le penne, constatò. Iniziò a studiare quali specchi colpiva, individuò una strategia e si arrampicò agilmente su una colonna, lasciandosi cadere fino ad uno specchio più in basso.
Rifletteva l’immagine di Alpha.

Le lame cozzarono l’una contro l’altra. Yu si avvinghiò al suo braccio e si aggrappò a lei per non cadere.
-Dovresti smetterla di pensare a lui. Anche io so essere geloso- le sussurrò all’orecchio con un ghigno. Ma in realtà non sorrideva per niente, sperava solo che funzionasse.
E funzionò. Gli specchi esplosero tutti assieme, ma ciò che nessuno aveva previsto fu la reazione di Bethan.
Diede un velocissimo colpo d’ala, che fece chiudere la porta in faccia agli altri esorcisti, poi sorresse Yu per le braccia e circondò entrambi con le ali.
-Reggiti! Non lasciarmi andare per nessun motivo!- gridò. Il rumore era assordante; durò per qualche secondo, poi tutto finì all’improvviso.
Bethan planò lentamente fino a terra, e Yu vide che aveva eretto una barriera attorno a loro. Tutta la stanza era piena di pezzi di vetro conficcati dovunque: nei muri, nelle colonne, nella porta da dove poco prima spuntavano le facce dei loro compagni.
Richiamò l’innocence, ma i frammenti non scomparvero. Fissò il giapponese negli occhi, che ricambiò lo sguardo esterrefatto –ma non erano un’illusione?- lei scosse la testa.
-Lo sono fintanto che sono vuoti, ma quando iniziano ad esservi delle immagini riflesse sono molto reali. Ci avrebbero uccisi tutti- disse, con una sfumatura divertita nella voce.
-Se ti sembra che ci sia da ridere…-
-Oh, si che ce n’è- disse lei sorridendo –li hai distrutti tutti tu. Non è mica una cosa di cui essere tristi, sai?- le loro labbra si incrociarono, e nessuno dei due si accorse della porta che si apriva piano alle loro spalle.

Miranda ripensò spesso alla fortuna che avevano avuto quel giorno: se non fosse stata lei a sbirciare per prima nella sala e a richiudersi la porta alle spalle di schianto, di sicuro ci sarebbe scappato il morto.
-Occhio non vede, cuore non duole, ragazzi. Torniamo di sotto- disse perentoria.
Sorrise fra sé e sé, pensando a quanto fosse cambiata Bethan nel periodo in cui era stata lì con loro. Il fatto che vedere Kanda avesse mandato in frantumi tutti quegli specchi, voleva dire che aveva trovato veramente qualcosa per cui lasciarsi il passato alle spalle.
-Miranda? Posso parlarti un momento?- la voce di Marie la fece sobbalzare. Gli altri erano già scomparsi nei corridoi.
-Certo, dimmi pure- un insolito nervosismo le montò in petto. Marie di solito non le chiedeva il permesso per parlarle, lo faceva e basta.
-Abbiamo passato dei bei casini ultimamente- esordì. Miranda annuì, tornando col pensiero al recupero di Timothy, dove Marie aveva perso due dita, all’arca, dove tutti avevano rischiato grosso, all’attacco alla base da parte degli akuma. Quando loro due avevano scoperto di amarsi.
-Già- rispose solamente, attendendo il seguito. Quel discorso iniziava a non piacerle affatto.
-Rischiamo la vita un giorno sì e l’altro pure, non sappiamo neppure se fra un’ora saremo ancora vivi o se il Conte ci sta preparando un attacco a sorpresa- proseguì Marie.
-Marie, dove vuoi arrivare?- Miranda decise di evitare i giri di parole.
“I denti malati vanno tolti” soleva dirle Bethan, quando doveva prendere i problemi di petto. Non pensava che si sarebbe mai ritrovata a darle ragione.
-Non so per quanto tutto questo potrà continuare, Miranda- disse lui, prendendole una mano. Lei si sforzò per controllare la voce che le tremava.
-Vuoi lasciarmi?- sussurrò. Ma Marie sorrise, con quel sorriso dolce che lei amava così tanto.
-No. Voglio sposarti-.

---

-Perché c’era Tiedoll, negli specchi?- Yu la stava riaccompagnando in camera. A quella domanda, Bethan si bloccò di colpo.
Buio. Dolore. Un bruciore intenso sulla schiena. E la voce del generale.
Quelle sensazioni la colpirono come un pugno. Barcollò e si appoggiò al muro.
-Ehi, tutto bene? Non devi…- ma lei alzò una mano, respirando per riprendere il controllo –no, sto bene- disse scuotendo la testa –ma è difficile da spiegare- esitò. Non sapeva da dove cominciare.
-Ecco… tu sai la storia della mia innocence, intendo che è legata con la dark matter e tutto quanto…- Kanda annuì senza interromperla –non è che l’Ordine fosse entusiasta di lasciarmi a piede libero, avrei potuto rappresentare un pericolo bello grosso, come puoi intuire. Perciò…- respirò profondamente. Non sapeva come fare a sganciare quella bomba. Yu non sapeva niente di niente, e Tiedoll era il suo maestro.
-Mi hanno tenuta per dieci anni nei sotterranei della vera sede centrale dell’Ordine, quella ubicata sotto il covo del Conte- disse tutto d’un fiato. Vide il ragazzo spalancare gli occhi, la stessa reazione che aveva avuto Miranda –il generale Tiedoll era incaricato di sorvegliarmi. Per dieci anni non ho sentito altro che lui e i suoi consigli su come le emozioni sarebbero tornate a far parte della mia vita- fece una risata ironica –adesso potrei anche dargli ragione, ma allora avrei voluto darli un pugno-. Il giapponese non disse niente e continuò a camminare.
Dieci anni. Rinchiusa per dieci anni. Non riusciva a crederci.
-Mi dispiace- Kanda si voltò a guardarla con tanto d’occhi.
-E per cosa?-
-Non dovevo dirtelo. Tiedoll è il tuo maestro, non avresti dovuto vederlo in quegli specchi- mormorò rabbuiandosi.
Lui fece un gesto brusco e la inchiodò con le spalle al muro, imprigionandola con le proprie braccia. Avvicinò il viso a un soffio di quello di lei, costringendola a guardarlo negli occhi. Quel contatto magnetizzò entrambi.
Con fatica recuperò l’uso della favella.
-Non devi scusarti per aver sofferto. Piantala di pensare che sia sempre tutto colpa tua- fu più secco di quanto avesse voluto, ma il fatto che lei si scusasse per odiare Tiedoll in un contesto in cui chiunque altro lo sarebbe già andato a cercare per farlo fuori gli sembrava davvero troppo assurdo.
Si scostò di qualche millimetro, ma le labbra di lei lo raggiunsero in un istante, silenziose, eppure più efficaci di un fiume di parole.

-Mir! Che succede?- Bethan balzò a sedere sul letto, riscuotendosi dalle sue fantasie molto poco lecite. L’amica non disse una parola e piombò a sedere accanto a lei, allungando una mano.
-Ti sei fatta male? Fammi ved…- iniziò, poi vide l’anello e si voltò verso di lei con un sorriso a trentadue denti, che fu pienamente ricambiato.
Le saltò praticamente al collo –evvai! Io lo sapevo! Sono così felice per te! Raccontami tutto!- era euforica, e non scherzava. Dopo tutto l’aiuto che Miranda le aveva dato, non poteva sperare niente di meglio.
-Calma! Anche tu devi dirmi qualcosa o sbaglio?- rise lei –e ringraziami per non aver fatto entrare Lavi!- Bethan arrossì come un peperone.
-Ci hai visti?- sgranò gli occhi in un modo così buffo che Miranda rise ancora più forte, ma poi la guardò dolcemente –è una cosa stupenda, Bethan, solo che…- esitò.
-Cosa?- Bethan la guardava preoccupata.
-Potevi scegliertene uno meno tetro! Certe volte fa paura!- esclamò Miranda, e entrambe ricominciarono a ridere come isteriche.
-Stupida, e io che mi preoccupavo!- disse Bethan, tirandole una cuscinata.
Un bussare alla porta interruppe la battaglia.
-Si?- Bethan cercò di recuperare un contegno. La porta si aprì e ne spuntò Allen.
-E’ urgente ragazze, si stanno uccidendo sul serio, sbrigatevi!- era sconvolto.

-Cosa?!- la voce di Bethan era praticamente un urlo. L’albino annuì –hai capito bene. Lavi si è infuriato con Kanda e si è messo a attaccarlo di brutto. Credo che tu sia l’unica che può fare qualcosa- disse preoccupato. La ragazza saltò in piedi –dove sono?- chiese.
-In giardino-rispose lui.
-Maledizione, non c’è tempo- imprecò Bethan. Saltò sul davanzale della finestra.
-Adesso voi mi seguite per una via che non sia questa, chiaro?- li fissò finchè non annuirono, poi si gettò di sotto.
-Bethan!- urlò Allen, ma Miranda lo trattenne –farà più in fretta. Lei ha le ali, no? Forza, andiamo- corsero fuori dalla stanza, scendendo precipitosamente le scale.
Arrivarono all’ingresso e videro che una folla si era radunata di fronte alle vetrate, ma fuori non si vedeva che fuoco.
-Ha usato il timbro?- gridò Miranda –ma che diavolo gli prende? Linalee!- appena la vide, la ragazza la abbracciò –Yu è lì in mezzo! Che facciamo?-
-C’è Bethan. E Lavi è nei guai, ora- disse Allen.
-Quell’idiota! Ma che gli è preso?!- Miranda era sconvolta. Allen la fissò tetro –la sua infatuazione per Bethan era più seria di quanto sembrasse. Credo che stia cercando di far fuori Kanda-
-Non è possibile…- sussurrò la ragazza.

Quando dall’alto vide il timbro di fuoco, sperò che fosse solo un incubo e che qualcuno la svegliasse. Evocò l’innocence e si fiondò in mezzo alle fiamme, incurante del caldo e della pelle che si scottava al contatto.
-Yu! Yu, dove sei?- gridò. Non riusciva a vedere nient’altro che altissime lingue di fuoco, poi ad un certo punto scorse Lavi. Teneva il martello sollevato, e la guardava implacabile.
-Lavi! Smettila!- gli corse incontro, ma una fiammata li separò –che cavolo ti prende? Smetti di attaccarlo!- iniziò a tossire per il fumo, e non risuciva a vedere Yu da nessuna parte.
-Mugen, prima illusione- la sua voce le giunse da dietro le spalle, mentre l’attacco virava verso Lavi, ma il rosso roteò la sua arma e scagliò nuovamente il timbro di fuoco. Bethan non perse un secondo, non pensò neppure per un attimo ad un’alternativa.
Si gettò addosso a Yu, coprendolo con le proprie ali e proteggendolo dalle fiamme. Non fece in tempo ad evocare la barriera.
Non seppe dire per quanto tempo durò, ma quando all’improvviso tutto finì si sentì distrutta. La schiena le faceva un male cane, il fumo le faceva lacrimare gli occhi e la faceva tossire. Si scostò dal giapponese che le fu subito addosso.
-Ma che hai fatto? Sei impazzita forse?- le gridò, ma non c’era rabbia in quel grido, non era come gli altri. Bethan sollevò una mano e spazzò via il solco che una lacrima aveva creato nel volto annerito dal fumo di Yu.
-Te l’ho detto- tossì –non posso permettermi di perderti- perse l’equilibrio e cadde a terra. La testa le girava, e tutto il corpo le bruciava da impazzire. Non era mai stata così male.
-Bethan!- il ragazzo la prese per le spalle e la girò. Con uno sforzo immane, Bethan si aggrappò a lui e si tirò su, fino a portare le labbra vicino al suo orecchio.
-Yu, se tutto dovesse finire così, da un giorno all’altro…- un attacco di tosse la scosse.
-Ma di che diamine parli? Non finisce niente, chiaro?- Yu cercava di sembrare sicuro, ma le sue condizioni dovevano proprio essere critiche, constatò Bethan. Si vedeva che era disperato.
-Ricordati che questo non è stato colpa tua- sussurrò. Non voleva che anche lui passasse quello che aveva passato lei. Le forze la abbandonarono improvvisamente, e tutto precipitò nel buio.

Rimase fuori da quella stanza per una settimana, senza dormire né mangiare. Perfino la mammoletta era venuta a portargli la soba. Si sentì male al solo pensiero. Come aveva fatto a ridursi così?
Cosa avrebbe fatto se lei non ce l’avesse fatta a riprendersi?
Quel pensiero gli chiuse ancora di più lo stomaco, e Kanda lottò contro quel nodo ormai familiare che non andava né su né giù, ma rimaneva saldamente piantato a metà gola.
-Andrà tutto bene. Komui ha detto che ce la farà- fissò incredulo Marie, che lo ricambiò con un sorriso –Bethan ha la pelle dura. Le bruciature non sono molto estese, quello che è preoccupante è il danno riportato dalla sua innocence. E’ questo che l’ha indebolita così tanto- spiegò. Il giapponese annuì –posso entrare?- chiese piano. Aveva aspettato così tanto quelle parole che adesso non poteva quasi crederci.
-Si, ma fa’ piano. Sta dormendo- Kanda fece per entrare.
-Ah, Kanda?- lo chiamò l’altro.
-Si?-
-Quando Bethan sarà guarita, io e Miranda vorremmo che tu e lei faceste da testimoni, sai… per il matrimonio- disse imbarazzato –pensaci su- il giapponese rimase fermo un istante, poi annuì e varcò la soglia dell’infermeria.
Bethan era stesa sul letto, i capelli sciolti che arrivavano quasi fino a terra. In viso non aveva riportato danni, ma le braccia che spuntavano dalla coperta erano completamente fasciate, e così anche la schiena.
Si sedette accanto a lei, sfiorandole prima una guancia, poi prendendole una mano.
-Perché l’hai fatto?- sussurrò, chinando la testa –non capisci che anch’io non posso perderti, ora?-
Gli risposero le sue palpebre inesorabilmente chiuse. Si guardò intorno: la stanza era deserta, la porta chiusa.
Si chinò lentamente su di lei, sentendosi stupido.
“Nelle fiabe funziona. Si, come no. Sono così disperato da pensare anche a questo” pensò, ma lo fece ugualmente.
-Ti prego, svegliati- le sussurrò a fior di labbra, baciandola. Quando sentì una mano di lei infilarsi fra i suoi capelli giurò che non avrebbe mai più detto male di una fiaba.
Si staccarono, guardandosi negli occhi. Bethan gli sorrise –stai bene- disse, facendo ricadere la testa sul cuscino con un sospiro di sollievo.

Si era aspettata la sua rabbia. Si era aspettata la sfuriata. Non sapeva perché, ma con Yu le riusciva praticamente impossibile parlare senza che nessuno dei due si arrabbiasse o desse di matto. Quindi, quando lo vide sedersi pesantemente e passarsi una mano nei capelli senza dire niente si preoccupò ancora di più.
-Posso chiederti una cosa?- disse. Lei annuì.
-Come ti saresti sentita se io fossi morto?- la domanda la colse alla sprovvista. Cosa c’entrava, adesso?
-Yu, ma cosa…-
-Rispondi e basta- sbottò lui. Bethan si sentì assurdamente in colpa. Gli aveva salvato la vita, ma se lei fosse stata al suo posto non avrebbe assolutamente voluto che lui facesse una cosa simile.
-Penso che non sarei più stata in grado di sentire niente, Yu- rispose con un filo di voce –avrei ucciso Lavi e poi sarei diventata un akuma, privo di sentimenti-.
Il moro la guardò. Si sentiva dannatamente confuso, con tutte le cose che avrebbe voluto dire. Il problema era che gli arrivavano alla mente tutte insieme, e non sapeva da dove iniziare.
-Credevo di non poter mai cambiare, sai?- disse infine –mi ero illuso con Alma, ma anche lei non era che un fantasma, un’ombra appartenuta ad un’anima che non è la mia- Bethan lo guardava in silenzio –mi sentivo come un pezzo di ghiaccio, non c’era niente che mi interessasse. Aspettavo solo che un akuma, un giorno o l’altro, mi facesse fuori- sbottò in una risata sarcastica –finchè non ho conosciuto te. Da allora è andato tutto in frantumi- parlava veloce, ora che l’argine era rotto –volevo avvicinarmi, ma non sapevo come fare, sapevo che avevi paura. E io non sono certo un tipo rassicurante, devo ammetterlo-
-Yu…-
-Quella sera, in giardino- proseguì lui –ho capito che non potevo più tirarmi indietro. Quel baratro su cui eravamo era lo stesso in cui io mi ero appena gettato, senza nessuno scampo-
-Ti dispiace di averlo fatto?- la sua voce gli arrivò debole, ma quelle parole ebbero l’effetto di una bomba. Le strinse più forte la mano.
-Non sarei qui, se mi dispiacesse- sospirò –quello che voglio dirti è che… io non posso pensare a come sarebbe se tu non ci fossi più- gli si incrinò la voce. Fece di tutto per nasconderlo, ma lei se ne accorse comunque. Si sedette sul letto e lo abbracciò lentamente, stando attenta alle ferite.
-Scusa. Non voglio farti star male, ma non posso prometterti quello che mi chiedi- sussurrò –se io fossi in pericolo, tu mi lasceresti?-
-Mai-
-Nemmeno io- guardò dentro gli occhi blu di Yu, e ringraziò Dio per averlo lasciato vivo, per averle dato la possibilità di salvarlo.

Note dell'Autrice:
Rieccomi ^^ adoro questo capitolo *____* rendo finalmente giustizia a quei poveri disgraziati di Marie e Miranda che non considera mai nessuno T__T
Uff, a volte credo che la sdolcinatezza di Yu non finirà mai in questa fanfiction... meno male che ho messo l'avviso X°D

Ringrazio Hellie (visto che alla fine c'è stato questo maledetto bacio? XD) e Sherly per il commento, scusate se non mi dilungo ma devo andare a studiare ç____ç nel prossimo capitolo sarò più esauriente >.<''

Baci immensi <3
Bethan ^^
   
 
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